Il deliberato oscuramento della Striscia di Gaza da parte di Israele per quasi un anno è uno strumento di Genocidio

Israele ha una strategia deliberata per distruggere qualsiasi fonte di elettricità, anche una piccola quantità, al fine di indurre un oscuramento totale per i residenti della Striscia di Gaza.

Fonte: : English v ersion

Dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani – 19 settembre 2024

Territorio Palestinese – Il deliberato taglio dell’elettricità alla Striscia di Gaza da parte di Israele per quasi un anno intero ha avuto effetti catastrofici e ripercussioni umanitarie di lunga durata, influenzando ogni aspetto della vita dei residenti. La sottomissione di oltre due milioni di persone a condizioni di vita deplorevoli da parte di Israele, incluso il taglio dell’elettricità, è uno strumento del suo continuo Genocidio contro il popolo palestinese.

Tagliare l’elettricità a una popolazione di 2,3 milioni di persone distribuite su 365 chilometri quadrati per quasi un anno intero è una misura senza precedenti nella storia dei conflitti e delle guerre, poiché non è solo il prodotto di operazioni militari ma anche una decisione politica. I funzionari israeliani hanno chiaramente affermato che il loro obiettivo è annientare i palestinesi nella Striscia di Gaza.

Il 7 ottobre 2023, il Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha annunciato: “Un assedio totale: niente elettricità, niente acqua, niente cibo, niente carburante. Stiamo combattendo contro degli animali e agiamo di conseguenza”. Successivamente, lo stesso giorno, il Ministro dell’Energia e delle Infrastrutture israeliano Yisrael Katz ha deciso di interrompere la fornitura di elettricità alla Striscia di Gaza e il Ministro della Difesa ha deciso di impedire l’ingresso di qualsiasi camion che trasportasse carburante.

In seguito a queste decisioni, le linee di alimentazione da 120 megawatt da Israele alla Striscia di Gaza sono state interrotte l’8 ottobre 2023 e questa interruzione è continuata fino a oggi. Come parte della sua Guerra Genocida contro i palestinesi, Israele ha anche proibito l’ingresso di carburante nella Striscia, chiudendo l’unica centrale elettrica nell’enclave. La centrale elettrica ha prodotto un massimo di 80 megawatt fino all’esaurimento delle sue scorte di carburante il 10 ottobre 2023, lasciando la Striscia completamente al buio.

Israele non si è fermato a queste due misure per interrompere l’elettricità alla Striscia di Gaza, lanciando una campagna concertata nel corso di diversi mesi per sequestrare fonti di energia alternative su cui facevano affidamento alcuni residenti e strutture di servizio. Questi attacchi hanno preso di mira impianti fotovoltaici e pannelli solari installati sui tetti degli edifici, nonché strutture pubbliche e private, come panetterie, ospedali, ristoranti e centri commerciali. Ciò suggerisce che Israele ha una strategia deliberata per distruggere qualsiasi fonte di elettricità, anche una piccola quantità, al fine di indurre un oscuramento totale per i residenti della Striscia di Gaza.

Di recente, l’Esercito di Occupazione Israeliano ha bombardato numerose residenze, nonché stazioni di ricarica Internet ed elettrica, che dipendono da piccoli pannelli solari. Decine di case sono state bombardate, apparentemente per questo scopo specifico, senza alcuna necessità di sicurezza o militare.

Prima dell’inizio del Genocidio, la Striscia di Gaza era stata sottoposta a un blocco arbitrario e illegale durato 17 anni che ha causato una grave crisi elettrica. Il deficit di fornitura di elettricità ammontava a circa il 60% e le condizioni peggioravano ogni estate e inverno. La Striscia richiede un totale giornaliero di 450-500 megawatt, e questa quantità aumenta a 600 megawatt durante l’inverno. Tuttavia, la fornitura è stata limitata ad un massimo di 200 megawatt, costringendo le autorità elettriche locali a implementare un razionamento elettrico che, in condizioni ideali, consisteva in otto ore di elettricità seguite da otto ore di interruzione.

A causa delle imprevedibili e intenzionali interruzioni di corrente, la Striscia di Gaza ha vissuto molteplici crisi debilitanti, con ospedali e strutture sanitarie costretti a chiudere più volte a causa di danni ai sistemi di energia solare e ai generatori di elettricità. La situazione è stata aggravata dalla mancanza di carburante e dal continuo guasto dei generatori sopravvissuti, attribuibile al loro uso costante. Di conseguenza, un certo numero di pazienti ospedalieri, tra cui neonati in incubatrice, feriti e pazienti dipendenti dai respiratori, sono morti e continuano a morire, a causa dell’interruzione di energia elettrica che ha interrotto i servizi medici vitali. L’interruzione ha anche causato disagi nei laboratori medici, impedendo l’esecuzione di analisi essenziali e causando lo stoccaggio improprio di forniture e medicinali.

