No, Israele non ha il diritto di difendersi a Gaza. Ma i palestinesi sì.

La maggior parte delle affermazioni dei politici e dei media occidentali secondo cui “Israele ha il diritto all’autodifesa” sono dimostrabilmente false

Fonte: English version

Di Craig Mokhiber – 10 settembre 2024

Immagine di copertina: I membri della Resistenza Palestinese brandiscono le loro armi durante una cerimonia commemorativa per Mohammed al-Azizi e Abdul Rahman Sobh, uccisi dalle forze israeliane nel luglio 2022, nella città di Nablus in Cisgiordania. (Foto: Shadi Jarar’ah/APA Images)

Una delle tante inquietanti rivelazioni emerse da quando è iniziata l’attuale fase di Genocidio in Palestina, quasi un anno fa, è il grado in cui i politici statunitensi e occidentali sono disposti ad attenersi diligentemente a un copione fornito da Israele e dai suoi sostenitori occidentali, indipendentemente dal fatto che il copione sia vero o meno. Un esempio lampante è la falso pretesa spesso ripetuta “dell’autodifesa”.

Dopo ogni successivo Crimine di Guerra e Crimine contro l’Umanità perpetrato da Israele nella sua attuale Furia Genocida, il ritornello più comune dei funzionari dei governi occidentali (e dei media corporativi occidentali) è che “Israele ha il diritto di difendersi”.

No, non è così.

Infatti, come questione di Diritto Internazionale, questa è una doppia bugia.

Innanzitutto, Israele non ha tale diritto a Gaza (o in Cisgiordania e Gerusalemme Est).

E, secondo, gli atti che le affermazioni di “autodifesa” cercano di giustificare sarebbero illegali anche laddove si applichi l’autodifesa.

La Carta delle Nazioni Unite, un trattato vincolante per tutti gli ati membri, codifica i diritti e le responsabilità fondamentali degli Stati. Tra questi vi sono il dovere di rispettare l’autodeterminazione dei popoli (compresi i palestinesi), il dovere di rispettare i diritti umani e il dovere di astenersi dall’uso della forza contro altri Stati (ove non autorizzato dal Consiglio di Sicurezza). Israele, nei 76 anni della sua esistenza, ha ripetutamente violato questi principi.

Un’eccezione temporanea al divieto di uso della forza è codificata nell’Articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite per l’autodifesa da attacchi esterni. Ma, cosa importante, tale diritto non esiste quando la minaccia proviene dall’interno del territorio controllato dallo Stato. Questo principio è stato affermato dalla Corte Internazionale di Giustizia nel suo parere del 2004 sul muro dell’Apartheid di Israele. E la Corte ha stabilito allora, e di nuovo nel suo parere del 2024 sull’Occupazione, che Israele è la Potenza Occupante in tutto il Territorio Palestinese Occupato. Pertanto, Israele, in quanto Potenza Occupante, non può rivendicare l’autodifesa come giustificazione per lanciare attacchi militari a Gaza, in Cisgiordania, a Gerusalemme Est o sulle Alture del Golan.

Naturalmente, Israele, dall’interno del proprio territorio, può legittimamente respingere qualsiasi attacco per proteggere i propri civili, ma non può rivendicare l’autodifesa per dichiarare guerra ai Territori che Occupa. Infatti, il suo obbligo principale è proteggere la popolazione Occupata. Così facendo, una Potenza Occupante può svolgere funzioni essenziali di applicazione della legge (distinte dalle operazioni militari). Ma, dato che la Corte Internazionale di Giustizia ha successivamente stabilito che l’Occupazione dei Territori da parte di Israele è di per sé del tutto illegale, anche quelle funzioni sarebbero probabilmente illegittime, salvo quanto strettamente necessario per proteggere la popolazione Occupata e entro un breve lasso di tempo dal ritiro.

