Rupert Murdoch: Il più potente sostenitore di Israele

Senza media complici, il potente esercito israeliano sarebbe quasi inutile nei suoi tentativi di Pulizia Etnica di Gaza. Per il suo progetto fa affidamento sul cruciale sostegno occidentale, e nessuno è così importante nel produrre consenso per Israele come Rupert Murdoch. Il Barone della stampa, nato in Australia, ha stretti e ampi legami personali con l’élite politica israeliana e una miriade di affari commerciali con il Paese.

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Di Alan Macleod – 3 luglio 2024

Senza media complici, il potente esercito israeliano sarebbe quasi inutile nei suoi tentativi di Pulizia Etnica di Gaza. Per il suo progetto fa affidamento sul cruciale sostegno occidentale, e nessuno è così importante nel produrre consenso per Israele come Rupert Murdoch. Il Barone della stampa, nato in Australia, ha stretti e ampi legami personali con l’élite politica israeliana e una miriade di affari commerciali con il Paese. Ha usato il suo Impero Mediatico per difendere Israele e tesserne le lodi, anche nel mezzo di un attacco a Gaza comunemente condannato come Genocida. In quanto tali, le sue aziende fungono effettivamente da braccio non ufficiale della macchina di propaganda israeliana.

La macchina di Murdoch comprende oltre 100 giornali, alcuni dei quali tra i più conosciuti e influenti al mondo, oltre a dozzine di canali televisivi e un formidabile impero editoriale. Questo potere gli consente di definire l’agenda politica in gran parte del mondo. L’ex Primo Ministro britannico Tony Blair affermò che Murdoch era un “membro non ufficiale” del suo gabinetto e uno dei quattro uomini più potenti del Regno Unito.

CONOSCENZE POLITICHE

Il Presidente Joe Biden, nel frattempo, lo ha descritto come l’individuo “più pericoloso” del mondo. La sua influenza sulla vita pubblica americana, attraverso testate come il Wall Street Journal e Fox News, è ben documentata. Meno conosciuti, tuttavia, sono i suoi stretti legami con Israele e, in particolare, con la sua dirigenza politica.

Nel 2010, il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth ha pubblicato un elenco trapelato compilato dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu di sostenitori che considerava la sua migliore fonte di contributi elettorali. Il nome di Murdoch appare nell’elenco indicato con il numero due, il che significa che Netanyahu lo considerava uno stretto alleato e una delle più probabili fonti di finanziamento. Si stima che circa il 98% dei contributi di Netanyahu provenissero dall’estero.

A 93 anni, Murdoch ha ceduto gran parte della gestione quotidiana delle sue attività a suo figlio, Lachlan. All’inizio di quest’anno, Lachlan si è recato in Israele per incontrare Netanyahu e l’ex Primo Ministro Benny Gantz. Anche se i dettagli degli incontri restano oscuri, è chiaro che l’argomento principale è stato il sostegno all’offensiva israeliana a Gaza e oltre.

Questa non era la prima volta che il giovane Murdoch incontrava Netanyahu. Nel 2016, volò in Israele per incontri segreti con il Primo Ministro israeliano, dove, secondo il quotidiano locale Haaretz, tentò di convincere Murdoch ad acquistare Yedioth Ahronoth e ad avviare una canale televisivo in stile Fox News per Israele.

Netanyahu, tuttavia, non è l’unico Primo Ministro ad avere uno stretto rapporto con Murdoch. Ariel Sharon, ad esempio, ha avuto un’amicizia decennale con il magnate australiano. Murdoch rimase con lui nella sua fattoria e gli venne offerto un giro in elicottero in Israele, dove gli venne sottolineata la presunta vulnerabilità di Israele nei confronti dai suoi vicini ostili.

LEGAMI ECONOMICI

Oltre ai suoi legami politici, Murdoch ha diversi impegni economici con Israele. Nel 2010, lui e il miliardario bancario Lord Jacob Rothschild acquistarono ciascuno partecipazioni azionarie in Genie Energy ed entrarono a far parte del consiglio di amministrazione della società.

