LE AZIENDE CHE RENDONO FACILE L’ACQUISTO IN UN INSEDIAMENTO IN CISGIORDANIA

Le società immobiliari stanno girando per le città del Nord America vendendo case in Israele, e negli insediamenti illegali della Cisgiordania.

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Di Jonah Valdez – 9 luglio 2024

Immagine di copertina: Una vista dell’insediamento ebraico di Elon Moreh, a Est della città di Nablus in Cisgiordania. (Credits: Zain Jaafar/AFP)

A fine giugno, una società chiamata My Israel Home (La Mia Casa in Israele) ha organizzato un convegno in una sinagoga di Los Angeles rivolta a una clientela specifica: ebrei americani che cercavano di acquistare una nuova casa in Israele, o in insediamenti israeliani illegali nella Cisgiordania Occupata.

Simili fiere immobiliari sono spuntate quest’anno in tutto il Nord America, in luoghi come Montreal, Toronto, New Jersey, Baltimora e Brooklyn, e molte hanno dovuto affrontare proteste mentre la guerra a Gaza ha portato alla ribalta la questione degli insediamenti israeliani e della sovranità palestinese.

Un’esplosione di violenza durante l’evento di Los Angeles ha portato l’episodio sotto i riflettori nazionali. I manifestanti alla Sinagoga Adas Torah, che denunciavano la vendita di quella che chiamavano “Terra Rubata”, sono stati accolti da contromanifestanti filo-israeliani nelle strade di West Los Angeles. Sono scoppiati scontri tra i manifestanti, ha detto la polizia di Los Angeles, mentre i manifestanti hanno riferito di essere stati presi a manganellate dalla polizia. La rissa è stata descritta dai media nazionali come un episodio di violenza in un luogo di culto, piuttosto che una protesta politica durante un evento aziendale, spingendo i leader politici di entrambi i partiti, incluso il Presidente Joe Biden, a caratterizzare la manifestazione come antisemita. Il Dipartimento di Giustizia ha detto che sta indagando sull’episodio.

Ma gli acquirenti di case interessati all’acquisto di una proprietà nella Cisgiordania Occupata hanno un’opzione più conveniente per fare un’offerta: scorrere semplicemente gli annunci in Rete.

Su siti web pensati soprattutto per gli acquirenti ebrei americani che desiderano trasferirsi in Israele, i potenziali proprietari di casa possono sfogliare annunci di proprietà che includono case in comunità di insediamenti, che offrono gli aspetti tipici della vita suburbana.

Quest’anno circa una dozzina di società immobiliari hanno partecipato alle fiere immobiliari organizzate da My Israel Home in tutto il Nord America. Sei di queste aziende stanno attivamente commercializzando almeno due dozzine di proprietà separate in vendita situate in otto diversi insediamenti in Cisgiordania e Gerusalemme Est, secondo le loro pubblicazioni. Altre società immobiliari elencano comunemente decine di proprietà della Cisgiordania sui loro siti. Le aziende menzionate in questo articolo non hanno risposto alle richieste di commento.

Hanno elencato case in vendita a Ma’ale Adumim, Efrat, Mitzpe Yericho, Ramat Givat Ze’ev, Har Adar, Hashmonaim e Ariel, tutti insediamenti della Cisgiordania situati a un’ora di macchina da Gerusalemme, così come a Givat Hamatos, che si trova a Gerusalemme Est.

Gli insediamenti in Cisgiordania attirano da tempo le critiche della comunità internazionale, che li considera illegali, in violazione dell’Articolo 49 delle Convenzioni di Ginevra. Il governo israeliano, tuttavia, ne contesta l’illegalità e riconosce 146 insediamenti come legali, secondo Peace Now, un gruppo di difesa israeliano che segue e si oppone all’espansione degli insediamenti. Il governo israeliano affitta la terra esclusivamente agli israeliani, ha detto il gruppo, poiché ai palestinesi è vietato utilizzare i nuovi appezzamenti che lo Stato ha usurpato in Cisgiordania.

Le critiche agli insediamenti si sono solo intensificate negli ultimi mesi in un contesto di aumento della violenza dei coloni contro i palestinesi nei Territori Occupati, mentre infuria la guerra di Israele a Gaza. E venerdì, Israele ha annunciato il suo piano di adottare come insediamenti cinque avamposti illegali in Cisgiordania, cosa che ha suscitato anche la condanna internazionale.

