Una fonte di Hezbollah riferisce a The Cradle che Iran, Libano e Yemen lanceranno attacchi di rappresaglia simultanei contro Israele, destinati a travolgere Iron Dome. Aspettiamo e vediamo.
Fonte: English version
Di Ali Rizk 05 Agosto 2024
L’Asia occidentale è sul filo del rasoio, mentre l’Asse della Resistenza della regione si prepara a reagire a una serie di recenti omicidi e aggressioni israeliane.
L’Iran, Hezbollah e le forze armate yemenite allineate con Ansarallah hanno giurato di far pagare un prezzo pesante allo Stato di occupazione dopo l’uccisione mirata del capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran, e del comandante senior di Hezbollah, Fuad Shukr, nel sud di Beirut.
Inoltre, Israele ha bombardato il porto di Hodeidah, nello Yemen, in seguito al successo dell’operazione con i droni “Yafa” di Sanaa, condotta a Tel Aviv il 19 luglio.
Un funzionario della resistenza libanese ha informato The Cradle che “la risposta arriverà subito dall’Iran, da Hezbollah e dallo Yemen”, aggiungendo che l’obiettivo è quello di “infliggere un colpo doloroso a Israele che potrebbe non essere raggiunto nel caso di ritorsioni separate”.
Realizzare “l’ unità dei fronti”
Secondo alti funzionari statunitensi, la rappresaglia è quasi certa e potrebbe avvenire entro poche ore. Secondo quanto riportato ieri (04 agosto ndt) da Axios, il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha informato i suoi omologhi del G7 che la risposta potrebbe iniziare già nelle prossime 24 ore.
Proprio ieri, Ali al-Qahoum, membro dell’ufficio politico di Ansarallah, ha sottolineato che la risposta a Israele non verrà solo da Teheran:
Affermiamo il nostro impegno nella battaglia, la fermezza, la consapevolezza, l’onore e l’orgoglio di essere al fianco della Palestina, la causa della nazione.
La questione critica ora è la portata e la gravità della rappresaglia. Il segretario generale di Hezbollah Hassan Nasrallah ha promesso un colpo doloroso ma calcolato a Tel Aviv. Durante il corteo funebre di Shukr, Nasrallah ha avvertito che Israele ha oltrepassato il limite, promettendo “una risposta reale e ben calcolata”, diversa dalle operazioni transfrontaliere che Hezbollah ha condotto contro Israele dall’8 ottobre.
Neutralizzare Iron Dome
Altre fonti ben informate concordano sul fatto che la risposta potrebbe essere coordinata, suggerendo che è probabile una rappresaglia da più fronti contemporaneamente. Secondo The Cradle, un approccio di questo tipo potrebbe mettere fuori uso il principale sistema di difesa aerea di Israele, l’Iron Dome, impedendogli di riarmarsi rapidamente. Ritengono che ciò sia realizzabile, data la capacità di Hezbollah di lanciare una raffica significativa di missili e data la vicinanza geografica del Libano a potenziali obiettivi israeliani.
Queste valutazioni sembrano essere coerenti con quelle fatte da funzionari statunitensi che hanno avvertito che l’Iron Dome potrebbe essere sopraffatto dall’arsenale di missili e droni di Hezbollah se dovesse scoppiare una guerra su larga scala.
Alti funzionari militari statunitensi, nel frattempo, hanno dichiarato che Washington probabilmente non sarebbe in grado di fornire a Tel Aviv una protezione sufficiente nemmeno in una guerra su larga scala e su un solo fronte con Hezbollah. Il Capo di Stato Maggiore congiunto degli Stati Uniti, Charles Brown, lo ha affermato nelle sue dichiarazioni alla stampa a fine giugno.
Dal nostro punto di vista, in base alla posizione delle nostre forze, al corto raggio tra Libano e Israele, è più difficile per noi essere in grado di sostenerli [Israele] nello stesso modo in cui abbiamo fatto in aprile [con l’Operazione Truthful Promise].
