Il nuovo “Pascià di Gaza” di Israele

La nomina da parte di Tel Aviv di un alto funzionario militare per gestire gli affari civili di Gaza è un tentativo strategico israeliano di creare una realtà post-conflitto e aggirare un accordo di cessate il fuoco.

Fonte: English version

Di Ibrahim Al-Madhoun – 5 settembre 2024

Come parte di una strategia a lungo termine per esercitare un maggiore controllo su Gaza, la scorsa settimana l’Esercito di Occupazione Israeliano ha nominato Elad Goren come primo “capo dello sforzo umanitario-civile nella Striscia di Gaza”. Questo nuovo ruolo, incentrato sull’Amministrazione degli Affari Civili a Gaza, solleva importanti interrogativi sulle intenzioni di Tel Aviv e sulla sua visione per il futuro dell’enclave decimata e assediata.

La nomina di Goren arriva mentre la brutale guerra a Gaza, che sta entrando nel suo undicesimo mese, non solo ha messo alla prova la resilienza dell’Esercito di Occupazione, ma ha anche portato a significative e continue ripercussioni sul campo.

Gestire la crisi creata da Israele

La creazione di questa nuova posizione all’interno dell’Unità del Coordinatore delle Attività Governative nei Territori (COGAT) del Ministero della Difesa rappresenta un notevole cambiamento nell’approccio di Israele a Gaza, indicando un movimento verso una gestione più diretta degli affari civili nella Striscia.

Questa decisione fa parte di una strategia più ampia dell’Occupazione Israeliana per rafforzare la sua presa su Gaza, tentando nel contempo di rimodellare le dinamiche politiche per ridurre l’influenza di Hamas. Una strategia simile di Dividi et Impera (Dividi e Governa) è stata impiegata in Cisgiordania per seminare discordia tra l’Autorità Nazionale Palestinese al governo e le fazioni della Resistenza lì presenti.

Il ruolo di Goren comprende la gestione degli aiuti umanitari, la supervisione del funzionamento dei valichi di frontiera, il ripristino delle infrastrutture distrutte dagli israeliani e il coordinamento con le organizzazioni umanitarie internazionali. Inoltre, la sua nomina è vista come parte degli sforzi dello Stato di Occupazione per stabilire un nuovo quadro per la gestione del Valico di Rafah con l’Egitto, punto d’accesso cruciale di Gaza al mondo esterno, già sotto un rigoroso blocco israeliano.

Secondo l’Esercito di Occupazione, il nuovo ruolo “si occuperà dell’integrazione e dell’attuazione dello sforzo umanitario nella Striscia di Gaza e del coordinamento con la comunità internazionale, in un modo che consentirà l’attuazione dello sforzo umanitario pur sostenendo gli interessi di sicurezza dello Stato di Israele”.

Dimensioni strategiche dell’insediamento di Goren

Piuttosto che affrontare la pressante crisi umanitaria nella Striscia che deriva dal brutale assalto militare di dieci mesi dell’Esercito di Occupazione sulla Striscia, la nomina di Goren dovrebbe essere vista come una mossa strategica da parte di Israele per consolidare la sua presenza e influenza a Gaza.

Affidando a un alto funzionario militare (Goren è stato promosso a Generale di Brigata) la responsabilità degli affari civili, Israele segnala la sua intenzione di mantenere il controllo diretto sull’amministrazione di Gaza, trasformando potenzialmente la regione in una zona di governo militare indiretto “per gli anni a venire”.

Questa mossa è in linea con la strategia più ampia del Primo Ministro Benjamin Netanyahu per indebolire Hamas e promuovere una struttura di governo alternativa più adatta agli interessi israeliani. Tuttavia, questo approccio non è privo di sfide.

Le complessità della gestione della popolazione palestinese traumatizzata e sfollata di Gaza, unite al crescente controllo e alla pressione internazionale, complicheranno gli sforzi di Tel Aviv per affermare il suo controllo. Inoltre, la persistente Resistenza delle fazioni palestinesi e dei loro alleati regionali rimane una barriera formidabile a qualsiasi tentativo di alterare lo status quo.

