Senza acqua e forniture igieniche, le donne in gravidanza di Gaza sono a rischio di aborto spontaneo o parto prematuro

“Noi donne in gravidanza stiamo vivendo condizioni tragiche. Non c’è acqua, cibo o sicurezza per aiutarci a sopravvivere a questa guerra

Fonte:English version

Di Sally Ibrahim – 20 maggio 2024

Le donne in gravidanza nella Striscia di Gaza hanno dovuto affrontare sfide significative nel mezzo dell’Assalto Genocida in corso da parte di Israele nella Striscia di Gaza.

In interviste separate, diverse donne in attesa di un figlio hanno descritto come ricevono a malapena le cure mediche necessarie dopo che gli attacchi israeliani hanno messo fuori servizio la maggior parte degli ospedali e delle cliniche nell’enclave costiera assediata.

Molte di queste donne hanno raccontato di come ottengono a malapena la quantità minima di cibo e acqua, e prodotti per l’igiene personale, aggiungendo che molte di loro soffrono regolarmente di malattie infettive e altre malattie gravi.

Jenin Al-Buhaisi, una donna palestinese di 26 anni, in attesa del suo primo figlio al sesto mese di gravidanza, teme per la sua vita e per quella del nascituro. “Non appena mi sveglio la mattina presto, mi tocco il grembo per sentire le condizioni del feto, se si muove dentro di me o meno”, racconta. “Ho sempre paura di perderlo da un momento all’altro.”

Jenin non ha accesso costante all’acqua pulita per lavarsi o aiutarsi con la sua igiene. È costretta ad aspettare almeno sette-dieci giorni per avere l’opportunità di lavarsi dopo che suo marito riesce a trovare acqua pulita.

“Noi donne in gravidanza stiamo vivendo condizioni tragiche. Non c’è acqua, cibo o sicurezza per aiutarci a sopravvivere a questa guerra. Temiamo la morte anche se non siamo prese di mira, poiché potremmo morire a causa della mancanza del sostentamento di cui abbiamo bisogno”, ha detto Jenin.

“Anche se sopravviviamo”, continua, “temiamo di perdere i figli che portiamo in grembo. Durante tutta la gravidanza non ho mangiato cibo sano. Ho mangiato cibo in scatola che conteneva conservanti e questo ha causato ho molte infezioni e una forte spossatezza”.

Jenin ha avuto bisogno di consultare un medico più di una volta e, con grande difficoltà, è riuscita a recarsi in una delle cliniche da campo nella sua zona. “C’erano lunghe file di attesa di donne in gravidanza che dovevano aspettare per molte ore, e questo provoca un enorme affaticamento oltre alla possibilità di infezioni, che avranno un impatto negativo sulla salute del feto”, ha osservato.

“Sfortunatamente, il pericolo circonda tutte noi, senza eccezioni, e nessuno si preoccupa di noi”, ha aggiunto Jenin.

Hadeel Shawa, una donna palestinese al nono mese di gravidanza, condivide l’esperienza di Jenin. La ventottenne madre di due figli ha detto: “Soffro di malnutrizione e  mancanza di vitamine e ferro nel mio organismo a causa della mancanza di cibo sano”.

Ciò che ha peggiorato la situazione per Shawa è stato il fatto che ha contratto un’infezione batterica sanguigna utilizzando i bagni comuni.

“Da allora, ho sofferto di una mancanza di liquido intorno al feto, così come di alcune emorragie, che i medici sono stati a malapena in grado di controllare. Potrei avere un aborto proprio in questo momento”, ha osservato. “Tutti gli ospedali sono affollati di feriti. C’è sangue ovunque e le squadre mediche riescono a malapena a gestire un numero così elevato di vittime. Non so come verremo trattate come donne incinte”.

Sia Jenin che Hadeel sono tra le oltre 150.000 donne in attesa di un figlio nella Striscia di Gaza assediata che affrontano terribili condizioni di salute e rischi immensi, in particolare a seguito dello sfollamento inverso da Rafah al Sud a causa della guerra indiscriminata di Israele su tutta Gaza dal 7 ottobre, secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA).

L’UNRWA ha avvertito, in un post sulla piattaforma X-Twitter, che “nessun bambino al mondo dovrebbe soffrire in questo modo”, aggiungendo: “Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco immediato”.

Con l’esodo dei palestinesi ancora una volta da Rafah verso Khan Yunis, dove non ci sono né acqua né infrastrutture, l’UNRWA ha denunciato l’ulteriore aggravamento della situazione umanitaria, descrivendola come “un nuovo livello di disperazione, che si manifesta sotto gli occhi del mondo”.

Dal 7 ottobre Israele conduce una guerra di “vendetta” contro la Striscia di Gaza, provocando oltre 34.034 morti e più di 78.000 feriti, secondo i dati ufficiali diffusi dal Ministero della Sanità di Gaza.

Da parte sua, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha affermato che la guerra a Gaza “sta causando orribili sofferenze umane”, invitando il mondo a premere per un cessate il fuoco immediato per ragioni umanitarie.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org