Il sostegno riluttante degli Stati Uniti a Tel Aviv
Sebbene si sia parlato molto del fatto che gli Stati Uniti e i loro alleati siano riusciti a contrastare la risposta dell’Iran all’attacco israeliano al suo consolato lo scorso aprile, è da notare che tutte le basi militari israeliane prese di mira sono state colpite durante gli attacchi di rappresaglia iraniani. L’Operazione Truthful Promise era più che altro un messaggio, che indicava che Teheran non avrebbe più tollerato l’aggressione israeliana contro i suoi interessi.
I rinforzi militari statunitensi nella regione potrebbero aiutare a intercettare i missili e i droni provenienti dal Libano, mentre la Giordania potrebbe svolgere un ruolo come ha fatto durante gli attacchi di rappresaglia dell’Iran. Tuttavia, questo rende anche i mezzi militari statunitensi e quelli dei suoi partner obiettivi legittimi per l’Asse della Resistenza.
Come spiega l’ex analista del Pentagono Michael Maloof a The Cradle:
Hezbollah potrebbe prendere di mira le navi da guerra statunitensi nella regione che partecipano all’intercettazione dei missili diretti verso obiettivi israeliani.
“Come nel 2006, immagino che il coinvolgimento degli Stati Uniti si concentri maggiormente sull’evacuazione di molti degli 86.000 americani che si trovano ora in Libano e che vorrebbero andarsene”, aggiunge Maloof.
Gli alti ufficiali militari di Washington sembrano inoltre fermamente contrari a essere coinvolti in un ruolo offensivo attivo nel caso in cui dovesse scoppiare una guerra più ampia con Hezbollah, per non parlare di una temuta guerra su più fronti. Questa posizione è supportata dalle dichiarazioni dello Stato Maggiore degli Stati Uniti Charles Brown, che indicano la limitata volontà del Pentagono di proteggere Israele.
Si noti che le promesse di Washington di difendere Israele non hanno fatto alcun riferimento a potenziali azioni offensive, riflettendo il desiderio americano di evitare una guerra più ampia. Gli esperti dubitano che gli Stati Uniti saranno pesantemente coinvolti in un’eventuale guerra su larga scala, come dimostrano le dichiarazioni pubbliche che sottolineano l’importanza di evitare un’escalation regionale e, più in privato, il desiderio di mantenere gli obiettivi militari statunitensi al sicuro da attacchi di rappresaglia.
Rischio militare e calcoli politici
Come ha detto Brown all’epoca, il messaggio principale di Washington è:
Pensare al secondo ordine di effetti di qualsiasi tipo di operazione in Libano, e a come questo possa avere un impatto non solo sulla regione, ma anche sulle nostre forze nelle regioni.
Il generale – il più alto funzionario militare degli Stati Uniti e il più alto consigliere militare della Casa Bianca – ha lanciato un messaggio che riveste un significato particolare in considerazione dei recenti sviluppi.
Affermando che una guerra contro il Libano, iniziata da Israele, metteva a rischio le truppe statunitensi, Brown stava essenzialmente dicendo che una guerra regionale più ampia non era vista come un aiuto agli interessi degli Stati Uniti dai vertici del Pentagono.
Alla luce di queste dichiarazioni, rimane possibile – anche se tutt’altro che garantito – che l’amministrazione uscente di Biden possa rafforzare Israele a prescindere da quanto doloroso sia il colpo infertogli dall’Asse della Resistenza.
Le imminenti elezioni americane di novembre sono un altro fattore che potrebbe evitare una conflagrazione regionale. “Un maggiore coinvolgimento militare degli Stati Uniti con Israele”, avverte Maloof, “porterebbe a disordini nelle strade di Chicago durante la Convention democratica di fine mese”.
Queste realtà suggeriscono uno scenario in cui Washington potrebbe costringere Tel Aviv ad assorbire le ritorsioni dell’Asse della Resistenza, per quanto severe possano essere.
Trduzione di Mavi Morano – Invictapalestina.org