SEGUIRE IL DENARO: COME I MILIARDARI LEGATI A ISRAELE HANNO MESSO A TACERE LE PROTESTE NELLE UNIVERSITÀ AMERICANE

Le università americane sono in fiamme. Un movimento di protesta contro la violenza a Gaza e la complicità delle università americane in essa ha invaso la nazione, con accampamenti nei plessi universitari in 45 dei 50 Stati americani. La repressione è stata immediata; migliaia di studenti sono stati arrestati, accusati, multati, hanno perso la laurea o addirittura deportati.

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Di Alan Macleod – 22 maggio 2024

Le università americane sono in fiamme. Un movimento di protesta contro la violenza a Gaza e la complicità delle università americane in essa ha invaso la nazione, con accampamenti nei plessi universitari in 45 dei 50 Stati americani. La repressione è stata immediata; migliaia di studenti sono stati arrestati, accusati, multati, hanno perso la laurea o addirittura deportati. Mentre i media corporativi chiedono un’altra “Università Statale Kent 2.0”, la polizia antisommossa, i veicoli blindati e i cecchini sono stati schierati in tutto il Paese per terrorizzare coloro che si battono per la giustizia e ridurli al silenzio.

Perché le manifestazioni prevalentemente pacifiche contro le azioni di una potenza straniera hanno ricevuto una risposta così pesante? Un’indagine rileva che quelle stesse istituzioni d’élite hanno profondi legami finanziari e ideologici con lo Stato di Israele, sono finanziate da miliardari filo-israeliani che hanno chiesto loro di agire per schiacciare il movimento studentesco, sono parzialmente finanziate dal governo israeliano ed esistono in un clima in cui Washington ha chiarito che le proteste non dovrebbero essere tollerate.

I SOSTENITORI MILIARDARI DI ISRAELE

Il movimento è iniziato il 17 aprile all’Università Columbia, dove è stato allestito un modesto accampamento di solidarietà con Gaza. I manifestanti difficilmente si aspettavano di essere accolti dalle autorità universitarie, ma sono rimasti scioccati quando la rettrice dell’Università Minouche Shafik ha immediatamente chiamato la polizia di New York, la prima volta che l’Università ha permesso alla polizia di reprimere il dissenso nel plesso dalle famose manifestazioni del 1968 contro la Guerra del Vietnam.

La decisione di Shafik è stata senza dubbio influenzata dall’enorme pressione esercitata su di lei dai principali donatori dell’Università, molti dei quali hanno profondi legami con lo Stato israeliano e le sue forze armate.

ROBERT KRAFT

L’uomo d’affari miliardario e dirigente sportivo Robert Kraft, ad esempio, ha annunciato pubblicamente che avrebbe tagliato i fondi all’Università per la sua incapacità di reprimere le proteste in modo sufficientemente efficace. “Sono profondamente rattristato dall’odio virulento che continua a crescere nel plesso universitario e in tutto il nostro Paese”, ha detto in una dichiarazione, sostenendo che la Columbia non stava proteggendo i suoi studenti ebrei.

Il punto di svolta, ha detto Kraft, è stato guardare una trovata pubblicitaria di Shai Davidai, un accademico israelo-americano della Columbia, che sosteneva che gli era stato revocato l’accesso al plesso universitario. Davidai aveva precedentemente chiamato gli studenti manifestanti “nazisti” e “terroristi” e aveva chiesto che la Guardia Nazionale fosse schierata sull’accampamento, facendo riferimento indirettamente al massacro dell’Università Statale di Kent.

Kraft è uno dei donatori più importanti della Columbia, donando all’istituzione milioni di dollari, inclusi 3 milioni di dollari per finanziare il Centro Kraft per la Vita Studentesca Ebraica.

Ha anche profondi legami con Israele, avendo visitato il Paese più di 100 volte, incluso pranzare privatamente con il suo amico, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, che ha detto: “Israele non ha un amico più leale di Robert Kraft”.

Netanyahu ha ragione. Kraft è uno dei principali benefattori della lobby israeliana, donando milioni a gruppi come il Comitato Americano Israeliano per gli Affari Pubblici (AIPAC), il Progetto Israele e StandWithUs (Alleanza per l’emergenza in Israele). Ha promesso una gigantesca somma di 100 milioni di dollari (92,3 milioni di euro) alla sua stessa Fondazione per la lotta all’antisemitismo, un gruppo che accusa i critici della politica israeliana di razzismo antiebraico. Ha anche finanziato una serie di politici filo-israeliani in gare contro sfidanti progressisti e pacifisti. Una recente indagine ha esaminato più da vicino come Kraft sia un attore chiave nel tentativo di riciclare l’immagine di Israele in America.