Mentre era nel consiglio di amministrazione, Genie ottenne un contratto per trivellare petrolio e gas su circa 400 chilometri quadrati delle Alture di Golan, territorio siriano che Israele Occupa illegalmente dal 1967. Infatti, Genie stava tentando di trarre profitto da un’Occupazione ritenuta illegittima secondo il Diritto Internazionale.

Murdoch possedeva anche la società di programmi informatici israeliana NDS, che fu al centro di uno scandalo di pirateria che fece fallire la società televisiva britannica ITV Digital. Le attività di NDS hanno aiutato un gran numero di cittadini britannici ad accedere gratuitamente alla televisione a pagamento, causando il fallimento della società a causa della riduzione delle entrate.

Un altro collegamento eticamente discutibile è la dipendenza di Murdoch dalla società di lobbismo LLM Communications. Il miliardario ha assunto il gruppo, co-fondato da Lord Jonathan Mendelsohn, per aiutarlo a ribaltare le leggi del governo britannico che garantivano ai sindacati la possibilità di votare per il riconoscimento del posto di lavoro. Lord Mendelsohn era il presidente del gruppo di pressione israeliano Labour Friends of Israel (Amici Laburisti di Israele), che fu cruciale nel diffamare e sconfiggere la dirigenza di Jeremy Corbyn, un attivista pacifista da sempre e sostenitore dei diritti dei palestinesi.

FERVENTE SIONISTA

“Le mie iniziative nei media non sono così importanti per me quanto diffondere le mie convinzioni politiche personali”, ha detto Murdoch, e sostenere Israele e le sue politiche espansionistiche è uno dei valori fondamentali per cui l’australiano ha lavorato instancabilmente.

In una riunione del 2009 del Comitato Ebraico Americano, ha spiegato che vedeva Israele come il fulcro della civiltà occidentale:

“In Occidente siamo abituati a pensare che Israele non possa sopravvivere senza l’aiuto dell’Europa e degli Stati Uniti. Vi dico: forse dovremmo cominciare a chiederci se noi in Europa e negli Stati Uniti potremo sopravvivere se permettiamo ai terroristi di avere successo in Israele. Alla fine, il popolo israeliano sta combattendo il nostro stesso nemico: assassini a sangue freddo che rifiutano la pace, che rifiutano la libertà e che governano con il giubbotto esplosivo, l’autobomba e lo scudo umano”.

Nel 2005, ha scritto la prefazione al libro, “Israel In The World: Changing Lives Through Innovation” (Israele nel Mondo: Cambiare la Vita Attraverso l’Innovazione), una prefazione servile che esalta Israele come un successo assoluto che ha costruito una democrazia solida e un’economia dinamica nonostante le battute d’arresto e le minacce da parte dei suoi vicini.

Ha anche finanziato secondo il suo principio: nel 2007, la sua attività News Corp ha fatto una donazione alla Jerusalem Foundation (Fondazione di Gerusalemme), un gruppo che costruisce insediamenti israeliani illegali in Cisgiordania, compresi i quartieri di Sheikh Jarrah a Gerusalemme.

Murdoch ha guidato la lotta contro il movimento globale di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), sostenendo che porta avanti una “guerra aperta contro gli ebrei”. “La guerra è entrata in una nuova fase”, ha detto.

“Questa è la guerra morbida che cerca di isolare Israele delegittimandolo. Il campo di battaglia è ovunque: i media, le organizzazioni multinazionali, le ONG. In questa guerra, l’obiettivo è isolare Israele”.

Ha fatto questi commenti durante un evento della Lega Anti-Diffamazione (ADL), dove l’organizzazione gli ha conferito il suo Premio Internazionale per la Dirigenza. Il fatto che l’ADL, che pretende di essere un gruppo che si oppone al razzismo, onori Murdoch con un simile premio, nonostante le sue reti emanino un imperante fanatismo, sottolinea quanta poca importanza attribuisca al vero antirazzismo e quanto funzioni semplicemente per promuovere gli interessi israeliani.

L’ADL, tuttavia, non è certo l’unica organizzazione ebraica ad aver elogiato il magnate dei media. Il Centro Simon Wiesenthal lo ha insignito del suo omonimo Premio umanitario; anche altri gruppi, come il Museo del Patrimonio Ebraico e il Comitato Ebraico Americano, hanno tessuto le sue lodi. La United Jewish Appeal Federation (Federazione Unita dell’Appello Ebraico) di New York lo ha dichiarato “umanista dell’anno” nel corso di una sontuosa cerimonia, durante la quale Henry Kissinger gli ha consegnato il Premio.