Sul suo sito web, My Home in Israel, che ha contribuito a organizzare l’evento di Los Angeles e gestisce una squadra di agenti immobiliari con sede negli Stati Uniti, ha pubblicato foto dei suoi altri convegni a Teaneck, New Jersey e Montreal, che mostrano l’interno delle sinagoghe fiancheggiate da allestimenti presidiati da società immobiliari, società di mutui e studi legali, intrattenersi e parlando con potenziali acquirenti. “Trova la casa dei tuoi sogni in Israele”, recita lo striscione di un allestimento. “Vivi il sogno americano nel cuore di Israele”, si legge un altro legge in cima a un fotocartonato di appartamenti di lusso.

“Molte persone vogliono vivere là fuori: il paesaggio è bellissimo, con le colline, è pittoresco”, ha detto Baruki Cohen, un agente immobiliare, riferendosi agli insediamenti in Cisgiordania. La sua azienda, Israel Home, non ha partecipato all’evento di Los Angeles, ma commercializza proprietà simili agli ebrei americani, vendendo proprietà in Israele insieme a case a Gerusalemme Est. In futuro ha intenzione di elencare le proprietà in un insediamento israeliano nella città palestinese di Hebron. Originario del New Jersey e cresciuto visitando la famiglia in Israele, Cohen ha acquistato una seconda casa nel 2014 a Gerusalemme.

Cohen ha detto che i convegni immobiliari, come l’evento di Los Angeles, sono andati avanti per almeno l’ultimo decennio. I convegni vengono comunemente ospitati nelle sale conferenze degli hotel e nelle case delle persone, oltre che nelle sinagoghe. Si stima che ogni anno in tutto il Nord America si svolgano fino a 100 diversi convegni immobiliari.

“Non ho scrupoli morali o legali nel vendere proprietà in Cisgiordania”, ha detto Cohen. “Vivrei lì anch’io se sentissi che è sicuro. Siamo felici di agevolare chiunque voglia trasferirsi lì”.

Fin dai primi anni dopo la formazione dello Stato di Israele nel 1948, il Paese ha favorito l’immigrazione di ebrei da tutto il mondo. L’immigrazione oltre la Linea Verde, il confine tra Israele e Cisgiordania tracciato dopo la guerra arabo-israeliana del 1948, durante la quale più di 700.000 palestinesi furono sfollati dalle loro case come parte di una campagna di Pulizia Etnica nota come Nakba, ha avuto un boom negli anni ’80, quando gli insediamenti si sono espansi da piccoli avamposti illegali a città suburbane con l’aiuto dei finanziamenti e del sostegno militare del governo israeliano. Da allora, il governo israeliano ha continuato a sfrattare i palestinesi dalle loro terre e dalle loro case man mano che gli insediamenti si espandono.

La maggior parte degli ebrei americani che esercitano il diritto di emigrare in Israele non si trasferiscono in Cisgiordania, dicono gli esperti, ma centinaia di persone scelgono ancora di farlo ogni anno.

Sara Yael Hirschhorn, professoressa in visita presso l’Università di Haifa ed esperta di coloni ebrei americani, stima che tra i 3.000 ebrei americani che si trasferiscono in Israele ogni anno, circa il 15% di loro si trasferisce negli insediamenti. Ci sono circa 500.000 coloni israeliani che vivono in Cisgiordania. Secondo Hirschhorn circa 60.000 sono americani. Ciò esclude gli oltre 200.000 coloni israeliani che vivono a Gerusalemme Est, annessa da Israele nel 1967.

Per la maggioranza degli immigrati americani, ha detto Hirschhorn, il confine tra lo Stato di Israele e la Cisgiordania Occupata è ancora importante. Ma le società immobiliari che traggono profitto dal flusso modesto ma costante di migrazione americana sono meno attente.

Noam Homes, con sede a Gerusalemme, che faceva parte dell’evento immobiliare di Los Angeles, elenca proprietà in Israele, in città come Tel Aviv, insieme a case oltre la Linea Verde, in importanti insediamenti come Efrat e Ma’ale Adumim, che vanta una popolazione di oltre 30.000 con scarso riconoscimento del loro status di insediamenti. La maggior parte degli elenchi di comunità di insediamenti mostrano un indirizzo in Israele e talvolta si riferiscono alla regione con il nome biblico di Giudea e Samaria, il termine preferito dal governo israeliano per indicare la Cisgiordania.