LEON COOPERMAN

Un altro benefattore miliardario che ha interrotto i finanziamenti dalla Columbia è Leon Cooperman. Il gestore dei fondi speculativi ha sospeso le sue donazioni in ottobre, citando il sostegno degli studenti alla Palestina. “Questi ragazzi sono pazzi. Non capiscono cosa stanno facendo o di cosa stanno parlando”, ha esternato, aggiungendo che “devono essere controllati”. Una persona che sa di cosa sta parlando su questo tema è il Professore di politica araba moderna e storia intellettuale della Columbia, Joseph Massad. Eppure Cooperman ha chiesto che Massad fosse licenziato dopo che l’accademico aveva preso posizione contro la Palestina.

Cooperman ha un’enorme influenza alla Columbia proprio perché è una delle sue principali fonti di reddito. Nel 2012, ad esempio, ha donato 25 milioni di dollari per sostenere la costruzione del nuovo plesso universitario di Manhattanville.

Tuttavia, la Columbia non è l’unica organizzazione che riceve generosi finanziamenti da Cooperman. È anche un donatore regolare degli Amici delle Forze di Difesa Israeliane (Friends of the Israeli Defense Forces – FIDF), un gruppo che raccoglie denaro per acquistare forniture, attrezzature e sostegno per i soldati israeliani in servizio attivo. Inoltre, è stata la prima persona a fornire una donazione a Birthright Israel, un’organizzazione che fornisce viaggi di propaganda gratuiti in Israele per i giovani ebrei.

LEN BLAVATNIK

Un terzo finanziatore miliardario che usa il suo peso finanziario per fare pressione sulla Columbia è l’oligarca di origine russa Len Blavatnik, che ha chiesto che i manifestanti universitari fossero “chiamati a rispondere”. I messaggi trapelati rivelano che per Blavatnik ciò significava usare tutto il potere della legge contro i manifestanti.

Blavatnik era membro di un gruppo segreto WhatsApp creato nell’ottobre 2023 che comprendeva molti eminenti americani, gli ex primi ministri israeliani Naftali Bennett e Benny Gantz e l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, Michael Herzog. La sua missione era, secondo le sue stesse parole, “cambiare la narrativa” a favore di Israele e “contribuire a vincere la guerra” per l’opinione pubblica statunitense. Ciò includeva donazioni a candidati politici filo-israeliani e il tentativo di fare pressione su celebrità afroamericane come Alicia Keys, Jay-Z e LeBron James affinché “condannassero pubblicamente l’antisemitismo”, tentando cioè di confondere i manifestanti con i razzisti.

Blavatnik finanzia anche Birthright e gli Amici Britannici dell’Associazione per il Benessere dei Soldati Israeliani (U.K. Friends of the Association for the Wellbeing of Israel’s Soldiers) e ha finanziato almeno 120 borse di studio per ex soldati dell’IDF. Si pensa che insieme, Kraft, Cooperman e Blavatnik abbiano donato quasi 100 milioni di dollari (92,3 milioni di euro) alla Columbia.

IDAN OFER

Dalla Columbia, le proteste si diffusero rapidamente in tutta l’America, includendo molte delle istituzioni più prestigiose del Paese, tra cui Harvard.

Fin dall’inizio, l’Università si è mostrata attivamente ostile al movimento di protesta e ha sospeso decine di manifestanti, impedendo loro di fatto di laurearsi. Questa ostilità è senza dubbio in parte dovuta al ritiro in massa dei grandi donatori dell’Università a partire dal 7 ottobre. Il principale tra questi è il magnate israeliano delle spedizioni Idan Ofer, che ha citato quella che ha definito “la mancanza di prove evidenti di sostegno da parte della dirigenza dell’Università per il popolo di Israele”, e ha espresso il suo sgomento per il fatto che l’Università del Massachusetts non abbia condannato Hamas con sufficiente fermezza.

Ofer è un attore cruciale nell’intelligence israeliana. Le navi mercantili Zodiac Maritime della sua famiglia sono state regolarmente utilizzate per traghettare segretamente commando israeliani in tutto il Medio Oriente per operazioni di assassinio. Ciò include l’uccisione del funzionario di Hamas Mahmoud al-Mabhouh a Dubai e del leader dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina Khalil al-Wazir in Tunisia.

