La candidata alla presidenza degli Stati Uniti Jill Stein: ciò che sta accadendo in Palestina è peggio del regime di apartheid in Sudafrica

“Biden si comporta come il presidente di un impero e non si preoccupa di ciò a cui sono esposti milioni di palestinesi”

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WAFA, 14 giugno 2024

Immagine di copertina: : La candidata alla presidenza degli Stati Uniti Jill Stein, Green Party

La candidata alla presidenza degli Stati Uniti Jill Stein (Green Party) ha dichiarato che l’amministrazione americana può porre fine alla guerra genocida contro il popolo palestinese con una telefonata al governo israeliano, spiegando che questa amministrazione sta agendo in modo da violare il diritto internazionale armando Israele, che viola i diritti umani e tutti gli accordi e impedisce agli aiuti umanitari di entrare nella Striscia di Gaza.
In un’intervista rilasciata al programma “With the Editor” della televisione palestinese, Stein ha dichiarato: “L’attuale posizione americana è ciò che ostacola il processo di pace nella regione, e questa amministrazione non prende sul serio le posizioni che esprime e assume posizioni che violano la legge”.

Stein ha sottolineato che Israele sta commettendo un genocidio contro il popolo palestinese da 76 anni, e ciò a cui i palestinesi sono esposti è una grande tragedia che richiede una seria presa di posizione da parte del mondo per il bene dei valori umani.
Ha dichiarato: “Stiamo assistendo a uno stato di collera per il genocidio commesso da Israele e per il sostegno dato dall’amministrazione americana al governo israeliano”.
Ha sottolineato che la posizione americana non è nuova, ma va avanti da decenni, in quanto l’amministrazione americana sostiene e finanzia guerre disastrose in varie regioni. Questa politica è dannosa per il popolo americano, perché il mondo si troverà in una posizione di opposizione agli Stati Uniti d’America, e sarà il popolo a portarne le conseguenze, sottolineando la necessità di porre immediatamente fine a tutte le forme di sostegno militare americano a Israele.
La Stein ha confermato che, se vincerà le elezioni americane, prenderà la decisione di impedire il trasferimento di armi al governo israeliano e ha dichiarato: “Il Congresso degli Stati Uniti non può continuare a finanziare con le armi la parte israeliana, e il primo giorno dopo la mia vittoria lavorerò per prendere questa decisione”.

Ha sottolineato che invitare Netanyahu a parlare davanti al Congresso è “un tradimento del popolo americano, ed è una cosa esasperante, soprattutto alla luce dei mandati di arresto emessi contro di lui, che dovrebbe essere arrestato invece di venire negli Stati Uniti”.
Per quanto riguarda le posizioni di solidarietà e di protesta assunte dagli studenti delle università americane, ha sottolineato che queste proteste portano il messaggio che non c’è futuro per questi giovani in un mondo che incoraggia il genocidio e accetta la politica dell’attuale impero americano, che accetta gli attacchi ai popoli e ai civili, sottolineando che i giovani degli Stati Uniti, consapevoli dei fatti, si stanno battendo per un futuro migliore per loro stessi e per il mondo, solidarizzando con la causa palestinese, la più giusta del mondo.
Ha sottolineato che l’attacco agli studenti che partecipano alle manifestazioni è un attacco alla libertà di espressione e ai diritti umani e una violazione della Costituzione degli Stati Uniti, che impone la necessità di andare in tribunale e di denunciare gli agenti di polizia che attaccano i manifestanti.

Ha espresso la sua irritazione per il fallimento dell’amministrazione statunitense nel fare pressione su Israele affinché porti aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, nonostante gli annunci delle Nazioni Unite e del Programma Alimentare Mondiale che la fame sta minacciando i cittadini palestinesi nella Striscia di Gaza e che ci sarà una vera e propria emergenza carestia all’inizio del prossimo mese. Tuttavia, l’amministrazione statunitense non ha scoraggiato questa iniziativa e continua a sostenerla.
Nello stesso contesto, ha sottolineato la necessità di porre fine agli attacchi e all’armamento dei colonialisti, che stanno commettendo crimini contro i civili, le loro case e le loro proprietà, evidenziando che c’è una crescente consapevolezza e coscienza nella società americana di queste azioni condotte per proteggere le forze di occupazione, considerando questi crimini come un crimine contro l’umanità e un’estensione del processo di pulizia etnica e genocidio che viene praticato contro tutti i palestinesi.

Ha dichiarato: “Ciò che sta accadendo in Palestina è peggio del regime di apartheid che ha avuto luogo in Sudafrica”. La Stein ha chiesto di utilizzare tutti gli strumenti possibili per fare pressione sull’amministrazione statunitense, attraverso altri Paesi e imponendo sanzioni, e di rilanciare la posizione araba e l’uso del fattore economico come strumento per influenzare la politica estera, chiedendosi: “Cos’altro serve al mondo per adottare una posizione decisa e giusta sulla questione palestinese?
Per quanto riguarda l’attacco israeliano all’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati (UNRWA), ha dichiarato: “Israele sta uccidendo i lavoratori dell’agenzia, gli operatori medici e sanitari e bombarda gli ospedali. Tutti questi crimini sono sostenuti dall’amministrazione americana e noi dobbiamo lottare contro il discorso israeliano contro l’agenzia e le organizzazioni internazionali, e ci deve essere una posizione internazionale a favore dell’agenzia”.

Riguardo al fatto che le Nazioni Unite abbiano inserito lo Stato occupante nella lista della vergogna, ha dichiarato: “Non è possibile opporsi all’idea delle Nazioni Unite e a classificare Israele come un paese che fa del male ai bambini e addirittura li uccide. Ciò che accade ogni giorno, ed è documentato con immagini, conferma la verità. La posizione americana è fonte di rabbia e vergogna, e nessuno può negarlo: “Tappare le bocche e imbrogliare la giustizia”.
Ha aggiunto: “Biden si comporta come il presidente di un impero e non si preoccupa di ciò a cui sono esposti milioni di palestinesi”, sottolineando la necessità di un cambio di regime, la fine del genocidio commesso da Israele, il blocco dei suoi finanziamenti e il perseguimento dei criminali di guerra in Israele e in America.

Nello stesso contesto, ha sottolineato che gli attacchi israeliani ai luoghi santi e l’impedimento ai fedeli di accedervi nella Gerusalemme occupata fanno parte della politica di occupazione, apartheid e genocidio contro il popolo palestinese, a cui bisogna porre fine, osservando che la decisione di Trump di spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme è illegale, illegittima e in violazione degli accordi e delle leggi internazionali.

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org