Il Procuratore della Corte Penale Internazionale mostra chiaramente un doppio criterio di giudizio quando si occupa della situazione in Palestina

Evidenziamo l’urgente necessità che la Corte Penale Internazionale tratti il ​​Crimine di Genocidio commesso da Israele nella Striscia di Gaza con la massima serietà

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Dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani – 7 mar 2024

Ginevra – Esprimendo profonda preoccupazione per l’incapacità della Corte Penale Internazionale (CPI) di svolgere il suo mandato, avvertiamo che ciò causerà un danno irreversibile ai diritti del popolo palestinese. L’intero processo volto a ristabilire la giustizia sulla situazione in Palestina, in particolare in relazione al Crimine di Genocidio che Israele commette quotidianamente nella Striscia di Gaza ormai da cinque mesi, rischia di fallire, a meno che non venga preso sul serio dalla CPI.

Evidenziamo l’urgente necessità che la Corte Penale Internazionale tratti il ​​Crimine di Genocidio commesso da Israele nella Striscia di Gaza con la massima serietà, il che dovrebbe di conseguenza spingere la maggior parte dei Paesi membri delle Nazioni Unite, delle istituzioni e degli esperti internazionali a fare pressione su Israele affinché metta fine al suo Attacco Genocida contro la Striscia di Gaza. Il sospetto che si sia verificato questo Genocidio è già stato confermato dalla più alta corte mondiale, la Corte Internazionale di Giustizia.

Esprimiamo profonda preoccupazione riguardo all’impegno del Procuratore della CPI, in particolare rispetto ai parametri di integrità, professionalità, neutralità, indipendenza, non discriminazione e imparzialità, nel suo lavoro sul caso. Esprimiamo inoltre preoccupazione per l’impatto delle sue azioni sulla capacità della Corte Penale Internazionale di condurre indagini e processi equi, efficienti e tempestivi, di ottenere giustizia completa per le vittime palestinesi e di ritenere responsabili e perseguire coloro che hanno commesso Crimini contro l’Umanità.

Gli autori dei crimini nei Territori Palestinesi Occupati continuano ad agire con completa immunità storica da punizioni o responsabilità da parte di qualsiasi coinvolto, e la comunità internazionale nel suo insieme non è riuscita, nel corso degli anni, a dimostrare il contrario. Ci sono evidenti disparità nel modo in cui vengono gestiti i casi sottoposti alla Corte Penale Internazionale, in particolare se si confronta l’approccio adottato per affrontare la situazione palestinese con quello della crisi ucraina.

La Corte Penale Internazionale ha emesso ieri mandati di arresto per due ufficiali russi accusati di Crimini di Guerra e Crimini contro l’Umanità in Ucraina. Ciò porta a quattro il numero totale dei mandati di arresto emessi dalla CPI nel caso dell’Ucraina. Uno di questi mandati riguarda il Presidente russo Vladimir Putin ed è stato emesso appena un anno dopo l’inizio delle indagini sulla situazione in Ucraina, iniziate a loro volta meno di un mese dopo l’inizio dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022.

L’Osservatorio Euro-Mediterraneo segue da vicino i lavori della CPI, che ieri ha emesso due mandati di arresto contro i suddetti ufficiali russi perché sospettati essere i responsabili degli attacchi militari aerei contro diverse centrali e sottostazioni di produzione di energia in tutta l’Ucraina. La Corte Penale Internazionale ha ritenuto che questi attacchi fossero assalti deliberati contro obiettivi civili e provocassero eccessivi danni collaterali ai civili e alle proprietà civili, in totale disprezzo dei principi di proporzionalità e necessità militare. In conformità con lo Statuto di Roma, la CPI ha stabilito che questi due atti costituivano Crimini di Guerra. Prendendo in considerazione il fatto che la definizione di “atti disumani” contenuta nello Statuto costituisce un Crimine contro l’Umanità, la Corte Penale Internazionale ha stabilito che questi attacchi aerei hanno causato sofferenze significative agli ucraini.

