Liberate Khalida Jarrar, ponete fine al genocidio carcerario-industriale globale

Il Palestinian Feminist Collective chiede la liberazione immediata e incondizionata della prigioniera politica palestinese, attivista e studiosa femminista e leader rivoluzionaria, Khalida Jarrar, che ci insegna che “la speranza in prigione è come un fiore che cresce dalla pietra”.

Fonte: English version

di Palestinian Feminist Collective
Jarrar è stata tenuta prigioniera dallo Stato-colono per più di sei anni nel corso di cinque incarcerazioni ed è attualmente tenuta prigioniera nelle segrete sioniste senza accusa dal 26 dicembre 2023. Ora deve affrontare la sua sfida più grande: le brutali condizioni di solitario confinamento.

Il 12 agosto 2024, le autorità carcerarie coloniali sioniste l’hanno trasferita dalla prigione di Damon, in Haifa occupata, alla prigione di Neve Tirza, nell’area occupata di al-Ramlah, dove sta sopportando condizioni disumane in completo isolamento.

Prigionia, incarcerazione e violenza di genere sono i pilastri della colonizzazione sionista della Palestina, sostenuta dagli Stati Uniti. Lo stato sionista dei coloni ha utilizzato come arma la violenza delle carceri e degli arresti contro i palestinesi come parte del suo sforzo di far scomparire i palestinesi, una pratica ereditata e intensificata come strumento esercitato dal regime del mandato coloniale britannico più di 100 anni fa.

L’incarcerazione dei palestinesi è direttamente collegata alla frammentazione del nostro popolo dalla propria terra, alla separazione delle famiglie, alla restrizione dei movimenti e alla violazione della vita palestinese. Per decenni, il sistema giudiziario militare sionista ha condannato i palestinesi con una percentuale del 99%, spesso attraverso confessioni forzate sotto torture insopportabili, senza accesso ad avvocati e senza processo o alcuna parvenza di giusto processo.

Come ha fatto con decine di migliaia di palestinesi, il regime sionista ha imprigionato Jarrar come punizione per aver combattuto per la liberazione della Palestina e dei prigionieri politici palestinesi. I prigionieri palestinesi sono stati a lungo sottoposti a violenza di genere e sessuale sia nel tentativo di indebolire la resistenza palestinese, sia per frammentare le nostre comunità. Al momento del suo nuovo arresto, Jarrar stava studiando l’esperienza delle donne prigioniere.

Come ricercatrice presso il Muwatin Institute for Democracy and Human Rights della Birzeit University, Jarrar indaga la connessione tra l’uso delle prigioni da parte dei coloni in Palestina e il complesso industriale carcerario globale, mettendo in evidenza le conversazioni tra le donne prigioniere.
Khalida Jarrar afferma che l’abolizione è una lotta per tutta l’umanità:

“Smantellare la servitù coloniale e dei coloni è una fase cruciale per l’umanità, per coloro che hanno sofferto dei suoi effetti per decenni e per coloro che continuano a rifiutarla e a resisterle”.

Jarrar è una madre, compagna, figlia, sorella, mentore, leader, guerriera e membro dell’Assemblea legislativa palestinese. Di fronte a tragedie indescrivibili, afferma che dobbiamo “creare speranza dalla disperazione” mentre crea aule scolastiche dalle celle della prigione, creando sistemi in cui le donne detenute possano insegnarsi a vicenda.

Dice: “Vogliono mettere a tacere le nostre voci, ma noi resteremo! Le nostre voci continueranno a gridare di porre fine all’occupazione! Rappresento il mio popolo e il mio popolo continuerà a lottare nobilmente contro l’occupazione!”

Per decenni, uomini, donne e bambini palestinesi sono stati arrestati in massa. L’attuale genocidio si basa su una brutale guerra di incarcerazione in tutta la Palestina. Secondo la Commissione per gli affari dei detenuti e la Società dei prigionieri palestinesi, tra l’ottobre 2023 e l’agosto 2024, lo Stato coloniale ha arrestato più di 10.300 palestinesi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme.

Nello stesso periodo sono stati emessi più di 8.322 ordini di detenzione amministrativa, una politica che consente allo stato colono di trattenere i palestinesi senza accusa o processo e a tempo indeterminato.

Secondo Addameer – Prisoners Support and Human Rights Association, l’utilizzo della detenzione amministrativa come arma è metodologico e diffuso e viola il cosiddetto diritto internazionale.

Non conosciamo nemmeno la portata di queste detenzioni, poiché sono state rilasciate poche informazioni concrete sui palestinesi di Gaza rapiti durante questo genocidio intensificato.

Chiediamo il rilascio immediato e incondizionato di Khalida Jarrar e di tutti i prigionieri palestinesi.

Questa macchina da guerra genocida che incarcera, uccide, distrugge e prende di mira ogni vita palestinese deve essere smantellata.
E siamo al fianco dei movimenti femministi e anti-imperialisti internazionali impegnati ad abolire le prigioni, decolonizzare le terre indigene e porre fine alla violenza di genere e sessualizzata.

Come Khalida, tutte le persone imprigionate nel complesso carcerario-industriale globale sono prigionieri politici. Da Turtle Island alla Palestina, le forze del capitalismo razziale e del colonialismo di insediamento hanno fatto affidamento su contenimento, tortura, genocidio, violenza di genere e continuo furto di terre, tutto in una volta.

La lotta per la libertà di Khalida è essenziale per tutti i nostri movimenti che lavorano per sradicare i sistemi coloniali e imperialisti di detenzione, incarcerazione e prigioni che sostengono il sionismo, l’impero statunitense e il loro macchinario globale di guerra brutale.

Chiediamo la libertà per Khalida Jarrar e tutti i prigionieri palestinesi.
Liberate Khalida
Liberateli tutti

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org