Le Nazioni Unite sono diventate la parodia di se stesse. Questa settimana, quando i leader mondiali si sono riuniti a New York, Gaza, il Libano e la Palestina non erano all’ordine del giorno, ma un patto con gli Stati Uniti, approvato in fretta e furia, progettato per proteggere l’“ordine basato sulle regole” era in cima alla lista.
Fonte: English version
Di Pepe Escobar – 26 settembre 2024
Immagine di copertina: macerie di Gaza sovrapposte alla riunione dell’Assemblea Generale dell’ONU (photo credit The Cradle)
L’incapacità – e la mancata volontà – delle Nazioni Unite e del suo Consiglio di Sicurezza di fermare un genocidio trasmesso in diretta streaming le ha screditate al di là di ogni possibile redenzione. Qualsiasi risoluzione seria che infligga serie conseguenze alla psicopatologia mortale di Israele è stata, è e sarà bloccata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Domenica e lunedì scorso, a New York, prima della 79esima Assemblea Generale, i capi di Stato si sono riuniti per pronunciare i loro altisonanti discorsi sul podio dell’Assemblea Generale.
Gli Stati membri dell’ONU hanno adottato un Patto per il futuro, con 143 voti a favore, solo sette contrari e 15 astensioni. Il diavolo si nasconde nei dettagli, naturalmente: chi l’ha progettato e approvato; come ha fatto ad arrivare in cima all’agenda mentre il mondo brucia; e perché sentiamo puzza di bruciato?
La macchina delle pubbliche relazioni dell’ONU ha annunciato, allegramente, che il “risultato chiave del Vertice del Futuro è un’opportunità unica nella generazione per indirizzare l’umanità su un nuovo corso verso il nostro futuro comune”.
Bel linguaggio, ma per essere chiari, non si tratta affatto del concetto filosofico cinese, inclusivo, di “comunità di un futuro condiviso per l’umanità”. È più simile al futuro comune previsto dalla plutocrazia atlantista che governa il cosiddetto “giardino”, che produce solo diktat per la “giungla”.
Come hanno votato Cina, Russia e Iran
Il primo vice rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, Dmitry Polyansky, ha riassunto l’iniziativa in modo appropriato:
“ Le Nazioni Unite hanno violato i propri principi per assecondare un gruppo di delegazioni del “bel giardino”, che hanno usurpato i colloqui fin dall’inizio. E la maggioranza della “giungla”, come una mandria, non ha trovato il coraggio di protestare e difendere i propri diritti. Saranno loro ad assumersi la responsabilità delle conseguenze.
Alcuni diplomatici, parlando in via ufficiosa con toni piuttosto sconcertati, hanno confermato che in realtà non ci sono stati seri negoziati preliminari e che il Patto è stato adottato per consenso con un gruppo minimalista di sole sette nazioni – tutte della “giungla” – che hanno cercato di opporre resistenza, scartando il testo preparato e non riuscendo ad aggiungere emendamenti dell’ultimo minuto.
Persino il nuovo Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite Philemon Yang ha cercato di fare qualcosa. I resistenti hanno proposto a Yang di rinviare la votazione fino a quando non fossero state approvate tutte le disposizioni, in particolare quelle sul disarmo e sul ruolo di interferenza delle ONG nel lavoro dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.
Ma il “giardino” ha applicato la massima pressione per far passare il Patto, e i resistenti hanno ottenuto troppo poco, troppo tardi.
Alcuni diplomatici africani si sono lamentati, in via ufficiosa, che i loro Paesi erano contrari al Patto ma che stavano votando “per solidarietà”. Questo è un codice per dire che sono stati maltrattati o addirittura corrotti dal “giardino”.
E ora arriva il colpo di scena. Sia la Russia che l’Iran hanno votato “no”. E la Cina si è astenuta.
In breve, i tre Stati-chiave della civiltà, che si dà il caso siano i principali motori dell’integrazione dell’Eurasia e probabilmente i tre più importanti membri dei BRICS, hanno rifiutato il Patto costruito in giardino. La ragione principale, non dichiarata, è che questo Patto è in ultima analisi contro i BRICS e l’ascesa di un secondo polo globale.
Un indizio evidente sono i numerosi riferimenti diretti nel Patto all’“ordine internazionale basato sulle regole”, il mantra dell’Egemone. Il Patto è stato abilmente architettato per isolare gli Stati della civiltà superiore e per dividere i BRICS dall’interno: il classico Divide et Impera.
Per quanto riguarda il vero patto per il futuro della Maggioranza Globale, presto si inizierà a discuterne seriamente – non all’ONU, ma al vertice annuale dei BRICS che si terrà a Kazan il mese prossimo.