Nella sua più recente sentenza, la Corte ha dichiarato che la presenza di Israele nei Territori viola il principio di autodeterminazione, la regola di non acquisizione di territorio con la forza e i diritti umani del popolo palestinese e che deve porre fine rapidamente alla sua presenza e risarcire il popolo palestinese per le perdite subite. Come questione di legge, ogni soldato israeliano a terra, ogni missile, aereo o drone israeliano nello spazio aereo palestinese e persino una singola bicicletta israeliana non autorizzata su una strada palestinese, costituisce una violazione del Diritto Internazionale.

In sintesi, il rimedio legale di Israele per le minacce che sostiene provengano dai Territori Occupati è porre fine alla sua Occupazione illegale, smantellare gli insediamenti, lasciare i Territori, rimuovere l’assedio e cedere completamente il controllo al popolo palestinese Occupato.

Qui, il Diritto Internazionale è un semplice riflesso del buon senso e della moralità universale. Un criminale non può impossessarsi della casa di qualcuno, trasferirvisi, saccheggiarne il contenuto, imprigionare e brutalizzare gli abitanti, e poi invocare l’autodifesa per uccidere i proprietari quando reagiscono.

E, oltre alla Palestina Occupata, mentre Israele ha il diritto all’autodifesa dagli attacchi di altri Stati, non può rivendicare tale diritto se l’attacco è una risposta all’aggressione israeliana. Israele non può attaccare uno Stato vicino (ad esempio, Libano, Siria, Iraq, Iran, Yemen) e poi invocare l’autodifesa se quello Stato reagisce. Accettare tale affermazione significherebbe capovolgere il Diritto Internazionale.

Pertanto, la maggior parte delle affermazioni dei politici e dei media occidentali secondo cui “Israele ha il diritto all’autodifesa” sono dimostrabilmente false, in quanto questione di Diritto Internazionale.

La seconda menzogna contenuta in queste ripetute affermazioni è il suggerimento che una rivendicazione di autodifesa giustifichi la miriade di Crimini commessi da Israele. Il Diritto Internazionale non consente che una rivendicazione di legittima difesa giustifichi Crimini contro l’Umanità e Genocidio. Né supera magicamente gli imperativi del Diritto Umanitario Internazionale di precauzione, distinzione e proporzionalità, o lo status protetto di ospedali e altre installazioni civili vitali.

Inoltre, la presenza di individui associati a Gruppi di Resistenza armata (anche se provata) non trasforma automaticamente una sede civile o una struttura protetta in un obiettivo militare legittimo. Se così fosse, la presenza comune di soldati israeliani negli ospedali israeliani renderebbe quegli ospedali obiettivi legittimi. Attaccare gli ospedali non è un atto di legittima difesa. È un Atto di Omicidio e, in casi sistematici e su larga scala, un Crimine di Sterminio.

Una rivendicazione di autodifesa non giustifica punizioni collettive, l’assedio di popolazioni civili, esecuzioni extragiudiziali, torture, il blocco degli aiuti umanitari, la presa di mira di bambini, l’omicidio di operatori umanitari, personale medico, giornalisti e funzionari delle Nazioni Unite, tutti Crimini perpetrati da Israele durante l’attuale fase del suo Genocidio in Palestina. E tutto ciò spudoratamente seguito da affermazioni di autodifesa da parte dei difensori di Israele in Occidente.

Quindi, ogni risposta di un politico o di una voce complice dei media corporativi a un Crimine israeliano che inizia con “Israele ha il diritto di difendersi” è allo stesso tempo una giustificazione dell’ingiustificabile e una sfacciata menzogna, e dovrebbe essere riconosciuta come tale.

Inoltre, ciò che non sentiremo mai queste voci dire è che la Palestina ha il diritto di difendersi, anche se, secondo il Diritto Internazionale, lo ha assolutamente. Radicato nella Carta delle Nazioni Unite e nel Diritto Internazionale Umanitario e dei Diritti Umani, e affermato da una serie di Risoluzioni delle Nazioni Unite, i Gruppi di Resistenza Palestinesi hanno un diritto legale alla Resistenza armata per liberare il popolo palestinese dall’Occupazione straniera, dal Dominio Coloniale e dall’Apartheid.

