Con Israele che colpisce ovunque, la paura aumenta a Sidone, in Libano

Scossi dalle continue crisi, gli abitanti di Sidone temono che la prossima possa arrivare sotto forma di bombe israeliane.

Fonte: English version

Justin Salhani – 1 marzo 2024

Immagine di copertina: Zainab Hamadeh è scontenta delle crisi consecutive che il Libano sta attraversando ed è preoccupata per la guerra in arrivo [Rita Kabalan/Al Jazeera]

Sidone, Libano – Seduto fuori dalla sua falegnameria nel Vecchio Souk di Sidone, a pochi passi dal Mar Mediterraneo, Marwan sorride mentre guarda un video riprodotto sul suo telefono.

“Quello sono io”, dice, indicando un batterista vestito tutto di bianco come parte di una troupe che esegue uno zaffeh – un tradizionale spettacolo nuziale libanese con una troupe che suona musica e balla, di solito quando lo sposo vede per la prima volta la sposa.

La gioia di Marwan nel video mentre suona il tamburo e salta nella danza è in netto contrasto con la situazione in cui si trovano adesso lui e gli altri abitanti di Sidone, una città costiera a circa mezz’ora a sud di Beirut.

La preoccupazione costante della gente del posto sembra essere come sopravvivere, mentre i prezzi continuano a salire e il Ramadan si avvicina, lasciando molti preoccupati su come riusciranno a celebrare il mese sacro.

Molti a Sidone si chiedono anche se la guerra di Israele colpirà i loro negozi e le loro case, dato che i villaggi a entrambi i lati della città sono stati colpiti da attacchi di aerei o droni israeliani.

Un hammam storico nel vecchio Souk di Sidone [Rita Kabalan/Al Jazeera]
“Certo che abbiamo paura”

Le strade della terza città più grande del Libano ricordano il suo passato storico. I residenti percorrono le strade e i ristoranti decorati con le tendenze architettoniche sovrapposte dei periodi ottomano, crociato e mamelucco.

Il Ramadan si avvicina ma molti dicono che sarà difficile festeggiarlo. Oltre alla miriade di crisi, la città è profondamente consapevole che a pochi chilometri di distanza infuria una guerra.

Una giornalista locale che vive appena fuori Sidone dice che prima la sera andava a Tiro, a 40 minuti di macchina a sud lungo la costa, ma ora resta semplicemente a casa.

A Tiro , che ospita anche oltre 3.000 sfollati interni, si possono sentire esplosioni lungo il confine.

Finora Sidone non è stata attaccata direttamente dall’esercito israeliano. Ma nelle ultime settimane è stata testimone di attacchi contro le città vicine, che hanno fatto preoccupare la gente del posto.

Marwan davanti al suo negozio – dove offre anche servizi di affilatura coltelli [Rita Kabalan/Al Jazeera]
Lunedì Israele ha colpito la regione libanese della Bekaa per la prima volta dall’8 ottobre, quando Hezbollah ha aperto un fronte con l’esercito israeliano a sostegno della popolazione di Gaza che sta ancora subendo un implacabile attacco israeliano.

“Certo che abbiamo paura”, dice Marwan. “Viviamo in un costante stato di paura”.

Il 19 febbraio, la città di Ghazieh, cinque chilometri (tre miglia) a sud di Sidone, è stata colpita da almeno due attacchi aerei israeliani, ferendo almeno 14 persone.

Sono state colpite una fabbrica e un’auto. La gente del posto ha scattato foto del fungo di fumo emerso dalla fabbrica distrutta e ha descritto come il rumore  ha fatto tremare le finestre delle loro case.

“Quando ci sono stati i bombardamenti, li abbiamo sentito qui [nel Vecchio Souk]”, dice Marwan. “Ci siamo precipitati tutti a chiudere i negozi e correre a casa.”

Nove giorni prima, un attacco israeliano mirato aveva colpito Jadra, 10 km (sei miglia) a nord di Sidone, uccidendo due persone. Uno dei morti era un membro di Hezbollah, anche se si ritiene che l’obiettivo dell’attacco fosse l’ufficiale di reclutamento di Hamas Bassel Saleh, sopravvissuto con ustioni sulla schiena.

