Intere famiglie terrorizzate sono state costrette a fuggire, nel cuore della notte, dalle loro case nella periferia sud di Beirut, bombardata dall’esercito israeliano.
Fonte: Version française
OLJ / Dichiarazioni raccolte da Lyana Alameddine e Sally Abou Aljoud, il 28 settembre 2024
Immagine di copertina: : Sfollati a causa dei bombardamenti, per le strade di Beirut, il 28 settembre 2024. Foto Mohammad Yassine / L’Orient-Le Jour
Il tragico esodo è iniziato diversi giorni fa. Da lunedì scorso, con i massicci attacchi israeliani sul Libano meridionale e sulla Bekaa, oltre centomila abitanti di queste regioni sono stati costretti a fuggire. Venerdì sera, un nuovo esodo, tra panico e terrore, si è verificato nella periferia sud di Beirut, colpita con un’intensità senza precedenti dall’inizio degli scontri tra Hezbollah e Israele, l’8 ottobre 2023.
All’alba, in diversi punti di Beirut, famiglie stordite dopo aver abbandonato terrorizzate le loro case nel cuore della notte, attendevano di capire cosa fare. Come dice un anziano seduto su un marciapiede di Saifi, nel centro di Beirut, insieme a sua moglie: « Nessuno ci aiuta. Lo Stato è assente ».
I nostri giornalisti hanno incontrato queste persone, molte delle quali hanno passato la notte all’aperto, soprattutto in piazza dei Martiri, nel centro di Beirut, così come sulla Corniche o sulla spiaggia di Ramlet el-Baïda.
«Abbiamo portato i nostri nipoti a Batroun, poi siamo tornati qui… Non abbiamo dove andare », racconta una donna che è fuggita dal campo di Bourj el-Brajné, nella periferia sud. « Abbiamo visto i bombardamenti e abbiamo pensato che saremmo morti. Vedevamo tutto, era un vero massacro», dice dal quartiere di Saifi, nel centro di Beirut, dove ha trovato rifugio.
Per molti rifugiati, i bombardamenti della scorsa notte hanno risvegliato brutti ricordi della guerra del 2006 tra Israele e Hezbollah. All’epoca, la periferia sud di Beirut era stata letteralmente rasa al suolo dai bombardamenti israeliani. Ma per questa donna, che preferisce rimanere anonima, i « dieci bombardamenti » che venerdì, intorno alle 18:30, hanno colpito il quartier generale di Hezbollah nella periferia, sono stati di gran lunga più intensi di quelli del 2006. « Dobbiamo fuggire, non torneremo più là », afferma questa donna originaria del Libano meridionale, che dice di non avere alcuna affiliazione politica. Poi aggiunge: « Il prezzo di questa guerra è troppo alto ». Sua figlia, appena sposata, rincara: « Quello che è successo ieri sembrava come le immagini che vedevamo di Gaza. Questa guerra deve finire ».
Come a Gaza, anche qui l’esercito israeliano ha lanciato numerosi avvertimenti ieri sera, invitando con messaggi gli abitanti di alcuni quartieri a fuggire al più presto, prima dei bombardamenti. Ne sono seguite scene terribili di civili che fuggivano a piedi, in auto, come potevano, dalle loro case situate in quartieri nella mira dei bombardamenti israeliani.
Mohammad Jomaa è seduto su un pezzo di marciapiede nel quartiere di Sanayeh. È arrivato lì dopo aver camminato per una decina di chilometri dal suo quartiere di Laylaké, nella periferia sud. Questa zona faceva parte di quelle indicate dall’esercito israeliano come contenenti «armi di Hezbollah», per le quali erano stati emessi ordini di evacuazione. Accuse respinte dal partito sciita. «Non so dove andare», afferma. Non lontano da lì, decine di famiglie sono accampate nei dintorni del giardino. Nel retro di un furgone, un bambino dorme su un materasso di fortuna. I suoi genitori, seduti sui sedili anteriori, sono incollati ai loro telefoni. Dall’alba, i rifugiati percorrono il quartiere in macchina, alla ricerca di un rifugio. In una di queste auto, su un sedile ,si vede un piccolo uccellino in gabbia.
Sui marciapiedi del centro città, si vedono famiglie con bagagli. Alcune non hanno nulla. La fuga è stata troppo rapida.
Seduti su dei lenzuoli su uno di questi marciapiedi, i membri di una famiglia di Bir Hassan mangiano, questo sabato mattina, manakich distribuiti da volontari. Vengono da Bir Hassan. «Siamo fuggiti dopo il primo bombardamento israeliano sulla periferia sud, che è avvenuto verso le 18:30. Da allora siamo in strada. Non abbiamo portato via nulla con noi», spiega la madre di famiglia. «Non sappiamo dove dormiremo stanotte », continua. Suo marito è rimasto a casa fino alle 4 del mattino. «Bombardavano. Tutti urlavano nel quartiere », racconta. «Nel luglio 2006 (durante la guerra tra Hezbollah e Israele), eravamo fuggiti in Siria. Ma i bombardamenti di questa notte erano peggiori di quelli del 2006», aggiunge.
I bombardamenti sembrano « come quelli dell’invasione israeliana di Beirut nel 1982 », afferma un altro rifugiato della periferia sud, accampato in piazza dei Martiri, nel centro della città. «Ci hanno detto di evacuare come se fossimo animali », continua, riferendosi ai vari messaggi di « evacuazione immediata » inviati dall’esercito israeliano nella notte di venerdì. «Ma ogni volta che fuggivamo, nuove bombe cadevano su di noi », aggiunge quest’uomo, che dice di essere partito da casa sua alle 2:30 del mattino.
Interrogato sulla sorte del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, dichiara: «Non importa se il Sayyed (Nasrallah) è morto da martire. Era la volontà di Dio». « Israele non ha alcun rispetto. Li schiacceremo, vinceremo », aggiunge. Verso le 11 di sabato mattina, l’esercito israeliano affermava che Hassan Nasrallah era stato ucciso nell’attacco delle 18:30 al quartier generale del partito. Una fonte vicina a Hezbollah ha detto all’AFP che «i contatti erano persi » con il segretario generale del partito dalla sera di venerdì.
Nel flusso dei rifugiati, ci sono anche molti siriani. Una giovane donna, originaria di Aleppo, è riuscita a prendere solo qualche vestito e un fornello a gas prima di fuggire. «Siamo fuggiti al primo bombardamento nella periferia sud. Eravamo completamente terrorizzati. Non sappiamo cosa faremo. Nessuno aiuta i siriani e abbiamo paura che la guerra si espanda ulteriormente », aggiunge.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina.org