Le “Dita” di Netanyahu a Gaza ricordano i passati fallimenti israeliani

Ciò che Netanyahu sta cercando di attuare a Gaza è una copia scadente delle strategie precedenti utilizzate da altri leader israeliani

Fonte: English version

Di Ramzy Baroud- 2 luglio 2024

Israele non impara mai dai propri errori. Ciò che il Primo Ministro Benjamin Netanyahu sta cercando di attuare a Gaza è una brutta copia delle strategie precedenti utilizzate da altri leader israeliani. Se queste strategie avessero avuto successo, Israele non si troverebbe in questa posizione.

La ragione principale della mancanza di chiarezza di Netanyahu sui suoi reali obiettivi a Gaza è che né lui né i suoi generali possono determinare l’esito della loro inutile guerra nella Striscia, una guerra che ha già ucciso decine di migliaia di civili innocenti.

E non importa quanto ci provi, Netanyahu non sarà in grado di riprodurre il passato.

Dopo l’Occupazione israeliana di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est nel giugno 1967, i politici e i generali israeliani si trovarono d’accordo su molte cose. Il governo voleva trasformare la sua sorprendente vittoria militare contro gli eserciti arabi in un’Occupazione permanente. L’esercito voleva utilizzare i territori appena acquisiti per creare “zone cuscinetto”, “corridoi di sicurezza” e simili per strangolare ulteriormente i palestinesi.

Sia il governo che l’esercito ritennero che la creazione di nuove colonie fosse la risposta perfetta alla loro visione condivisa. In effetti, gli odierni insediamenti illegali erano stati originariamente previsti come parte di due enormi corridoi di sicurezza progettati dall’allora Ministro Laburista Yigal Allon.

Il Piano Allon si basava su diversi elementi. Tra le altre idee e progetti, prevedeva la costruzione di un corridoio di sicurezza lungo il fiume Giordano e di un altro lungo la cosiddetta Linea Verde, i confini di Israele prima del 1967. Le nuove demarcazioni avevano lo scopo di espandere i confini di Israele, che non erano mai stati definiti fin dall’inizio, fornendo così a Israele un maggiore margine strategico. Questo piano era lo schema di annessione originale; è stato riesumato da Netanyahu nel 2019 e ora viene portato avanti dal Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich.

Netanyahu sta anche frugando negli archivi dei governi precedenti nella speranza di trovare una soluzione alla sua disastrosa guerra a Gaza. Anche in questo caso è rilevante il Piano Allon.

Nel 1971, il Generale israeliano Ariel Sharon tentò di attuare l’idea di Allon riguardo al controllo completo su Gaza, ma con il suo tocco unico. Ha inventato quelle che divennero note come le “Cinque Dita” di Sharon. Questo era un riferimento alle zone militari e alle colonie che avrebbero dovuto dividere la Striscia di Gaza in sezioni e separare la città meridionale di Rafah dalla regione del Sinai.

Per raggiungere questo obiettivo, migliaia di case palestinesi sono state distrutte in tutta Gaza, in particolare nel Nord. Per quanto riguarda il Sud, migliaia di famiglie palestinesi, per lo più appartenenti alle tribù beduine, hanno subito la Pulizia Etnica nel deserto del Sinai.

Il piano di Sharon, che era un’estensione di quello di Allon, non fu mai pienamente attuato, anche se molti aspetti furono attuati a spese dei palestinesi, la cui Resistenza continuò per molti anni. È proprio quella Resistenza, espressa attraverso la sfida collettiva della popolazione della Striscia, che ha poi costretto Sharon, allora Primo Ministro, ad abbandonare del tutto Gaza. Ha definito il suo ridispiegamento militare nel 2005 e il successivo assedio di Gaza il “Piano di Disimpegno”.

Il piano relativamente nuovo, che Netanyahu all’epoca rifiutò ma che ora sta cercando di rilanciare, sembrava essere la risposta razionale alla fallita Occupazione di Gaza da parte di Israele. Dopo 38 anni di Occupazione Militare, l’esperto generale israeliano, noto ai palestinesi come “ll Bulldozer”, si è reso conto che Gaza semplicemente non può essere sottomessa, e tanto meno governata.

Invece di imparare dall’esperienza di Sharon, Netanyahu sembra ripetere l’errore originale.

Sebbene Netanyahu abbia rivelato pochi dettagli sul suo piano futuro per Gaza, ha parlato spesso di mantenere il “controllo di sicurezza” sulla Striscia, così come sulla Cisgiordania. Israele “manterrà la libertà operativa di azione nell’intera Striscia di Gaza”, ha affermato a febbraio.

Da allora, il suo esercito ha costruito quella che sembra essere una presenza militare a lungo termine nel centro di Gaza, conosciuta come il Corridoio Netzarim, un grande “Dito” di rotte militari e accampamenti che divide Gaza in due. Netzarim, dal nome di un ex insediamento a Sud-ovest di Gaza che fu evacuato nel 2005, dà anche a Israele il controllo delle due principali autostrade della zona, Salah Al-Din Road e la costiera Al-Rashid Street.

Il Corridoio Filadelfia, situato tra Rafah e il confine egiziano, è stato Occupato da Israele il 7 maggio. Dovrebbe essere un altro “Dito”. Ulteriori “zone cuscinetto” esistono già in tutte le regioni di confine di Gaza, con l’obiettivo di soffocare completamente Gaza e dare a Israele il controllo totale sugli aiuti.

Tuttavia, il piano di Netanyahu è destinato a fallire.

Le circostanze dell’Occupazione israeliana di Gaza nel 1967 erano completamente diverse da quelle attuali. Il primo è stato il risultato di una grande sconfitta araba, mentre il secondo è il risultato dei fallimenti militari e strategici di Israele.

Inoltre, le circostanze regionali stanno lavorando a favore della Palestina e la conoscenza globale del Genocidio in corso da parte di Israele a Gaza rende quasi impossibile una guerra permanente.

Un altro punto importante da tenere a mente è che l’attuale generazione di abitanti di Gaza è determinata e senza paura. La sua continua Resistenza è il riflesso di un risveglio popolare in tutta la Palestina.

Infine, l’unità israeliana che seguì la guerra del 1967 non si trova da nessuna parte, poiché oggi Israele è diviso lungo molte linee di faglia.

È doveroso che Netanyahu riconsideri la sua folle decisione di mantenere una presenza permanente a Gaza, poiché sconfiggere Gaza si sta rivelando un impresa impossibile, anche per l’esercito di gran lunga superiore del suo Paese.

Ramzy Baroud è un giornalista e redattore di The Palestine Chronicle. È autore di sei libri. Il suo ultimo libro, curato insieme a Ilan Pappé, è “La Nostra Visione per la Liberazione: Leader Palestinesi Coinvolti e Intellettuali Parlano”. Ramzy Baroud è un ricercatore senior non di ruolo presso il Centro per l’Islam e gli Affari Globali (CIGA), dell’Università Zaim di Istanbul (IZU).

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org