Mentre le squadre della Protezione Civile continuano a portare alla luce centinaia di corpi dalle fosse comuni scoperte all’ospedale Nasser, i palestinesi si riversano nel complesso medico in cerca dei loro cari scomparsi.
Fonte: English version
Tareq S.Hajjaj – 25 aprile 2024
Immagine di copertina_: Operatori sanitari palestinesi dissotterrano corpi nella fossa comune vicino all’ospedale Nasser, Khan Younis, 21 aprile 2024. (Foto: Omar Ashtawy/APA Images)
Avviso: questo articolo contiene immagini sensibili e descrizioni grafiche di un massacro
I bulldozer scavano con i loro denti d’acciaio tra strati di sabbia e terra. Le squadre di soccorso scavano, nel terreno dall’altra parte del grande cortile, con semplici pale. Altri scavano con le mani, alla ricerca delle proprie famiglie. Il posto è affollato.
Il Nasser Medical Complex è diventato un’enorme fossa comune, dove l’esercito israeliano ha seppellito le prove di un orribile massacro.
Almeno 13.000 persone sono scomparse nella Striscia di Gaza dall’inizio della guerra in ottobre, e le persone arrivano in cerca dei propri cari scomparsi. Anche se venissero trovati morti, questo metterebbe almeno fine alla loro storia.
Tra i corpi smembrati, gli arti sparsi e le teste decapitate, si affolla un gran numero di persone in cerca di membri della propria famiglia, o semplicemente lì per osservare. Alcuni non riescono a reggere, e restano lontani, incapaci di accettare la carneficina.
La fossa comune all’ospedale Nasser è una delle dozzine lasciate dall’esercito israeliano in tutta Gaza. I funzionari della Protezione Civile ritengono che molte altre debbano ancora essere trovate.
Ayman, 51 anni, sua moglie Jamila, 44 anni, e il figlio Abdul Karim, 22 anni, hanno insistito per recarsi al Nasser Medical Complex dopo che la Protezione Civile ha annunciato che in un giorno erano stati recuperati oltre duecento corpi. La famiglia era lì per cercare il fratello minore di Abdul Karim, scomparso a Khan Younis da oltre due mesi.
Una volta arrivati ai cancelli del complesso, Jamila non è riuscita sopportare la vista e l’odore della morte, così è rimasta fuori con suo figlio Abdul Karim, mentre Ayman è entrato per ispezionare i corpi.
“Non sono riuscita a fare un solo passo lì dentro”, dice Jamila a Mondoweiss sulla porta del complesso. “È una scena che una persona non può sopportare: un grande massacro, una grande bacinella di sangue, una enorme fossa di corpi sepolti, fatti a pezzi”.
Le squadre della Protezione Civile dell’Ospedale Nasser affermano che le fosse comuni scoperte qui contengono più di 400 martiri. I corpi sono stati sepolti con i bulldozer, che ne hanno smembrato alcuni. Parti del corpo sono mescolate alla spazzatura.
Ayman cerca suo figlio tra i pezzi sparsi di corpi umani. Alcuni dei corpi in decomposizione sono già scheletri, quindi cerca segni identificativi come i vestiti che suo figlio indossava l’ultima volta che è uscito.
“Indossava un maglione di lana blu. L’avevo comprato per lui. So tutto quello che indossa e posso identificarlo dai suoi vestiti”, dice Ayman, descrivendo suo figlio mentre fruga tra i corpi tirati fuori dalla sabbia. “Lo riconoscerei anche se fosse uno scheletro.”
Negli ultimi giorni sono arrivate nuove famiglie, mentre le persone continuano ad affluire. Ogni giorno le squadre della Protezione Civile annunciano la scoperta di decine di nuovi corpi sepolti all’interno e nei dintorni del complesso. Alcune delle persone che arrivano vanno e vengono più volte, come Ayman e la sua famiglia, senza conoscere la sorte del loro figlio scomparso. Altri sono in grado di identificare i loro cari e portarli alla loro ultima dimora.
Alaa al-Arabashli, 43 anni, ha identificato il corpo del figlio Moaz, 19 anni, all’ospedale Nasser. Nonostante il dolore che ha patito nel raccogliere il corpo di suo figlio, sollevandolo dalla terra e seppellendolo con le sue stesse mani, ciò ha almeno segnato la fine del destino sconosciuto del figlio scomparso.
Dice di aver trovato suo figlio dopo che le squadre di soccorso sono riuscite a recuperare più di 40 corpi dalla fossa. Le squadre della Protezione Civile hanno permesso alle persone di controllarli e non c’era nulla che distinguesse i corpi tranne i vestiti. Questo gli è bastato per identificare suo figlio.
Alcune famiglie vengono invitate a seppellire i propri figli dopo che i parenti li hanno riconosciuti. Portano fiori e trasportano i loro corpi in altre tombe. I corpi vengono allineati tra la gente nella speranza che chi arriva ne riconosca qualcuno. Una volta identificati, vengono posti in un nuovo sacchetto di plastica, coperti con un sudario bianco, e nuovamente sepolti.