“Questi non sono come piccoli avamposti in cima a una collina; si tratta di enormi blocchi di insediamenti contigui e integrati nello Stato israeliano vero e proprio”, ha affermato Rachel Feldman, un’antropologa del Dartmouth College specializzata in ebraismo e Israele e Palestina. “Ho parlato con i coloni ebrei americani qui che non hanno nemmeno la sensazione di vivere oltre i confini dello Stato”.

I genitori spesso mandano lì i loro figli per un anno sabbatico o per i seminari, ha detto, trattando gli insediamenti come parte di Israele. Ha detto che durante l’era Trump, ancora più ebrei americani sono stati incoraggiati a ignorare la Linea Verde.

I loro studi sono antecedenti agli attacchi del 7 ottobre, quindi Hirschhorn e Feldman non hanno potuto quantificare l’impatto della guerra di Gaza sull’interesse americano per la proprietà delle case in Cisgiordania.

Ma Cohen, l’agente immobiliare, ha detto che ha visto aumentare la domanda di proprietà israeliana dall’inizio della guerra. Prima del 7 ottobre, ogni settimana riceveva circa quattro o cinque richieste da parte di acquirenti di case. Mentre le settimane immediatamente successive agli attacchi sono state tranquille, l’interesse è aumentato negli ultimi tre mesi, parallelamente a una serie di espansioni degli insediamenti annunciate dal governo israeliano. Cohen ha detto che ora riceve 15 richieste a settimana.

Le società immobiliari fanno esplicito appello al patriottismo in tempo di guerra, vedendo il conflitto come punto di forza e motivo per investire.

“Sebbene siamo nel mezzo dell’Operazione Spada di Ferro”, ha affermato il Meny Group nel materiale promozionale sul loro sito web, utilizzando il nome ufficiale del governo israeliano per la Campagna Militare, “il mercato immobiliare è in forte espansione”. Diverse altre aziende hanno sostenuto che investire nell’edilizia abitativa è un modo per gli ebrei di sostenere Israele in tempi di conflitto e instabilità. Le aziende hanno anche citato i primi anni della pandemia di Covid-19 come un’altra crisi alla quale l’economia israeliana è sopravvissuta grazie al sostegno di acquirenti stranieri e americani.

Il materiale di pubblicizzazione della maggior parte delle aziende fa appello in modo più ampio agli ideali sionisti di sostegno alla Patria e alla sua economia, proponendo di possedere “un pezzo della Terra Promessa per se stessi e per le generazioni future”. Una di queste società, la Meny Group, presente anch’essa a convegni immobiliari in tutto il Nord America, rileva l’aumento dell’antisemitismo in tutto il mondo, dipingendo Israele come “un faro di sicurezza per gli ebrei”.

Le società immobiliari hanno inoltre evidenziato le preoccupazioni economiche degli acquirenti americani. Il sito web del Gruppo Meny evidenzia le opzioni di istruzione pubblica che insegnano la Torah, in un appello alle famiglie ortodosse che lottano per sostenere i costi dell’istruzione religiosa negli Stati Uniti. Un agente immobiliare che si è trasferito dagli Stati Uniti ha scritto che le tasse scolastiche per i suoi quattro figli costano circa 17.500 dollari (16.129 euro) per figlio. In Israele, il costo annuale per i suoi figli è stato di 3.000 dollari (2.765 euro).

Hirschhorn ha detto che anche se gli alloggi sono costosi in Israele e in Cisgiordania, come negli Stati Uniti, il costo della vita complessivamente più basso reso possibile da un’infrastruttura ebraica sponsorizzata dallo Stato rende la vita forse più accessibile. Anche l’assistenza sanitaria è socializzata in Israele, e i nuovi arrivati ​​possono anche ricevere piccoli stipendi o incentivi e detrazioni fiscali per acquistare una nuova auto o elettrodomestici per una nuova casa.

“Il costo del cibo kosher è molto inferiore, non devi preoccuparti di mandare i tuoi figli alla scuola ebraica, il costo dell’università in Israele non sarà eccessivo”, ha detto. “Far parte della comunità ebraica non è poi così costoso o difficile”.

Le proprietà negli insediamenti non sono certo economiche, ma sono meno costose delle case nelle città israeliane. Il prezzo per un condominio nel famoso gruppo di insediamenti di Gush Etzion varia da 500.000 a 1 milione di dollari (460.887-921.775 euro), per proprietà con circa quattro-sei camere da letto e più di 93 metri quadrati. Cohen ha detto che una casa di dimensioni simili nel centro di Gerusalemme potrebbe valere fino a 3 milioni di dollari (2.765.325 euro).

