Perché la strategia israeliana basata sulla Paura e sull’Umiliazione è destinata a fallire

Non essendo riuscita a ristabilire la deterrenza militare o strategica, Tel Aviv si è impegnata nella deterrenza psicologica, così come nel ripristinare l’elemento di paura che era stato violato quello stesso giorno.

Fonte: English version

Di Ramzy Baroud – 12 agosto 2024

In un’intervista di fine ottobre, il politico israeliano Moshe Feiglin ha dichiarato ad Arutz Sheva-Israel National News, una rete israeliana che gestisce un sito web di notizie in ebraico, inglese e russo, che “i musulmani non hanno più paura di noi”.

Potrebbe sembrare strano che l’ex membro della Knesset (Parlamento) considerasse la paura un fattore critico per il benessere di Israele, se non per la sua stessa sopravvivenza. Ma, in realtà, l’elemento della paura è direttamente collegato al comportamento di Israele ed è fondamentale per la sua politica.

Storicamente, Israele ha compiuto Massacri con una strategia politica specifica in mente: instillare la paura necessaria per scacciare i palestinesi dalla loro terra. Deir Yassin, Tantura e gli oltre 70 Massacri documentati durante la Nakba, o Catastrofe, palestinese, ne sono esempi calzanti.

Israele ha anche utilizzato la Tortura, lo Stupro e altre forme di Violenza Sessuale per raggiungere fini simili, per ottenere informazioni o per schiacciare la volontà dei prigionieri.

Esperti affiliati alle Nazioni Unite hanno affermato in un rapporto pubblicato il 5 agosto che “queste pratiche hanno lo scopo di punire i palestinesi per aver resistito all’Occupazione e cercare di distruggerli individualmente e collettivamente”.

La guerra di Israele a Gaza ha manifestato tutte queste orribili strategie in modi senza precedenti in passato, sia in termini di applicazione diffusa che di frequenza.

In un rapporto intitolato “Benvenuti all’Inferno”, pubblicato il 5 agosto, il gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem ha affermato che le “strutture di detenzione israeliane, in cui ogni detenuto è deliberatamente sottoposto a dolore e sofferenza duri e incessanti, funzionano di fatto come centri di Tortura”.

Pochi giorni dopo, il gruppo per i diritti dei palestinesi Addameer ha pubblicato il proprio rapporto, documentando “casi di Tortura, Violenza Sessuale e Trattamenti Degradanti”, insieme ad “Abusi Sistematici e Violazioni dei Diritti Umani commessi contro i detenuti di Gaza”.

Se gli episodi di Stupro, Violenza Sessuale e altre forme di Tortura fossero segnati su una mappa, coprirebbero una vasta area geografica a Gaza, in Cisgiordania e nello stesso Israele, soprattutto nel famigerato Centro di Detenzione di Sde Teiman.

Considerando le dimensioni e le dislocazioni dell’esercito israeliano, prove ben documentate mostrano che l’uso dello Stupro e della Tortura non è limitato a un ramo specifico dell’esercito. Ciò significa che l’esercito israeliano utilizza tali tattiche come parte di una strategia centralizzata.

Una politica simile è stata associata a Itamar Ben-Gvir, Ministro della Sicurezza Nazionale israeliano. La sua dichiarazione aggressiva secondo cui i prigionieri palestinesi dovrebbero essere “uccisi con un colpo alla testa invece di ricevere più cibo”, ad esempio, è perfettamente in linea con le sue azioni altrettanto violente: Affamare i prigionieri, normalizzare la Tortura e difendere lo Stupro.

Ma non è Ben-Gvir che ha istituito queste politiche. Lo hanno preceduto di decenni e sono state usate contro generazioni di prigionieri palestinesi a cui erano stati garantiti pochi dei diritti sanciti dal Diritto Internazionale, in particolare dalla Quarta Convenzione di Ginevra.

Perché Israele Tortura i palestinesi su così vasta scala?

Le guerre israeliane contro i palestinesi si basano su due elementi: materiale e psicologico. Il primo si è manifestato nell’uccisione e nel ferimento di decine di migliaia di persone a Gaza e nella quasi distruzione dell’enclave.

Il fattore psicologico, tuttavia, è destinato a spezzare la volontà del popolo palestinese.

Law for Palestine, un gruppo di difesa legale, ha pubblicato una banca dati di oltre 500 casi di leader israeliani, tra cui il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, che Incitano al Genocidio a Gaza.

La maggior parte di questi riferimenti sembrano essere incentrati sulla Disumanizzazione dei Palestinesi. Ad esempio, la dichiarazione dell’11 ottobre del Presidente israeliano Yitzhak Herzog secondo cui “non ci sono Civili Innocenti a Gaza” faceva parte della Condanna a Morte collettiva che rendeva lo Sterminio dei palestinesi Moralmente Giustificabile agli occhi degli israeliani.

Anche il minaccioso riferimento biblico di Netanyahu, che esorta i soldati israeliani a cercare vendetta sui palestinesi con la dichiarazione: “Ricordate ciò che ci ha fatto Amalek”, è stato un via libera per un omicidio di massa.

Pur scegliendo di non considerare i palestinesi come esseri umani, innocenti e degni di vita e sicurezza, Israele ha dato carta bianca al suo esercito per fare ciò che ritiene opportuno nei confronti di coloro che, nelle parole del Ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, sono “animali”.

Le Uccisioni di Massa, la Fame, gli Stupri e le Torture diffuse dei palestinesi sono il risultato naturale di questa scioccante dialettica. Ma lo scopo generale di Israele non è semplicemente quello di vendicarsi, anche se questo è stato importante per il suo desiderio di ripresa nazionale. Cercando di spezzare la volontà dei palestinesi attraverso la Tortura, l’Umiliazione e lo Stupro, Israele vuole ripristinare un diverso tipo di deterrenza, che ha perso il 7 ottobre.

Non essendo riuscita a ristabilire la deterrenza militare o strategica, Tel Aviv si è impegnata nella deterrenza psicologica, così come nel ripristinare l’elemento di paura che era stato violato quello stesso giorno.

Stuprare i prigionieri, diffondere video di atti così raccapriccianti e compiere ripetutamente lo stesso atto orribile fanno tutti parte della strategia israeliana: quella di ripristinare la paura.

Ma Israele fallirà, semplicemente perché i palestinesi sono già riusciti a demolire la matrice israeliana di Dominazione Fisica e Tortura Mentale durata 76 anni.

L’assalto a Gaza si è rivelato il più distruttivo e sanguinoso di tutte le guerre israeliane. Tuttavia, la Resilienza palestinese continua a rafforzarsi, perché i palestinesi non sono partecipanti passivi, ma attivi, nel plasmare il proprio futuro.

Se la Resistenza Popolare è, infatti, il processo di restaurazione del sé, i palestinesi di Gaza stanno dimostrando che, nonostante il loro indicibile dolore e agonia, stanno emergendo come un tutto, pronti a conquistare la propria libertà, a qualunque costo.

Ramzy Baroud è un giornalista e redattore di The Palestine Chronicle. È autore di sei libri. Il suo ultimo libro, curato insieme a Ilan Pappé, è “La Nostra Visione per la Liberazione: Leader Palestinesi Coinvolti e Intellettuali Parlano”. Ramzy Baroud è un ricercatore senior non di ruolo presso il Centro per l’Islam e gli Affari Globali (CIGA), dell’Università Zaim di Istanbul (IZU).

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org