L’IMPERO DI MURDOCH

Murdoch rilevò il giornale di suo padre ad Adelaide nel 1952 e costruì rapidamente una gigantesca impresa globale, in particolare nel mondo anglofono. Ha usato questo potere per diffondere il suo programma conservatore.

Le sue testate britanniche, tra cui The Sun, The Times e Sunday Times, costituiscono un quarto della diffusione dei giornali nel Paese. La sua società News Corp gestisce anche Sky television, TalkTV, TalkRadio e TalkSPORT.

È opinione diffusa che Murdoch abbia influenzato sia le elezioni del 1992 per i Conservatori che le elezioni del 1997 a favore dei Laburisti dopo che Tony Blair aveva stretto un accordo con lui. “È difficile pensare a un primo ministro negli ultimi 40 anni che abbia vinto contro l’istinto di Murdoch”, ha detto l’ex redattore capo del Guardian Alan Rusbridger.

Negli Stati Uniti, Murdoch possiede testate influenti come il Wall Street Journal, il New York Post e gran parte della rete Fox. A ciò si aggiunge il fatto di possedere l’influente casa editrice Harper Collins.

È conosciuto come un proprietario insolitamente pratico, che insiste affinché il tono e la linea politica di tutti i suoi organi di stampa siano conformi al suo pensiero. “Nel bene e nel male, The News Corporation riflette il mio pensiero, il mio carattere e i miei valori”, ha ammesso.

Ciò includeva il pieno sostegno all’invasione dell’Iraq del 2003. “Non possiamo tirarci indietro adesso, quando si consegna l’intero Medio Oriente a Saddam. Penso che Bush si stia comportando in modo molto morale, molto corretto, e penso che andrà avanti”, ha detto. Si assicurò anche che ognuno dei suoi 175 titoli di giornali globali esprimesse un sostegno altrettanto vigoroso all’invasione.

All’interno del settore, Fox News è nota per la sua procedura editoriale particolarmente rigorosa e dall’alto verso il basso. Un ex collaboratore ha affermato che lavorare sotto Murdoch era “quasi come essere monitorati da un sistema stalinista, un ambiente di paura”. Un secondo ha confidato che “se non si segue la mentalità della gerarchia, se li si sfida sul loro atteggiamento riguardo alle cose, si diventa storia”.

Ma è nella sua Australia che il suo potere raggiunge proporzioni quasi da Repubblica delle Banane. Murdoch possiede 7 dei 12 quotidiani nazionali o della Capitale del Paese. Nella metà delle Capitali degli Stati o dei territori del Paese non esiste un’alternativa locale alle pubblicazioni di Murdoch. L’ex Primo Ministro Kevin Rudd ha definito il suo impero un “Cancro” per la democrazia australiana.

PIERS MORGAN SMASCHERATO

Fino a quando non è diventato indipendente con il suo programma televisivo, Piers Morgan era uno dei conduttori più riconoscibili di Murdoch. Presentando un popolare programma tv che ha raggiunto milioni di persone, Morgan ha svolto un ruolo cruciale nell’informare il pubblico su Israele e Palestina. Sebbene abbia affermato di essere del tutto neutrale sulla questione e di non parteggiare per nessuna delle due parti, Morgan ha una serie di stretti legami con Israele degni di nota. In primo luogo, ha sostenuto la Norwood Charity, un ente di beneficenza del Regno Unito, in diverse occasioni, contribuendo a raccogliere centinaia di migliaia di dollari per il gruppo.

