L’ultima uccisione di operatori umanitari internazionali a Gaza è stata compiuta per garantire che non sia consentito alcun meccanismo di distribuzione degli aiuti.
Fonte: English version
Di Ramzy Baroud – 8 aprile 2024
Immagine di copertina: Un veicolo della World Central Kitchen distrutto da un attacco aereo israeliano, Deir al-Balah, Gaza, 2 aprile 2024. (AP Photo)
Israele ha descritto l’uccisione chiaramente deliberata di sette operatori umanitari a Gaza il 1° aprile come un “grave errore” e un “tragico evento” che “accade in guerra”. Evidentemente sta mentendo. L’intera cosiddetta guerra, in realtà un Genocidio, a Gaza si è basata su una serie di bugie, alcune delle quali Israele continua a spacciare.
Per alcuni media tradizionali, ci sono voluti mesi per accettare il fatto ovvio che Israele ha mentito sugli eventi che hanno portato alla guerra e sugli obiettivi militari del suo costante attacco a ospedali, scuole, rifugi e altre strutture civili.
Quindi era logico che Israele mentisse sull’uccisione dei sei operai internazionali della World Central Kitchen (Centro Mondiale di Cucina) e del loro autista palestinese. Nonostante un evento atroce come questo, non è plausibile che Israele inizi a dire la verità adesso.
Fortunatamente, pochi sembrano credere alla versione israeliana degli eventi riguardo l’attacco o i massacri in corso in altre parti di Gaza. Israele “non può investigare in modo credibile sul proprio oscuro operato a Gaza”, ha dichiarato la scorsa settimana la World Central Kitchen con sede negli Stati Uniti.
La questione del prendere di mira questi operatori umanitari deve essere collocata in un contesto più ampio.
Israele non ha affatto nascosto la sua intenzione di negare ai palestinesi di Gaza anche i beni di prima necessità, come esemplificato dalle parole del Ministro della Difesa Yoav Gallant il 9 ottobre: ”Non ci sarà elettricità, né cibo, né carburante, niente di niente”. Inizialmente, questa affermazione e molte altre simili furono interpretate come il risultato del desiderio di Israele di punire i palestinesi per l’Operazione Onda di Al-Aqsa del 7 ottobre ricorrendo alla tipica tattica della punizione collettiva. Con il tempo, tuttavia, e sulla base delle dichiarazioni rilasciate da altri funzionari israeliani, divenne chiaro che Israele voleva effettuare la Pulizia Etnica totale dei palestinesi.
Lo stratagemma israeliano fu immediatamente respinto da Egitto, Giordania, dai Paesi arabi e, infine, da altri governi in tutto il mondo. Israele, tuttavia, persistette. Il Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha affermato che la “migrazione volontaria” dei palestinesi a Gaza è la “giusta soluzione umanitaria.” Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu è d’accordo. “Il nostro problema è trovare Paesi che siano disposti ad accogliere gli abitanti di Gaza, e stiamo lavorando in questo senso”, ha detto.
Ma affinché la Pulizia Etnica fosse espletata, dovevano essere soddisfatti diversi prerequisiti.
Primo: la maggior parte dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza doveva essere costretta a spostarsi a Sud, il più vicino possibile al confine egiziano. Questo obiettivo è stato raggiunto.
Secondo: tutte le infrastrutture vitali a Gaza dovevano essere distrutte, compresi gli ospedali e le cliniche. Gli esempi più evidenti di ciò sono stati il raccapricciante massacro presso l’Ospedale Arabo di Al-Ahli il 17 ottobre e il bagno di sangue e la successiva distruzione totale del più grande complesso medico Al-Shifa di Gaza il 1° aprile.
Quando l’esercito israeliano si ritirò dall’area intorno all’Ospedale Al-Shifa, lasciò dietro di sé una delle scene più tragiche della storia della guerra moderna. Centinaia di corpi furono sepolti frettolosamente in fosse comuni, tra edifici carbonizzati e rovine indescrivibili. Gli arti dei bambini spuntavano dalla terra, intere famiglie legate insieme e giustiziate e altri crimini che richiederanno molto tempo al mondo per comprendere, figuriamoci spiegarlo.
