L’arte potente e distintiva di Malak Mattar ritrae le continue lotte dei palestinesi in mezzo al genocidio di Israele a Gaza.
Fonte: English verion
di Zainab Mehdi, 5 Settembre 2024
Artista autodidatta, Malak ha iniziato a dipingere all’età di 14 anni durante l’assalto militare di 51 giorni a Gaza nel 2014, utilizzando materiale scolastico di base.
Il suo stile distintivo, caratterizzato da volti espressivi e disegni semi-astratti, ha ottenuto rapidamente un riconoscimento internazionale.
Ha esposto le sue opere in Costa Rica, Francia, Gran Bretagna, India, Palestina, Spagna, Paesi Bassi, Italia, Germania, Svizzera, Turchia e Stati Uniti.
Nel 2018, Malak ha ricevuto la più importante borsa di studio accademica di Gaza, classificandosi seconda nel suo gruppo di anno in tutta la Palestina. Questo risultato le ha permesso di studiare all’estero e di laurearsi in Scienze politiche all’Università di Istanbul Aydin nel 2022.
Una sua opera d’arte è apparsa sulla copertina di GQ Middle East nell’ottobre 2021 e ha pubblicato Sitti’s Bird: A Gaza Story (2022), un libro per bambini ispirato alla sua vita.
Malak recentemente ha anche concluso una residenza d’artista a Londra con An Effort – un’organizzazione no-profit che sostiene le donne artiste della regione araba – e sta conseguendo un Master of Fine Arts (MFA) alla Central Saint Martins di Londra.
Durante la residenza si è concentrata sulla documentazione della realtà della vita a Gaza. Alcuni dei suoi dipinti ritraggono con forza la dura realtà della guerra, tra cui scene di donne e bambini deceduti e di neonati prematuri abbandonati.
Una delle sue opere più importanti, May the Birds Who Have Eaten Our Flesh Crash in Your Window (Che gli uccelli che hanno mangiato la nostra carne si schiantino contro la tua finestra), è stata realizzata a carboncino su carta. Mostra uno stormo di uccelli che vola contro un cielo scuro, e si ispira ai racconti dei bambini che vedono gli uccelli beccare i cadaveri.
Documentare le tragedie della Palestina
Nel 2024, Malak ha usato la sua arte per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza in corso contro i palestinesi, esponendo le sue opere in diverse mostre per promuovere questa causa.
Tre mesi fa, Malak ha realizzato una mostra personale intitolata The Horse Fell off the Poem presso la Galleria Feruzzi di Venezia, dal 16 aprile al 14 giugno.
La mostra si ispirava a una poesia del poeta palestinese Mahmoud Darwish, che contrappone la natura e l’amore alla guerra. Questo contrasto riflette la lotta di Darwish nel bilanciare temi umani universali con le sue esperienze personali del conflitto israelo-palestinese.
La mostra personale, curata dalla direttrice di Abu Dhabi Art, Dyala Nusseibeh, ha coinciso con la 60a Biennale di Venezia, che ha suscitato polemiche per la partecipazione di Israele.
Sebbene non facesse ufficialmente parte della Biennale, la mostra di Malak ha offerto un potente commento sulla violenza di Israele, risuonando profondamente con gli spettatori.
Dopo Venezia, la mostra di Malak Screams è stata aperta in Scozia dal 7 al 28 giugno.
La mostra presentava oltre 100 di nuovi disegni e dipinti in risposta alle violenze in corso a Gaza e comprendeva sia nuovi lavori monocromatici che precedenti opere colorate, che offrivano un barlume di speranza per il futuro della Palestina.
La mostra faceva parte della tappa di Edimburgo del Falastin Film Festival (FFF), prima all’Ambasciata e poi alla In Vitro Gallery di Summerhall.
Tra le sue opere recenti più significative in questa mostra c’è No Words, un grande dipinto completato tra gennaio e febbraio 2024.
Questa potente opera d’arte mostra la devastazione della guerra di Israele contro Gaza, in cui sono state uccise più di 40.000 persone.
Il dipinto raffigura la dilagante perdita di vite umane, la sofferenza degli animali, la distruzione di siti storici e lo sfollamento forzato delle comunità palestinesi.
Attingendo sia dall’esperienza personale che dalla copertura mediatica, il dipinto cattura il trauma di assistere alla distruzione della sua patria e la costante paura per la sicurezza della sua famiglia.
“L’opera cattura la devastazione inflitta alle vite umane, agli animali, ai siti archeologici e agli edifici storici, insieme al profondo impatto dello sfollamento forzato, che ha lacerato la società palestinese per generazioni”, racconta Malak a The New Arab in un’intervista esclusiva.
Ha spiegato che la creazione di quest’opera monumentale ha comportato l’utilizzo di testimonianze, immagini di parenti e amici, stampa e social media, e che è stata completata in circa un mese, dopo settimane di meticolosa pianificazione, schizzi e preparazione.
Malak ha descritto la sua lotta contro il trauma di vedere la sua casa distrutta da lontano e l’ansia per la sua famiglia che si trova ancora nel centro di Gaza.
“Piena di storie personali e di riferimenti familiari della mia infanzia sotto l’occupazione, quest’opera riflette sia la più grande tragedia umana di questo secolo sia le mie emozioni”, ha osservato l’autrice.
Passare dal colore al monocromo
Il percorso artistico di Malak mostra la sua forza e la sua resilienza, evidenziate dal suo lavoro vibrante e colorato anche durante le crisi.
Questa vivacità era particolarmente evidente nella serie You and I del 2021, realizzata durante l’assalto israeliano a Gaza.
Ma il suo lavoro recente si è spostato drasticamente verso una tavolozza in bianco e nero. Questo cambiamento riflette un profondo senso di perdita e di dolore, segnalando un cambiamento significativo nella sua ricerca artistica.
Come dice lei stessa, “mi sto allontanando dal ruolo di offrire speranza agli altri”.
L’uso del monocromatismo risuona anche con le fotografie dell’epoca coloniale della Palestina, fornendo sia una riflessione profondamente personale sulle sue esperienze sia una prospettiva storica più ampia.
Malak spera che la sua arte ispiri gli spettatori ad agire contro i crimini di guerra di Israele.
“Spero che il mio lavoro possa provocare un’azione da parte di chi lo guarda per combattere l’ingiustizia, sia attraverso la protesta, sia sostenendo il movimento Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni, o altre forme di attivismo”, dice l’artista.
Per concludere l’intervista, Malak osserva che il suo lavoro è stato accolto con grande entusiasmo. “Ho ricevuto solidarietà e sostegno, che hanno portato a dibattiti importanti”, dice a The New Arab.
Nei suoi progetti in corso e futuri, Malak continuerà a documentare e condividere le realtà affrontate dai palestinesi, mostrando le loro storie e le loro lotte e fungendo da potente promemoria delle loro esperienze e dell’urgente necessità di giustizia e pace.
Attualmente Malak si sta preparando per una personale a Londra il prossimo autunno.
Zainab Mehdi è redattrice associata di The New Arab e ricercatrice specializzata in governance, sviluppo e conflitti nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa.
Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org