Perché Israele è determinato a distruggere l’UNRWA

Secondo Israele, senza l’UNRWA, la questione dei rifugiati palestinesi perderebbe la sua principale piattaforma legale e alla fine scomparirebbe.

Fonte. English version

Di Ramzy Baroud – 25 luglio 2024

Immagine di copertina: Un palestinese sfollato tira un rigore durante una partita di calcio in una scuola dell’UNRWA, Jabalia, Gaza, 23 luglio 2024. (Reuters)

Prendere di mira una scuola durante una guerra potrebbe essere giustificato o, almeno, considerato un errore. Ma colpire più di 120 scuole, uccidendo e ferendo migliaia di civili che vi si rifugiavano, può essere solo intenzionale e un orribile Crimine di Guerra. Tra il 7 ottobre e il 18 luglio, Israele ha fatto esattamente questo, prendendo di mira le infrastrutture delle Nazioni Unite nella Striscia di Gaza assediata, nella totale impunità.

Il prezzo è stato orribile. Secondo le stime dell’UNRWA, dall’inizio della guerra almeno 561 sfollati interni sono stati uccisi nei suoi rifugi e altri 1.768 feriti. Infatti, in un periodo di soli 10 giorni, tra l’8 e il 18 luglio, almeno sei scuole gestite dalle Nazioni Unite, che fungevano da rifugi di fortuna per i palestinesi sfollati, sono state prese di mira dall’esercito israeliano, provocando la morte e il ferimento di diverse centinaia di persone.

Storicamente, le organizzazioni legate alle Nazioni Unite sono sembrate in qualche modo immuni dall’impatto della guerra sulle popolazioni locali. Il privilegio di essere neutrali e estranei al conflitto ha consentito agli affiliati a tali organizzazioni di svolgere i propri compiti in gran parte senza ostacoli.

La guerra israeliana a Gaza, tuttavia, è la principale eccezione tra tutti i conflitti moderni. Secondo fonti ONU, sono stati uccisi 274 operatori umanitari e più di 500 operatori sanitari. Queste cifre sono coerenti con tutti gli altri numeri prodotti dal Genocidio israeliano in corso a Gaza. Non è stata risparmiata, infatti, una sola categoria di persone: né i medici né gli operatori della Protezione Civile, né i sindaci e nemmeno gli agenti della Polizia Stradale.

Era ovvio fin dall’inizio della guerra che Israele voleva criminalizzare tutti i palestinesi, non solo quelli affiliati ad Hamas o ad altri gruppi. Ha preso di mira la popolazione civile e qualsiasi organizzazione internazionale accorsa in loro aiuto.

Incolpare e disumanizzare tutta Gaza fa parte di una strategia israeliana che mira a permettere all’esercito israeliano di operare senza alcuna restrizione e senza nemmeno la minima soglia di moralità o rispetto del Diritto Internazionale.

Ma gli attacchi israeliani alle Nazioni Unite e alle sue istituzioni, in particolare l’UNRWA, l’Agenzia responsabile del benessere dei rifugiati di Gaza, hanno uno scopo diverso. Israele non tenta più di mascherare o giustificare i suoi attacchi contro l’organizzazione, come ha fatto durante le precedenti guerre a Gaza. Questa volta, la guerra israeliana è stata accompagnata, fin dall’inizio, con la bizzarra accusa secondo cui i membri dell’UNRWA avrebbero partecipato all’assalto del 7 ottobre da parte di Hamas e di altri gruppi palestinesi.

Senza fornire alcuna prova, Tel Aviv ha lanciato una campagna internazionale di diffamazione contro l’organizzazione delle Nazioni Unite che per decenni ha fornito servizi educativi, medici e umanitari a milioni di rifugiati palestinesi.