L’interruzione elettrica aiuta anche Israele a usare la fame come arma di guerra. In seguito alla decisione di interrompere l’approvvigionamento idrico della Striscia di Gaza durante i primi giorni dell’assalto militare israeliano, l’interruzione elettrica ha anche portato alla cessazione o all’ostruzione del funzionamento degli impianti di desalinizzazione, in particolare nella parte settentrionale di Gaza, e ha innescato la pratica ormai consolidata di usare la fame come mezzo per sfollare sistematicamente i residenti dalle parti settentrionali della Striscia.

La mancanza di carburante e l’interruzione di elettricità hanno anche reso più difficile per le squadre comunali consegnare l’acqua che è ancora possibile estrarre dai pozzi. Centinaia di migliaia di residenti e sfollati sono stati costretti a bere acqua contaminata durante il Genocidio in corso e la quota pro capite di acqua nell’enclave è diminuita del 97% a causa dell’ampia distruzione delle infrastrutture idriche della Striscia.

Contrariamente a un tasso di consumo giornaliero di circa 84,6 litri a persona nel 2022, la quota pro capite di acqua nella Striscia di Gaza è scesa tra i tre e i 15 litri al giorno, secondo un rapporto congiunto pubblicato dall’Ufficio Centrale di Statistica palestinese e dall’Autorità Idrica Palestinese. Il rapporto afferma che circa 65 pompe di depurazione e sei impianti di trattamento delle acque reflue sono stati chiusi a causa dell’interruzione di energia, con conseguenti numerosi problemi ambientali e contribuendo alla diffusione di epidemie e alla contaminazione delle falde acquifere. Di conseguenza, si sono diffuse malattie della pelle, respiratorie, epatite e altre malattie infettive. Inoltre, le chiusure hanno bloccato le discariche sanitarie e la raccolta dei rifiuti solidi; il tasso di raccolta dei rifiuti era stimato al 98% prima del Genocidio e attualmente è inferiore al 20%.

A causa del blocco arbitrario di Israele e della decisione di impedire l’ingresso di aiuti umanitari e materiali essenziali come il carburante nella Striscia di Gaza, anche le soluzioni parziali, ad esempio l’ingresso di quantità limitate di carburante fornito dalle Nazioni Unite per far funzionare i generatori in alcuni ospedali, stazioni idriche e pozzi d’acqua, rimangono insufficienti e soggette a frequenti interruzioni. Ciò ha aumentato il peso psicologico sui palestinesi nella Striscia e ha messo centinaia di migliaia di residenti e pazienti in costante pericolo.

L’Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari delle Nazioni Unite (UN.OCHA) ha riferito il 24 novembre 2023 che 75.000 litri di carburante sono entrati dall’Egitto, in seguito alla decisione israeliana del 18 novembre di consentire l’ingresso giornaliero di piccole quantità di carburante per operazioni umanitarie essenziali. In particolare, la Striscia richiede circa 200.000 litri di carburante al giorno.

L’interruzione di energia ha avuto ripercussioni anche su tutti gli altri aspetti della vita, tra cui i pochi posti di lavoro rimanenti nel settore manifatturiero; le operazioni di irrigazione per i terreni agricoli; il danneggiamento di decine di tonnellate di aiuti che devono essere refrigerati; l’interruzione dei tentativi in ​​corso di didattica a distanza; e l’eliminazione di migliaia di opportunità di lavoro a distanza. L’interruzione ha causato danni catastrofici e la morte di molti residenti, con conseguenze a lungo termine che dureranno per anni a venire. Questa situazione ha causato gravi cicatrici psicologiche alla popolazione, con decine di migliaia di bambini piccoli che crescono in totale assenza di elettricità.

Muhammad Ishaq Al-Ghazi, un ricercatore che sta conseguendo un dottorato presso l’Università Al-Azhar di Gaza, ha affermato: “L’interruzione elettrica ha avuto un impatto significativo sulle nostre vite. La mia carriera accademica ne è stata influenzata. Ho fatto fatica a studiare al buio e ho dovuto camminare per tre chilometri per andare a trovare un amico che aveva un pannello solare, così potevo superare gli esami”.

“Siamo tornati alla vita primitiva a causa dell’interruzione dell’elettricità”, ha detto Kholoud Najib Al-Habashi, della Striscia di Gaza settentrionale. Al-Habashi ha parlato del tempo trascorso a cucinare su un fuoco a legna: “Non c’è il forno, quindi siamo costretti a impastare a mano e a cuocere su una teglia direttamente sul fuoco anziché su una piastra elettrica o fornello a gas. Non c’è il frigorifero, la lavatrice e nessuna illuminazione notturna. Tutto è primitivo ed estenuante”.

Salem Hamid, tredicenne, ha dichiarato: “Dall’inizio della guerra, non c’è elettricità. A parte il bagliore delle bombe e dei missili israeliane, la notte sprofonda nell’oscurità totale e nel terrore. Per ore, devo raccogliere cartone e legna, così mia madre può cuocere e cucinare per noi sul fuoco”.