LESLIE WEXNER

Un altro miliardario apparentemente “stordito e disgustato” dalle posizioni pro-Hamas di Harvard è l’ex amministratrice delegata di Victoria’s Secret Leslie Wexner. A parte i legami eccezionalmente stretti e ben pubblicizzati di Wexner con i trafficanti di sesso minorile e con la risorsa dei servizi segreti israeliani Jeffrey Epstein, Wexner è uno dei principali donatori per le cause israeliane.

Un elenco del 2007 di potenziali donatori politici compilato da Benjamin Netanyahu include Wexner in primo piano. (C’erano anche il fratello di Ofer, Eyal, Blavtnik e Donald Trump). Nel 2023, Wexner ha donato una somma a sei cifre all’AIPAC, la principale forza filo-israeliana nella politica americana.

MARC ROWAN

Da nessuna parte, tuttavia, la reazione delle élite alle proteste studentesche è stata così dura come all’Università della Pennsylvania. A guidare la carica volta a reprimere il sentimento filo-palestinese nel plesso c’è stato Marc Rowan. L’investitore miliardario ha chiesto che gli studenti che esprimono solidarietà con la Palestina “fossero perseguiti”. “Questi ragazzi che stanno manifestando, non ci pensano perché non c’è stato alcun prezzo da pagare”, ha spiegato, suggerendo che non dovrebbe mai più essere permesso loro di lavorare dopo la laurea: “Non li assumerei se fossero anti-neri. Non li assumerei se fossero anti-gay. Non li assumerei se fossero anti-tutto. Perché dovrei assumere degli antisemiti?” ha affermato, fondendo di fatto l’antisemitismo con la critica al governo israeliano.

Rowan si è fortemente opposta all’organizzazione da parte dell’UPenn di un festival di letteratura palestinese nel 2023, chiedendo il licenziamento della rettrice dell’Università Liz Magill e del presidente del consiglio di amministrazione dell’UPenn Scott Bok. Dopo il 7 ottobre, Rowan e i suoi alleati riuscirono a costringere entrambi a lasciare il lavoro.

Rowan ha un’enorme influenza nella sua alma mater (madre nutrice: è un sintagma aulico che designa l’università nella quale ci si è formati), principalmente a causa delle sue tasche straordinariamente profonde. Nel 2018, ad esempio, ha donato 50 milioni di dollari (46 milioni di euro) alla Facoltà di Economia di Wharton dell’Università della Pennsylvania. Ma come nel caso dei grandi benefattori della Columbia e di Harvard, è ben lungi dall’essere un attore neutrale sulla questione Israele e Palestina. Infatti, ha notevoli interessi commerciali in Israele. Si è descritto come qualcuno che ha un “impegno costruttivo e travolgente” nei confronti del Paese e “guarda all’IDF e a ciò che fa Israele” come guida.

Rowan e altri oligarchi come Jonathon Jacobson e Ronald Lauder, aiutarono a organizzare uno sciopero dei finanziamenti universitari fino a quando le loro richieste non furono soddisfatte. Jacobson, che ha affermato che l’Università rifiuta di difendere i valori americani, è il presidente dell’Istituto per gli Studi sulla Sicurezza Nazionale, un circolo di pensiero israeliano il cui attuale direttore è l’ex capo del servizio informazioni strategiche dell’IDF Amos Yadlin. Non sorprende che, per un uomo con questo curriculum, abbia una lunga storia di donazioni a gruppi filo-israeliani negli Stati Uniti.

Lauder, nel frattempo, è ancora più ingraziato dell’istitutivo israeliano di Jacobson. Stretto confidente e sostenitore di Netanyahu, è stato nominato negoziatore per Israele presso il governo siriano nel 1998. La sua presenza a una manifestazione di Una Gerusalemme davanti a estremisti religiosi e nazionalisti nel 2001 ha portato al boicottaggio del marchio Estée Lauder in tutto il mondo musulmano.