Resistere ai piani per governare Gaza

Infatti, il conflitto su più fronti ha avuto un impatto negativo sull’esercito israeliano, che ha dovuto affrontare perdite significative negli scontri con i Gruppi di Resistenza Palestinese e negli impegni a Nord con Hezbollah. Questo logoramento evidenzia la difficoltà di Israele nel raggiungere i suoi obiettivi militari dichiarati, con un’ulteriore probabile recrudescenza a seguito della recente serie di omicidi di alto profilo. I Movimenti di Resistenza Palestinesi potrebbero capitalizzare il logoramento delle truppe israeliane per rafforzare le loro capacità e contrastare i piani di Tel Aviv per il controllo permanente su Gaza.

Inoltre, Israele fatica a ottenere il sostegno internazionale per le sue azioni a Gaza, il che è ulteriormente complicato dai crescenti disordini interni dovuti al rifiuto del governo Netanyahu di negoziare un accordo di cessate il fuoco con Hamas che ritirerebbe le truppe israeliane dal territorio.

Pertanto, la Resistenza Palestinese dovrebbe concentrarsi sulla difesa internazionale, evidenziando le violazioni israeliane e mobilitando l’opinione pubblica mondiale per aumentare la pressione diplomatica su Israele affinché esca completamente dalla Striscia. È inoltre fondamentale rafforzare l’unità nazionale tra le fazioni palestinesi; un fronte unito è fondamentale per contrastare efficacemente gli sforzi di Israele di frammentare la società palestinese e indebolire la Resistenza.

Potrebbero emergere diversi scenari in seguito agli ultimi passi dello Stato di Occupazione verso i suoi piani postbellici per Gaza. Se gli sforzi diplomatici falliscono o non viene raggiunto alcun accordo di cessate il fuoco, Gaza potrebbe sperimentare un aumento degli scontri militari mentre Israele cerca di imporre nuove realtà e imposizioni.

In tal caso, la Resistenza Palestinese dovrebbe intensificare le operazioni militari e migliorare il coordinamento tra le fazioni per contrastare efficacemente le strategie israeliane.

In alternativa, se la Resistenza Palestinese mobilita con successo l’opinione pubblica internazionale, una maggiore pressione diplomatica potrebbe costringere Israele a fermare i suoi piani militari a Gaza. Questo scenario potrebbe portare a un cessate il fuoco sostenuto da garanzie internazionali, impedendo a Israele di tornare alle sue precedenti politiche.

Strategia politica con pressione armata 

Tuttavia, il conflitto e il blocco in corso potrebbero aggravare la Crisi Umanitaria di Gaza, ponendo nuovi ostacoli alla Resistenza in termini di soddisfazione dei bisogni primari della popolazione. Affrontare questa crisi richiederebbe una stretta cooperazione con le organizzazioni internazionali per attenuare l’impatto sui civili.

La nomina di Elad Goren a capo dello sforzo “umanitario-civile” a Gaza è una chiara indicazione dell’intento strategico di Israele di rafforzare il suo controllo sulla striscia e indebolire la Resistenza. Molto probabilmente, questa mossa incontrerà una maggiore Resistenza palestinese, come abbiamo visto nei corridoi Filadelfia e Netzarim.

È fondamentale che la Resistenza continui a rafforzare la sua capacità operativa intensificando al contempo gli sforzi diplomatici per ostacolare qualsiasi tentativo israeliano di imporre un nuovo ordine a Gaza. Promuovere l’unità nazionale e mantenere il sostegno popolare tra i palestinesi è essenziale per affrontare queste minacce.

In definitiva, la Resistenza Palestinese rimane un fattore chiave per affossare i piani israeliani di Occupare e governare Gaza in modo permanente. Nessuna strategia militare o di insediamento avrà successo finché i palestinesi rimarranno pienamente fedeli alla loro terra e ai loro diritti.

Ibrahim Al-Madhoun è uno scrittore politico palestinese e il capo-redattore di fimeddernegi.com

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org