Purtroppo, ed è significativo, alcuni governi occidentali e anche non occidentali hanno risposto all’appello israeliano di punire l’UNRWA trattenendo i fondi di cui c’era assoluto bisogno, la cui urgenza non deriva solo dall’impatto diretto della guerra israeliana, ma anche dalla grave carestia che ne è derivata.

È vero che diversi governi alla fine hanno ripreso a finanziare l’organizzazione delle Nazioni Unite, ma tale azione è stata intrapresa solo dopo che molti danni erano già stati fatti. Inoltre, la maggior parte, se non tutti, i governi occidentali non hanno intrapreso alcuna azione contro Israele per i suoi continui attacchi contro le strutture dell’UNRWA e quindi per l’uccisione di centinaia di palestinesi innocenti.

Questo atteggiamento internazionale di disimpegno ha incoraggiato Israele al punto che, il 29 maggio, la Knesset ha approvato una lettura preliminare di un disegno di legge che designava l’UNRWA come “organizzazione terroristica”. E la settimana scorsa il portavoce israeliano David Mencer ha accusato lo stesso capo dell’UNRWA di essere un “simpatizzante del terrorismo”.

Tuttavia, l’odio di Israele per l’UNRWA è più antico della guerra attuale. Per anni, il governo israeliano, con l’aiuto dell’amministrazione Trump, ha lavorato per chiudere del tutto l’organizzazione. Jared Kushner, ex Consigliere di Donald Trump per il Medio Oriente, ha affermato nel gennaio 2018 che è “importante compiere uno sforzo onesto e sincero per smantellare l’UNRWA”. Per lui, lo smantellamento dell’organizzazione significava la soppressione del Diritto al Ritorno dei rifugiati palestinesi.

Infatti, la questione non riguarda solo l’UNRWA, ma piuttosto il ruolo storico che l’organizzazione ha svolto nel ricordare la difficile situazione di milioni di rifugiati palestinesi nei Territori Occupati, in Medio Oriente e in tutto il mondo.

L’UNRWA è stata istituita attraverso la Risoluzione 302 (IV) dell’Assemblea delle Nazioni Unite dell’8 dicembre 1949. La sua fondazione è avvenuta un anno dopo l’approvazione della Risoluzione 194 delle Nazioni Unite, che garantiva ai rifugiati palestinesi il diritto di “ritornare alle loro case”.

Sebbene la missione dell’UNRWA sia diventata un mandato permanente, poiché ai rifugiati palestinesi non è stato concesso il Diritto al Ritorno, il ruolo dell’organizzazione rimane fondamentale come lo era decenni fa.

Dato che Kushner e altri non sono riusciti a smantellare l’UNRWA, il governo israeliano ha approfittato della sua guerra a Gaza per raggiungere lo stesso scopo. Secondo Israele, senza l’UNRWA, la questione dei rifugiati palestinesi perderebbe la sua principale piattaforma legale e alla fine scomparirebbe.

Ciò darebbe a Israele lo spazio e la possibilità di “risolvere” il problema dei rifugiati in qualsiasi modo ritenga opportuno, soprattutto se avesse il pieno appoggio di Washington.

Non si deve permettere a Israele di smantellare l’UNRWA o di liquidare la lotta generazionale dei rifugiati palestinesi, che è il fulcro della lotta palestinese per la giustizia e la libertà.

La comunità internazionale deve contrastare la denigrazione dell’UNRWA da parte di Israele e insistere sulla centralità del Diritto al Ritorno per i rifugiati palestinesi. Senza di questo non è possibile una vera pace.

Ramzy Baroud è un giornalista e redattore di The Palestine Chronicle. È autore di sei libri. Il suo ultimo libro, curato insieme a Ilan Pappé, è “La Nostra Visione per la Liberazione: Leader Palestinesi Coinvolti e Intellettuali Parlano”. Ramzy Baroud è un ricercatore senior non di ruolo presso il Centro per l’Islam e gli Affari Globali (CIGA), dell’Università Zaim di Istanbul (IZU).

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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