COLLABORAZIONE ACCADEMICA

Oltre alla pressione dei donatori, le università americane d’élite hanno stretti legami accademici e commerciali con Israele. Ad esempio, la Columbia ha annunciato l’anno scorso che avrebbe aperto un “centro globale” a Tel Aviv, che fungerebbe da centro di ricerca per accademici e studenti laureati. Ciò amplierebbe i rapporti dell’università in Israele, dove gli studenti possono già conseguire una laurea congiunta con l’Università di Tel Aviv o studiare all’estero a Tel Aviv o Gerusalemme. Questo sviluppo, tuttavia, andrà solo a vantaggio degli israeliani, poiché ai palestinesi della Cisgiordania, di Gaza e di altri Paesi è generalmente vietato entrare in Israele.

I piani per un nuovo centro globale hanno suscitato pesanti critiche da parte dei docenti della Columbia, quasi 100 dei quali hanno firmato una lettera chiedendo di riconsiderare la decisione, data la situazione dei diritti umani di Israele. Inoltre, negli ultimi anni, a molti accademici della Columbia è stato impedito di entrare in Israele, probabilmente a causa delle loro opinioni politiche. Tra questi figurano Rashid Kalidi, Professore di Studi Arabi Moderni Edward Saïd, e la Professoressa di Diritto Katherine M. Franke, che è stata detenuta e interrogata dalle autorità israeliane per 14 ore prima di essere deportata.

Tuttavia, quando si tratta di istituzioni educative americane, la collaborazione israeliana della Columbia non è insolita. Nel 2003, l’Università Cornell e il Fondo Binazionale per la Ricerca e lo Sviluppo Agricolo USA-Israele (U.S.-Israel Binational Agricultural Research and Development Fund) hanno istituito un programma per la ricerca agricola congiunta. Nel 2014, la Facoltà di Affari Pubblici e Internazionali Woodrow Wilson dell’Università di Princeton ha annunciato un programma congiunto con la Scuola di Governo, Diplomazia e Strategia Lauder presso il Centro Interdisciplinare Herzliya in Israele. (La Scuola Lauder prende il nome dal suo fondatore e benefattore, Ronald Lauder, sostenitore di lunga data della causa sionista). L’Università della California ha firmato un memorandum d’intesa con l’Autorità Nazionale per l’Innovazione Tecnologica israeliana per aumentare la cooperazione tra le due organizzazioni.

Nonostante il crescente movimento che chiede il boicottaggio accademico delle istituzioni israeliane, la collaborazione intellettuale tra accademici americani e israeliani è cresciuta. Tra il 2006 e il 2015, c’è stato un aumento del 45% nel numero di articoli su riviste accademiche i cui autori includevano ricercatori affiliati sia ad università americane che israeliane.

Questa collaborazione era principalmente tra le istituzioni d’elite. In cima alla lista delle scuole c’era l’Istituto di Tecnologia del Massachusetts (Massachusetts Institute of Technology – MIT) di Boston, che, tra il 2006 e il 2015, ha avuto 1.835 pubblicazioni congiunte con ricercatori di istituzioni israeliane. Il MIT è stato seguito rispettivamente dalle Università della California, Berkeley, Columbia, Harvard e Stanford. I campi di ricerca più comuni erano la medicina, la fisica e l’astronomia, la biochimica e la biologia. L’Università di Tel Aviv è stata il collaboratore israeliano più diffuso.

FINANZIATO DA ISRAELE

Tuttavia, più controverso della collaborazione accademica è il finanziamento diretto da parte del governo israeliano delle istituzioni educative americane. Il MIT, ad esempio, riceve fiumi di denaro israeliano. Gli Scientists Against Genocide (Scienziati Contro il Genocidio), un gruppo del MIT, riferiscono che, dal 2015, l’Università ha ricevuto oltre 11 milioni di dollari (10,2 milioni di euro) in finanziamenti per la ricerca autorizzati dal Ministero della Difesa israeliano. Questo denaro ha raggiunto vari dipartimenti, tra cui Ingegneria Elettrica e Informatica, Ingegneria Biologica, Fisica, Aeronautica e Astronautica, Scienza e Ingegneria dei Materiali e Ingegneria Civile e Ambientale.

I laboratori e i centri del MIT che ricevono finanziamenti includono il Laboratorio per i Sistemi Informativi e Decisionali, il Laboratorio di Informatica e Intelligenza Artificiale e il Laboratorio di Ricerca sull’Elettronica.

