Anche se si ottenesse la “vittoria totale” di Benjamin Netanyahu, cosa che ovviamente non accadrà mai, Hamas ha vinto la guerra. Pertanto, è meglio porre fine a tutto ciò.
Fonte: English version
Di Gideon Levy – 7 febbraio 2024
I termini dell’accordo emergente con Hamas vengono presentati da Israele come comportanti un “prezzo doloroso.” Si basa sul presupposto che qualunque cosa sia positiva per Hamas debba essere negativa per Israele e che tutto ciò che è male per i palestinesi è bene per noi: un gioco senza vincitori.
Israele si è convinto di non dover firmare un accordo che possa in alcun modo avvantaggiare Hamas; può solo essere dannoso per Israele e può solo esigere un prezzo doloroso.
Non dovremmo accettare queste ipotesi. Ci sono elementi dell’accordo che sono positivi sia per Israele che per Hamas. Il “prezzo” non è sempre davvero un prezzo. Non è sempre così doloroso come vogliono farci credere.
La liberazione dei prigionieri di sicurezza palestinesi e la cessazione dei combattimenti andranno a vantaggio di Hamas. Forse andranno a beneficio anche di Israele. In ogni caso, l’alternativa sarà molto peggiore per Israele. Hamas non libererà i suoi ostaggi incondizionatamente, proprio come Israele non libera i suoi prigionieri senza ottenere qualcosa in cambio, e ne detiene migliaia in questo momento.
Israele ha insegnato ai palestinesi che possono ottenere il rilascio anticipato dei loro prigionieri detenuti da Israele solo scambiandoli con ostaggi. A proposito, entrambe le parti hanno degli ostaggi: molti dei detenuti palestinesi sono stati prelevati dai loro letti in piena notte e non sono mai stati processati.
Le carceri israeliane sono piene di prigionieri di sicurezza che, contrariamente a come vengono presentati nella propaganda dei media, non sono tutti “terroristi con le mani sporche di sangue”.
Tra loro ci sono numerosi prigionieri politici di un regime che vieta ai palestinesi ogni tipo di attività organizzativa. Molti altri sono stati giudicati colpevoli di reati banali e condannati a pene draconiane. Se c’è ancora bisogno di dimostrare l’esistenza dell’Apartheid israeliano, è quello dei sistemi giudiziari separati per israeliani e palestinesi.
Nelle prigioni israeliane ci sono anche spregevoli assassini palestinesi. Ma molti hanno scontato la loro pena e meritano di essere liberati un giorno, proprio come i loro compagni di prigionia israeliani. Il rilascio degli anziani veterani della lotta armata palestinese non danneggerà Israele.
Ci sono anche quelli la cui liberazione andrà a beneficio di Israele, primo fra tutti Marwan Barghouti, ma non solo lui. Se Israele è seriamente interessato a trovare una controparte per cambiare la realtà delle guerre senza fine, lo si può trovare nelle prigioni israeliane. La prossima generazione di leader palestinesi è detenuta nelle carceri israeliane, da Megiddo a Nafha.
Le lotte di liberazione nel corso della storia, compresa quella del popolo ebraico, hanno prodotto leader coraggiosi che sono usciti dalle prigioni dei loro conquistatori. Ci saranno famiglie israeliane in lutto che hanno perso i loro cari anni fa e non vorranno vedere gli assassini rilasciati. Ciò è comprensibile, ma certamente non si può permettere loro di dettare ciò che è nel miglior interesse di Israele.
Foto: Il leader palestinese Marwan Barghouti è stato incarcerato prima di comparire davanti alla Pretura di Gerusalemme nel 2012. Credito fotografico: Baz Ratner / Reuters
La linea d’azione più saggia che Israele avrebbe dovuto intraprendere molto tempo fa era quella di rilasciare volontariamente i prigionieri di sicurezza come gesto e non solo come concessione nei negoziati. Ma non esiste alcuna possibilità che ciò accada: è troppo intelligente. Liberare 1.500 prigionieri, come chiede Hamas, non è né un disastro né un dolore. Riporterà gli ostaggi a casa. Disastri e dolore si verificheranno solo se non verranno salvati.
Né sarebbe un disastro o una sofferenza porre fine a questa guerra maledetta, durante la quale Israele ha perso la sua umanità senza raggiungere i suoi obiettivi a causa di uccisioni e distruzioni indiscriminate, come si è visto solo nelle guerre più brutali.
La dignità di Israele sarà infatti danneggiata, Hamas sarà incoronato vincitore della guerra, un vincitore dubbio ma comunque vincitore (tranne che si era già incoronato tale il 7 ottobre). Anche se si ottenesse la “vittoria totale” di Benjamin Netanyahu, cosa che ovviamente non accadrà mai, Hamas ha vinto la guerra. Pertanto, è meglio porre fine a tutto ciò.
Dobbiamo mettere da parte i cliché e gli stanchi slogan con cui gli israeliani sono stati nutriti e considerare con calma le questioni importanti: L’accordo è davvero così pessimo? In quale modo? Ce n’è uno migliore?
Gideon Levy è editorialista di Haaretz e membro del comitato editoriale del giornale. Levy è entrato in Haaretz nel 1982 e ha trascorso quattro anni come vicedirettore del giornale. Ha ricevuto il premio giornalistico Euro-Med per il 2008; il premio libertà di Lipsia nel 2001; il premio dell’Unione dei giornalisti israeliani nel 1997; e il premio dell’Associazione dei Diritti Umani in Israele per il 1996. Il suo ultimo libro, La punizione di Gaza, è stato pubblicato da Verso.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org