I giovani di Gaza sono spesso visti dalla comunità mondiale come vittime, ignorando la determinazione di questi giovani. Sono collaboratori attivi del loro destino piuttosto che semplici beneficiari passivi di aiuti. La loro trasformazione da bambini abbandonati a leader della Resistenza è la prova della loro forza d’animo e della determinazione incrollabile del popolo di Gaza.
Fonte: English version
Di Muhammad Adam Khan – 27 luglio 2024
Immagine di copertina: I bambini palestinesi feriti vengono portati al Nasser Hospital per cure mediche dopo l’attacco dell’esercito israeliano a Khan Yunis orientale, Gaza, il 22 luglio 2024. (Hani Alshaer – Anadolu Agency)
Le strade di Gaza sono infestate dagli echi della battaglia, con ogni esplosione e proiettile sparato che lascia un segno permanente sulle infrastrutture della città e sui cuori e le menti della sua gente. I giovani rimasti orfani a causa della violenza sono tra quelli più gravemente colpiti; avendo perso i genitori, stanno sviluppando una visione distinta della vita e della Resistenza. Spinti da un forte mix di tristezza, rabbia e un profondo desiderio di vendetta, queste giovani anime, gravate dalla perdita e dal desiderio di giustizia, sono destinate a diventare i leader e i combattenti del futuro. Crescere dovrebbe essere un periodo di ottimismo piuttosto che di paura, e questo è il momento in cui i bambini dovrebbero giocare, incontrare nuovi amici e costruire ricordi mentre si preparano per le vacanze. Sfortunatamente, molti bambini in tutto il mondo, specialmente quelli nella Striscia di Gaza, sono privati di tutto questo. Secondo James Elder, portavoce globale del Fondo Internazionale per l’Onfanzia delle Nazioni Unite: “Gaza è il posto più pericoloso al mondo in cui essere un bambino”.
Il conflitto israelo-palestinese ha avuto un profondo impatto sulla vita dei giovani di Gaza, instillando in loro un senso di costante incertezza e plasmando la loro visione del mondo fin dalla tenera età. Questi giovani, cresciuti in un contesto caratterizzato da violenza continua, affrontano molte difficoltà, come limitate opportunità educative, accesso inadeguato all’assistenza sanitaria e rischi continui per il loro benessere fisico e mentale. Crescendo in un’atmosfera in cui predomina questa guerra ideologica, i bambini di Gaza sono fortemente colpiti dalle storie di Resistenza. Molti di questi bambini hanno sperimentato la perdita di amici e famiglie davanti ai loro occhi a causa della violenza, che ha lasciato in loro un trauma duraturo e un senso di Resistenza collettiva. Secondo lo schema, i bambini che crescono in un tale ambiente di violenza e privazione sono più vulnerabili alla radicalizzazione.
Quando case, scuole e comunità vengono distrutte, le ideologie radicali hanno più facilità a diffondersi. Sebbene i campi profughi siano stati progettati per fungere da alloggi temporanei, molte persone ora ci vivono in modo permanente a causa delle implacabili circostanze di vita e delle minacce continue, che accelerano il processo di radicalizzazione. Questi campi fungono spesso da terreno fertile per futuri combattenti, poiché i giovani che hanno subito perdite e violenze sono attratti da ideologie che promuovono giustizia e rappresaglia. Ad esempio, conflitti passati come la guerra di Gaza del 2008-2009 e la guerra del 2014 hanno dimostrato che un gran numero di leader e combattenti di Hamas sono cresciuti nei campi profughi e la loro educazione in avversità e perdite è servita da catalizzatore per la loro dedizione al Movimento di Resistenza.