Un annuncio mostra un attico di 186 metri quadrati in un’enclave suburbana dell’insediamento di Ma’ale Adumim, a Est di Gerusalemme, per 1,2 milioni di dollari (1.106.148 euro). Lo spazio, classificato come “Superattico”, dispone di cinque camere da letto e due balconi “di dimensioni generose” con vista panoramica. C’è anche la garanzia di molto spazio di archiviazione. Tuttavia, l’attico include anche un’altra comodità meno comune nelle case americane: “una stanza sicura dedicata per la tua tranquillità”.

“Gli ebrei americani potrebbero voler mantenere un certo tipo di standard di vita da classe media se immaginassero di trasferirsi in Israele, e ciò in realtà potrebbe non essere possibile all’interno di Israele vero e proprio”, ha detto Feldman. “E così iniziano a guardare alla Cisgiordania. Quella che sembra una bella, spaziosa casa borghese con un cortile inizia a sembrare carina rispetto a un minuscolo e inaccessibile appartamento a Tel Aviv”.

Gli insediamenti spesso hanno le proprie scuole, parchi, piscine, supermercati, lavanderie, impianti sportivi, parrucchieri e sinagoghe.

Sul sito web di Nefesh-B’nefesh, un’organizzazione no-profit che incoraggia e facilita l’immigrazione ebraica dagli Stati Uniti a Israele, gli utenti possono leggere i profili dei quartieri per confrontare le opzioni educative e religiose degli insediamenti. I profili menzionano anche se ci sono altri anglofoni nella zona. Il sito web è spesso il punto di partenza per gli ebrei americani che desiderano immigrare; l’organizzazione assiste con documenti e altri passaggi burocratici.

Come le società immobiliari, l’organizzazione no-profit non rispetta la Linea Verde, elencando gli insediamenti illegali nei suoi profili di quartiere come parte di Israele. Il sito collega inoltre gli utenti a Yad2, simile a Zillow e Craigslist, che mostra dozzine di annunci immobiliari in tutto Israele e negli insediamenti.

Durante la ricerca per il suo libro sui coloni ebrei americani, Hirschhorn ha detto che una donna le ha detto che la comunità di insediamento in cui viveva “era il posto in cui poteva ottenere un bagel (ciambella ebraica) la domenica mattina, sapendo anche che sarebbe stata nel posto giusto quando verrà la redenzione del popolo ebraico e il messia”.

Alla fine di giugno, il governo israeliano ha sequestrato altri 3.000 acri (12 km2) di terra in Cisgiordania per altri insediamenti pianificati, impedendo ai palestinesi di utilizzarli. Il sequestro di terre, reso pubblico la scorsa settimana, è il più grande da parte di Israele dagli Accordi di Oslo del 1993, ha affermato Peace Now. Quest’anno il governo ha preso più di 5.000 acri di terra (20 km2) in Cisgiordania, ha detto il gruppo, la maggior parte in un singolo anno durante lo stesso arco di 30 anni. A marzo, il governo israeliano ha anche approvato la costruzione di 3.400 nuove case negli insediamenti, la maggior parte delle quali sarà costruita a Ma’ale Adumim. La maggior parte delle società collegate agli eventi immobiliari elencano le proprietà nell’insediamento.

Il mercato immobiliare ebraico in Cisgiordania rimane un elemento importante dell’attuale espansione del governo israeliano nei Territori Occupati. Il Ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, un politico di estrema destra che supervisiona l’ufficio che gestisce i nuovi insediamenti abitativi, ha celebrato il progetto e ha dichiarato su X-Twitter: “I nemici cercano di ferire e indebolire, ma noi continueremo a costruire ed edificare in questo Paese”. Vive nell’insediamento di Kedumim, anche se la sua casa, costruita al di fuori dell’insediamento vero e proprio, sembra violare anch’essa la legge israeliana, secondo i rapporti.

Smotrich ha recentemente rilasciato dichiarazioni che rivelano i suoi obiettivi a lungo termine di annettere l’intera Cisgiordania sottraendola ai palestinesi, e ha espresso il suo sostegno alla legittimazione di nuovi insediamenti illegali.

“Stabiliremo la sovranità, prima sul campo e poi attraverso la legislazione. Ho intenzione di legalizzare i nuovi insediamenti”, ha detto Smotrich la settimana scorsa durante un incontro, secondo Haaretz. “La missione della mia vita è contrastare la creazione di uno Stato Palestinese”.