Israele non solo ha distrutto diverse centrali elettriche nella Striscia di Gaza, ma ha anche causato ingenti danni a oltre due terzi delle proprietà e delle strutture civili, compresa la maggior parte delle infrastrutture elettriche della Striscia, dall’inizio dell’assalto militare israeliano. Tutto ciò è avvenuto senza alcuna giustificazione o rispetto per i principi o i regolamenti giuridici internazionali.

I Crimini commessi da Israele sono andati ben oltre la distruzione delle infrastrutture e delle proprietà civili. Questi Crimini hanno distrutto la vita dell’intera popolazione della Striscia di Gaza, annientando di fatto gli abitanti di Gaza attraverso atti di Genocidio, comprese deliberate Uccisioni di Massa; prendere di mira deliberatamente e indiscriminatamente i civili, tra cui migliaia di donne e bambini; fame; privazione dei beni essenziali; trasferimenti e spostamenti forzati; l’interruzione dell’acqua e dell’elettricità; il diniego delle cure mediche; il blocco totale illegale; l’impedimento dei rifornimenti di soccorso; la distruzione di beni culturali, storici e religiosi, nonché di ospedali, nessuno dei quali costituisce in alcun modo obiettivi militari; arresti arbitrari; sparizioni forzate; torture; trattamento disumano; stupro; saccheggio di proprietà; e uso di armi proibite.

Queste violazioni, che rappresentano una grave minaccia per la sicurezza globale e danneggiano l’intera razza umana, sono tutte classificate come Crimini ai sensi dello Statuto di Roma e dovrebbero essere punite di conseguenza. A questo proposito, ricordiamo che il 26 gennaio la Corte Internazionale di Giustizia ha emesso una sentenza in cui ha riconosciuto che esisteva un sospetto plausibile che Israele stia agendo in contrasto con i suoi obblighi in termini di Convenzione sul Genocidio nello svolgimento delle sue operazioni militari contro la Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023. La Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato a Israele di adottare tutte le misure possibili per proteggere la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza e prevenire il Crimine di Genocidio contro di essa.

Fatta eccezione per aver fornito un rapporto alla Corte Internazionale di Giustizia un mese dopo la data della sentenza, Israele non si è impegnato a mettere in atto queste misure preventive e sta ancora commettendo un Genocidio nella Striscia di Gaza allo stesso ritmo di prima della sentenza.

In generale, la Corte Penale Internazionale ha affrontato la situazione in Palestina fin dall’inizio, con ritardi e procrastinazioni ripetuti e ingiustificati. L’invasione russa dell’Ucraina ha spinto la CPI ad aprire un’indagine in meno di un mese, mentre ci sono voluti più di sei anni prima che la stessa Corte annunciasse finalmente l’apertura di un’indagine sulla situazione in Palestina il 3 marzo 2021. (Ciò è avvenuto dopo che lo Stato di Palestina ha annunciato il 1° gennaio 2015 di accettare la giurisdizione della Corte per indagare sui crimini commessi nei Territori Palestinesi Occupati e di aver presentato un rinvio alla Corte per indagare su questi crimini il 13 giugno 2014).

Aggiungiamo che, in seguito all’annuncio di Fatou Bensouda, il 3 marzo 2021, dell’avvio di un’indagine sullo Stato di Palestina, il suo mandato come Procuratore della CPI è terminato bruscamente. Tre mesi dopo, Karim Khan ha assunto il ruolo di Pubblico Ministero. Da allora, nonostante siano trascorsi più di tre anni dall’annuncio ufficiale dell’inizio delle indagini e nonostante siano trascorsi cinque mesi da quando sono stati commessi i più gravi Crimini di Guerra, Crimini contro l’Umanità e Crimini di Aggressione contro la Striscia di Gaza sotto gli occhi della Corte, del suo Procuratore e del mondo intero, il fascicolo del caso non ha visto alcuno sviluppo significativo.

