Nel silenzio dei media occidentali e nei tabù locali riguardo alla violenza sessuale, le vittime palestinesi vengono spesso ignorate
Fonte: English version
Feras Abu Helal – 8 aprile 2024
Immagine di copertina: Soldati israeliani camminano vicino all’ingresso della Striscia di Gaza il 12 marzo 2024 (Menahem Kahana/AFP)
Dopo gli attacchi del 7 ottobre, Israele ha ripetutamente accusato Hamas di aver commesso violenze sessuali durante la sua incursione. Molti media occidentali hanno prestato molta attenzione a queste accuse, nonostante la mancanza di prove concrete.
Ma mentre i giornalisti devono sempre prendere sul serio tali accuse, è altrettanto importante per loro sostenere gli standard giornalistici, mentre invece sembrano esserci state gravi mancanze al riguardo.
Allo stesso tempo, le accuse che coinvolgono le donne palestinesi a Gaza hanno ricevuto molto meno spazio.
Nonostante un rapporto delle Nazioni Unite citi testimonianze di palestinesi che hanno affermato di essere stati picchiati e aggrediti sessualmente durante la detenzione israeliana, i principali media occidentali non hanno prestato molta attenzione a questo problema.
Oltre al rapporto delle Nazioni Unite, ci sono molti casi documentati di donne palestinesi che hanno descritto abusi sessuali per mano delle forze israeliane. Le detenute hanno riferito di essere state denudate , picchiate, perquisite e minacciate di stupro.
Nel frattempo, i soldati israeliani hanno mostrato con orgoglio la lingerie delle donne uccise o sfollate dalle loro case, sollevando seri interrogativi su cosa stiano facendo questi soldati lontano dalle telecamere e dai post di TikTok.
Nonostante tutti i casi documentati di violenza sessuale, tuttavia, Israele ha utilizzato un unico episodio per confutarli tutti.
Pulizia etnica
Dopo che Al Jazeera ha recentemente riportato la testimonianza di un presunto testimone oculare dello stupro di una donna palestinese da parte delle forze israeliane all’ospedale al-Shifa, la rete ha fatto marcia indietro dopo aver appreso che le affermazioni erano false, con un ex amministratore delegato che affermava che la donna aveva ingannato le persone “per provocare una rivolta”.
Le accuse sono arrivate nel momento dell’ultimo raid israeliano all’ospedale, che ha ucciso centinaia di persone e ha lasciato il complesso di al-Shifa in rovina.
Dopo che il rapporto è stato smentito, il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha suggerito che l’ONU avesse torto nel prendere sul serio tali rapporti, postando su X: “Sembrate sorpresi: i palestinesi inventano storie di stupro per incitare all’antisemitismo”.
Questa è una posizione pericolosa, considerando che le Nazioni Unite e altri gruppi per i diritti umani hanno registrato una miriade di altri episodi di violenza sessuale e di trattamento umiliante delle donne palestinesi da parte dei soldati israeliani.
L’uso dello stupro come arma da parte delle bande sioniste durante la Nakba ha contribuito a costringere i palestinesi ad abbandonare le loro case e i loro villaggi
Eppure, per un paio di ragioni, tali testimonianze spesso non vedono la luce. In primo luogo, esiste un tabù su questo tema nelle comunità arabe, che rende meno probabile che le vittime di stupro o di molestie sessuali si facciano avanti. Le famiglie a volte nascondono tali accuse per preservare il loro “onore”, una mentalità che si applica non solo in situazioni di guerra, ma anche per quanto riguarda i crimini domestici.
In secondo luogo, nel contesto di Gaza, sono diffusi i timori che un riconoscimento ufficiale della violenza sessuale contro le donne palestinesi possa alimentare la campagna di pulizia etnica di Israele. L’uso dello stupro come arma da parte delle bande sioniste durante la Nakba contribuì a costringere i palestinesi ad abbandonare le loro case e i loro villaggi; anche solo le voci di tali incidenti hanno spinto le famiglie a fuggire. Oggi si teme che la Nakba possa ripetersi.
Tutto ciò ci ha lasciato in una situazione in cui Israele, nonostante sia accusato di violenza sessuale nella guerra in corso a Gaza, continua a beneficiare del silenzio dei principali media occidentali – e talvolta del silenzio delle stesse vittime.
Feras Abu Helal è il redattore capo del sito di notizie Arabi 21.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org