Norwood è guidato dal già citato lobbista israeliano, Lord Mendelsohn, insieme a sua moglie, Lady Nicola Mendelsohn. Lady Mendelsohn è anche direttore commerciale globale del colosso dei social media Meta (la società madre di Facebook, WhatsApp e Instagram). Ha costantemente esercitato pressioni a favore delle cause israeliane e ha anche incontrato l’ex Presidente Shimon Peres. Durante la sua permanenza a Meta, l’azienda ha iniziato ad impiegare dozzine di ex agenti del gruppo di spionaggio israeliano, Unità 8200, tutti in posizioni sensibili all’interno dell’azienda. Facebook in particolare si è avvicinato a Israele, nominando anche l’ex Direttore Generale del Ministero della Giustizia Israeliano Emi Palmor nel suo consiglio di sorveglianza, il gruppo che decide quale direzione prende l’azienda e quali contenuti consentire e non consentire sulla piattaforma.

Il precedente presidente di Norwood era Sir Trevor Chinn. Chinn è attualmente a capo dello United Jewish Israel Appeal (Appello all’Israele Ebraico Unito), un gruppo britannico-israeliano il cui obiettivo è aumentare il senso di legame dei giovani ebrei britannici con Israele. Fa anche parte del comitato esecutivo del più grande gruppo di pressione israeliano britannico, BICOM, e ha finanziato i Labour Friends of Israel (Amici Laburisti di Israele).

Il 22 ottobre, al culmine dell’attacco israeliano a Gaza, Morgan incontrò Lady Mendelsohn a cena a New York. Era presente anche la cantante gallese Katherine Jenkins, che ha raccolto fondi per il Fondo Nazionale Ebraico, il più grande ente di costruzione di coloni in Palestina. Non è chiaro di cosa parlassero, ma date le loro carriere e i loro interessi, è difficile immaginare come non si sia toccato l’argomento Medio Oriente.

Pertanto, anche se Morgan può aver invitato individui provenienti da tutti i punti dello spettro del dibattito su Gaza, sembra che si muova in circoli pieni di importanti lobbisti israeliani.

PROPAGANDA PALESE

Non sorprende, dato quello che abbiamo visto, che le principali pubblicazioni di Murdoch abbiano mostrato un enorme pregiudizio nella loro copertura della guerra di Israele a Gaza, difendendo costantemente le azioni israeliane e demonizzando sia i palestinesi che coloro che si sono opposti alla violenza.

Il 19 ottobre, un attacco aereo israeliano ha colpito la Chiesa di San Porfirio a Gaza, dove centinaia di profughi si erano rifugiati. Nel descrivere l’attacco, il Wall Street Journal ha titolato: “Un’esplosione nel plesso della Chiesa Ortodossa a Gaza”, trasformando quello che è stato uno dei più noti crimini dell’assalto israeliano a Gaza durato mesi in un deplorevole incidente. In nessun punto dell’articolo il Journal ha suggerito che “l’esplosione” avrebbe potuto essere un attacco o addirittura un accenno al coinvolgimento israeliano.

Il Journal ha anche condotto l’attacco contro gli americani che protestavano contro l’assalto. “Chi c’è dietro le proteste anti-israeliane: Hamas, Hezbollah, gli Huthi e altri stanno reclutando attivisti negli Stati Uniti e in tutto l’Occidente”, recitava il titolo di un articolo, chiaramente inteso a denigrare le persone che si oppongono a un Genocidio come agenti di una potenza straniera. Un’altra storia, intitolata: “Benvenuti a Dearborn, la capitale americana della Jihad”, riecheggiava i livelli di islamofobia dell’era Bush nei suoi tentativi di equiparare la città fortemente arabo-americana all’odio anti-americano. Le manifestazioni nelle università, nel frattempo, sono state liquidate come “manifestazioni che glorificano il terrorismo” che costituiscono “la controparte di sinistra della folla di Charlottesville che cantava: ‘Gli ebrei non ci sostituiranno'”.

Il giornale ha anche pubblicato articoli che chiedono gli Stati Uniti di andare in guerra con l’Iran. “Gli Stati Uniti. e Israele devono affrontare direttamente l’Iran. Fate pagare agli ayatollah per aver seminato il caos attraverso i loro rappresentanti di Hamas, Hezbollah e Houthi”, ha scritto l’ex Primo Ministro israeliano Naftali Bennett.

