Israele sottopone il Nord di Gaza a una delle campagne più violente del suo Genocidio; è necessario un intervento internazionale

Israele sta accelerando il ritmo del suo Genocidio contro i palestinesi  eseguendo Uccisioni di Massa pianificate, nonché estesi spostamenti forzati.

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Dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani – 8 ottobre 2024

Territorio Palestinese – Una catastrofe umanitaria senza precedenti è imminente mentre l’Occupazione Israeliana rafforza l’assedio del campo di Jabalia e del progetto Beit Lahia nella Striscia di Gaza settentrionale per il quarto giorno consecutivo. Israele sta accelerando il ritmo del suo Genocidio contro i palestinesi lì eseguendo Uccisioni di Massa pianificate, nonché estesi spostamenti forzati. La comunità internazionale, guidata dalle Nazioni Unite, deve agire rapidamente e con decisione per salvare decine di migliaia di residenti che sono sottoposti a una delle campagne di Genocidio più violente che la Striscia abbia mai visto.

Le Forze di Occupazione Israeliane hanno intensificato l’assedio del campo di Jabalia e dei quartieri circostanti, tra cui Tal al-Zaatar, al-Sikka, Beit Hanoun e Beit Lahia. Le forze israeliane hanno anche preso posizione nella regione occidentale della Striscia di Gaza, avanzando fino al cimitero di Jaffa e al bivio di Tawam.

Con attacchi aerei, cinture di fuoco e bombardamenti di artiglieria, tra cui bombardamenti di case abitate, le Forze di Occupazione Israeliane hanno occupato ampie porzioni della parte settentrionale di Gaza da sabato sera, 5 ottobre. Decine di persone sono state uccise e ferite a causa di questa continua invasione.

I primi rapporti hanno confermato che cinque cittadini, tra cui una donna, un uomo e suo figlio, sono stati giustiziati dalle Forze di Occupazione per aver tentato di fuggire dal campo di Jabalia sventolando bandiere bianche.

In uno sviluppo estremamente pericoloso, le forze dell’esercito israeliano hanno ordinato la completa evacuazione dell’Ospedale Kamal Adwan, situato nel progetto Beit Lahia, a Nord di Gaza. Il direttore dell’Ospedale Kamal Adwan, il dottor Hussam Abu Safiya, ha riferito di aver ricevuto una chiamata dalle Forze di Occupazione che gli hanno detto che se non avesse fatto uscire i pazienti e il personale medico dall’ospedale entro un giorno, sarebbero stati in pericolo.

Insieme ad altri due ospedali nel Nord di Gaza, l’Ospedale Al-Awda e l’Ospedale Indonesiano di Jabalia, l’Ospedale Kamal Adwan è parzialmente operativo dopo essere stato assaltato e distrutto durante la prima invasione militare israeliana del Nord di Gaza lo scorso dicembre, durante la quale il personale medico, i pazienti e gli sfollati dell’ospedale sono stati gravemente maltrattati dalle Forze di Occupazione. L’Ospedale Kamal Adwan è attualmente assediato da droni quadricotteri israeliani per il secondo giorno consecutivo, con bombe fumogene fatte esplodere al suo cancello e decine di incursioni negli edifici vicini.

L’unica strada che le ambulanze utilizzavano per trasportare decine di pazienti gravemente feriti dall’Ospedale Kamal Adwan all’Ospedale Battista è stata interrotta, in seguito al bombardamento israeliano di un edificio nelle vicinanze. A ciò ha fatto seguito l’inasprimento dell’assedio dell’ospedale da parte delle Forze di Occupazione e il blocco delle ambulanze e di qualsiasi altro metodo di trasporto delle vittime.

In precedenza le Forze di Occupazione avevano arrestato un paramedico che stava trasportando pazienti dall’Ospedale Kamal Awdan all’Ospedale Battista, nonostante il precedente coordinamento con le autorità israeliane.

Il personale sul campo dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo ha ricevuto testimonianze da cittadini che sono riusciti a raggiungere Gaza, in merito alla presenza di cadaveri nelle strade. I testimoni hanno anche dichiarato di aver visto vittime intrappolate sotto le macerie delle case bombardate e che le squadre mediche e della Protezione Civile non sono riuscite a raggiungere la zona poiché almeno 20 case sono state colpite dalle forze israeliane in quattro giorni di bombardamenti.

Migliaia di persone intrappolate nei campi di Jabalia e Beit Lahia stanno soffrendo per una carenza quasi totale di scorte alimentari, che erano già scarse a causa della chiusura dei valichi di frontiera da parte di Israele. La quantità limitata di merci e altri aiuti che in precedenza era stata autorizzata a entrare nella zona è stata bloccata da Israele per più di una settimana prima della nuova invasione.

Numerose famiglie rimangono bloccate nelle loro case, sopportando dure condizioni di vita sotto gli intensi e brutali bombardamenti israeliani. La popolazione non è nemmeno in grado di uscire dalle proprie case per procurarsi l’acqua e le squadre municipali e i comitati locali non sono in grado di assisterli. Di conseguenza, migliaia di residenti affrontano la minaccia di fame, disidratazione o morte, sapendo benissimo di essere tutti vittime degli effetti catastrofici della malnutrizione provocata dalla politica di carestia di Israele che dura da un anno.

L’esercito israeliano sta lavorando sistematicamente per svuotare la parte settentrionale di Gaza dei suoi residenti e costringerli a trasferirsi a Sud, con la recente emissione di diversi ordini di evacuazione e lanciando volantini che ne chiedono l’evacuazione.

È chiaro che l’ultima operazione dell’esercito israeliano non ha alcun obiettivo o necessità militare; piuttosto, è intesa a portare a termine le operazioni distruttive che, durante le tre precedenti incursioni, hanno interessato oltre l’85% degli edifici nella parte settentrionale di Gaza. Inoltre, è intesa a colpire i civili e costringerli a fuggire dall’area, convertendola in una zona totalmente militarizzata.

La strada di Salah al-Din è ora bloccata dal lato dell’Amministrazione Civile da un posto di blocco militare israeliano e chiunque tenti di usarla per lasciare il campo viene perquisito. Questo pomeriggio, un paramedico è stato arrestato nonostante il precedente coordinamento con la Croce Rossa, il che smentisce le affermazioni di Israele sull’esistenza di “corridoi sicuri” per gli sfollati diretti a Sud.

La Deportazione Forzata di una popolazione è definita un Crimine contro l’Umanità ai sensi dello Statuto della Corte Penale Internazionale e le Nazioni Unite e la comunità internazionale devono intervenire immediatamente per salvare decine di migliaia di residenti palestinesi nel Nord di Gaza che affrontano la Pulizia Etnica da parte di Israele. Inoltre, l’ONU e la comunità internazionale hanno l’obbligo legale e morale di porre fine all’orribile Crimine di Genocidio commesso dall’Occupazione Israeliana per il secondo anno consecutivo.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org