Andrò dritto al punto e vi dirò che sono quasi certo che le IDF stiano nascondendo le loro vittime, e intendo sia a Gaza che, più di recente (e visibilmente), in Libano. Il vero bilancio del conflitto in corso viene deliberatamente oscurato. Nonostante i numerosi video di Hezbollah che distrugge i carri armati israeliani e gli elicotteri di evacuazione medica che tornano in massa dal Libano meridionale, i resoconti ufficiali rimangono sospettosamente… scarni.
Per chiunque abbia familiarità con Israele, questo non sarà affatto una sorpresa. Lo Stato ha una lunga storia di bugie e minimizzazione delle sue perdite militari come parte della Grande Hasbara. Mi chiedo solo quanti soldati saranno gettati nel tritacarne prima che gli israeliani inizino a prestarci attenzione, dopotutto sono i loro giovani ad essere mandati in quello che chiamo il Vietnam moderno. Diamo un’occhiata insieme.
Grandi punti interrogativi su IDF
Le Forze di “difesa” israeliane (IDF) gestiscono un sito web ufficiale che dovrebbe segnalare le vittime e i decessi militari.
Lo si può trovare qui: Vittime delle IDF
Se seguite la guerra di Israele da vicino come me, vi accorgerete subito che questi numeri non tornano. Gli aggiornamenti sono sporadici, spesso in ritardo e, quando arrivano, sembrano sospettosamente sbagliati. È come se il vero bilancio del conflitto venisse ignorato.
La rivelazione più grande è che questo non coincide con le montagne di filmati che arrivano dal Libano meridionale. Siamo nel 2024 ed è molto facile per le persone registrare cosa sta succedendo. Hezbollah sta semplicemente diffondendo video in cui i suoi membri fanno a pezzi le IDF da posizioni densamente presidiate sulle colline.
Inoltre, gli elicotteri “Medevac” vengono visti regolarmente tornare dalle linee del fronte agli ospedali delle IDF per trasportare soldati feriti o morti.
Quindi dove sono i corrispondenti rapporti sulle vittime? Se dobbiamo credere alla versione ufficiale, Israele sta uscendo indenne da questi sanguinosi scontri con forze altamente addestrate e ben armate. Tuttavia, la sua storia in Libano e il buon senso suggeriscono qualcosa di diverso: non c’è modo che una guerriglia così intensa, in un terreno fatto su misura per le tattiche di Hezbollah, non costi a Israele molto più di quanto non lasci trapelare.
Vietnam israeliano
Il Libano meridionale non è uno scherzo. Il paesaggio verdeggiante, montuoso e boscoso favorisce coloro a cui appartiene: i libanesi. È una regione in cui le tattiche di guerriglia prosperano: imboscate, tunnel nascosti e insorti che si mimetizzano nel terreno accidentato.
Per le forze israeliane pesantemente meccanizzate, queste condizioni sono un incubo che diventa realtà. Carri armati, artiglieria e persino la sorveglianza aerea lottano per destreggiarsi tra la fitta copertura e le colline tortuose. Dietro ogni albero, ogni roccia si nasconde un combattente di Hezbollah, ognuno con un lanciarazzi massiccio pronto a far esplodere un invasore.
Vi suona familiare? Dovrebbe, perché questa è la versione israeliana della guerra del Vietnam.
Proprio come le giungle di quella terra asiatica, che hanno divorato le forze americane, il territorio del Libano meridionale è spietato con gli stranieri. La guerra del Libano del 2006 ha offerto un’anteprima di ciò che attende oggi l’IDF. Allora, come oggi, Israele ha dovuto affrontare una feroce resistenza mentre i combattenti di Hezbollah lo colpivano senza sosta con tattiche di guerriglia. Ciò che Israele ha incontrato non è stato un campo di battaglia convenzionale, ma una roccaforte dove le tattiche mordi e fuggi hanno dissanguato le sue forze, proprio come hanno fatto i VietCong con gli americani. Il numero delle vittime era alto, i progressi erano lenti e la vittoria sfuggente. Il territorio era alleato di Hezbollah allora e lo è ancora oggi.
Questa è la guerriglia al suo meglio, dove conoscere il territorio ha la meglio sull’avere le armi più avanzate. Mentre i resoconti ufficiali di Israele possono dipingere un quadro di successo, la storia, e le dure lezioni del Vietnam, ci dicono che questo territorio sta prendendo il suo pedaggio, proprio come è sempre stato.
Hanno mentito già prima
La tendenza di Israele a minimizzare il numero delle vittime non è una novità e sta semplicemente seguendo una tendenza storica. Prendiamo ad esempio la guerra del Libano del 1982, in cui Israele subì perdite estremamente pesanti. L’intera portata di quelle morti non fu resa pubblica fino a molto tempo dopo. Volevano manipolare l’opinione pubblica e mantenere la percezione di forza, anche se venivano presi a calci nel sedere. Questo stesso inganno si è ripetuto durante la guerra del Libano del 2006, quando divenne evidente che il numero effettivo di soldati israeliani uccisi e feriti superava di gran lunga quello inizialmente riportato. Solo di recente hanno riconosciuto pubblicamente chi era stato ucciso durante l’invasione.
Questo approccio ha molteplici scopi. Rafforza il morale interno, previene il panico e protegge il governo israeliano da responsabilità e indignazione pubblica. Inoltre, preserva l’immagine di Israele sulla scena internazionale, consentendogli di proiettare l’invincibilità militare continuando le operazioni senza la distrazione di perdite crescenti.
Questo è un copione ben collaudato e la storia suggerisce che il numero reale di morti e feriti in questa invasione più recente verrà alla luce solo quando sarà politicamente conveniente, o impossibile da nascondere.
E allora?
A questo punto, quando Israele sta colpendo le basi ONU e uccidendo civili indiscriminatamente, il fatto che stiano nascondendo le loro perdite non mi sorprende. Sebbene non abbia alcuna simpatia per le vittime che Israele sta subendo, forse il peso ricadrà sul pubblico israeliano perché, dopotutto, sono i loro giovani soldati ad essere gettati in questa sanguinosa sfida, un Vietnam moderno che Israele si rifiuta di riconoscere pienamente.
La domanda non è se Israele stia nascondendo le sue perdite, ma: per quanto tempo riuscirà a farlo?
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org