Il denaro è stato utilizzato per finanziare la ricerca che avvantaggia direttamente l’esercito israeliano e lo aiuta nelle sue campagne contro la popolazione civile della Palestina. Ad esempio, un progetto del MIT finanziato da Israele dal 2022 si intitola “Sciami Robotici Autonomi: Coordinazione e Percezione Distribuite” (Autonomous Robotic Swarms: Distributed Coordination and Perception). Secondo Scientists Against Genocide, La ricerca ha aiutato l’IDF a effettuare bombardamenti aerei con droni, a sorvegliare i manifestanti e a lanciare gas lacrimogeni sui palestinesi. È noto che Israele sta sviluppando stormi di piccoli droni autonomi guidati dall’intelligenza artificiale per localizzare obiettivi, dirigere attacchi aerei e aiutare l’avanzata delle truppe.

Un altro progetto, “Algoritmi di pianificazione e rilevamento per il monitoraggio persistente subacqueo” (Planning and Sensing Algorithms for Underwater Persistent Monitoring), ha visto il Ministero della Difesa israeliano dare al MIT 1,5 milioni di dollari (1,4 milioni di euro) per sviluppare una tecnologia che li aiuti a sorvegliare il Mar Mediterraneo. Gli Scientists Against Genocide hanno suggerito che ciò ha aiutato Israele a imporre un blocco navale contro Gaza, prendendo di mira anche le navi da pesca per impedire agli abitanti di Gaza di sfamarsi.

Israele ha limitato a lungo la quantità di cibo che entra a Gaza, mantenendo i residenti a “dieta”. Tuttavia, durante il suo assalto di sette mesi alla Striscia densamente popolata, la crisi alimentare ha raggiunto livelli critici. Le Nazioni Unite hanno avvertito che la carestia è imminente, e il suo Alto Commissario per i Diritti Umani, Volker Türk, ha suggerito che Israele stia commettendo un Crimine di Guerra utilizzando la Fame come Arma.

LEGAMI CON IL COMPLESSO INDUSTRIALE MILITARE

Si potrebbe sostenere che il MIT potrebbe ragionevolmente essere accusato di aver direttamente favorito un Genocidio a Gaza. Tuttavia, il MIT e altre istituzioni d’elite d’altra parte sono sotto un’enorme pressione governativa. Il suo rettore, Sally Kornbluth, così come il rettore di Harvard Claudine Gay e Magill della Pennsylvania, furono portati davanti al Congresso e interrogati sul presunto sostegno delle loro università ad Hamas e sull’indifferenza verso l’antisemitismo. Il caso ha fatto notizia e ha concentrato ondate di pressione sulle università a livello nazionale.

Gli Stati Uniti, ovviamente, hanno un rapporto estremamente stretto con Israele, utilizzandolo come avamposto del proprio potere in Medio Oriente. Washington ha posto il veto alle successive proposte di Risoluzioni delle Nazioni Unite che tentano di affrontare la terribile situazione, compresi quelli che chiedono un cessate il fuoco e la piena statualità palestinese. Gli Stati Uniti forniscono a Tel Aviv quasi 4 miliardi di dollari (3,7 miliardi di euro) di aiuti militari ogni anno e, ad aprile, il Congresso ha votato per inviare 17 miliardi di dollari (15,66 miliardi di euro) aggiuntivi di denaro dei contribuenti statunitensi. I critici hanno giudicato gli aiuti inutili nella migliore delle ipotesi e di sostenere un Genocidio nella peggiore. Ma il Presidente Biden sostiene che ogni centesimo dato a Israele è denaro ben speso e ha affermato che se Israele non esistesse, gli Stati Uniti dovrebbero inventarne uno.

Il sostegno americano a Israele va oltre il semplice costo monetario. La reputazione internazionale degli Stati Uniti sta affondando. Un recente sondaggio mostra che la maggioranza delle persone nel Sud-Est asiatico ora sceglierebbe la Cina invece degli Stati Uniti se fosse costretta a scegliere, e il continuo sostegno di Washington a Israele rappresenterebbe un fattore decisivo in questo cambiamento. Anche alcuni funzionari americani si sono dimessi pubblicamente dalle loro posizioni in segno di protesta. Lily Greenberg Call, la prima ebrea nominata da Biden a dimettersi pubblicamente per Gaza, ha lasciato il suo lavoro di Assistente Speciale del Capo del Personale del Dipartimento degli Interni. Spiegando la sua decisione, Greenberg Call ha scritto:

“Il Presidente ha il potere di chiedere un cessate il fuoco duraturo, di smettere di inviare armi a Israele e di condizionare gli aiuti. Negli ultimi otto mesi gli Stati Uniti non hanno fatto quasi alcun ricorso alla leva finanziaria per ritenere Israele responsabile; piuttosto il contrario. Abbiamo consentito e legittimato le azioni di Israele con il veto sulle Risoluzioni delle Nazioni Unite progettate per ritenere Israele responsabile. Il Presidente Biden ha le mani sporche del sangue di persone innocenti”.

