Netanyahu ha replicato con la più detestabile delle risposte quando gli è stato chiesto perché dalla sua ultima mappa avesse omesso l’intera Cisgiordania.
Di Ramzy Baroud – 10 settembre 2024
Quando gli è stato chiesto perché sulla sua ultima mappa avesse cancellato l’intera Cisgiordania, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha replicato con la più detestabile delle risposte. “Non ho incluso il Mar Morto. Non è mostrato sulla mappa. Non ho mostrato il fiume Giordano. Non è su questa mappa. Non ho mostrato il Mar di Galilea”, è stata la risposta di Netanyahu.
Il Primo Ministro israeliano deve aver pensato che né la popolazione nativa della Palestina né la Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, che sono riconosciute come Territori Occupati dal Diritto Internazionale, sono fenomeni topografici o geografici.
Dovrebbe essere ovvio che Netanyahu ha deliberatamente cancellato la Cisgiordania dalla sua mappa, che ha mostrato il 2 settembre durante un’altra delle sue requisitorie sul perché Israele debba mantenere il “controllo di sicurezza” su Gaza. Ci sono molti fattori che dimostrano che questa affermazione è vera.
Uno, Netanyahu ha cancellato la Palestina e i palestinesi anche dalle mappe precedenti, con l’esempio principale della sua mappa “Nuovo Medio Oriente”, che ha orgogliosamente mostrato durante un discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel settembre 2022.
Due, il Primo Ministro israeliano non riconosce nemmeno il termine “Cisgiordania”. Anche nella sua difesa del perché la sua ultima mappa mostrasse che Israele aveva inghiottito il territorio, ha risposto dicendo che “stava parlando di Gaza”, non di “Giudea e Samaria”.
Questo riferimento biblico alla Patria Palestinese si adatta perfettamente alla linea politica israeliana prevalente, sostenuta dai più ardenti estremisti di estrema destra e ultranazionalisti della società israeliana. L’attuale Regime Israeliano semplicemente non crede che i palestinesi abbiano alcun diritto storico, o diritti politici e aspirazioni sulla propria terra.
Tra una lunga serie di tali commenti, alcuni spiccano. Ad esempio, nel marzo 2023, il Ministro delle Finanze israeliano di estrema destra Bezalel Smotrich ha negato l’esistenza dei palestinesi durante una cerimonia commemorativa privata a Parigi. “Non esiste una cosa come i palestinesi perché non esiste una cosa come il popolo palestinese”, ha affermato.
Per quanto riguarda il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir, la cancellazione dei palestinesi richiede un’azione, un’azione violenta. Il 23 giugno, ha affermato durante una conferenza stampa: “La terra di Israele deve essere colonizzata e deve essere lanciata un’operazione militare. Dobbiamo demolire edifici, eliminare terroristi, non uno o due, ma decine e centinaia, e se necessario anche migliaia. La Terra di Israele è per il popolo di Israele”.
E, naturalmente, lo stesso Netanyahu, che a marzo 2019 ha affermato che Israele è “lo Stato-Nazione, non di tutti i suoi cittadini, ma solo del popolo ebraico”.
Tale linea è sostenuta dall’azione, vale a dire la costante espansione di insediamenti illegali riservati agli ebrei, la lenta Pulizia Etnica delle comunità palestinesi da varie parti della Cisgiordania e un programma governativo che, nell’aprile 2020, ha accettato di annettere gran parte della regione Occupata.
Tre, Netanyahu rifiuta la discussione stessa di uno Stato Palestinese. Ha persino spinto per un voto nella Knesset israeliana (Parlamento) per opporsi alla creazione di uno Stato Palestinese perché avrebbe rappresentato “un pericolo esistenziale per lo Stato di Israele e i suoi cittadini, perpetuato il conflitto israelo-palestinese e destabilizzato la regione”. La risoluzione è stata approvata con 68 voti a favore e solo nove contrari.
Questo voto rappresenta l’apice della carriera politica di Netanyahu, che è stata in gran parte dedicata a ostacolare qualsiasi tentativo di raggiungere una soluzione negoziata basata sul Diritto Internazionale. Le speranze palestinesi di stabilire uno Stato Sovrano “devono essere eliminate”, ha affermato Netanyahu nel luglio 2023.
Quindi, non sorprende che il leader israeliano non veda la necessità di demarcare nessun’altra entità nelle sue mappe deliranti, a parte quella di Israele.
Ironicamente, tuttavia, come parte della sua risposta alle critiche, Netanyahu ha menzionato la parola “palestinesi”. “C’è un’intera questione su come raggiungere la pace tra noi e i palestinesi in Giudea e Samaria”, ha detto. Anche allora, la sua dichiarazione ha negato al popolo palestinese qualsiasi diritto a essere un popolo, per non parlare di uno Stato. Per lui, i palestinesi sono esseri nomadi che, per un semplice incidente storico, si sono avventurati nella sua terra biblica, su cui non hanno alcuna pretesa o diritto.
Anche allora, Netanyahu ha continuato a mentire, poiché ha fatto esattamente l’opposto di “raggiungere la pace” con i palestinesi. Invece, è coinvolto in un Processo Attivo di Sterminio.
A maggio, il Procuratore della Corte Penale Internazionale Karim Khan ha richiesto l’emissione di mandati di arresto per diversi israeliani e palestinesi. Tra questi, Netanyahu era in testa, che Khan ha accusato di “Sterminio”, “omicidio volontario” e “altri atti disumani come Crimini contro l’Umanità”.
In realtà, la controversa mappa di Netanyahu ha evidenziato solo i confini di Gaza in modo che il Primo Ministro israeliano potesse presentare un caso sul perché la sua campagna di uccisioni nella Striscia debba continuare. Nelle sue mappe precedenti, anche Gaza è stata cancellata.
Abbiamo sostenuto a lungo che Israele è un’entità coloniale di coloni che può esistere solo attraverso un’espansione costante, a spese dei diritti territoriali e politici della popolazione nativa. La maggior parte del mondo può ora vedere questa verità manifestarsi quotidianamente, ovunque nella Palestina Storica.
La comunità internazionale deve intervenire e ritenere Israele responsabile di fronte al Diritto Internazionale attraverso una pressione attiva e sanzioni dirette. Coloro che usano il Genocidio come un comodo strumento politico non hanno posto tra le nazioni rispettose della legge.
Ramzy Baroud è un giornalista e redattore di The Palestine Chronicle. È autore di sei libri. Il suo ultimo libro, curato insieme a Ilan Pappé, è “La Nostra Visione per la Liberazione: Leader Palestinesi Coinvolti e Intellettuali Parlano”. Ramzy Baroud è un ricercatore senior non di ruolo presso il Centro per l’Islam e gli Affari Globali (CIGA), dell’Università Zaim di Istanbul (IZU).
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org