Molte delle centinaia di migliaia di residenti della Striscia di Gaza che sono costretti ad accendere fuochi a legna al posto di usare gas ed elettricità per cucinare e svolgere le attività quotidiane hanno già iniziato ad avere problemi respiratori e alla vista che probabilmente avranno effetti a lungo termine o permanenti sulla loro salute.

Il 5 marzo 2024 la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati di arresto contro due ufficiali russi sospettati di essere responsabili di attacchi aerei effettuati dalle forze russe sotto il loro comando. Questi attacchi hanno preso di mira l’infrastruttura elettrica dell’Ucraina, tra cui diverse centrali elettriche e sottostazioni. La Corte ha rilevato che mentre alcuni di questi attacchi erano diretti contro obiettivi civili, altri hanno preso di mira strutture di livello militare e hanno inflitto danni collaterali ai civili e alle loro proprietà che erano ovviamente sproporzionati rispetto al vantaggio militare previsto.

Di conseguenza, la Corte ha classificato questi atti come Crimini di Guerra ai sensi dello Statuto di Roma. La Corte ha inoltre concluso che gli attacchi aerei costituivano uno “schema ricorrente di atti” contro i civili in conformità con la politica dello Stato e che hanno causato grandi sofferenze al popolo ucraino, in conformità con la definizione di “atti disumani”. Di conseguenza, la Corte ha anche stabilito che tali azioni possono essere considerate Crimini contro l’Umanità ai sensi dello Statuto di Roma.

La comunità internazionale deve agire per proteggere i palestinesi, proprio come ha fatto con gli ucraini. Deve agire rapidamente per porre fine al blocco illegale della Striscia di Gaza da parte di Israele; fornirle elettricità e mantenere attive queste reti elettriche; ricostruire altre infrastrutture critiche che i bombardamenti israeliani hanno distrutto; e garantire che l’elettricità venga distribuita a tutte le strutture, a partire dai servizi idrici e igienico-sanitari e dagli ospedali. Ciò richiede urgentemente la fornitura di generatori e carburante.

La comunità internazionale deve rispettare i propri obblighi ai sensi del Diritto Internazionale per impedire a Israele di commettere un Genocidio contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza, un Crimine in corso dal 7 ottobre 2023. Deve esercitare una reale pressione per costringere Israele a cessare immediatamente tutti i suoi Crimini, incluso il Genocidio, e a rispettare il Diritto Internazionale e la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia al fine di salvaguardare i civili palestinesi nella Striscia da ulteriori atrocità.

La Corte Penale Internazionale deve agire rapidamente per emettere mandati di arresto per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il Ministro della Difesa Yoav Galant; ampliare la portata delle sue indagini sulla responsabilità penale individuale per i Crimini commessi nella Striscia di Gaza, per includere tutti i soggetti coinvolti; emettere mandati di arresto per i loro reati; ritenerli responsabili; e dichiarare categoricamente che i Crimini in corso di Israele sono Genocidio.

Come parte dei loro obblighi morali e legali internazionali, tutte le nazioni devono porre fine a tutte le forme di sostegno militare e finanziario, e di cooperazione politica con Israele. Ciò include l’immediata cessazione di tutte le vendite, esportazioni e trasferimenti di armi a Israele, comprese le licenze di esportazione e gli aiuti militari.

Tutte le nazioni che collaborano con Israele nel commettere Crimini fornendogli qualsiasi tipo di supporto o assistenza diretta (in particolare, gli Stati Uniti), devono essere ritenute responsabili. Fornire aiuti e stipulare accordi contrattuali con Israele relativi all’esercito, all’intelligence, alla politica, al diritto, alla finanza e ai media, tra gli altri ambiti che potrebbero aiutare i suoi Crimini a continuare, sta consentendo a Israele di commettere le sue atrocità contro i palestinesi. I preposti e i decisori competenti in questi Paesi devono essere ritenuti responsabili, in quanto complici e compartecipi dei Crimini Israeliani commessi nella Striscia di Gaza, incluso il Crimine di Genocidio.

La comunità internazionale deve agire rapidamente per affrontare la causa principale della sofferenza e della persecuzione del popolo palestinese, che dura da 76 anni, ovvero l’Occupazione e la Colonizzazione israeliana della Palestina. Deve porre fine all’Occupazione Illegale Israeliana del Territorio Palestinese Occupato, inclusa la Striscia di Gaza; abolire il sistema di Apartheid imposto a tutti i palestinesi per decenni; revocare il blocco illegale, che dura da 17 anni, sulla Striscia di Gaza e sui suoi abitanti; e adottare misure decisive per sostenere il percorso di liberazione palestinese e il Diritto dei palestinesi all’autodeterminazione.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org