“Gli Stati Uniti hanno da tempo consentito i Crimini di Guerra israeliani e lo status quo dell’Apartheid e dell’Occupazione. Questo status quo non mantiene gli israeliani al sicuro, né gli ebrei nel mondo”

Ogni protesta universitaria è diversa. Ma generalmente condividono lo stesso obiettivo: fare pressione sulle loro università affinché disinvestano le loro dotazioni da Israele e da aziende legate all’attuale Occupazione israeliana. Alcuni hanno chiesto di tagliare i legami accademici con le università israeliane, mentre altri, come Cornell e Yale, hanno chiesto alle loro scuole di smettere di investire in aziende produttrici di armi che stanno facendo una strage.

Queste richieste hanno dei precedenti. Dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina nel 2022, una serie di istituzioni americane hanno interrotto la collaborazione con la Russia quasi da un giorno all’altro. Andando più indietro nel tempo, le proteste studentesche costrinsero molte università statunitensi a recidere i legami finanziari con il Sudafrica dell’Apartheid.

Ma Israele e il Complesso Militare-Industriale sono così intrecciati con l’economia statunitense che un boicottaggio su vasta scala potrebbe rivelarsi difficile, soprattutto considerando i profondi legami delle università americane d’élite con l’industria della difesa. Il MIT, ad esempio, ha stretto partenariati a lungo termine con una serie di importanti produttori di armi, tra cui RTX (ex Raytheon), Lockheed Martin e Boeing, che ha affittato 30 chilometri quadrati di spazio di ricerca e laboratorio nel nuovo edificio ad uso misto del MIT in Kendall Square a Cambridge, Massachusetts.

Sebbene i media corporativi abbiano demonizzato assurdamente gli studenti come sostenitori del terrorismo, essi godono di un ampio sostegno tra i loro coetanei. Gli studenti hanno approvato una proposta che chiede al MIT di tagliare tutti i legami finanziari e di ricerca con l’esercito israeliano, con il 63,7% degli studenti universitari e il 70,5% dei laureati che hanno votato a favore. Gli adulti americani di età compresa tra i 18 e i 44 anni sostengono le proteste a livello nazionale con un rapporto di 4 a 3.

LA REPRESSIONE

Le autorità, tuttavia, non erano dell’umore giusto per negoziare, e le immagini della polizia antisommossa vestita di nero che picchia e trascina via studenti e docenti sono diventate virali in tutto il mondo.

Bryce Greene, un’organizzatrice studentesca dell’Università dell’Indiana di Bloomington, ci ha raccontato come l’amministrazione ha collaborato con la polizia per reprimere il crescente movimento:

“La notte prima che allestissimo il nostro accampamento, l’amministrazione universitaria ha cambiato le regole d’uso dello spazio che stavamo utilizzando e ha utilizzato quella modifica per lanciare un attacco di polizia a livello militare contro manifestanti pacifici. L’Università ha autorizzato veicoli blindati, truppe antisommossa, armi d’assalto, fucili da caccia, lanciagranate, un elicottero che volteggiava in alto, un drone di sorveglianza e persino un cecchino sul tetto”.

“Il primo giorno, la polizia in assetto militarizzato ha fatto irruzione nel campo e ha arrestato decine di persone”, ha detto Greene. Imperterriti, i manifestanti sono tornati due giorni dopo e hanno incontrato livelli di repressione simili. Greene è stata arrestata e ha ricevuto un bando di cinque anni dal plesso universitario, qualcosa che attribuisce alla sua organizzazione studentesca di lunga data.

La storia dell’Indiana è tutt’altro che unica. Al MIT, più di 200 poliziotti antisommossa armati hanno fatto irruzione nel campo di protesta alle 4 del mattino dell’11 maggio, distruggendo l’accampamento e arrestando manifestanti pacifici. Harvard ha sospeso il Comitato Universitario di Solidarietà con la Palestina e ha intrapreso azioni contro singoli studenti. Molti ora rischiano lo sfratto dagli alloggi studenteschi e persino la deportazione. Nel frattempo, l’Università della Pennsylvania ha bloccato l’ingresso degli organizzatori della protesta nel plesso universitario. Gli anziani ritengono che ciò influenzerà la loro capacità di laurearsi o conseguire la laurea. Al 22 maggio ci sono stati oltre 3.000 arresti a livello nazionale.

