Come ha fatto Hezbollah a procurarsi i cercapersone che sono esplosi in Libano?

Al Jazeera traccia una catena di fornitura di cercapersone da Taiwan all’Ungheria fino al Libano – compreso uno scalo portuale di tre mesi durante il quale gli esplosivi potrebbero essere stati inseriti nei dispositivi.

di Sarah Shamim, 18 settembre 2024

Fonte: english version

VIDEO: Hezbollah incolpa Israele dopo le esplosioni di cercapersone che hanno ucciso 9 persone e ferito 2.750 in Libano

Centinaia di cercapersone appartenenti al gruppo armato Hezbollah sono esplosi martedì in Libano, causando almeno 12 morti e circa 2.750 feriti. Alcuni cercapersone appartenenti a Hezbollah sono esplosi anche in Siria, provocando alcuni feriti.

Il Libano, Hezbollah e gli alleati del gruppo hanno tutti incolpato Israele. Ma cosa è successo veramente? Molti analisti ritengono che la risposta possa risiedere nel modo in cui Hezbollah si è procurato i cercapersone, perché ciò potrebbe rivelare se i dispositivi siano stati manomessi per facilitare le esplosioni.

Ecco cosa sappiamo e cosa credono gli esperti:

Cosa è successo ai cercapersone di Hezbollah in Libano?

Verso le 15:30 (12:30 GMT), centinaia di cercapersone in tutto il Libano hanno iniziato a esplodere.

Martedì Hezbollah ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che due suoi combattenti e una bambina sono stati uccisi a causa dell’esplosione di “cercapersone appartenenti a dipendenti di varie unità e istituzioni di Hezbollah”.

Il gruppo sostenuto dall’Iran ha attribuito le esplosioni dei cercapersone a Israele, che dall’inizio della guerra israeliana contro Gaza è stato coinvolto in attacchi di tipo ‘tit-for-tat’ (colpo per colpo) con Hezbollah attraverso il confine libanese-israeliano.

L’esercito israeliano si è rifiutato di commentare le esplosioni. Hezbollah ha promesso ritorsioni contro Israele.

 

Una fonte della sicurezza libanese e un’altra fonte hanno dichiarato all’agenzia di stampa Reuters che il Mossad, l’agenzia di spionaggio israeliana, ha piazzato degli esplosivi in 5.000 cercapersone che Hezbollah aveva ordinato mesi prima delle esplosioni. Le fonti hanno detto che un codice è stato inviato simultaneamente a 3.000 dei cercapersone, innescando le esplosioni.

Sebbene al momento non sia chiaro l’esatto meccanismo utilizzato per le esplosioni dei cercapersone, alcuni esperti ipotizzano che il sistema radio su cui si basano i cercapersone sia stato violato, forse attraverso un codice falsificato. Le batterie dei cercapersone potrebbero essersi surriscaldate, dando luogo a un processo chiamato “thermal runaway”, che a sua volta ha causato l’esplosione delle batterie.

Alcuni analisti, tra cui Hamish de Bretton-Gordon, ex ufficiale dell’esercito britannico ed esperto di armi chimiche, hanno ipotizzato che anche i cercapersone possano essere stati manomessi lungo la catena di fornitura e cablati per esplodere a comando.

Ma l’analista militare e politico Elijah Magnier, con sede a Bruxelles, ha dichiarato ad Al Jazeera che le sue fonti vicine al terreno in Libano hanno condiviso i dettagli delle prime indagini condotte da Hezbollah sui cercapersone che non sono esplosi.

Tali indagini suggeriscono che Israele abbia inserito in ogni dispositivo da 1 a 3 grammi di pentaeritritolo tetranitrato (PETN), un potente esplosivo.

Come sono stati collocati gli esplosivi nei cercapersone?

Il Libano deve affrontare una serie di sanzioni da parte degli Stati Uniti, dell’Unione Europea e dei loro partner occidentali. Inoltre, gli Stati Uniti, il Regno Unito e i loro alleati, come il Giappone, elencano Hezbollah tra le organizzazioni “terroristiche”.

Ciò significa che le aziende registrate in questi domini o che commerciano con questi Paesi sono diffidenti nei confronti delle transazioni dirette, soprattutto nel settore tecnologico, con Hezbollah – e spesso anche con il Libano.

In questo caso, ha detto Magnier, i cercapersone acquistati da Hezbollah erano con una terza parte e sono rimasti in un porto per tre mesi, in attesa di autorizzazioni, prima di essere finalmente trasferiti al gruppo libanese.

Hezbollah sospetta che durante questi tre mesi Israele sia riuscito a piazzare dell’esplosivo nei dispositivi, ha detto l’analista militare.

Ha aggiunto che le indagini condotte finora da Hezbollah dimostrano che le sfere di metallo sono state posizionate intorno alle batterie dei cercapersone, consentendo alla forza esplosiva di spingere i frammenti di metallo verso l’esterno, “aumentando significativamente la letalità dell’esplosione”. Ha aggiunto che questo è stato fatto anche durante i tre mesi in cui la spedizione è stata sospesa.

Ma dove sono stati prodotti i cercapersone – e quando?

Taiwan o Ungheria?

Il marchio del produttore di cercapersone di Taiwan Gold Apollo è stato identificato sui resti dei cercapersone esplosi, che sembrano appartenere al modello AR-924 dell’azienda.

Mercoledì scorso, l’azienda ha rilasciato una dichiarazione in cui negava di aver prodotto i cercapersone di Hezbollah e affermava che sui dispositivi era presente solo il suo logo.

L’azienda di Taiwan ha dichiarato che i cercapersone sono stati costruiti da un’azienda ungherese chiamata BAC attraverso un accordo di licenza.

“Il design e la produzione dei prodotti sono interamente gestiti da BAC”, ha dichiarato Gold Apollo in un comunicato. “Noi ci limitiamo a fornire l’autorizzazione per il marchio e non siamo coinvolti nella progettazione e produzione di questo prodotto”. BAC non ha ancora commentato.

Le prove finora raccolte suggeriscono che Hezbollah ha acquistato i cercapersone intorno a febbraio, quando il leader del gruppo, Hassan Nasrallah, ha ordinato ai membri di smettere di usare i cellulari perché potevano essere facilmente intercettati e monitorati dall’intelligence israeliana.

Cosa sappiamo di BAC?

BAC Consulting ha sede nella capitale ungherese, Budapest.

La Reuters ha riferito che l’indirizzo dichiarato di BAC è un edificio color pesca in una zona residenziale. Sebbene il nome della società sia affisso su un foglio A4, una fonte anonima presente nell’edificio ha riferito all’agenzia di stampa che la società non ha una presenza fisica nell’edificio nonostante sia registrata lì.

Secondo LinkedIn, l’amministratore delegato di BAC è Cristiana Barsony-Arcidiacono, il cui profilo dice di aver lavorato per diverse organizzazioni, tra cui l’UNESCO.

Il suo profilo dice: “Offriamo una consulenza approfondita che guida il viaggio dei nostri clienti verso l’innovazione, la sostenibilità e l’equità, garantendo al contempo connessione e autenticità. I nostri servizi principali sono lo sviluppo del business, la consulenza manageriale, la pianificazione di strategie e partnership”.

Al Jazeera ha contattato BAC ma non ha ricevuto risposta.

FOTO: Il nome di BAC Consulting KFT è riportato su un foglio di carta incollato sulla finestra di un edificio per uffici a Budapest, in Ungheria, dove la società sarebbe registrata [Marton Monus/Reuters].
Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org