Israele si unisce alla prima convenzione globale sull’intelligenza artificiale: ecco perché è pericoloso

Nell’ultimo anno, nel suo genocidio a Gaza, Israele ha trasformato l’intelligenza artificiale in un’arma, implementando sistemi di sorveglianza e di puntamento automatizzati basati sull’intelligenza artificiale che hanno ucciso decine di migliaia di persone. La partecipazione di Israele al primo trattato globale sull’intelligenza artificiale solleva seri interrogativi.

Fonte: English version

Di Mona Shtaya 16 settembre 2024 

Immagine di copertina: Distruzione nei pressi dell’ospedale al-Shifa, Gaza City, 2 aprile 2024. (Foto: © Omar Ishaq/dpa tramite ZUMA Press/APA Images)

È profondamente preoccupante che a Israele sia stato permesso di aderire al primo trattato globale sull’intelligenza artificiale (IA), un accordo volto a regolamentare l’uso responsabile dell’IA, sostenendo al contempo i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto.

Per 11 mesi consecutivi, Israele ha trasformato l’intelligenza artificiale in un’arma nel suo genocidio a Gaza, implementando sistemi di sorveglianza e di puntamento automatizzati basati sull’intelligenza artificiale che hanno inflitto danni devastanti ai civili. Eppure, Israele sta ora celebrando la sua partecipazione a questo trattato insieme a Stati Uniti, Regno Unito e UE, dopo aver trascorso due anni al tavolo delle trattative e aver contribuito a redigere il primo trattato internazionale sull’intelligenza artificiale per una governance etica dell’intelligenza artificiale. Questa contraddizione espone un’ipocrisia lampante e solleva seri interrogativi sul vero impegno della comunità internazionale nei confronti della responsabilità.

Questo trattato si applica principalmente all’intelligenza artificiale del settore pubblico, ma affronta anche i rischi del settore privato. I firmatari del trattato accettano di sostenere principi come trasparenza, responsabilità e non discriminazione e si impegnano a stabilire rimedi per le violazioni dei diritti umani legate all’intelligenza artificiale. Il trattato impone valutazioni del rischio, misure di mitigazione e obblighi graduati in base a contesti specifici, garantendo flessibilità nella sua applicazione.

Fin dall’inizio di questo genocidio in corso, Israele ha trasformato l’intelligenza artificiale e le tecnologie avanzate in armi per eseguire l’uccisione massiccia e indiscriminata di civili. Lo stato dell’apartheid ha sfruttato l’intelligenza artificiale per la sorveglianza, la selezione e il processo decisionale. Israele ha intensificato i suoi sforzi per controllare e opprimere la popolazione della Striscia di Gaza, continuando una lunga storia di sistematica oppressione del popolo palestinese. Questo uso improprio della tecnologia solleva profonde preoccupazioni, portando a conseguenze devastanti per vite innocenti prese nel fuoco incrociato.

A differenza dell’agenda “AI per il bene comune” delineata nei trattati globali sull’AI, il programma di AI di Israele “Lavender” è emerso come un oscuro fulcro del genocidio in corso a Gaza. A sole due settimane dall’inizio della guerra, le liste di uccisioni di Lavender sono state approvate automaticamente, prendendo di mira i sospetti militanti, tra cui molti membri di basso rango di Hamas e della Jihad islamica palestinese, con una supervisione umana minima. Nelle prime settimane di guerra, Lavender ha segnalato fino a 37.000 palestinesi e le loro case come obiettivi di bombardamento. Questa militarizzazione dell’AI ha portato a devastanti vittime civili, poiché i criteri ampi e soggetti a errori di Lavender hanno portato ad attacchi indiscriminati alle case, causando un orribile numero di vittime.A differenza di altri sistemi come “The Gospel”, che prende di mira gli edifici, Lavender si concentra sugli individui, amplificando la tragedia dei suoi passi falsi.

Mentre il trattato internazionale sostiene l’uso responsabile dell’intelligenza artificiale, sostenendo i diritti umani e lo stato di diritto, il sistema di intelligenza artificiale israeliano “Habsora”, o “The Gospel”, è in netto contrasto. Dispiegato fin dall’inizio della guerra di Gaza, Habsora agisce come uno strumento di generazione di obiettivi altamente automatizzato per le operazioni militari israeliane. In grado di produrre rapidamente elenchi di obiettivi, facilita attacchi estesi su abitazioni residenziali, comprese quelle di membri di Hamas di basso rango. Dal 7 ottobre, Habsora ha causato significative vittime civili, con attacchi che spesso hanno colpito case senza una presenza militante confermata. Gli ampi criteri di targeting del sistema e la minima supervisione hanno portato a una massiccia distruzione, nonché alla cancellazione delle caratteristiche geografiche della Striscia di Gaza e all’annientamento della sua popolazione.

Prima di questa guerra, e negli ultimi due anni, mentre lo stato di sorveglianza contribuiva alla stesura dell’agenda della Convenzione, Israele non era inattivo, ma piuttosto automatizzava sistematicamente il suo sistema di apartheid. Dal cosiddetto “smart shooter” di Hebron alle tecnologie di riconoscimento facciale, ha trasformato in armi tecnologie rivoluzionarie per colpire e uccidere i palestinesi.

Tra il 2020 e il 2021, le indagini hanno rivelato la crescente dipendenza di Israele dalla sorveglianza avanzata e dalle tecnologie predittive per controllare i palestinesi. Questa supervisione digitale, parte di una strategia più ampia, opera sia come mezzo di repressione che come iniziativa commerciale, con Israele che testa le sue tecniche di sorveglianza sui palestinesi prima di commercializzarle ai regimi repressivi a livello globale.

Lo stato di sorveglianza impiega una sorveglianza estesa, tra cui il riconoscimento facciale e sistemi di tracciamento automatizzati come “Blue Wolf” e “Red Wolf”, per monitorare e intromettersi nella vita quotidiana palestinese. Queste tecnologie, unite al controllo di Israele sull’infrastruttura delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), intensificano il senso di controllo costante, violando la privacy e soffocando la libertà di espressione, oltre a minacciare l’accessibilità palestinese a Internet e chiudendola ogni volta che lo stato oppressivo decide di coprire i suoi crimini di guerra.

Questo approccio non solo rafforza l’apartheid automatizzato, ma funge anche da esempio preoccupante di come l’intelligenza artificiale, tra le altre tecnologie, sia stata trasformata in un’arma per servire la sicurezza e la militarizzazione di uno stato di apartheid, a cui ora è stata data, su un piatto d’oro, l’opportunità di dare forma e aderire al primo trattato sull’intelligenza artificiale.

La partecipazione di Israele al primo trattato globale sull’intelligenza artificiale, inteso a promuovere l’uso etico dell’intelligenza artificiale e a sostenere i diritti umani, contrasta nettamente con le sue pratiche effettive. Per mesi, Israele ha utilizzato sistemi di intelligenza artificiale avanzati come “Lavender” e “Habsora” per colpire e uccidere civili a Gaza, il tutto celebrando il suo ruolo nella stesura di un trattato che afferma di garantire una governance responsabile dell’intelligenza artificiale.

Questa contraddizione non solo espone un’ipocrisia preoccupante, ma solleva anche seri interrogativi sull’impegno della comunità internazionale per una vera responsabilità. Mentre Israele continua a sfruttare l’intelligenza artificiale per l’oppressione, mina gli stessi principi che il trattato avrebbe dovuto sostenere.

Il mondo deve esaminare attentamente questa disparità e chiedere conto a Israele per prevenire l’abuso della tecnologia e proteggere i diritti umani a livello globale.

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org