Lo sfogo di Netanyahu contro la Corte Penale Internazionale cita un versetto biblico che mette in guardia contro i pericoli derivanti dal non spazzare via completamente la società del proprio nemico. Non ci vuole molto per capire cosa questo significhi per la Guerra Genocida di Israele contro Gaza.
Di Jonathan Ofir – 21 maggio 2024
Immagine di copertina: Fotoschermo di Netanyahu mentre pronuncia la dichiarazione in ebraico contro la Corte Penale Internazionale, 20 maggio 2024. (Foto: dal canale Youtube del Primo Ministro israeliano/Ufficio stampa del governo)
Le notizie sul caso della Corte Penale Internazionale contro i massimi vertici israeliani sono ovunque. Il Procuratore Capo della Corte, Karim Khan, vuole emettere mandati di arresto per il Primo Ministro Benjamin Netanyahu e il Ministro della Difesa Yoav Gallant (oltre a tre alti capi di Hamas) perché sospettati di Crimini di Guerra e Crimini contro l’Umanità, ma la notizia più rilevante dell’intera vicenda è stata che l’impunità dei leader israeliani sembra essere in via di erosione.
Netanyahu, ovviamente, era furioso. Era il paragone morale con Hamas che sembrava averlo fatto infuriare di più, e in effetti non era il solo: i leader liberali israeliani che avevano ferocemente criticato Netanyahu per la sua condotta durante la guerra di Gaza ora si sono schierati in sua difesa, compreso il capo dell’opposizione Yair. Lapid, il Ministro del Gabinetto di Guerra Benny Gantz e l’ex Primo Ministro Ehud Olmert.
Ma per Netanyahu, le notizie dei mandati della Corte sono state un’occasione per fare ancora una volta allusioni alla guerra biblica di sterminio contro “Amalek”. Questo era lo stesso riferimento biblico invocato da Netanyahu in una dichiarazione del 28 ottobre all’inizio dell’invasione di terra israeliana a Gaza. “Ricordate cosa ci ha fatto Amalek”, ha detto, citando il versetto biblico in cui Dio comandò agli Israeliti di spazzare via la nazione nemica degli Amaleciti fino all’ultimo dei loro bambini e degli animali. Il Sudafrica ha presentato la dichiarazione di Netanyahu alla Corte Internazionale di Giustizia come prova dell’intento Genocida di Israele a Gaza.
Questa volta, Netanyahu sta usando lo stesso riferimento per mobilitare la nazione contro i suoi nemici, che a quanto pare ora include la Corte Penale Internazionale, usando un linguaggio in codice nella versione ebraica del suo sfogo contro la Corte. Apparentemente, Netanyahu crede che se i suoi riferimenti ad Amalek fossero più vaghi, passerebbero inosservati.
Anche la versione del discorso che ha pronunciato in inglese è stata scardinata, definendo la richiesta della Corte una “diffamazione del sangue” (antisemita) e paragonando il Procuratore Capo della Corte a un giudice nazista. Ma è lì che finì la versione inglese, con un’invocazione dell’Olocausto nell’affermare che “mai più è adesso”.
La versione ebraica era diversa. Terminava con una frase ebraica “Netzah Israel lo yeshaker”, che significa “l’Eterno Israele non mentirà”. Questa è stata la frase che ha rivolto alle “bugie all’Aja”, come ha detto nella dichiarazione. Il significato di questa frase non sarà di facile comprensione al grande pubblico, poiché attinge a codici contenuti nella storia e nella mitologia sia biblica che sionista.
La frase stessa viene da Samuele I, 15:29. Il contesto qui è tutto.
Il Re Saul fu ammonito dal profeta Samuele per non aver completamente sradicato gli Amaleciti: Saul aveva risparmiato il loro Re Agag e “il meglio delle pecore e del bestiame”, che gli Israeliti “non erano disposti a distruggere completamente”. Secondo la Bibbia, questo livello di annientamento non era sufficiente e dimostrò la presunta debolezza del Re Saul. Ecco perché il profeta Samuele ammonì il Re biblico:
“Il Signore ti ha unto Re d’Israele. E ti ha mandato in missione, dicendo: “Vai e distruggi completamente quel popolo malvagio, gli Amaleciti; farai loro guerra finché non li avrai sterminati. Perché non hai obbedito al Signore? Perché ti sei invece dato al saccheggio e hai fatto ciò che è male agli occhi del Signore?”.
Saul cerca di difendere le sue azioni, ma Samuele trasmette un messaggio categorico:
“Tu hai rigettato la parola del Signore e il Signore ti ha rigettato come Re d’Israele!”
Saul cerca il perdono, ma Samuele trasmette il messaggio con fermezza:
“Oggi il Signore ti ha strappato il Regno d’Israele e lo ha dato a uno dei tuoi vicini, a uno migliore di te. Colui che è l’Eterno d’Israele non mentirà né cambierà idea; poiché non è un essere umano, deve cambiare idea”.
Questa è stata la frase che Netanyahu ha usato alla fine del suo discorso in ebraico in reazione alla richiesta della Corte. In altre parole, Netanyahu sta inviando il messaggio che non commetterà lo stesso errore di Re Saul non sradicando completamente Amalek. Arriverà fino a Gaza. Continuerà a Rafah. Egli “spazzerà via il seme di Amalek”, come sono stati registrati i soldati israeliani mentre cantavano a dicembre.
Ma l’importanza di questo versetto non risiede solo nel suo significato biblico: ha acquisito rilevanza contemporanea nella storia sionista, indicando una sfida contro i poteri costituiti. Gli israeliani lo sanno dalle lezioni di storia sionista.
‘Netzhah Israel lo yeshaker’ forma l’acronimo “NILI”. Il NILI era un gruppo di spionaggio clandestino sionista che operò durante la Prima Guerra Mondiale tra il 1915 e il 1917 come gruppo di raccolta di informazioni al servizio degli inglesi contro gli ottomani, che all’epoca governavano ancora la Palestina. L’alleanza del Movimento Sionista con gli inglesi in quel momento storico critico è ciò che ha portato alla famigerata Dichiarazione Balfour del 1917, che prometteva ai sionisti una “Patria” in Palestina.
L’invocazione di Netanyahu di “L’Eterno d’Israele non mentirà” non è solo un riferimento biblico ai pericoli di non andare fino in fondo nell’annientare Amalek (che, in questo caso, sono i palestinesi che rimangono a Rafah e nel resto di Gaza), è anche un riferimento storico alla sfida del Movimento Sionista nei confronti dei poteri costituiti quando questi sono sfavorevoli alla causa sionista, con il suggerimento che essi possano essere sostituiti in un modo o nell’altro, proprio come gli Ottomani furono sostituiti dai Britannici con l’assistenza del NILI.
Netanyahu è un maestro nella sopravvivenza politica, ed è anche un maestro nella manipolazione retorica. Sa come parlare al suo pubblico, come nascondere i suoi codici e come premere i tasti emotivi, soprattutto per i suoi sostenitori nazionalisti religiosi, ma anche per molti altri sionisti. Soprattutto, ha un acuto senso del tempismo ed è abile nello sfruttare il disprezzo internazionale per ottenere il sostegno locale.
Ora sembra che stia facendo proprio questo, godendo del sostegno dei suoi soliti critici e rivali politici. Niente unisce una nazione come la guerra, e oggi quella guerra è apparentemente contro la Corte Penale Internazionale.
Jonathan Ofir è un direttore d’orchestra, musicista, scrittore e blogger israelo-danese, che scrive regolarmente per Mondoweiss
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org