E il mondo è d’accordo. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato:

“Il diritto inalienabile del popolo palestinese e di tutti i popoli sotto Occupazione straniera e Dominio Coloniale all’autodeterminazione, all’indipendenza nazionale, all’integrità territoriale, all’unità nazionale e alla sovranità senza interferenze straniere”, e ha riaffermato: “La legittimità della lotta dei popoli per l’indipendenza, l’integrità territoriale, l’unità nazionale e la liberazione dal dominio coloniale, dall’Apartheid e dall’Occupazione straniera con tutti i mezzi disponibili, inclusa la Lotta Armata”.

Naturalmente, ogni Resistenza deve rispettare le regole del Diritto Umanitario, incluso il principio di distinzione per risparmiare i civili. Ma il diritto della Palestina, secondo il Diritto Internazionale, alla Resistenza Armata contro Israele è ormai evidente.

In parole povere, il popolo palestinese ha un riconosciuto diritto legale a Resistere all’Occupazione, all’Apartheid e al Genocidio di Israele, anche attraverso la Lotta Armata. E, poiché la Resistenza di fondo è legittima, anche le alleanze, gli aiuti e il sostegno ai palestinesi per questo scopo sono legittimi.

Al contrario, poiché l’Occupazione, l’Apartheid e il Genocidio di Israele sono illegali, il sostegno a Israele in tali sforzi da parte degli Stati occidentali è illegale. In effetti, la Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che tutti gli Stati sono obbligati a porre fine a qualsiasi sostegno a Israele e a lavorare per porre fine all’Occupazione di Israele.

E un altro punto sulla nozione di autodifesa. La storia non è iniziata il 7 ottobre 2023. Negli anni ’30 e ’40, i coloni sionisti viaggiarono dall’Europa per attaccare i palestinesi nelle loro case in Palestina. Nessuna milizia palestinese viaggiò in Europa per attaccare i coloni nelle loro case in Inghilterra, Francia e Russia. (Naturalmente, gli ebrei in fuga dalle persecuzioni europee avevano tutto il diritto di cercare asilo in Palestina e altrove. Ma i sionisti non avevano alcun diritto di colonizzare la terra e di espropriare la popolazione nativa).

Per più di 76 anni da allora, Israele ha attaccato, brutalizzato, sfollato, espropriato e assassinato la popolazione nativa palestinese e ha cercato di cancellarla. Ha effettuato una Pulizia Etnica di centinaia di città e villaggi palestinesi, rubato case, aziende, fattorie e frutteti palestinesi e distrutto infrastrutture civili palestinesi. Ogni comunità palestinese ha subito quotidianamente aggressioni alla dignità, arresti, percosse, torture, saccheggi e omicidi per mano di Israele. I sopravvissuti sono stati costretti a vivere sotto un Regime di Apartheid e Segregazione Razziale e con la sistematica negazione dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali nella loro terra.

Ogni pacifico sforzo palestinese per Porre Fine all’Oppressione e riconquistare il Diritto Palestinese all’Autodeterminazione, attraverso iniziative diplomatiche, azioni legali, proteste pacifiche o boicottaggi e disinvestimenti organizzati, è stato accolto con repressione o rifiuto, non solo da Israele ma anche dai suoi sponsor occidentali.

In questo contesto, il principio di moralità e la semplice logica impongono che il diritto all’autodifesa appartenga al popolo palestinese, non al suo oppressore. E il Diritto Internazionale concorda.

Craig Mokhiber è un avvocato internazionale per i diritti umani ed ex alto funzionario delle Nazioni Unite. Ha lasciato l’ONU nell’ottobre del 2023, scrivendo una lettera pubblica che metteva in guardia dal Genocidio a Gaza, criticava la risposta internazionale e chiedeva un nuovo approccio alla Palestina e a Israele basato sull’uguaglianza, sui diritti umani e sul Diritto Internazionale.

Traduzione di Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org