La ricomparsa della Poliomielite a Gaza è un altro segno delle Strategie Genocide di Israele in atto.
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Di Nicola Perugini – 2 settembre 2024Immagine di copertina: Una madre palestinese sfollata, Wafaa Abdelhadi, cammina tra le macerie di una casa distrutta da un attacco israeliano mentre torna al suo rifugio con le figlie Lynn e Roueida, dopo che si sono vaccinate contro la poliomielite, a Deir Al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale, il 1° settembre 2024. REUTERS/Ramadan Abed
Ad agosto, il Ministero della Sanità Palestinese ha annunciato il primo caso accertato di infezione da Poliomielite a Gaza in 25 anni. Il virus aveva infettato un bambino di 10 mesi a Deir el-Balah, lasciandolo paralizzato. Sebbene finora sia stato confermato un solo caso, ciò non significa che sia l’unico o che la diffusione del virus sia limitata.
Sebbene la Poliomielite possa causare paralisi e persino la morte, molti di coloro che sono infettati dal virus non mostrano alcun sintomo. Ecco perché sono necessari test e valutazioni mediche per determinare correttamente l’entità dell’epidemia. Ma ciò è quasi impossibile a Gaza, data la distruzione totale da parte di Israele del suo settore sanitario.
Sappiamo che il poliovirus di tipo 2 (cVDPV) è stato identificato in sei campioni di liquami, raccolti da due siti diversi a Khan Younis e Deir el-Balah a luglio. Dopo che queste scoperte sono state rese pubbliche, il Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Ghebreyesus ha avvertito che è “solo questione di tempo prima che il virus raggiunga le migliaia di bambini che sono stati lasciati senza protezione”.
Israele ha respinto le richieste delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco e ha accettato “pause umanitarie” localizzate per soli pochi giorni. Parallelamente, ha intensificato i bombardamenti su Gaza e le espulsioni di massa di civili. Tra il 19 e il 24 agosto, l’esercito israeliano ha emesso il numero più alto di ordini di evacuazione in una settimana dal 7 ottobre, portando l’ONU a sospendere temporaneamente le operazioni umanitarie.
Tuttavia, domenica è stata ufficialmente lanciata una campagna di vaccinazione. L’implementazione è iniziata nella Striscia di Gaza centrale, nel Governatorato di Deir el-Balah, e nei prossimi giorni dovrebbe essere esteso a Khan Younis nella Striscia meridionale e poi ai Governatorati settentrionali, dove Israele ha fortemente limitato gli aiuti e la mobilità.
Non è chiaro se l’ONU raggiungerà il suo obiettivo di vaccinare 640.000 bambini, date le difficili condizioni operative, il numero drammatico di sfollati, la restrizione israeliana sulle scorte di carburante necessarie per far funzionare i generatori e i frigoriferi per conservare i vaccini e il rifiuto di Israele di interrompere completamente i combattimenti.
Affinché il vaccino sia efficace, devono essere somministrate due dosi a distanza di almeno un mese. Non c’è ancora alcuna garanzia che ci saranno le condizioni per la seconda fase della campagna di vaccinazione.
Sfortunatamente, un’epidemia di Poliomielite non è l’unica emergenza sanitaria che i palestinesi di Gaza stanno affrontando. Anche altre pericolose malattie infettive, tra cui Epatite e Meningite, si stanno diffondendo nella Striscia. Da ottobre, a Gaza sono stati registrati più di 995.000 casi di infezioni respiratorie acute e 577.000 casi di diarrea acquosa acuta.
Inoltre, centinaia di migliaia di malati cronici non ricevono le cure adeguate di cui hanno bisogno, il che porta a molte morti prevenibili che non vengono registrate nel bilancio ufficiale delle vittime di Gaza.
Tutto questo è un riflesso del Genocidio di Logoramento di Israele: ovvero, la distruzione delle condizioni di sopravvivenza dei palestinesi come gruppo attraverso tecniche di uccisione meno visibili dell’orribile violenza trasmessa in diretta in tv e su internet a cui abbiamo assistito negli ultimi 11 mesi.
Per citare l’avvocato ebreo-polacco Raphael Lemkin, che introdusse la nozione di Genocidio nel 1944, la “compromissione della salute” e la creazione di condizioni di vita “pericolose per la salute” costituiscono una delle principali Tecniche di Genocidio.