“Dannoso sia per i ricchi che per i poveri”

Sidone ha una popolazione dell’area metropolitana di circa 250.000 persone che, come il resto del Libano, hanno sofferto una serie di crisi: dall’iperinflazione e dalle banche che non consentono alle persone di prelevare i propri soldi, alla pandemia di COVID-19 e alla crisi di Beirut con l’esplosione del porto nel 2020.

I proprietari dei negozi nel Vecchio Souk sono ben consapevoli che i loro clienti non hanno molti soldi al giorno d’oggi [Rita Kabalan/Al Jazeera]
Marwan dice che vicino alla sua c’era un’altra falegnameria, ma molte attività hanno chiuso.

Seduta accanto a Marwan, Zainab Hamadeh interviene: “Il Libano ha bisogno di essere scosso come un tappeto”, dice ridendo e mimandolo con le mani.

Mentre Marwan parla, viene occasionalmente interrotto dai passanti che conosce. Ma mentre i soliti negozianti percorrono gli storici vicoli in pietra del Vecchio Souk, ci sono pochi turisti o clienti.

Pochi sono venuti negli ultimi mesi per vedere il castello crociato sul lungomare o la chiesa costruita nel luogo in cui si ritiene che i Santi Paolo e Pietro si incontrassero nel 58 d.C.

All’interno del Palazzo Debbane, un palazzo di 300 anni in stile ottomano, l’area della reception presenta vetrine con all’interno strumenti arabi classici, una fontana e, recentemente aggiunto, un lampadario turco decorato

Un impiegato che lavora nel palazzo-museo dice che un attacco israeliano alla fine dell’anno scorso ha fatto tremare tutto nella stanza e che gli affari sono ancora in sofferenza.

Nel novembre 2023, Israele aveva colpito una presunta postazione di Hezbollah nella regione di Iqlim al-Tuffah, 20 km (12 miglia) a est di Sidone.

Olfat Baba, che gestisce il Palazzo Debbane [Rita Kabalan/Al Jazeera]
Alcuni anni fa, il Palazzo Debbane accoglieva 30.000 visitatori durante l’alta stagione estiva. La maggior parte dei visitatori proveniva dal Nord America e dall’Europa, sebbene fossero ben rappresentati anche i turisti del Medio Oriente e dell’Asia orientale.

Ma Olfat Baba, che gestisce il palazzo, afferma che la crisi aggravata del Paese e una serie di incidenti di sicurezza risalenti all’estate hanno tenuto lontani i turisti.

Baba dice che il palazzo ha avuto solo circa 100 visitatori al mese dopo gli scontri avvenuti nel vicino campo profughi palestinese di Ein al-Hilweh, durante l’estate.

​A febbraio, dice, solo circa 30 visitatori sono passati attraverso le porte storiche del palazzo. Il giorno in cui parla ad Al Jazeera, nel Vecchio Souk c’è solo un gruppo di turisti indonesiani.

“Abbiamo sempre speranza, perché senza speranza non possiamo vivere”, dice Baba, mentre gli uccelli cantano da una gabbia sopra la porta d’ingresso del palazzo.

“Ma a Sidone la situazione economica è negativa sia per i ricchi che per i poveri”.

Baba dice di essere più “stufa” dell’attuale situazione economica e delle lotte intestine tra gli attori politici, che secondo lei stanno ostacolando qualsiasi progresso per il Paese, di quanto abbia paura di essere uccisa in un attacco.

Acquirenti che curiosano nel vecchio souk di Sidone, che finora è tranquillo [Rita Kabalan/Al Jazeera]
Ma, aggiunge, gli attacchi attorno a Sidone costituiscono un potente avvertimento per chiunque si trovi nella regione.

“Forse ci troveremo nel posto sbagliato al momento sbagliato”, dice. “Nessuno è sicuro. Nessuno è al sicuro.

 

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org