E dall’inizio della guerra di Israele a Gaza in ottobre, la violenza contro i palestinesi in Cisgiordania ha portato all’uccisione di più di 500 palestinesi,

I 2,8 milioni di palestinesi che vivono sotto l’Occupazione israeliana in Cisgiordania devono già affrontare restrizioni agli spostamenti quotidiani in tutto il territorio. E dall’inizio della guerra di Israele a Gaza in ottobre, la violenza contro i palestinesi in Cisgiordania ha provocato l’uccisione di più di 500 palestinesi, 133 dei quali bambini, da parte delle forze militari o dei coloni israeliani, secondo i massimi esperti per i diritti umani delle Nazioni Unite e un’indagine di The Intercept. Il bilancio delle vittime del 2023 è stato il più alto dal 2005, quando le Nazioni Unite hanno iniziato a monitorare le vittime in Cisgiordania.

“Mentre gli occhi del mondo erano puntati principalmente su Gaza, il movimento dei coloni ha continuato senza sosta e ha spinto ancora di più per stabilire insediamenti illegali, per sviluppare ulteriormente gli insediamenti, per prendere più terra”, ha affermato Hadar Susskind, presidente di Americans for Peace Now, che si oppone agli insediamenti in Cisgiordania. “Hanno cacciato intere comunità palestinesi dalle loro terre quasi ogni giorno, certamente ogni settimana”.

I suoi colleghi della loro controparte con sede in Israele, Peace Now, che segue il movimento dei coloni, hanno segnalato episodi di violenza da parte di coloni ebrei, molestie, incendi di uliveti e furto di pecore agli agricoltori palestinesi. Nel 2023, i coloni hanno costruito 26 nuovi avamposti illegali, il numero maggiore da quando il gruppo ha iniziato a tenerne traccia nel 2002, ha riferito il gruppo. Finora quest’anno sono stati costruiti altri 14 avamposti di coloni.

Gli americani, anche al di fuori della comunità ebraica, svolgono un ruolo importante nel sostenere l’espansione degli insediamenti, ha affermato Susskind. Ha indicato i gruppi Cristiani Evangelici che investono milioni nelle cause a favore dei coloni. A febbraio, un gruppo cristiano americano pro-coloni, HaYovel, ha raccolto 3,5 milioni di dollari (3,2 milioni di euro) per acquistare centinaia di giubbotti, caschi, binocoli, torce elettriche e droni di sicurezza per i coloni in Cisgiordania. Il gruppo cerca di raccogliere altri 25 milioni di dollari (23 milioni di euro).

Americans for Peace Now ha esortato il governo degli Stati Uniti a fare di più per fermare il flusso di tali fondi. Susskind ha attribuito merito all’ordine esecutivo di Biden che ha consentito al Dipartimento di Stato di sanzionare alcune organizzazioni e individui per la violenza commessa in Cisgiordania. Finora il governo ha sanzionato i coloni ebrei israeliani Zvi Bar Yosef, Moshe Sharvit, Neriya Ben Pazi e Ben Zion Gopstein per ripetuti attacchi e minacce contro i palestinesi; le organizzazioni Mount Hebron Fund (Fondazione Monte Hebron) e Shlom Asiraich, che hanno raccolto fondi per alimentare ulteriormente la violenza dei coloni; e Tzav 9, un gruppo estremista israeliano che ha attaccato i convogli umanitari in Cisgiordania diretti a Gaza.

“I palestinesi continueranno ad avere tutti i problemi quotidiani, e certamente non avranno giustizia e uguaglianza fino alla fine dell’Occupazione”, ha detto Susskind. “Bisogna occuparsi dei bisogni immediati delle persone, ma nel quadro generale c’è solo una risposta, ovvero la fine dell’Occupazione”.

Jonah Valdez è un giornalista e poeta di Los Angeles. In qualità di giornalista con incarichi generali, Jonah si è occupato di incendi causati dal clima, sparatorie di massa, questioni di giustizia ambientale, questioni penali e legali, movimenti per la giustizia sociale, cultura pop e industria di Hollywood. I suoi scritti attuali sono interessati a tracciare gli effetti delle politiche neocoloniali in un mondo postcoloniale. In precedenza è stato redattore del Los Angeles Times e del Southern California News Group. Il suo lavoro può essere trovato anche su The Guardian, Voice of San Diego e The San Diego Union-Tribune.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org