Negli ultimi 11 mesi, Israele ha praticamente annientato il sistema sanitario di Gaza. I dati recenti pubblicati dal Conglomerato della Salute Globale (Global Health Cluster) dell’OMS parlano da soli: nei primi 300 giorni di guerra, 32 ospedali su 36 sono stati danneggiati, 20 su 36 ospedali e 70 centri di assistenza sanitaria primaria su 119 non sono funzionanti. Sono stati segnalati circa 492 attacchi all’assistenza sanitaria, che hanno causato la morte di 747 persone.
L’esercito israeliano ha anche sistematicamente distrutto il sistema idrico e fognario di Gaza. Secondo un rapporto di Oxfam pubblicato a luglio, le persone di Gaza hanno a disposizione solo 4,74 litri di acqua al giorno a persona per tutti gli usi, tra cui bere, cucinare e lavarsi.
Ciò significa una riduzione del 94% della quantità di acqua disponibile prima di ottobre, e un livello significativamente al di sotto dello standard minimo accettato a livello internazionale di 15 litri di acqua al giorno a persona per la sopravvivenza di base in caso di emergenza.
Allo stesso tempo, da ottobre Israele ha distrutto il 70% di tutte le pompe fognarie e il 100% degli impianti di trattamento delle acque reflue. La distruzione e l’ostruzione delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie di Gaza hanno avuto effetti catastrofici sulla salute pubblica, causando sicuramente un numero significativo di decessi indiretti.
Importanti rapporti sulla salute pubblica hanno previsto scenari terrificanti per quanto riguarda i decessi causati dalla diffusione di malattie infettive a Gaza. Secondo uno studio della Scuola di Igiene di Londra e dell’Università Johns Hopkins, migliaia di palestinesi potrebbero essere morti negli ultimi sei mesi a causa di malattie infettive.
La narrazione di Israele per giustificare queste morti è che sono il risultato di una tragica crisi umanitaria provocata dai palestinesi. Ma non erano involontarie, come hanno rivelato dichiarazioni più oneste di funzionari israeliani.
Nel novembre 2023, Giora Eiland, l’ex capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale israeliano e attuale Consigliere del Ministro della Difesa Yoav Gallant ha scritto sul quotidiano Yedioth Aharonoth che “la comunità internazionale ci mette in guardia da un disastro umanitario a Gaza e da gravi epidemie. Non dobbiamo tirarci indietro, per quanto possa essere difficile”, aggiungendo che “dopo tutto, gravi epidemie nel Sud della Striscia di Gaza avvicineranno la vittoria e ridurranno le vittime tra i soldati dell’esercito”.
Il Ministro delle Finanze di Netanyahu, Bezalel Smotrich, ha twittato di essere d’accordo con “ogni parola” scritta da Eiland nella sua rubrica. In altre parole, le malattie infettive sono tra gli strumenti di Genocidio per Logoramento presi in considerazione dalla dirigenza israeliana.
Questa non è una storia completamente nuova. Israele ha già sottoposto i palestinesi a politiche sistematiche di morte lenta e invalidità, con i picchi più alti durante le due Intifada. Ma dal 7 ottobre, queste politiche hanno raggiunto un livello senza precedenti e soddisfano due requisiti chiave della Convenzione sul Genocidio.
Il primo, annientando il settore sanitario e ostacolando la distribuzione di forniture e servizi sanitari, Israele sta assicurando che i palestinesi di Gaza affrontino gravi danni fisici e mentali.
Il secondo, distruggendo quasi completamente il sistema idrico e fognario e creando un ambiente debilitante, l’esercito israeliano ha inflitto ai palestinesi di Gaza condizioni di vita calcolate per provocarne la distruzione fisica in tutto o in parte.
Ecco come Israele persegue il Genocidio di Logoramento a Gaza.
Nicola Perugini è Professore Associato di Relazioni Internazionali presso l’Università di Edimburgo. È coautore di “Il Diritto Umano di Dominare” (The Human Right to Dominate – OUP 2015) e “Scudi Umani: Una Storia di Persone Sulla Linea del Fuoco” (Human Shields. A History of People in the Line of Fire – 2020).
Traduzione di Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org