La misoginia dell’antiprotesta

La nostra reazione agli studenti che protestano contro quello che vedono come un genocidio in tempo reale la dice lunga su chi siamo.

Fonte: English version

Aya Gruber – 17 May 2024

Immagine di copertina: Le forze dell’ordine trattengono un manifestante all’Università della California a Los Angeles (UCLA), durante una protesta filo-palestinese il 2 maggio 2024 [Mike Blake/Reuters]

“Grassa”, “brutta” e “stronza” sono solo alcune delle invettive lanciate contro le donne che manifestano contro la guerra da parte dei “contro-manifestanti”, un nome che la stampa ha dato ai manifestanti filo-israeliani, alle folle inferocite e ai ragazzi delle confraternite riuniti per deridere ed eseguire  con tale scopo pseudodanze delle scimmie. Normalmente I contro-manifestanti gridano che sperano che le manifestanti che esprimono sostegno ai palestinesi a Gaza vengano violentate. Gli esperti concordano sul fatto che i manifestanti pacifisti siano viziati, sciocchi, astorici e fuorviati.

Le professoresse, come l’ex presidentessa del dipartimento di studi ebraici di Dartmouth, Annelise Orleck, la titolare della cattedra di filosofia di Emory Noelle McAfee e la professoressa di economia Caroline Fohlin, hanno tentato di intervenire nel “dovere” degli ufficiali uomini di ripulire violentemente gli accampamenti studenteschi filo-palestinesi, subendo umiliazioni e brutalità. “A terra!”, ha urlato a Frohlin un agente di polizia infuriato. Poiché lei non si è posta immediatamente ai suoi piedi, gli agenti l’hanno buttata a terra, sbattendole la testa sul cemento. Le provocazioni del maschio invasato che attacca l’accampamento dell’UCLA riassumono la situazione : “Non hai alcuna possibilità, vecchia signora”.

Questo è più che un sessismo vecchio stile che cresce nella foga del momento. Le donne che manifestano contro la guerra hanno infranto le regole non scritte dell’essere donna negli Stati Uniti. Non sono né in mostra per gli uomini, né si comportano come uomini. Le tattiche antifa ipermascoline sono al minimo, se non assenti. Gli accampamenti pacifici – anche “culturalmente femministi” – prevedono meditazione, conferenze, canti, danze e yoga.

Queste performance non sono per lo sguardo maschile. Le studentesse sono avvolte in maschere e kefiah e utilizzano i social media per messaggi politici, non sono truccate e utilizzano volti filtrati da Kardashian per accumulare Mi piace. Perché una donna dovrebbe scegliere la prima rispetto alla seconda? Megyn Kelly ha la risposta. Sono “casalinghe”, dichiara, aggiungendo che le donne “attraenti” non protesterebbero.

Un video virale mostra la polizia di Los Angeles, dopo l’invasione notturna dell’accampamento dell’UCLA, che spoglia del suo copricapo una giovane donna asiatica ammanettata e la piazza di fronte alle luci delle telecamere, quasi a ricordare lo spogliamento pubblico di donne eretiche nei secoli bui. La grottesca esibizione di arrestati da parte della polizia di Los Angeles non è nulla in confronto ai video di propaganda della polizia di New York dopo il suo raid in stile militare alla Hamilton Hall della Columbia per arrestare una manciata di studenti al suo interno..

Queste donne non sono lì nemmeno per compiacere i media. Sono diffidenti nei confronti dei giornalisti tradizionali che  le hanno descritte  come terroriste pro-Hamas. Sanno di dover evitare gli opportunisti che cercano slogan virali per dimostrare che le manifestanti sono sciocche e stupide o mortalmente serie e pericolose.  Tacciono e lasciano parlare la loro presenza e i numerosi manifesti.

Una “influencer” dei social media ha cercato clic “controllando” l’accampamento dell’UCLA. Avvicinandosi a grandi passi, con i lunghi capelli biondi sciolti, ha detto che voleva semplicemente “parlare con loro”. Dopo essere stata indirizzata ai media, che hanno detto di “non voler parlare con qualcuno che ci userà”, è tornata da un gruppo di donne, chiedendo ancora un’intervista improvvisata. Quando l’hanno guardata in silenzio, lei le ha definite “intimidatorie” e ha cominciato a piangere. Il prototipo della donna che piange e ha paura ha un lungo pedigree in questo paese, e la propaganda del campo anti-protesta spesso presenta donne giovani e spaventate che si sentono “insicure”.

Un esempio del profondo disagio per la riluttanza delle manifestanti donne a svolgere il ruolo di compiacere le persone, è l’articolo di successo della giornalista del Wall Street Journal Peggy Noonan sui manifestanti della Columbia. Nella migliore delle ipotesi, dice, questi ragazzi sono incapaci: “Il pensiero critico non è il vostro punto forte, l’emozione lo è”. Quando le donne l’hanno già sentito prima? Ma, sostiene Noonan, sta succedendo qualcosa di più nefasto, come evidenziato dai manifestanti che si nascondono i volti, nonostante il rischio di doxing, e che non parlano con lei. “Amici, per favore venite a salutarmi e ditemi cosa ne pensate”, ha detto Noonan a un gruppo di donne. Solo “la bella ragazza” ha stabilito un contatto visivo e ha riso di una battuta fatta da Noonan, ma i suoi “cupi “amici le hanno dato un’occhiata e lei si è conformata”.

Gli anti-manifestanti accusano le donne manifestanti di essere dalla parte dei palestinesi, la cui cultura, secondo loro, non consente alle donne di fare cose come protestare. L’apogeo di questa discussione è stata una celebrità che ha definito “idioti” i manifestanti LGBTQ perché , ha affermato, Hamas li decapitava e giocava con le loro teste “come un pallone da calcio”. Tali caratterizzazioni della società di Gaza sono islamofobe ed esagerano il sessismo, ma a prescindere, chiedere di porre fine al massacro di una popolazione civile non rende una persona sostenitrice dei costumi sociali di quella popolazione. C’è davvero una sublime arroganza nell’invocare la tesi secondo cui Hamas non permette alle donne di parlare nel tentativo di zittire le manifestanti donne.

La nostra reazione nei confronti degli studenti che protestano contro quello che vedono come un genocidio in tempo reale, è illuminante. Dalle celebrazioni di una polizia militarizzata e gratuitamente umiliante, alla tolleranza della misoginia estrema purché diretta contro le donne giuste, questo momento la dice lunga su chi siamo.

Aya Gruber è una professoressa di diritto e autrice di Feminist War on Crime: The Unexpected Role of Women’s Liberation in Mass Incarceration.

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org