Con l’avvicinarsi dell’inverno, le famiglie sfollate di Gaza si trovano di fronte a due scelte: o affondare nelle acque reflue che traboccano nelle città distrutte o essere allagate dalle maree crescenti negli accampamenti sulla spiaggia di Gaza.
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Di Tareq Hajjaj – 20 settembre 2024
Immagine di copertina: Le famiglie palestinesi sfollate sgomberano le loro tende dall’acqua di mare dopo che la marea ha danneggiato il loro accampamento a Khan Younis, 15 settembre 2024. (Foto: Omar Ashtawy/APA Images)
A pochi metri dall’acqua, migliaia di tende sono sparse sulle spiagge sabbiose di Gaza. Le famiglie sfollate stanno cercando di costruire barriere di sabbia per impedire alla marea in arrivo di allagare i loro alloggi. Il flusso e riflusso della marea è già costato a diverse famiglie le loro tende, e ora stanno cercando di andarsene alla ricerca di terreni più asciutti. Questi erano eventi che si stavano verificando a Gaza la scorsa settimana, quando i palestinesi nella striscia hanno sperimentato la prima pioggia della stagione.
Le piogge della scorsa settimana hanno rivelato il disastro ambientale e sanitario che incombe sui milioni di sfollati ammassati in accampamenti di tende densamente affollati o quartieri bombardati verso il centro e il Nord di Gaza, dove è rimasta a malapena qualche infrastruttura. Durante la sua Guerra Genocida in corso, l’esercito israeliano ha distrutto 655.000 metri di condotte fognarie e 330.000 metri di condotte idriche secondo l’Ufficio Stampa Governativo di Gaza.
Ciò significa che le famiglie sfollate in tutta Gaza si troveranno di fronte a due scelte durante l’imminente stagione invernale, durante la quale le inondazioni sono diventate sempre più comuni: o affondare nelle acque fognarie nel paesaggio urbano decimato di Gaza, o essere inghiottite dalla marea crescente negli accampamenti di tende in riva al mare.
“Le onde hanno trascinato via i nostri bambini”
Atiya Abu Banan, 28 anni, è padre di una bambina di un anno e vive in un accampamento sulla spiaggia vicino a Khan Younis. La tenda della sua famiglia è stata allagata dopo che la scorsa settimana i temporali hanno martellato Gaza, provocando l’innalzamento della marea. Ha trascorso l’intera notte del 15 settembre in piedi in centimetri di acqua di mare, con i piedi fradici, mentre teneva su la figlia per proteggerla dall’acqua. Le onde avevano danneggiato parte della sua tenda e bagnato gli effetti personali della sua famiglia, compresi i vestiti e il cibo. Nella sua testimonianza, Atiya si trova sulla spiaggia in una giornata nuvolosa e aspetta che i suoi vestiti si asciughino mentre li indossa. Racconta che la sua famiglia non ha più un posto dove andare.
Lui e innumerevoli altre famiglie come la sua sono arrivati sulla spiaggia due mesi fa. La maggior parte delle persone a Deir al-Balah proveniva da Khan Younis e Rafah, l’ultimo di una serie di spostamenti dall’inizio della guerra, quasi un anno fa.
“Ho perso tutto quello che avevo la scorsa notte”, racconta. “Tutto quello che ho sono i vestiti che indosso”.
In un’altra testimonianza, Ilham Abuamsha, madre di otto figli, si trova sulla spiaggia mentre migliaia di tende si estendono sullo sfondo dietro di lei. Racconta che durante la notte precedente, la marea ha allagato la sua tenda e trascinato i suoi figli a diversi metri di distanza da lei mentre dormivano.
“È stata una notte molto difficile”, dice. “Le onde erano alte e spaventose e hanno allagato le tende di tutti. Anche i venti erano molto forti e violenti, causando strappi nel tessuto della tenda”.
“Questa è una situazione insopportabile”, aggiunge Ilham. “I nostri rifugi ‘sicuri’ sono pericolosi. È insopportabile”.
Ilham racconta come i suoi figli sono stati quasi trascinati in mare dalla forza delle onde. “Se non li avessimo presi, ora sarebbero morti”, dice. “Dove altro dovremmo portare i nostri figli? Guardate le onde: restiamo qui finché non ci inghiottono?”
Ilham è anche preoccupata che con l’arrivo dell’inverno, saranno presi tra il mare e il freddo. “Moriremo di freddo, o annegati, o uccisi sotto bombardamenti?” chiede incredula. “Se arriva l’inverno e siamo ancora qui, non avremo una coperta per scaldarci. Non avremo nemmeno un pezzo di telone per proteggerci dalla pioggia”.
Città allagate dalle acque reflue
I palestinesi sfollati nella Striscia di Gaza non ricevono più solo avvisi di evacuazione dall’esercito israeliano. Ora anche i comuni inviano avvisi agli sfollati nelle aree in cui l’acqua piovana o le fogne hanno allagato le strade, ordinando loro di spostarsi in altre località.
Hazem Fahid, un ingegnere del comune di Deir al-Balah, afferma che l’area di Sahin al-Baraka, che ospita migliaia di famiglie sfollate, ha ricevuto un ordine di evacuazione dal comune
“Ora la maggior parte dell’acqua piovana scorre in questa parte di Deir al-Balah”, racconta Fahid. “E non c’è un sistema di drenaggio per rimuovere l’acqua. Questo è il pericolo; se piove in grandi quantità, le persone saranno in grave pericolo e le loro vite saranno a rischio”.
Fahid sottolinea che in alcune aree, le persone potrebbero effettivamente rischiare di annegare a causa della gravità prevista delle inondazioni. “Nella zona di Sahin al-Baraka, i livelli dell’acqua possono raggiungere i due metri e mezzo. Le persone annegheranno”.
Fahid aggiunge che il comune di Deir al-Balah non ha mai affrontato problemi di accumulo di acqua piovana in queste aree in precedenza. Ma a causa della distruzione delle strade e delle infrastrutture della città da parte di Israele, “quest’anno è diverso”, afferma. “Potrebbe verificarsi una tragedia”.
Sahin al-Baraka è un’ampia area di 300 dunam/km (circa 30 ettari), una delle poche aree abbastanza grandi da ospitare il numero di sfollati. Quando sono arrivati per la prima volta nella zona due mesi prima, era ancora estate e non c’era alcun rischio di inondazioni.
Il 14 settembre, l’Ufficio Stampa Governativo di Gaza ha pubblicato un rapporto in cui si afferma che il numero di sfollati a Gaza ha continuato ad aumentare negli ultimi mesi, documentando l’esistenza di 543 rifugi e centri di sfollamento in tutta la Striscia di Gaza.
“La Striscia di Gaza è sull’orlo di un vero disastro umanitario con l’arrivo dell’inverno”, ha affermato l’Ufficio Stampa. “Quasi 2 milioni di persone saranno senza casa come conseguenza diretta. Gli sfollati dormiranno per terra e rimarranno esposti alle intemperie”.
Il rapporto ha anche affermato che la valutazione sul campo del governo indica che oltre 100.000 tende a Gaza sono inadatte all’abitazione umana a causa dell’usura, chiarendo che la maggior parte delle tende sono fatte di plastica e tessuti logori.
Il rapporto dell’Ufficio Stampa Governativo ha anche lanciato un appello umanitario al mondo, invitando la comunità internazionale a salvare i 2 milioni di sfollati di Gaza prima che sia troppo tardi.
Tareq S. Hajjaj è il corrispondente di Mondoweiss a Gaza e membro dell’Unione degli Scrittori Palestinesi
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org