Guerra a Gaza: perché gli adolescenti palestinesi sono spinti alla battaglia

Gli ultimi due decenni hanno visto Israele lanciare molteplici guerre, insieme alla Violenza dei Coloni e alla Punizione Collettiva delle famiglie palestinesi.

Fonte: English version

Di Linah Alsaafin – 23 agosto 2024

Immagine di copertina: Tariq Daoud e Wael Mishah, entrambi diciottenni, sono stati uccisi dalle forze israeliane questo mese dopo aver lanciato attacchi nella Cisgiordania Occupata (Immagine dai social media)

Quando si tratta della normalizzazione e dell’accettazione da parte del mondo dell’uccisione dei palestinesi da parte delle forze israeliane, non dovrebbe sorprendere che la morte di due adolescenti palestinesi nella Cisgiordania Occupata in episodi separati la scorsa settimana sia stata a malapena registrata.

Ciò che era straordinario in questi diciottenni era il loro impegno nella lotta contro l’Occupazione Israeliana, nonostante la loro giovane età.

Wael Mishah e Tariq Daoud sono stati entrambi rilasciati durante lo scambio di prigionieri tra Israele e Hamas lo scorso novembre. Durante l’accordo di scambio, 240 donne e minori palestinesi sono stati liberati in cambio di 81 israeliani e 24 stranieri trattenuti nella Striscia di Gaza.

Secondo l’Associazione dei Prigionieri Palestinesi, da allora Israele ha riarrestato 24 di coloro che aveva rilasciato.

Mentre i sostenitori si riunivano quella notte di novembre a Beitunia, a ovest di Ramallah, per ricevere le decine di giovani palestinesi rilasciati dalle carceri israeliane, Mishah veniva portato in spalla per celebrare la sua libertà. Ha cantato a sostegno delle Brigate Qassam, il braccio armato di Hamas, che il Regno Unito e altri Paesi hanno classificato come gruppo terroristico.

“Possa Dio proteggere la Resistenza, avere misericordia dei martiri e guarire i nostri feriti”, ha detto Mishah con voce roca, indossando ancora l’uniforme grigia della prigione.

Mishah, originario del campo profughi di Balata a Nablus, ha raccontato ai media le deplorevoli condizioni affrontate dai minori palestinesi imprigionati da Israele, che vanno dalle aggressioni verbali alle gravi percosse fisiche, al divieto di fare la doccia.

“La nostra gioia è indescrivibile, ma incompleta perché altri giovani sono ancora in prigione”, ha detto.

Corruzione e complicità

Il 15 agosto, un mese dopo il suo diciottesimo compleanno, Mishah è stato ucciso all’alba da un drone israeliano mentre combatteva per respingere un’incursione israeliana sulla città di Nablus.

Sua madre ha detto che suo figlio è stato pesantemente colpito dal Genocidio avvenuto nella Striscia di Gaza. “È passato dall’essere prigioniero all’essere ricercato, all’affrontare l’Occupazione, e alla fine ad essere ucciso”.

Questo ciclo non è affatto un’anomalia per i palestinesi nella Cisgiordania Occupata. Le incursioni israeliane quotidiane in villaggi, città e campi profughi hanno portato alla morte di più di 600 palestinesi dal 7 ottobre, quando è scoppiata la guerra.

I giovani si trovano ad affrontare uno spazio sempre più ristretto per l’espressione politica e l’autodeterminazione, in mezzo alla dilagante Colonizzazione dei Coloni. Frustrati dalla corrotta e complice Autorità Palestinese, che reprime i dissidenti e si impegna in una collaborazione con Israele per la sicurezza, hanno poche opzioni.

Lunedì, pochi giorni prima dell’uccisione di Mishah, Daoud è stato assassinato dalle forze israeliane vicino alla città Occupata di Azzun, in Cisgiordania.

Secondo Al Jazeera e fonti palestinesi locali, Daoud era ricercato per aver effettuato diversi attacchi a fuoco che hanno coinvolto insediamenti israeliani e veicoli israeliani nel Nord della Cisgiordania Occupata. Il suo corpo viene trattenuto da Israele, una pratica statale comune che nega alle famiglie palestinesi la possibilità di elaborare completamente il lutto.

Secondo quanto riferito, la sua casa di famiglia è stata perquisita almeno 40 volte per spingerlo ad arrendersi, mentre i suoi genitori sono stati arrestati 25 volte, secondo suo fratello maggiore. Anche diversi altri membri della famiglia sono stati ripetutamente arrestati.

Le Brigate Qassam hanno rilasciato dichiarazioni di cordoglio per entrambi i ragazzi, sottolineando il loro ruolo nell’organizzazione. Secondo quanto riferito, un terzo prigioniero rilasciato nello scambio di novembre, il diciottenne Jibril Jibril, si è nascosto ed è tuttora ricercato in relazione ad attacchi contro le forze israeliane e anche la sua famiglia sarebbe stata presa di mira, con i soldati israeliani che hanno ripetutamente arrestato e interrogato suo padre.

Sconvolgimenti politici

Il coinvolgimento di questi tre adolescenti nella lotta contro l’Occupazione Israeliana può essere compreso solo nel contesto degli sconvolgimenti politici che li hanno afflitti fin dalla loro nascita nel 2006.

Quell’anno si tennero le elezioni legislative palestinesi, alle quali Hamas partecipò per la prima volta. Hamas ha vinto con una valanga di voti, ma l’amministrazione Bush negli Stati Uniti non ha accolto di buon occhio questo esercizio dei diritti democratici dei palestinesi e ha cercato di rovesciare Hamas organizzando un Colpo di Stato guidato dall’uomo forte di Fatah Mohammed Dahlan.

Il Colpo di Stato è stato sventato da Hamas e il 2007 è stato testimone di lotte civili palestinesi e della separazione ufficiale dei territori della Cisgiordania e della Striscia di Gaza.

Nei 15 anni successivi, l’esercito israeliano ha combattuto diverse guerre a Gaza, uccidendo migliaia di persone. Nel frattempo, la Cisgiordania Occupata ha visto un aumento della costruzione di insediamenti e lo sfollamento dei palestinesi dalle loro terre. I coloni incoraggiati hanno lanciato attacchi contro i palestinesi, nel mezzo all’inazione di un governo belligerante e sempre più autocratico guidato dal Presidente Mahmoud Abbas e dai suoi compari.

Oggi, il Genocidio di Gaza, in corso da quasi un anno, rappresenta una rottura dello status quo. L’uccisione di decine di migliaia di civili, insieme alla totale devastazione del territorio, ha rivelato le vere intenzioni di Israele: l’Annientamento Totale del Popolo Palestinese, che considera una minaccia demografica ed esistenziale.

Questi sono i fattori che spingono adolescenti come Mishah, Daoud e Jibril verso una vita di battaglia. Prima di morire, Daoud aveva espresso la speranza che i palestinesi fossero “sulla via della libertà e della liberazione dall’Occupazione”.

Come ha scritto in un saggio del 2022 il poeta Refaat Alareer, ucciso da Israele lo scorso dicembre, sembra che nulla di ciò che fanno i palestinesi o i loro sostenitori potrà mai soddisfare Israele: “Non abbiamo altra scelta che riprenderci, rialzarsi e continuare la lotta”.

Linah Alsaafin è una giornalista palestinese che ha scritto per Al Jazeera, The Times Literary Supplement, Al Monitor, The News Internationalist, Open Democracy e Middle East Eye.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org