DISTRUTTURARE IL PRIMO EMENDAMENTO

Dopo un attacco a sorpresa da parte di Hamas, il 7 ottobre Israele ha iniziato la sua campagna contro Gaza. Gli incessanti bombardamenti sull’affollata Striscia di Gaza hanno causato decine di migliaia di morti e portato allo sfollamento di quasi 2 milioni di persone in quello che è il peggior episodio di Violenza Genocida in Palestina a partire dalla Nakba del 1948, quando 750.000 palestinesi furono costretti a lasciare le loro case sotto la minaccia delle armi per preparare il terreno per uno Stato Ebraico. Numerosi organismi internazionali, tra cui le Nazioni Unite, la Corte Penale Internazionale e Amnesty International, hanno utilizzato la parola “Genocidio” nel discutere delle azioni israeliane a Gaza. Il Presidente Biden, tuttavia, ha respinto tale interpretazione e ha dato a Israele il suo pieno sostegno.

Questo sostegno incondizionato sta danneggiando seriamente i numeri dei sondaggi di Biden. La maggioranza degli elettori democratici considera le azioni di Israele un Genocidio, e i giovani americani stanno togliendo in massa il loro sostegno a Biden.

Questi gruppi, in particolare, attingono a fonti alternative di notizie su Israele e Palestina. I sondaggi mostrano che i giovani che ricevono notizie da TikTok e altri social media (e non attraverso il filtro dei media corporativi) hanno maggiori probabilità di avere una visione negativa delle azioni di Israele. La risposta dell’amministrazione Biden è stata semplicemente quella di minacciare la chiusura completa di TikTok negli Stati Uniti. Ma non è affatto chiaro se questa misura autoritaria riuscirà ad arginare la crescente ondata di solidarietà palestinese che si sta costruendo da anni, in parte grazie al lavoro instancabile degli attivisti nelle università di tutta la nazione.

Nonostante le manifestazioni nelle università siano state in gran parte pacifiche, le autorità hanno scelto di reprimerle duramente, facendo carta straccia del Primo Emendamento. Perché sia ​​le università che il governo hanno mostrato una tolleranza praticamente pari a zero nei confronti di coloro che protestavano contro il Genocidio? Principalmente perché moltissimi benefattori universitari sono essi stessi sionisti impegnati e hanno profondi legami con lo Stato israeliano.

Ciò solleva la questione se queste cosiddette donazioni di beneficenza siano in primo luogo così caritatevoli. Innanzitutto, i super-ricchi americani spesso ricevono detrazioni fiscali per i loro contributi. Secondo, dà loro un potere eccessivo nel controllare la direzione delle istituzioni che stanno finanziando. Gli individui ricchi dovrebbero essere in grado di dettare la politica universitaria per decine di migliaia di persone? Molti suggerirebbero che ciò sia profondamente antidemocratico.

Come abbiamo visto, anche le università stesse hanno profondi legami accademici e persino finanziari con lo Stato di Israele, il che rende le richieste di disinvestimento degli studenti particolarmente sensibili. Tutto ciò avviene in un contesto in cui il governo continua a garantire il suo pieno sostegno a Israele e ai suoi obiettivi di guerra e si è mosso per reprimere i proclami anti-israeliani, tentando di rendere funzionalmente illegale l’opposizione aperta alle politiche espansionistiche di Israele. Israele è stato a lungo una terza linea politica in America. Le migliaia di studenti arrestati lo stanno imparando di persona.

Alan MacLeod scrive per MintPress News. Dopo aver completato il suo dottorato di ricerca nel 2017, ha pubblicato due libri: “Bad News From Venezuela: Twenty Years of Fake News and Misreportin” (Cattive Notizie Dal Venezuela: Vent’anni di Notizie False e Mistificazioni) e “Propaganda in the Information Age: Still Manufacturing Consent” (Propaganda nell’Era dell’Informazione: Fabbricare il Consenso), oltre a numerosi articoli accademici. Ha anche collaborato con FAIR.org The Guardian, Salon, The Grayzone, Jacobin Magazine, Common Dreams, American Herald Tribune e The Canary.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org