Dall’alba di martedì 25 giugno sono stati segnalati quattro attacchi israeliani contro centri di accoglienza
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Dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani – 25 giugno 2024
Territorio Palestinese – Nell’ambito del Crimine di Genocidio in atto dal 7 ottobre 2023, Israele ha attuato una politica sistematica di uccisione di civili della Striscia di Gaza, che sono protetti dal Diritto Umanitario Internazionale. Ciò include l’intensificazione dei bombardamenti sui centri di accoglienza che danno rifugio agli sfollati, nonché il bombardamento delle aree designate come zone umanitarie.
Sono ormai quasi nove mesi che l’esercito israeliano uccide in massa i palestinesi nella Striscia bombardando obiettivi civili, attaccando centri di accoglienza gestiti dalle Nazioni Unite e compiendo massacri, ognuno dei quali costituisce di fatto una grave violazione del Diritto Internazionale.
Prendendo di mira le scuole dell’UNRWA che funzionano come centri di accoglienza, le tattiche di bombardamento israeliane dimostrano una politica deliberata intesa a compromettere la sicurezza in tutta la Striscia di Gaza e a negare stabilità o riparo ai palestinesi sfollati, anche se quel rifugio è solo temporaneo.
Dall’alba di martedì 25 giugno sono stati segnalati quattro attacchi israeliani contro centri di accoglienza, oltre alla demolizione di diverse case con all’interno i loro occupanti. Questi attacchi hanno provocato numerosi morti e feriti, soprattutto donne e bambini. Proprio questo pomeriggio, aerei israeliani hanno bombardato anche il centro di accoglienza di Nadi Al-Jazeera, a ovest di Gaza Città, uccidendo uno sfollato e ferendone altri.
Questa mattina, aerei israeliani hanno bombardato la scuola Abdel Fattah Hammoud nel centro di Gaza, uccidendo otto sfollati, tutti membri della stessa famiglia. Le vittime sono state identificate come una donna anziana, suo figlio, sua moglie e i loro cinque figli. Nell’attacco sono rimasti feriti anche diversi altri civili.
Altri undici sfollati, tra cui cinque donne e quattro bambini, sono stati uccisi all’alba quando gli aerei israeliani hanno bombardato la scuola “Asmaa C” gestita dall’UNRWA, che ospita rifugiati nel campo sciita vicino a Gaza Città.
Questa stessa scuola era stata precedentemente oggetto di un bombardamento israeliano a mezzogiorno di venerdì 7 giugno, che aveva provocato la morte di quattro degli sfollati che vi si rifugiavano e il ferimento di altri cinque. L’attentato del 7 giugno ha colpito anche una stanza all’interno della scuola contenente giocattoli utilizzati per le attività ludiche e per attuare programmi di soccorso psicologico per bambini traumatizzati.
Inoltre, nel pomeriggio di domenica 23 giugno, aerei israeliani hanno bombardato il sito “Industria” gestito dall’UNRWA, colpendo due stanze presso il cancello occidentale dell’edificio e uccidendo quattro dipendenti dei comitati di aiuto umanitario. Sono rimasti feriti anche diversi sfollati.
In precedenza, venerdì 21 giugno, i carri armati israeliani che avevano invaso Rafah avevano sparato diversi colpi di artiglieria contro le tende degli sfollati ad Al-Mawasi, a ovest di Rafah. I droni israeliani hanno poi bombardato l’area, incendiandola, uccidendo 25 sfollati e ferendone altri 45. La maggior parte delle vittime erano donne e bambini. Altri proiettili sono caduti anche vicino allo Shams Chalet, che si trova sulla strada litoranea Al-Rashid, a ovest del quartiere di Al-Mawasi, e funge da quartier generale e residenza del Comitato Internazionale della Croce Rossa per la sua delegazione e i suoi dipendenti.
Il 6 giugno, aerei israeliani hanno bombardato anche una scuola che ospitava migliaia di sfollati nel campo profughi di Nuseirat, uccidendone 40, tra cui donne e bambini.
Oltre a colpire i centri di accoglienza, nelle ultime 24 ore gli aerei israeliani hanno bombardato almeno 12 abitazioni in diverse aree della Striscia di Gaza. Di conseguenza, molte persone sono state uccise e ferite, alcune delle quali sono ancora sotto le macerie.
Prendere di mira i centri di accoglienza battenti bandiera delle Nazioni Unite e gli edifici che ospitano gli sfollati, così come eliminare intere famiglie, conferma che l’esercito israeliano continua a violare i principi di distinzione, necessità, proporzionalità e si rifiuta di prendere qualsiasi precauzione per prevenire la morte di civili. Va sottolineato che non esiste alcuna giustificazione legale o morale per questa violenza, che è chiaramente parte di una serie di operazioni israeliane che utilizzano deliberatamente la potenza di fuoco per infliggere gravi danni ai civili palestinesi indifesi, distruggendo molte delle loro vite.
Oltre all’incitamento politico e alle azioni amministrative e legislative da parte di funzionari israeliani volte a indebolire il lavoro dell’Agenzia delle Nazioni Unite nella Striscia di Gaza, i ripetuti attacchi agli edifici delle Nazioni Unite, che provocano la morte di sfollati interni nonché l’inumana distruzione e incenerimento dei loro corpi, costituiscono di fatto una flagrante violazione del Diritto Internazionale Umanitario e un Crimine di Guerra.