E per la Palestina? Il Wall Street Journal immagina il suo futuro come una gigantesca fabbrica bellica che produce armi per l’assalto di Israele all’Iran. In un editoriale intitolato: “Un piano per la prosperità palestinese”, l’editorialista Andy Kessler ha scritto che produrre le armi per il prossimo attacco israeliano avrebbe portato posti di lavoro per la classe media di Gaza. “Possono lavorare anche il sabato” e “senza sussidi da parte delle Nazioni Unite politicizzate”, ha affermato, anche se ha avvertito che forse gli esplosivi dovrebbero essere prodotti altrove da dipendenti più affidabili.

Le altre pubblicazioni di Murdoch hanno seguito l’esempio, sostenendo incessantemente Israele e demonizzando i suoi critici. Fox News, ad esempio, ha diffuso l’ormai smentita affermazione secondo cui i combattenti palestinesi avevano decapitato 40 bambini israeliani il 7 ottobre. In realtà, nessun bambino è stato decapitato, sebbene bombe o proiettili israeliani abbiano da allora decapitato innumerevoli bambini palestinesi.

Il New York Post, nel frattempo, ha pubblicato un articolo straordinario intitolato: “Quanti dei civili di Gaza sono veramente ‘innocenti’?”, in cui ha ripetutamente insinuato che essenzialmente ogni adulto a Gaza fosse un obiettivo legittimo, virgolettando la parola “civile”.

Su Israele/Palestina, i giornalisti dei media convenzionali sono sottoposti a enormi pressioni affinché rispettino una linea imposta dalla proprietà. Il New York Times, ad esempio, ha detto ai suoi giornalisti di non utilizzare parole come “Genocidio”, “Massacro” e “Pulizia Etnica” quando si parla delle azioni di Israele. Ha persino vietato l’uso di termini come “Campo Profughi”, “Territorio Occupato”, o addirittura “Palestina”, rendendo praticamente impossibile riferire accuratamente sulla situazione.

Le pubblicazioni di Murdoch non sono certo diverse. Infatti, questa sorta di censura soffocante è in vigore da decenni, se si deve credere agli ex dipendenti. Nel 2001, Sam Kiley, ex corrispondente del Times di Londra, rivelò che gli era stato ordinato di non riferirsi mai a Israele come ad “assassinare” o “giustiziare” i suoi oppositori. E quando gli è stato assegnato il compito di intervistare un’unità dell’esercito israeliano responsabile dell’uccisione di un ragazzo palestinese di 12 anni, gli è stato chiesto di stilare l’articolo senza menzionare in alcun modo il bambino morto.

AMICI NELLE ALTE SFERE

L’attacco israeliano a Gaza, in corso da nove mesi, ha suscitato indignazione in tutto il mondo. Mentre la sua considerazione è diminuita ulteriormente nel Sud del mondo, Israele mantiene ancora una considerevole base di appoggio in Occidente. Ciò è dovuto in gran parte grazie a oligarchi come Rupert Murdoch, che hanno mobilitato le loro considerevoli risorse per combattere una guerra mediatica impegnata a sostegno dello Stato israeliano, tentando di nascondere le sue atrocità e sostenere il suo progetto espansionista.

Per Israele, che non potrebbe continuare nella sua forma attuale senza il sostegno esterno (in particolare da parte degli Stati Uniti), la battaglia per l’opinione pubblica è altrettanto importante quanto la battaglia sul campo. Fortunatamente per Netanyahu e i suoi simili, possono contare su Rupert Murdoch, che per decenni ha sostenuto la causa di Israele e ora sta spingendo il suo Impero Mediatico a tutto campo per difendere l’indifendibile. Se la penna è davvero più potente della spada, allora Rupert Murdoch è una delle armi più potenti di Israele.

Alan MacLeod scrive per MintPress News. Dopo aver completato il suo dottorato di ricerca nel 2017, ha pubblicato due libri: “Bad News From Venezuela: Twenty Years of Fake News and Misreportin” (Cattive Notizie Dal Venezuela: Vent’anni di Notizie False e Mistificazioni) e “Propaganda in the Information Age: Still Manufacturing Consent” (Propaganda nell’Era dell’Informazione: Fabbricare il Consenso), oltre a numerosi articoli accademici. Ha anche collaborato con FAIR.org The Guardian, Salon, The Grayzone, Jacobin Magazine, Common Dreams, American Herald Tribune e The Canary.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org