Gaza: il caso civile della Corte Penale Internazionale contro Ursula von der Leyen alza la posta in gioco sulla Complicità nel Genocidio

Gli esperti esortano la Corte Penale Internazionale a indagare sulla Presidente della Commissione Europea sul suo presunto sostegno all’assalto Genocida di Israele contro il popolo palestinese.

Fonte: English version

Di Richard Falk – 6 giugno 2024

Immagine di copertina: La Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen parla a Strasburgo, nella Francia orientale, il 6 febbraio 2024 (Frederick Florin/AFP)

Nei quasi 80 anni di esistenza delle Nazioni Unite, mai prima d’ora è stata intrapresa una tale gamma di approcci orientati al Diritto nei tribunali internazionali nel tentativo, finora inutile, di fermare un Genocidio, che continua a devastare la vita di 2,3 milioni di palestinesi a Gaza.

Da gennaio non solo la Corte Internazionale di Giustizia ha emesso tre ordinanze provvisorie che impongono a Israele di fermare il suo “Genocidio plausibile”, ma a Israele è stato anche ordinato di smettere di interferire con la fornitura di aiuti di emergenza ai palestinesi affamati.

Sempre durante questo periodo, il Procuratore Capo della Corte Penale Internazionale (CPI), Karim Khan, ha raccomandato mandati di arresto contro i leader israeliani e di Hamas.

Questa impennata dell’attività giudiziaria internazionale arriva in mezzo alle frustrazioni delle Nazioni Unite per i tentativi falliti di imporre un cessate il fuoco, mentre la guerra israeliana aggrava sempre più le già precarie condizioni a Gaza. Gli Stati Uniti hanno usato il loro veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per sollevare il loro alleato Criminale dalle pressioni delle Nazioni Unite.

Israele ha reagito agli ultimi sviluppi con furia e sfida, godendo del sostegno degli Stati Uniti espresso in modo più discreto.

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ripetutamente sostenuto che, alla luce dell’Olocausto, Israele non potrà mai essere accusato del Crimine di Genocidio; che dal 7 ottobre Israele esercita il proprio diritto all’autodifesa contro un attacco terroristico di Hamas; e che i mandati di arresto proposti dalla CPI, se emessi, minerebbero la capacità delle democrazie di difendersi in futuro.

Ha anche invitato, con un certo successo, il governo degli Stati Uniti e altre nazioni che sostengono Israele a esercitare pressioni sulla Corte affinché respinga la richiesta del Pubblico Ministero.

Massimizzare la pressione

In mezzo a tutte queste controversie legali, sta diventando evidente che Israele si preoccupa profondamente di essere criminalmente marchiato da questi tribunali che deride perché non hanno competenza per accogliere denunce sul suo comportamento.

Questa apparente contraddizione suggerisce che Israele si rende conto che il suo rifiuto di rispettare le sentenze di questi tribunali internazionali non cancellerà la loro influenza su tutta la società civile, rendendo importante massimizzare la pressione per scoraggiare tali valutazioni delle due Corti sul presunto Comportamento Criminale di Israele a Gaza, in particolare per quanto riguarda il Genocidio, il Crimine dei Crimini.

In questo contesto, l’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Ginevra (GIPRI) ha aggiunto un’ulteriore dimensione di complessità giuridica, invitando la CPI alla fine del mese scorso a indagare sulla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, per presunta “complicità nei Crimini di Guerra e Genocidio commessi da Israele”.

Lo Statuto di Roma del 2002, che stabilisce il quadro del trattato che modella l’operato della CPI, conferisce alle ONG e ai singoli individui il diritto, ai sensi dell’Articolo 15, di portare prove di criminalità all’attenzione del Pubblico Ministero, che può determinare se le prove offerte sono sufficientemente convincente da giustificare un’indagine.

A differenza della Corte Internazionale di Giustizia, che si occupa di risolvere controversie legali tra Stati sovrani, funzionando come il braccio giudiziario delle Nazioni Unite la CPI ha l’autorità di indagare, arrestare, incriminare, perseguire e punire individui giudicati colpevoli di un crimine internazionale da un collegio di giudici.

Tutti i membri delle Nazioni Unite sono automaticamente parti dello Statuto che disciplina la Corte Internazionale di Giustizia, mentre gli Stati devono agire volontariamente per diventare parti della CPI senza alcun obbligo di farlo, sebbene 124 Stati abbiano aderito, comprese le democrazie dell’Europa occidentale e della Palestina (trattate come Stato a questo scopo).

Di rilievo è il fatto che né Israele né gli Stati Uniti sono diventati parti dello Statuto di Roma, né lo hanno fatto Russia, Cina, India e pochi altri. Gli Stati Uniti, tuttavia, non hanno esitato a spingere la CPI ad incriminare il Presidente russo Vladimir Putin dopo l’invasione dell’Ucraina del 2022, opponendosi al contempo alla sua applicabilità a Israele nella situazione di Gaza sulla base del suo status apartitico. (Lo Statuto di Roma conferisce alla CPI l’autorità di agire contro individui che commettono crimini nel territorio di qualsiasi parte del trattato, che in questo caso è la Palestina.)