Tuttavia, e con disinvoltura, l’ex Primo Ministro israeliano Naftali Bennett ha affermato che “nessun civile” è stato ucciso ad Al-Shifa. Ancora una volta, Israele sta mentendo.
Terzo: dal punto di vista israeliano, anche la maggior parte dei rifugi, dei panifici, dei mercati, delle reti elettriche e degli acquedotti dovevano essere presi di mira in modo che la sfortunata popolazione, soprattutto nel Nord di Gaza, si rendesse conto che la vita lì è semplicemente insostenibile.
Diventati pienamente consapevoli del piano finale di Israele di indurre una carestia a Gaza, i palestinesi hanno reagito. La loro controstrategia era basata sul garantire che il maggior numero possibile di palestinesi rimanesse nel Nord di Gaza e che quelli concentrati a Rafah non fossero respinti nel deserto del Sinai.
A parte la battaglia in corso tra l’esercito israeliano e la Resistenza Palestinese a Gaza, c’era un altro tipo di guerra in corso: La spinta di Israele per la Pulizia Etnica dei palestinesi e il desiderio di quest’ultimi di sopravvivere e rimanere all’interno dei confini della Striscia.
Questo è esattamente il motivo per cui Israele ha ucciso decine di palestinesi coinvolti nel lavoro per facilitare la vita nella Gaza centrale e settentrionale. Secondo l’ONU, prima dell’attacco agli operatori internazionali della World Central Kitchen, Israele aveva già ucciso altro 196 operatori umanitari. Questo numero non include medici, personale medico, operatori della protezione civile e agenti della polizia o chiunque contribuisca a sostenere la vita nelle aree che Israele voleva svuotare dei suoi abitanti.
Anche quando, sotto la pressione internazionale, Israele ha consentito l’ingresso di aiuti limitati nel Nord di Gaza, i suoi militari hanno ripetutamente preso di mira i palestinesi che si radunavano disperatamente nella speranza di ricevere rifornimenti salvavita.
Secondo un rapporto pubblicato la scorsa settimana dall’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani, Israele ha ucciso 563 palestinesi e ne ha feriti 1.523 tra l’11 gennaio e il 23 marzo quando ha attaccato le persone in attesa di aiuti in punti designati nel Nord di Gaza o ha preso di mira i centri di distribuzione e i lavoratori responsabile della distribuzione degli aiuti. Nella sola area della rotatoria del Kuwait a Gaza Città è stata registrata l’uccisione di 256 rifugiati affamati, mentre altri 230 sono stati uccisi in Al-Rashid Street.
L’attentato israeliano non è casuale, poiché ha preso di mira e ucciso anche 41 agenti di polizia che avevano lavorato con volontari di vari clan di Gaza per aiutare l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati e Impiego (UNRWA) a distribuire aiuti tra la popolazione colpita dalla carestia. Anche gli stessi clan vennero presi di mira in bombardamenti altrettanto spietati.
Analogamente all’esito dell’attacco ai lavoratori della World Central Kitchen, ogni volta che un’entità responsabile della distribuzione degli aiuti viene attaccata, dichiara che non opererà mai più a Gaza. È così che la fame della Striscia si è trasformata in una vera e propria carestia.
L’ultima uccisione di operatori umanitari internazionali a Gaza è stata compiuta per perseguire lo stesso scopo: garantire che non sia consentito alcun meccanismo di distribuzione degli aiuti.
Ironicamente, il coinvolgimento della World Central Kitchen è stato esso stesso il risultato di un accordo negoziato dagli Stati Uniti che negava alle autorità di Gaza e persino all’UNRWA qualsiasi ruolo nel ricevere e distribuire gli aiuti.
Israele deve essere fermato ad ogni costo e i Criminali di Guerra israeliani devono essere ritenuti responsabili di uno dei più grandi Genocidi della storia moderna.
Ramzy Baroud è un giornalista e redattore di The Palestine Chronicle. È autore di sei libri. Il suo ultimo libro, curato insieme a Ilan Pappé, è “La Nostra Visione per la Liberazione: Leader Palestinesi Coinvolti e Intellettuali Parlano”. Ramzy Baroud è un ricercatore senior non di ruolo presso il Centro per l’Islam e gli Affari Globali (CIGA), dell’Università Zaim di Istanbul (IZU).
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org