Guerra a Gaza: I rifiuti che straripano minacciano una crisi sanitaria con la diffusione dell’epatite

La distruzione israeliana delle strutture di gestione dei rifiuti lascia i palestinesi sfollati esposti a inquinamento e malattie diffuse.

Fonte: English version

di Abdallah al-Naami a Deir al-Balah, Palestina occupata

Immagine di copertina: : Cumuli di rifiuti a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, 6 maggio 2024 (Majdi Fathi/NurPhoto via Reuters)

Magdy al-Zaanen viene spesso svegliato di notte dalle grida dei suoi due figli.

Dormendo in una tenda di fortuna sul marciapiede di Deir al-Balah, a Gaza, vengono regolarmente punti dalle zanzare e soffrono molto.

“Io e mia moglie facciamo finta di mettere delle medicine sulle punture per convincerli a tornare a dormire”, dice al-Zaanen.

Le punture di zanzara sono solo un sintomo della crescente crisi ambientale e sanitaria che lui e quasi due milioni di sfollati palestinesi di Gaza stanno affrontando da quando, in ottobre, Israele ha iniziato la sua guerra contro la Striscia.

Quasi otto mesi di incessanti bombardamenti e assedio israeliani hanno pressoché distrutto le infrastrutture, le strutture per la gestione dei rifiuti e la protezione civile palestinese.

Il che comporta resti umani rimasti sepolti per mesi sotto montagne di detriti, cumuli di rifiuti solidi non raccolti accumulati sulle strade e eventi regolari di straripamento di liquami.

Al-Zaanen è fuggito dalla sua casa nel nord della Striscia di Gaza sotto i pesanti attacchi israeliani poco dopo l’inizio della guerra, il 7 ottobre.

Ha trascorso due mesi in una scuola trasformata in rifugio a Deir al-Balah, prima che diventasse sovraffollata e piena da malattie.

Quindi ha montato una tenda per la sua famiglia sul marciapiede della strada principale di Deir al-Balah, ma non è andata molto meglio.

“Ci siamo trasferiti nella tenda cercando un ambiente più pulito, ma ci siamo resi conto che era impossibile quando l’acqua delle fogne è straripata proprio accanto alla nostra tenda”, ha raccontato il padre di due figli a Middle East Eye.

“Camminiamo quotidianamente tra le pozzanghere di liquami e i cattivi odori riempiono l’ambiente. Siamo sempre esposti a ogni tipo di inquinamento”.

Cercando disperatamente di allontanare gli insetti attratti dall’inquinamento che lo circonda, ancora una volta accende un piccolo fuoco nella tenda, sperando che il fumo li allontani. I suoi tentativi sono raramente efficaci.

“La nostra tenda è di plastica. Non può proteggerci dalle bombe israeliane, dalle zanzare o dai cattivi odori”.

Rifiuti e fognature

La protezione civile palestinese e le municipalità locali di Gaza già prima della guerra avevano difficoltà a sgomberare le macerie e a gestire i rifiuti.

Sottoposta a un blocco imposto da Israele dal 2007, l’enclave costiera ha avuto per anni carenze di attrezzature e risorse essenziali.

Secondo il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), la striscia produceva una quantità “impressionante” di 1.700 tonnellate di rifiuti al giorno e disponeva di due sole discariche principali, una delle quali funzionava oltre la sua capacità.

Dall’inizio della guerra, i bombardamenti israeliani hanno causato ingenti danni alle infrastrutture, tra cui l’attacco ai veicoli per la raccolta dei rifiuti, alle strutture e ai centri di trattamento dei rifiuti medici, secondo l’UNDP.

L’analisi satellitare condotta dal Financial Times mostra che ora ci sono più di 140 discariche di rifiuti solidi nella Striscia di Gaza.

La crisi è stata aggravata dalla presenza permanente delle forze israeliane nell’area di Juhor ad-Dik, dove si trova la principale discarica di Gaza, rendendola inaccessibile.

Anche i pozzi e le reti fognarie sono stati bombardati durante l’assalto in corso, causando la perdita di oltre il 60% dell’approvvigionamento idrico, secondo Mohammad Mosleh, sindaco del campo profughi di Magazi.

Acque reflue traboccanti a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza (MEE/Abdallah al-Naami)

Mosleh è stato uno dei primi ad arrivare nel campo di Magazi, nella Striscia di Gaza centrale, a gennaio, subito dopo una breve invasione di terra da parte delle truppe israeliane.

Ha detto di essere rimasto “scioccato” da ciò che ha visto. Gli edifici abbattuti, le strade distrutte e le infrastrutture essenziali andate in pezzi.

L’edificio del comune è stato completamente incendiato, mentre magazzini e veicoli sono stati distrutti. Altre municipalità locali hanno subito danni simili dopo essere state prese di mira dalle forze israeliane.