Gaza chi?
Nonostante l’edificio delle Nazioni Unite stia ospitando il più grande gruppo di leader mondiali che si sia visto insieme in un anno, non si sta facendo assolutamente nulla per il genocidio di Gaza e per l’espansione della guerra di Israele in Libano. Questa sorprendente inattività nei confronti della più urgente crisi umanitaria del mondo ha stupito persino i “giardinieri” del Golfo Persico, che di solito si aggrappano ai diktat degli Stati Uniti sulla maggior parte delle cose.
L’Assistente Segretario Generale del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) per gli Affari Politici e i Negoziati, Abdel Aziz Aluwaisheg, ha persino scritto un editoriale che sottolinea l’illusione del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden di “affermare che il sistema internazionale sta funzionando e che gli Stati Uniti in particolare lo stanno tenendo insieme” – l’unico capo di Stato a fare questa affermazione sul podio quest’anno.
Nella sua rubrica intitolata “L’ultimo imperfetto discorso di Biden all’Assemblea generale delle Nazioni Unite”, Aluwaisheg rivela: “Nelle riunioni di alto livello che si tengono a New York in questi giorni, come il “Summit del futuro”, i partecipanti concordano sul fatto che il sistema delle Nazioni Unite è rotto e necessita di una riforma, o addirittura di una revisione”. E aggiunge:
“ Visto dal punto di vista di una superpotenza che esercita il diritto di veto, il sistema funziona. Può bloccare qualsiasi azione che non le piaccia e assecondare le decisioni che approva. Cosa c’è di meglio? Ma il mondo appare diverso dalla prospettiva dei rifugiati indifesi di Gaza, rannicchiati tra le rovine delle loro case, che hanno perso numerosi familiari e che potrebbero essere uccisi in qualsiasi momento da una forza militare di gran lunga superiore, non controllata dall’ONU e sostenuta dai suoi membri più potenti.
L’ONU si trasforma in un’appendice di Davos
L’intero edificio delle Nazioni Unite a New York è ormai ridotto a un monolite che celebra lo sconforto e il cinismo, poiché diventa chiaro a qualsiasi corpo diplomatico che il genocidio di Gaza e ora la sua estensione al Libano sono pienamente sostenuti dal sindacato criminale occidentale, guidato dal sionismo anglo-americano.
Sotto questo aspetto, qualsiasi voto alle Nazioni Unite dovrebbe essere considerato irrilevante. L’intera struttura delle Nazioni Unite dovrebbe essere considerata irrilevante.
Il Patto va letto a proprio rischio e pericolo. Si tratta di un’insalata di parole che mescola una segnalazione virtuale sfrenata con un rimaneggiamento di vecchie politiche di accordi morti, come l’accordo commerciale TPP dell’era Obama, oltre a un’iniziativa di digitalizzazione globale originariamente redatta, in tesi, dai governi di Germania e Namibia.
Ma i veri redattori sono stati i soliti sospetti: Big Tech e Big Finance, esecutori dell’“ordine internazionale basato sulle regole”.
Questo futuro prospettato per l’umanità – differenza dello spirito comunitario cinese – è un’apoteosi della Quarta Rivoluzione Industriale, proveniente direttamente dalla banda di Davos, personificata dal World Economic Forum (WEF).
Sono questi gli attori che hanno supervisionato i precedenti, inesistenti “negoziati”, che risalgono al fatidico accordo di cooperazione tra l’ONU e il Forum economico mondiale (WEF) firmato nel luglio 2019, pochi mesi prima dell’era Covid.
Questo accordo, come ha osservato l’analista Peter Koenig, è “illegale”, in quanto “l’ONU non può stipulare accordi con le ONG, ma di fatto irrilevante in un mondo ordinato dalle regole”. Nella vita reale, configura l’ONU come una semplice dependance di Davos.
Quindi, benvenuti nel vostro futuro distopico, che ora è persino fissato sulla carta. No carta, scusate, è così antiquato: in scrittura digitale.
C’è una via d’uscita? Sì, c’è una via d’uscita. La Resistenza Globale, gradualmente, si sta trasformando in una forza coesa e transcontinentale, la cui portata e profondità è dovuta in gran parte a una Cina sempre più assertiva. I BRICS sono decisi a sviluppare potenti nodi interconnessi in grado di guidare la Maggioranza Globale verso un futuro equo, vivibile e non distopico. Tutti gli occhi sono puntati su Kazan in ottobre.
Traduzione di Mavi Morano -Invictapalestina.org