Siamo preoccupati per la mancanza di una risposta efficace da parte della Corte Penale Internazionale al Genocidio israeliano contro i palestinesi nella Striscia di Gaza, in corso dallo scorso ottobre, e per la sua incapacità di adottare misure concrete per impedire il peggioramento della situazione in Palestina o per impedire a Israele di commettere altri Crimini che ricadono sotto la sua competenza.

L’Osservatorio Euro-Mediterraneo condanna ulteriormente le osservazioni e le azioni del procuratore della Corte Penale Internazionale, inclusa la conferenza stampa del 29 ottobre al Cairo e la sua visita in Israele per incontrare le famiglie israeliane, senza estendere la stessa cortesia alle famiglie palestinesi nella Striscia di Gaza. Khan ha potuto visitare la Cisgiordania in quel periodo, e numerose organizzazioni nazionali e internazionali gli hanno chiesto di incontrare le famiglie palestinesi a Gaza.

Il linguaggio del Pubblico Ministero durante la conferenza al Cairo, così come la sua dichiarazione sulla sua visita in Israele e successivamente nella Cisgiordania palestinese, in contrapposizione alla Striscia di Gaza, dimostrano il suo palese pregiudizio nei confronti della narrativa israeliana. Ciò mina e mette in dubbio la credibilità delle indagini che dovrebbero essere condotte sul caso Palestina in conformità con i criteri di imparzialità, professionalità, indipendenza, neutralità e non discriminazione, che devono essere rispettati in tutte le fasi del processo. L’attività del Tribunale prevista dallo Statuto di Roma, dal Regolamento di Procedura e di Prova del Tribunale e dal Codice di Condotta dell’Ufficio del Procuratore del Tribunale, pena il licenziamento. Esortiamo il Pubblico Ministero a non trarre indebito vantaggio dalla sua posizione di potere, soprattutto con così tante vite in gioco.

Alla luce di quanto sopra, chiediamo che il Presidium della Corte Penale Internazionale e l’Assemblea degli Stati Parte della Corte adottino le seguenti azioni al fine di salvaguardare la pace e la sicurezza internazionale, prevenire danni reali al popolo palestinese e ripristinare l’integrità e lo status della Corte Penale Internazionale:

– Tenere una sessione urgente per accertare, verificare e indagare sull’operato della Corte Penale Internazionale riguardo alla situazione in Palestina e adottare tutte le misure oggettive, amministrative e finanziarie necessarie per rafforzare il lavoro della Corte in questo caso, data la gravità dei crimini commessi in Palestina in generale e nella Striscia di Gaza in particolare.

– Indagare sull’operato della Camera Preliminare e dell’Ufficio del Procuratore della Corte nel caso Palestina, nonché scoprire le vere cause dell’inerzia e del ritardo ingiustificato nell’avvio delle indagini sulla situazione in quel Paese, così come i ripetuti ritardi nel raggiungimento di una decisione nonostante il riconoscimento da parte del tribunale della sua giurisdizione per esaminarla, concederne l’ammissibilità e avviare formalmente un’indagine al riguardo oltre tre anni fa.

– Avviare un’indagine efficiente e tempestiva sulle azioni del Procuratore della CPI e sull’adesione ai principi di indipendenza, imparzialità, professionalità, non discriminazione e neutralità mentre svolgeva le sue mansioni e utilizzava la sua autorità nel caso della Palestina.

– ​Allontanamento di chiunque dimostri di aver commesso una colpa grave, di aver violato palesemente i suoi doveri o di non essere in grado per qualsiasi motivo di svolgere i compiti che gli spettano, in linea con le disposizioni dell’Articolo 46 dello Statuto di Roma, compreso il Procuratore Generale e uno qualsiasi dei giudici della Sezione Preliminare.

Traduzione di Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org