Tutti i centri di accoglienza delle scuole dell’UNRWA sono stati incendiati e distrutti dalle forze israeliane durante l’invasione di Jabalia e del suo campo profughi il mese scorso.
Walaa Khaled Dabour, 42 anni, è stata sfollata da Beit Hanoun, nel Nord della Striscia di Gaza, all’inizio del Genocidio e costretta a cercare rifugio nel centro di accoglienza della scuola elementare Al-Quds del campo di Jabalia (complesso di Abu Zeitoun). Ha descritto come l’Esercito di Occupazione Israeliano ha preso d’assalto il rifugio, costringendo un civile palestinese a dare fuoco a ogni stanza mentre erano minacciati da un drone quadricottero che volava sopra di loro:
“Gli sfollati con noi nel centro di accoglienza hanno iniziato l’evacuazione il 12 maggio 2024, alla luce dell’intensificarsi dei bombardamenti di artiglieria, e noi siamo rimasti nel centro, che si trova sul lato orientale. Eravamo quindici in totale: io, mio marito, i nostri figli, mia suocera, la sorella di mio marito e i suoi figli. Dato che non c’era nessun posto dove rifugiarsi, abbiamo deciso di restare nella stanza. Esattamente all’ora della preghiera del 15 maggio, un uomo sulla quarantina è entrato nella stanza, mostrando ferite compatibili con torture e percosse. Assicurandoci che era palestinese, ci informò che, secondo la richiesta dell’esercito israeliano, saremmo dovuti partire secondo il programma che avevano preparato. Aveva con sé fiammiferi e qualcosa di infiammabile. Mia figlia gli ha chiesto cosa avrebbe fatto.
“Dopo avermi picchiato e trattenuto per ore, i soldati mi hanno detto di entrare in questo centro di accoglienza”, ci ha detto. “Devo dire a coloro che sono rimasti all’interno di andarsene immediatamente e dirigersi verso il posto di blocco dell’esercito israeliano dove le persone sono detenute, e dare fuoco a ogni stanza”. Ci ha indicato il percorso di uscita, mentre i soldati israeliani erano ancora a più di 200 metri dal centro del rifugio, nella parte posteriore del rifugio conosciuta come area di Mazaya Hall. L’uomo, infatti, diede fuoco alle stanze e, mentre uscivamo tutti lungo il percorso indicato, minuscoli droni volteggiavano sopra di noi.
Con tutta la mia famiglia al seguito, siamo usciti con una bandiera bianca fino ad arrivare al punto d’incontro designato dall’esercito. Non siamo rimasti lì a lungo prima che l’esercito ci ordinasse di dirigerci verso ovest lungo un percorso prestabilito, arrestando sia mio figlio di 18 anni che mio marito, Ali Abdul Raouf Dabour. Al momento non sappiamo nulla di nessuno dei due e non abbiamo idea del loro destino. Dopo il ritiro dell’esercito, siamo tornati nello stesso rifugio e abbiamo scoperto che il fuoco aveva distrutto le provviste e i materassi di tutti, così come tutte le stanze. Non c’era nessun altro posto dove andare, quindi tornammo a vivere nella stessa stanza, nonostante il fuoco e l’oscurità”.
Secondo l’UNRWA, negli ultimi otto mesi le forze israeliane hanno bombardato più di 190 edifici dell’UNRWA, uccidendo di conseguenza più di 460 sfollati, anche se l’UNRWA condivide le coordinate di tutte le sue strutture (inclusa questa scuola) con l’esercito israeliano e altri parti in conflitto.
Israele continua ad espandere le sue operazioni militari a Rafah, facilitando il ridispiegamento militare e il posizionamento lungo il confine con l’Egitto, continuando al contempo i bombardamenti e gli sfollamenti forzati. Ciò avviene in flagrante violazione del Diritto Internazionale e della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia secondo cui l’attacco al Governatorato di Rafah deve cessare. In particolare, Israele non ha esitato a respingere pubblicamente la decisione della Corte, e ha addirittura intensificato i bombardamenti, le uccisioni e le distruzioni subito dopo la fine della sessione.
I civili a Rafah stanno pagando un prezzo pesante per gli attacchi militari israeliani che violano gravemente le norme del Diritto Umanitario Internazionale, in particolare i principi di distinzione, proporzionalità e necessità militare.
Sulla base di quanto sopra, tutte le nazioni sono tenute a rispettare i propri obblighi internazionali adottando forti sanzioni contro Israele e interrompendo tutti gli altri tipi di sostegno e cooperazione politica, finanziaria e militare. Ciò include l’immediata sospensione dei trasferimenti di armi a Israele, compresi i permessi di esportazione e gli aiuti militari; altrimenti, queste nazioni saranno ritenute responsabili dei Crimini commessi nella Striscia di Gaza, compreso il Genocidio.
Inoltre, la Corte Penale Internazionale dovrebbe continuare ad esaminare tutti i Crimini commessi da Israele nella Striscia di Gaza, ampliare le sue indagini sulla responsabilità penale al fine di ritenere tutti i colpevoli responsabili, emettere mandati di arresto per i responsabili e riconoscere e perseguire i Crimini di Israele nella Striscia di Gaza in quanto si tratta di Crimini internazionali che ricadono sotto la giurisdizione della Corte Penale Internazionale e sono chiaramente Crimini di Genocidio.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org