“È una catastrofe”, ha dichiarato Mosleh a MEE.

Ha stimato che più di cinque chilometri di rete fognaria sono andati distrutti, comprese le linee principali che portano le acque reflue fuori dal campo.

Questo ha fatto sì che le acque reflue tracimassero nelle strade e si raccogliessero nei grandi crateri creati dalle bombe israeliane, riempiendo i quartieri di paludi fognarie che generano cattivi odori, inquinamento e insetti nocivi.

Inoltre, 4.200 unità abitative del campo sono state danneggiate e sono diventate inabitabili. Mucchi di macerie bloccano molte strade, ha aggiunto Mosleh.

Vista dell’edificio del comune di Maghazi dopo che è stato incendiato dalle forze israeliane (MEE/Abdallah al-Naami)

Vista dell’edificio del comune di Maghazi dopo che è stato incendiato dalle forze israeliane (MEE/Abdallah al-Naami)

Secondo le Nazioni Unite, si stima che ci siano 37 milioni di tonnellate di detriti in tutta Gaza, contenenti i resti di quasi 10.000 persone, che richiederanno anni per essere rimossi.

Mosleh ha detto che, nonostante la mancanza di risorse, il personale del comune del campo profughi di Magazi sta facendo tutto il possibile per aiutare, compreso il trattamento delle 25 tonnellate di rifiuti prodotti ogni giorno.

Ma con l’afflusso di quasi un milione di persone, fuggite di recente da Rafah verso Khan Younis e i quartieri centrali, la loro missione diventa ogni giorno più difficile.

Epidemie

Come al-Zaanen, Omar Nasser ha montato una tenda sul marciapiede della strada principale di Deir al-Balah dopo essere stato costretto a fuggire dalla sua casa nella parte orientale di Khan Younis, un’area che è stata in gran parte rasa al suolo durante l’invasione di tre mesi da parte di Israele.

Gada Nasser, sua figlia di nove anni, ha recentemente contratto l’epatite A, che si è diffusa rapidamente in tutta Gaza negli ultimi mesi.

“L’ho portata immediatamente ad al-Aqsa Martyrs dove abbiamo aspettato a lungo prima che qualcuno potesse controllarla”, ha raccontato Nasser, padre di tre figli, a MEE.

Il medico le ha prescritto alcuni farmaci e una dieta nutrizionale, che Nasser non ha potuto fornire.

“Il medico ha detto che non deve mangiare cibo in scatola, ma è l’unico cibo che riceviamo dalle organizzazioni umanitarie”, ha detto.

“Lavoravo nell’edilizia e provvedevo alla mia famiglia, ma ho perso il lavoro all’inizio della guerra. Ho dovuto chiedere cibo alla gente per provvedere a mia figlia”.

Ad aprile il Ministero della Sanità palestinese ha dichiarato che nei campi di sfollamento era in corso un’epidemia di meningite ed epatite, che minacciava una “catastrofe sanitaria”.

I bambini sono colpiti più di altri dalla diffusione delle malattie (MEE/Abdallah al-Naami)

Sono tra le tante malattie che si stanno diffondendo a causa delle condizioni disastrose di Gaza.

Le punture di zanzara sono uno dei problemi più comuni che la gente deve affrontare, secondo la dottoressa Asmaa Saleh, che lavora nei punti medici dei campi di sfollamento nel centro di Gaza.

Oltre al dolore e al fastidio, le punture possono trasmettere malattie e causare gravi infezioni cutanee, soprattutto tra i bambini con un sistema immunitario debole, secondo Saleh.

Anche le malattie della pelle come la scabbia, il vaiolo e i pidocchi si stanno diffondendo rapidamente e sono aggravate dalla mancanza di acqua potabile, soprattutto nei rifugi di fortuna sovraffollati.

L’avvelenamento da cibo è un altro problema, dato che il suolo e le risorse idriche di Gaza sono esposti ad alti volumi di rifiuti.

La dottoressa Saleh ha dichiarato a MEE che diversi bambini sono già morti a causa della gastroenterite e della disidratazione provocate dal consumo di acqua contaminata.

Le proiezioni della Johns Hopkins pubblicate a febbraio stimano che fino a 11.000 palestinesi potrebbero morire a causa delle epidemie.

Tornato nella sua tenda, al-Zaanen cerca di allontanare le zanzare mentre si lamenta della perdita di comfort nella sua vita.

Ma nonostante tutto, rimane“ancora aggrappato alla vita”, ha detto, sperando di poter tornare presto a casa.

“Non vedo l’ora che arrivi il giorno in cui torneremo nel nord di Gaza e potrò costruire una tenda sulle macerie della nostra casa distrutta”.

 

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org