Ad esempio, Yahya Sinwar, co-fondatore dell’ala militare di Hamas, le Brigate Izz Ad-Din Al-Qassam, è nato nel campo profughi di Khan Younis a Gaza nel 1962. È cresciuto nelle dure condizioni del campo, che hanno plasmato in modo significativo la sua visione del mondo e le sue azioni future. Allo stesso modo, Mohammed Deif, comandante delle Brigate Al-Qassam, è nato anche lui nel campo profughi di Khan Younis a Gaza. Un altro leader dell’ala militare di Hamas, Marwan Issa, è cresciuto nel campo profughi di Nuseirat nella Striscia di Gaza centrale. Allo stesso modo, Ayman Nofal è nato e cresciuto nel campo profughi di Bureij nella Striscia di Gaza centrale. Le sue esperienze nel campo hanno influenzato la sua decisione di unirsi alla Resistenza e diventare un alto comandante nelle Brigate Al-Qassam. Anche Ibrahim Maqadma è nato e cresciuto in un campo profughi a Gaza noto come Jabalia. Le condizioni del campo hanno influenzato notevolmente la sua visione del mondo e si è unito al Movimento di Resistenza.
Una cosa che accomuna le vite di questi individui è che tutti sono stati sfollati nei primi anni della loro vita e hanno perso i loro cari davanti ai loro occhi. Sono stati privati delle necessità della vita e non hanno potuto ricevere una buona istruzione. Raggiunta l’adolescenza, hanno tutti preso le armi e organizzato gruppi militanti per combattere contro Israele, esemplificando come la vita nei campi profughi possa incoraggiare la partecipazione ai Movimenti di Resistenza. Le loro esperienze di sfollamento, difficoltà e conflitto hanno plasmato in modo significativo i loro percorsi, portandoli dai campi profughi a ruoli di primo piano nelle organizzazioni militanti.
Il desiderio di vendetta funge da motivazione e ha un significato personale per questi bambini orfani di Gaza. È un modo per onorare la memoria dei loro cari perduti. Diventano guerrieri appassionati, pronti a sopportare sofferenze significative per raggiungere i loro obiettivi a causa del loro legame personale con il conflitto. A Gaza, dove i conflitti interrompono frequentemente la scuola ufficiale, un gran numero di bambini cerca altri tipi di istruzione. L’istruzione ideologica è impartita da Gruppi di Resistenza e comunità locali, che sottolineano il valore di difendere i propri diritti e i valori della Resistenza. Gli orfani di Gaza apprendono la storia del loro conflitto, i sacrifici di coloro che li hanno preceduti e le strategie di Resistenza. Queste informazioni, insieme alle loro esperienze personali, rafforzano la loro dedizione alla Causa.
Inoltre, questa tendenza è rafforzata dalle reti familiari e sociali di Gaza. In una cultura in cui quasi ogni famiglia ha sperimentato una sorta di perdita, la tristezza e la determinazione che permeano l’aria normalizzano e persino promuovono il desiderio di vendetta. Veterani di guerre precedenti, anziani e leader della comunità spesso fungono da mentori e modelli per le generazioni più giovani, portando avanti il Movimento di Resistenza.
I giovani di Gaza sono spesso visti dalla comunità mondiale come vittime, ignorando la determinazione di questi giovani. Sono collaboratori attivi del loro destino piuttosto che semplici beneficiari passivi di aiuti. La loro trasformazione da bambini abbandonati a leader della Resistenza è la prova della loro forza d’animo e della determinazione incrollabile del popolo di Gaza. Il ciclo di violenza è destinato a ripetersi man mano che questi bambini crescono. È probabile che creino nuove organizzazioni di combattimento o ristrutturino quelle già esistenti, spinti dal loro senso di perdita e ritorsione. Di conseguenza, il ciclo di violenza non finisce mai, con ogni generazione che porta con sé le ferite del passato ed è motivata dalla stessa sete di vendetta. Ogni possibilità di pace permanente è ostacolata da questa guerra in corso, che mantiene aperte le ferite del passato. In assenza di una soluzione a lungo termine e onnicomprensiva, questo ciclo di violenza non si fermerà. Uno stato di violenza in corso non farà che aumentare il numero di orfani, la quantità di perdite e la sete di vendetta.
Le cause principali di questo conflitto devono essere affrontate per fornire stabilità a lungo termine, riconciliazione e sollievo immediato. I bambini di Gaza cresceranno in una società in cui la via della Resistenza è il mezzo più pratico per superare il loro dolore e la loro perdita, finché tali soluzioni non saranno messe in atto.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org