Complicità e Favoreggiamento

L’iniziativa GIPRI è interessante perché riguarda la questione relativamente trascurata della Complicità, o del Favoreggiamento nella commissione di un Crimine internazionale. La questione si basa sull’obbligo giuridico sancito dalla Convenzione sul Genocidio e nello Statuto di Roma, che criminalizza il favoreggiamento e la complicità nei Crimini in Violazione del Diritto Umanitario Internazionale.

Il Nicaragua ha presentato una denuncia di questo tipo presso la Corte Internazionale di Giustizia contro la Germania, chiedendo un ordine di emergenza per cessare l’attività che potrebbe plausibilmente essere considerata un Genocidio. L’accusa principale contro la Germania era quella di aver fornito a Israele armi militari strumentali alla Condotta Genocida di Israele.

Ad aprile, la Corte Internazionale di Giustizia ha respinto la richiesta del Nicaragua con un voto di 15 a 1, affermando che le circostanze non giustificavano un ordine di emergenza. Ma la Corte ha anche respinto il tentativo della Germania di respingere la denuncia di complicità del Nicaragua, il che significa che la Corte Internazionale di Giustizia a tempo debito esaminerà le argomentazioni di entrambe le parti sul merito della controversia di fondo, e alla fine raggiungerà una decisione sostanziale.

Al contrario, l’iniziativa GIPRI è arrivata sotto forma di una dichiarazione consegnata al Procuratore della CPI a maggio, approvata da vari esperti di Diritto Internazionale, compreso il sottoscritto.

Anche la dichiarazione del GIPRI si basa su una teoria di Complicità Criminale e di Favoreggiamento, ma l’obiettivo è necessariamente una persona, Ursula von der Leyen, piuttosto che uno Stato. Il GIPRI afferma che il sostegno della Commissione Europea “ha avuto un effetto concreto sulla Commissione e sulla Continuazione di Crimini da parte di Israele, compreso il Genocidio”.

Questo sostegno, osserva il GIPRI, è consistito in un sostegno politico, forniture militari, e nel non prendere misure ragionevoli per prevenire il Genocidio.

Qualunque cosa accada all’iniziativa GIPRI, essa illustra l’ampiezza del potenziale della CPI e mostra lo sforzo della società civile per invocare il Diritto Internazionale, dato il fallimento delle Nazioni Unite o del sistema intergovernativo nel prevenire e punire un Genocidio così evidente.

Insieme a iniziative di solidarietà come la campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) e le proteste universitarie, soprattutto negli Stati Uniti, la società civile si sta rivelando un attore politico che persino Israele capisce di non poter ignorare se vuole avere qualche speranza di evitare a lungo termine lo status di emarginato.

Qualunque sia la risposta della Corte Penale Internazionale a questa iniziativa del GIPRI, si tratta di un ulteriore segnale che la società civile sta diventando un attore politico sulla scena globale.

Richard Falk è Professore Emerito di Diritto Internazionale della Fondazione Albert G. Milbank presso l’Università di Princeton, detentore di una Cattedra di Diritto Globale presso l’Università Queen Mary di Londra e Ricercatore Associato del Centro di Studi Globali di Orfalea, UCSB. Nel 1965 ha agito come difensore dell’Etiopia e della Liberia nei casi dell’Africa sudoccidentale davanti alla Corte Internazionale di Giustizia. Un recente libro (Re)Immaginare una Dirigenza Globale Umana ([Re]Imagining Humane Global Governance – 2014) propone una valutazione orientata al valore dell’ordine mondiale e delle tendenze future. I suoi libri più recenti sono: Intervento Umanitario e Guerre di Legittimità (Humanitarian Intervention and Legitimacy Wars – 2014) Palestina: La Legittimità Della Speranza (Palestina: The Legitimacy of Hope – 2014) e Caos e Controrivoluzione: Dopo la Primavera Araba (Chaos and Controrivoluzione: dopo la primavera araba – 2015). Nel 2001 ha fatto parte di una Commissione d’inchiesta sui diritti umani per i Territori della Palestina composta da tre persone, nominata dalle Nazioni Unite e, in precedenza, membro della Commissione Internazionale Indipendente sul Kosovo. Tra il 2008 e il 2014 Falk è stato Relatore Speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nella Palestina occupata. Tra i suoi primi libri ci sono Religione e Dirigenza Umana Globale (Religion and Humane Global Governance – 2001); Orizzonti dei Diritti Umani (2000); Sulla Dirigenza Umana: Verso Una Nuova Politica Globale (Sulla governance umana: verso una nuova politica globale – 1995); Esplorazioni ai Confini del Tempo (1993) Rivoluzionari e Funzionari (1988); La promessa dell’Ordine Mondiale (1988); Armi Indifendibili (1983); Diritti Umani e Sovranità Statale (Diritti umani e sovranità statale – 1981); Uno Studio sui Mondi Futuri (Uno Studio sui Mondi Futuri – 1975); Questo Pianeta in Via di Estinzione (This Endangered Planet – 1973); e coeditore di Crimini di Guerra (2006). Attualmente dirige presso l’UCSB un progetto sui cambiamenti climatici, la sicurezza umana e la democrazia e ricopre il ruolo di vicepresidente senior del consiglio di amministrazione della Fondazione per la Pace nell’Era Nucleare (Nuclear Age Peace Foundation).

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org