Segni di esecuzione sui detenuti
Le squadre della Protezione Civile presenti sul luogo insistono sul fatto che l’esercito israeliano ha commesso un massacro all’interno dell’ospedale, e che hanno voluto nasconderlo scavando questa fossa comune.
Il colonnello Yamen Abu Suleiman, direttore della protezione civile a Khan Younis, ha lavorato sul posto durante gli ultimi quattro giorni. Dice che lui e i suoi colleghi hanno recuperato finora oltre 300 corpi, confermando che un gran numero di loro mostravano segni di torture ed esecuzioni.
Abu Suleiman ha detto a Mondoweiss che le forze israeliane hanno deliberatamente compiuto omicidi indiscriminati all’ospedale Nasser e hanno cercato di nascondere i corpi in fosse comuni dopo averli raccolti in sacchi posti uno sopra l’altro. Molti dei corpi sono stati fatti a pezzi, alcuni addirittura tranciati a metà, mostrando segni di impronte di carri armati e cingoli di bulldozer.
“Non c’è stata alcuna moralità nel trattare i martiri e i morti”, ha detto Abu Suleiman.
Conferma inoltre di aver recuperato corpi con le mani legate con il nastro di plastica, che i soldati israeliani usavano per legare i prigionieri. Abu Suleiman dice che hanno trovato anche martiri con gli occhi bendati e la bocca chiusa con nastro adesivo
Sottolinea che la raccolta delle parti del corpo non è stata ancora completata e che il Ministero della Salute terrà una riunione nei prossimi giorni per svelare ulteriori dettagli.
Afferma inoltre che ci sono dozzine di fosse comuni in tutta Gaza. “Stiamo ancora contando e scoprendo fosse in vari luoghi, in base alla presenza di corpi in quelle aree, che ci porta a iniziare a cercare e scavare nelle vicinanze finché non troviamo fosse comuni e ne estraiamo i corpi a dozzine”, dice a Mondoweiss.
“Finora sono state scoperte quattro fosse comuni solo nell’ospedale Nasser”, continua. “Il numero dei martiri indica un massacro, e abbiamo trovato corpi con segni di tortura, con il ventre e il petto squarciati e con la testa fracassata”.
Le fosse comuni del complesso di Nasser non sono state le prime ad essere trovate a Gaza. Alcune settimane fa, fosse comuni come queste sono state scoperte nel complesso medico al-Shifa a Gaza City. In effetti, il numero dei corpi scoperti supera quello finora segnalato a Khan Younis. Ancora oggi vengono scoperti i corpi del massacro dell’esercito israeliano ad al-Shifa, avvenuto durante un assedio di due settimane. Prima di ciò, erano state scoperte fosse comuni nell’ospedale turco di Jabalia, nel nord di Gaza.
E ora, l’esercito israeliano si è ritirato dopo la conclusione del suo assalto all’ospedale Nasser a Khan Younis, lasciando dietro di sé una storia simile.
L’Euro-Med Human Rights Monitor ha affermato di aver documentato finora un totale di 140 tombe senza nomi e fosse comuni in tutta la Striscia di Gaza, contenenti i corpi di migliaia di vittime. Queste tombe includono casi documentati di persone che sono state giustiziate.
“La scoperta da parte delle squadre della Protezione Civile di centinaia di corpi provenienti da fosse comuni nel complesso medico ‘Al-Shifa’ e nell’ospedale ‘Nasser’ rappresenta un capitolo oscuro nella storia delle violazioni militari israeliane”, ha affermato Euro-Med Human Rights Monitor. .
L’osservatorio per i diritti umani ha anche affermato che le fosse comuni di al-Shifa e Nasser hanno rivelato diversi corpi con le mani legate dietro la schiena, sollevando il sospetto che l’esercito abbia effettuato esecuzioni extragiudiziali di persone che aveva arrestato e detenuto.
Inoltre, l’organizzazione ha affermato che il processo di esumazione ha rivelato “la presenza di cateteri urinari o stecche ancora attaccate ai corpi di alcuni pazienti”, indicando che nell’ospedale ci sono state esecuzioni di malati e feriti.
Alaa Al-Arabashli, il padre che ha trovato suo figlio Moaz, ha detto che non avrebbe mai potuto immaginare che avrebbe dovuto cercare suo figlio in una fossa pieno di parti di corpi umani. Tuttavia, l’averlo trovato lo fa sentire in pace, sapendo che suo figlio è un martire.
“Ho raccolto mio figlio con le mie stesse mani e l’ho portato alla sua ultima dimora”, ha detto a Mondoweiss. “Mi sono sentito come se dalla terra stessi estraendo il mio stesso cuore.”
“Ma mi considero fortunato”, ha aggiunto. “Ho trovato mio figlio. Ci sono migliaia di persone che non sanno dove sono i loro cari”.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina.org