Le donne di Gaza si trovano in prima linea nella battaglia per la sopravvivenza. Prive di riparo, sicurezza, cibo, acqua e servizi igienico-sanitari, sopportano il peso di una Guerra Genocida.
Di Sewar Elejla – 18 febbraio 2024
Le donne di Gaza si trovano in prima linea nella battaglia per la sopravvivenza. Prive di riparo, sicurezza, cibo, acqua e servizi igienico-sanitari, sopportano il peso di una Guerra Genocida.
Circa il 70% di tutte le persone uccise da Israele a Gaza sono donne e bambini.
Circa 1 milione di donne e ragazze sono sfollate. Da mesi vivono in tende o nelle scuole.
Ogni donna a Gaza è stremata e a rischio costante.
In media vengono uccise due madri ogni ora.
Una statistica così agghiacciante riflette una realtà molto terribile. Cosa riserva il futuro alla femminilità, alla maternità, all’infanzia?
Dietro le statistiche ci sono le persone e le famiglie.
Le responsabilità assunte da queste donne, che costituiscono i pilastri principali delle loro famiglie, sono diventate ancora più impegnative. Più di 3.000 donne sono rimaste vedove e hanno dovuto assumere il ruolo di nuove capofamiglia.
Devono prendersi cura dei propri figli e proteggerli in ambienti disumani.
Si sforzano di preparare il poco cibo che trovano sul fuoco a legna per le loro famiglie nelle prime ore del mattino. Mancano dei beni di prima necessità per il proprio benessere, soprattutto dell’assistenza sanitaria e dell’intimità.
Nessuna assistenza sanitaria
La dottoressa Areej Hijazi, un’ostetrica, documenta le lotte quotidiane delle donne di Gaza durante questa Guerra Genocida.
“Le donne si trovano in pessime condizioni in questi giorni”, ha detto. “La mancanza di acqua e una corretta igiene hanno un impatto significativo sulla loro salute. Gli assorbenti sono sorprendentemente costosi e talvolta non si trovano”.
“Le donne che hanno partorito da poco e quelle che hanno avuto periodi irregolari o pesanti sono ora costrette a usare pezzi di stoffa che devono lavare e riutilizzare”, ha aggiunto. “Ciò comporta il rischio di infezioni batteriche e fungine, aggravando la loro situazione”.
L’intimità diventa un lontano ricordo nelle tende e nelle scuole anguste.
Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite includono l’accesso universale a servizi igienico-sanitari adeguati. Sembra un sogno molto remoto durante questa crisi umanitaria.
Nel 2024, le donne a Gaza chiedono l’assistenza sanitaria più elementare: gli assorbenti igienici. Stanno lottando per sopravvivere in un mondo che sembra averle dimenticate.
La già terribile situazione si aggrava ulteriormente per le decine di migliaia di donne in gravidanza e in allattamento che non hanno accesso a cure sufficienti sia prima che dopo il parto.
La grave mancanza di cure prenatali è aggravata dall’assenza di integratori di ferro.
La scarsità di cure mediche ha conseguenze particolarmente negative per le donne in gravidanza con problemi di salute come il diabete o l’ipertensione.
L’assistenza prenatale “è essenzialmente non disponibile, ad eccezione di alcuni centri sparsi che forniscono servizi di base”, ha sottolineato Areej Hijazi.
“Purtroppo questi servizi non raggiungono tutte le zone e non tutte le donne li conoscono. E anche se le donne ne sono informate, trovare un mezzo di trasporto per accedervi diventa un’impresa”.
Carenza di ostetriche
A Gaza circa 180 donne partoriscono ogni giorno.
Le storie di donne che partoriscono nei corridoi delle scuole e nelle tende, senza accesso agli ospedali o ai trasporti, sono un disperato grido di aiuto.
La mancanza di beni di prima necessità, unita alla costante esposizione a scene traumatiche, ha un impatto incommensurabile sulla salute fisica e mentale di queste donne.
L’Ospedale al-Helal al-Emirati di Rafah, la città più a Sud di Gaza, è l’unico rifugio per le donne.
