Israele blocca l’ingresso di cibo e forniture umanitarie e uccide civili affamati nel tentativo di sfollare con la forza i palestinesi dal Nord di Gaza

Israele continua a inasprire deliberatamente le restrizioni all’ingresso di forniture umanitarie nella città di Gaza e nelle aree settentrionali della Striscia

Fonte: English version

Dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani – 1 marzo 2024

Ginevra – Israele sta deliberatamente aggravando la catastrofica crisi alimentare per tutti gli abitanti di Gaza, privandoli del cibo e dei beni di prima necessità. Ostacolare l’ingresso e la distribuzione delle forniture umanitarie, soprattutto nella Città di Gaza e nella Striscia settentrionale, dimostra l’obiettivo di Israele di sfollare con la forza la popolazione palestinese.

Israele non solo ha diminuito il numero di camion di aiuti umanitari ammessi nella Striscia di Gaza, ma ha minato la distribuzione degli aiuti e dei meccanismi di protezione come parte del suo piano per spopolare completamente Gaza e la Striscia settentrionale. L’obiettivo di Israele è costringere i palestinesi a evacuare verso Sud con la violenza militare, l’intimidazione e l’uso della fame come arma.

Anche se c’è qualche speranza che il cibo lanciato per via aerea e altri rifornimenti a cui è stato permesso di entrare nella Striscia negli ultimi giorni possano in parte compensare la riduzione degli aiuti che arrivano via terra, c’è ancora il rischio di una carestia diffusa e di un forte aumento della malnutrizione tra l’intera popolazione della Città di Gaza e del Nord della Striscia, in particolare bambini, anziani e donne incinte e in allattamento. Pertanto, l’Osservatorio Euro-Mediterraneo esorta tutti i Paesi a stabilire un ponte aereo diretto verso la Striscia di Gaza, a effettuare frequenti e consistenti lanci aerei sull’intera Striscia, in particolare sulla Città di Gaza e sulla Striscia settentrionale, e a prendere parte al contrasto e allo sventamento del piano israeliano di sfollamento forzato dei palestinesi dalla Striscia, un piano contro il quale numerose nazioni sono state ripetutamente messe in guardia dall’inizio della Guerra Genocida di Israele nella Striscia di Gaza.

“La cooperazione tra Israele, la comunità internazionale, Giordania, Francia, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Stati Uniti”, secondo il portavoce di lingua araba dell’esercito israeliano Avichai Adraee, è culminata con successo nello sbarco di 160 pacchi di forniture alimentari, attrezzature e medicinali a beneficio dei residenti nel Sud della Striscia di Gaza e dell’ospedale da campo giordano a Khan Yunis. Nel frattempo, i residenti nelle regioni settentrionali della Striscia rimangono senza aiuti, confermando la decisione israeliana di affamarli impedendo loro di ricevere aiuti sufficienti: punizione, si ipotizza, per non aver rispettato gli ordini illegali di evacuazione di Israele, che li spingono a lasciare le loro case ed evacuare a Sud.

Testimonianze documentate dei residenti di Gaza Città e del Nord della Striscia, che hanno ricevuto telefonate dall’esercito israeliano nel corso degli ultimi giorni, durante gli appelli, affermano che ai residenti viene chiesto in modo chiaro ed esplicito di spostarsi nelle zone centrali e meridionali della Striscia per procurarsi cibo e acqua ed evitare la morte per fame. I residenti hanno testimoniato di aver ricevuto messaggi registrati dall’esercito che li informavano che gli aiuti umanitari sono consentiti solo nell’area di Al-Mawasi, poiché l’esercito sta ancora “operando con forza” in altre aree.

Nonostante gli enormi e crescenti bisogni delle oltre 2,3 milioni di persone che vivono in condizioni spaventose, le forniture umanitarie entrate nella Striscia di Gaza a febbraio sono diminuite del 50% rispetto a gennaio.

Tutto ciò malgrado la crescente pressione internazionale su Israele e i suoi alleati, nonché la decisione della Corte Internazionale di Giustizia di aumentare l’ingresso di forniture commerciali e aiuti salvavita, e di garantirne l’ingresso e la distribuzione in modo rapido, efficace e senza ostacoli. A febbraio sono entrati nella Striscia di Gaza in media solo 98 camion al giorno, ovvero circa la metà del numero di camion entrati a gennaio.

Il numero di camion che entravano a Gaza prima del 7 ottobre 2023 era di 500 al giorno, ma i bisogni reali dei residenti della Striscia di Gaza ora superano anche questa quantità di aiuti esteri. Questo perché Israele ha ampiamente preso di mira i bisogni più elementari della popolazione, oltre alle capacità di produzione interna della Striscia. Israele ha fatto questo bombardando e distruggendo o tagliando tutte le fonti di produzione, compresi carburante, elettricità e materie prime, nel mezzo di un assedio totale e brutale negli ultimi cinque mesi. Inoltre, la popolazione della Striscia di Gaza ha più necessità mediche che mai, in particolare per i malati e i feriti, le donne, i bambini e gli anziani. Questi bisogni sono causati dall’enorme numero di vittime e feriti giornalieri dovuti agli attacchi dell’esercito israeliano, dalla rapida diffusione di malattie infettive ed epidemie e dall’assenza di personale sanitario a causa della distruzione, dell’assedio e dell’interruzione delle forniture da parte di Israele.

Invece di espandere le operazioni di aiuto e rendere più facile l’ingresso delle forniture umanitarie nella Striscia di Gaza, Israele ha intenzionalmente aumentato le restrizioni sui camion degli aiuti che tentano di accedere all’enclave. Israele ha inoltre continuato a condurre operazioni militari, che hanno portato al crollo dell’ordine civile e all’aggravarsi della diffusa crisi umanitaria nella Striscia. Non solo, ma le misure di sicurezza israeliane rendono estremamente difficile consentire i rifornimenti attraverso Rafah e Kerem Shalom, i due valichi di frontiera appositamente designati per l’ingresso degli aiuti umanitari.

Allo stesso tempo, Israele continua a inasprire deliberatamente le restrizioni all’ingresso di forniture umanitarie nella città di Gaza e nelle aree settentrionali della Striscia. Philippe Lazzarini, Commissario Generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Impiego dei Rifugiati Palestinesi (UNRWA), ha affermato che l’ultima volta che l’UNRWA è stata in grado di consegnare aiuti alimentari nel Nord di Gaza è stato il 23 gennaio, quando ha tentato di far entrare in 35 convogli; tuttavia, solo a circa 10 di questi convogli è stato consentito l’ingresso.

Inoltre, Israele ha regolarmente preso di mira gli agenti di polizia civili incaricati di proteggere i convogli di aiuti e l’amministrazione del valico di Kerem Shalom, facendo del caos il padrone della situazione quando arrivano gli aiuti e minando ulteriormente la distribuzione di tali aiuti.

L’esercito israeliano prende regolarmente di mira i residenti di Gaza che tentano di ricevere forniture umanitarie, sia con armi da fuoco che con bombardamenti di artiglieria. Questa violenza ha provocato centinaia di morti e feriti, nonché intimidazioni nei confronti dei residenti che faticano a trovare cibo.

Le restrizioni israeliane sull’ingresso di forniture umanitarie nella Città di Gaza e nelle aree settentrionali della Striscia hanno conseguenze evidenti, costringendo i palestinesi a prendere decisioni scioccanti come mangiare mangime per animali per sopravvivere.

Secondo le stime delle Nazioni Unite, almeno 576.000 persone a Gaza, circa il 25% della popolazione della Striscia, stanno attualmente vivendo una vera carestia, e un bambino su sei sotto i due anni a Gaza Città e nelle aree settentrionali della Striscia è gravemente malnutrito. Secondo la ONG HelpAge, circa 111.500 anziani a Gaza stanno affrontando sofferenze senza precedenti, tra cui fame, disidratazione, malattie e un alto rischio di morte.

Tutte le azioni di Israele sono pianificate per affamare i civili palestinesi, esacerbando così la crisi esistente. Queste azioni includono il prendere di mira gli operatori umanitari, la chiusura dei valichi e gravi restrizioni ai movimenti, che hanno tutti contribuito al collasso del sistema locale nella Striscia di Gaza, oltre alle restrizioni sulle comunicazioni, sui dispositivi di protezione e sulle vie di rifornimento impraticabili a causa delle strade danneggiate, degli ordigni inesplosi e di altri effetti degli attacchi militari israeliani che hanno avuto luogo lì.

Le punizioni collettive israeliane sulla Striscia di Gaza sono chiaramente dirette ad affamare l’intera popolazione e porla a rischio di morte. Israele utilizza la fame anche come tattica di guerra, illegale secondo il Diritto Internazionale, e come mezzo per portare avanti il ​​Crimine di Genocidio contro i residenti della Striscia che dura ormai da cinque mesi.

Lo Statuto di Roma definisce Crimini di Guerra gli attacchi deliberati contro il personale e i veicoli impegnati in missioni di assistenza umanitaria, poiché ciò ostacola intenzionalmente le forniture di soccorso.

Al fine di prevenire l’imminente catastrofe di una carestia di massa nella Striscia di Gaza, l’Osservatorio Euro-Mediterraneo ha esortato la comunità internazionale a esercitare pressioni immediate su Israele affinché interrompa la sua campagna di fame contro i palestinesi nella Striscia di Gaza e lo ritenga responsabile dei suoi crimini e delle gravi violazioni contro la Striscia di Gaza e tutti i suoi residenti palestinesi. Inoltre, l’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani ha chiesto un intervento internazionale più efficace e deciso per garantire la consegna sicura, completa e affidabile di forniture umanitarie senza alcun ostacolo, per garantire l’accesso a tutte le persone colpite e la fornitura dei servizi di base e dell’assistenza umanitaria di cui c’è disperatamente bisogno.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

RispondiInoltra
Aggiungi reazione