Le sfide che il suo personale deve affrontare sono enormi: carenza di bende, suture, medicine e altre forniture.
La situazione sta peggiorando e gli aiuti concessi sono del tutto inadeguati. Le cose non miglioreranno senza un cessate il fuoco.
Ogni giorno, circa 80 donne partoriscono tramite parto naturale nell’Ospedale al-Emirati. Altri 20 parti vengono effettuati tramite taglio cesareo.
Al-Emirati è il più piccolo ospedale di maternità di Gaza. Prima del 7 ottobre riceveva solo 10-15 donne in travaglio al giorno.
Dover far fronte a un enorme aumento di pazienti mette a dura prova il personale dell’ospedale e un sistema sanitario già segnato.
L’Ospedale Al-Emirati ha una carenza di ostetriche e le responsabilità affrontate dal personale ostetrico che lavora lì sono gravose.
Entro poche ore dal parto le donne devono essere dimesse. Tornano nelle tende o nelle scuole sovraffollate.
Le neomamme sono “private delle cure cruciali e dell’educazione post-parto, dell’allattamento al seno e dell’igiene”, ha osservato Areej Hijazi, che lavora all’Ospedale al-Emirati.
“Le complicazioni sono aumentate”, ha aggiunto.
Si sono verificati aumenti dei casi di travaglio pretermine, aborti spontanei, emorragie, sepsi e depressione postnatale.
Le conseguenze riguarderanno un’intera generazione. I bambini saranno meno sani e si prevede un aumento delle malattie croniche.
L’aspettativa di vita sarà più breve e ci saranno sicuramente ritardi nello sviluppo di molti bambini.
Straziante
Hijazi ha riscontrato casi strazianti di donne incinte che hanno subito amputazioni dopo essere state ferite dall’implacabile violenza di Israele. Quelle donne hanno affrontato immense difficoltà durante il parto.
Si sono verificati numerosi altri casi in cui donne incinte sono rimaste gravemente traumatizzate dopo essere sopravvissute ai bombardamenti israeliani. Gli esiti sfortunati in questi casi sono stati spesso la perdita dei neonati.
A volte era necessario eseguire l’isterectomia. Di conseguenza queste donne, spesso molto giovani, non avranno alcuna possibilità di concepire in futuro.
In un caso, una donna era rimasta incinta attraverso la fecondazione in vitro, dopo aver tentato di concepire per 15 anni.
Ha dato alla luce quattro gemelli: tre maschi e una femmina.
Questa donna e i suoi figli sono stati uccisi durante l’attuale assalto, lasciando il marito nella disperazione.
Un’altra donna rimasta incinta con la fecondazione in vitro ha partorito prematuramente tra gli orrori dei bombardamenti e degli sfollamenti. Le sue figlie gemelle furono messe in un’incubatrice ma non sopravvissero.
Si può individuare uno schema inquietante. Israele sta sistematicamente violando il diritto alla maternità delle donne di Gaza.
Questi abusi sono avvenuti in un momento in cui è stata prestata poca attenzione a livello internazionale al rapimento e alla detenzione di donne e bambini da parte delle truppe israeliane che invadevano Gaza. Le prove delle torture subite da queste donne sono state raccolte da gruppi per i diritti umani.
Israele ha inventato storie di stupri di massa avvenuti il 7 ottobre come pretesto per il suo Attacco Genocida a Gaza.
Oltre ad amplificare le bugie di Israele, i governi occidentali sono stati complici degli attacchi israeliani contro le donne di Gaza.
L’ipocrisia degli Stati Uniti è stata particolarmente netta.
Joe Biden, che ha promesso di fare dell’uguaglianza di genere un caposaldo della sua presidenza, è uno dei principali promotori della Guerra di Israele. Le false femministe della sua amministrazione sono complici delle violazioni del diritto alla maternità delle donne a Gaza.
Sewar Elejla era un ex medico dell’Ospedale al-Shifa di Gaza. Ora è una ricercatrice con sede in Canada.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org