Con robot trappola carichi di esplosivi, Israele intensifica uccisioni e distruzione nel Nord di Gaza

L’Esercito di Occupazione Israeliano sta utilizzando robot trappola dotati di tonnellate di esplosivi per commettere massicci atti di distruzione e uccisione

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Dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani – 14 ottobre 2024

Immagine di copertina: Schermata dal filmato di Al Jazeera che mostra un robot israeliano trappola in un quartiere del campo di Jabalia, nel Nord di Gaza – maggio 2024.

Territorio Palestinese: l’Esercito di Occupazione Israeliano sta utilizzando robot trappola dotati di tonnellate di esplosivi per commettere massicci atti di distruzione e uccisione, tra cui massacri, uccisioni volontarie, carestia forzata e sfollamenti forzati su larga scala nel Nord di Gaza.

L’esercito israeliano ha completamente isolato il Governatorato settentrionale di Gaza dalla città di Gaza, schierando veicoli militari, posizionando barriere di sabbia e macerie di case distrutte, oltre alla copertura del fuoco dei droni.

Sono state fornite numerose testimonianze in merito all’uso da parte dell’esercito israeliano di robot con trappole esplosive che vengono fatti esplodere a distanza, causando ingenti danni alle case e agli edifici circostanti e una significativa perdita di vite umane in un momento in cui il lavoro della Protezione Civile e degli equipaggi delle ambulanze è quasi completamente interrotto.

L’uso da parte di Israele di robot con trappole esplosive è proibito dal Diritto Internazionale, poiché questi robot sono considerati armi indiscriminate che non possono essere dirette o limitate a obiettivi militari. A causa della loro natura, colpiscono indistintamente e direttamente obiettivi militari, civili o proprietà civili in modo indiscriminato. In quanto tali, sono armi illegali ai sensi del Diritto Internazionale e il loro utilizzo in aree residenziali è di per sé un Crimine contro l’Umanità.

Nella sua testimonianza, una delle persone rimaste intrappolate in un’area vicino al quartiere di Al-Qassabi, a Sud-ovest del campo di Jabalia nella Striscia di Gaza settentrionale (il suo nome è stato omesso per motivi di sicurezza), ha dichiarato: “Mercoledì sera (9 ottobre), si è verificata un’enorme esplosione nel quartiere di Al-Qassabi, vicino a dove ci trovavamo. Si è sentito un enorme deflagrazione. È stata la più forte che abbia mai sentito. Ora possiamo distinguere tra diversi suoni di esplosione, quindi possiamo determinare se questo suono proviene dall’artiglieria, dagli aerei o da un’altra fonte. Infatti, la deflagrazione dell’esplosione era in realtà più forte del rumore degli attacchi aerei, al punto che l’intera area era ricoperta di polvere bianca.

Successivamente si è scoperto che questa esplosione è stata causata da un robot equipaggiato con tonnellate di esplosivo, che ha distrutto circa sei o sette case contemporaneamente. Indipendentemente dal fatto che ci siano civili all’interno delle abitazioni o meno, l’Esercito di Occupazione fa esplodere il robot”.

Altri due robot sono stati fatti saltare in aria dall’esercito israeliano nei quartieri di Tawam e Zahraa, vicino all’area della Protezione Civile a Ovest del campo di Jabalia. Un altro robot è stato fatto esplodere nei pressi dell’incrocio di Abu Ali Mustafa a Bir al-Naja, a Ovest del campo di Jabalia. Un altro testimone intrappolato nell’area di Faluja ha detto: “Ci sono state enormi esplosioni nell’area in cui siamo intrappolati, vicino alla rotonda di Al-Sharafi, e non siamo in grado di identificarle”, aggiungendo che “Più di 50 persone sono attualmente assediate in una casa, tre delle quali sono rimaste ferite ma non sono state trasferite in ospedale”.

Durante la seconda incursione nel campo di Jabalia lo scorso maggio, l’esercito israeliano ha iniziato a usare questi robot per la prima volta a Gaza. Di conseguenza, molti civili sono stati uccisi e numerose case nel campo sono state distrutte. Alla fine dello scorso maggio, sono emerse foto di due robot con trappole esplosive pronti a esplodere dall’area della stazione di Tamraz al centro del campo di Jabalia.

Utilizzando tre metodi diversi: bombardamento aereo, robot con trappole esplosive e posizionamento di esplosivi nelle case prima di farle saltare in aria, l’esercito israeliano ha aumentato le sue operazioni per distruggere case ed edifici residenziali nelle aree della sua incursione nel Nord di Gaza.

Le stime suggeriscono che oltre 200.000 persone vivono tra le macerie di case distrutte e centri di accoglienza nel Governatorato di Gaza settentrionale. Queste persone si rifiutano di rispettare gli ordini sistematici di sfollamento forzato di Israele, dato che nel giro di una settimana, le forze israeliane hanno emesso non meno di sei ordini di evacuazione nella Striscia di Gaza meridionale.

Circa altre 200.000 persone nel Governatorato di Gaza stanno morendo di fame e subiscono continui bombardamenti a causa del blocco di rifornimenti e beni. In altre parole, oltre 400.000 persone che vivono nella valle di Gaza settentrionale rischiano di morire di fame forzata, di essere sfollate e di essere uccise con altri mezzi.

Oltre a distruggere e bruciare i panifici e ciò che è rimasto dei pozzi d’acqua, le forze israeliane continuano a isolare il Nord di Gaza impedendogli di ricevere rifornimenti umanitari, lasciando coloro che sopravvivono alle uccisioni e ai bombardamenti diretti a rischio di morire di fame. La maggior parte dei residenti è intrappolata senza accesso al cibo o ad altri beni di prima necessità, poiché non è in grado di lasciare le proprie case o i centri di accoglienza in cerca di cibo, e soprattutto perché molti di loro sono stati evacuati con la forza più volte, abbandonando i propri beni personali e le scorte alimentari.

Sebbene gli ordini di evacuazione israeliani ordinassero ai residenti locali di spostarsi verso Sud tramite Viale Salah al-Din, l’esercito israeliano ha preso di mira tutte le persone che lasciavano le proprie case o i centri di accoglienza. Inoltre, numerosi rifugi sono stati presi di mira dagli aerei israeliani, ferendo molti sfollati.

La situazione sanitaria nel Nord di Gaza è catastrofica, poiché l’Ospedale Kamal Adwan, che è solo parzialmente operativo, è diventato il principale ospedale ad accogliere le vittime, nonostante abbia ricevuto un ordine di evacuazione israeliano. A causa della carenza di personale medico, anche gli ospedali Al-Awda e Indonesiano sono solo parzialmente operativi. Le squadre di ambulanze e di Protezione Civile incontrano difficoltà nel raggiungere le vittime degli attacchi israeliani, sia perché le strade sono state chiuse dopo che diverse case sono state distrutte, sia a causa degli attacchi dei droni quadricotteri israeliani.

Le Nazioni Unite e la comunità internazionale devono intervenire immediatamente per salvare le centinaia di migliaia di residenti nel Nord di Gaza: per fermare il Genocidio israeliano in corso che sta entrando nel suo secondo anno, per imporre un embargo completo sulle armi a Israele, per ritenerlo responsabile di tutti i suoi Crimini e per adottare tutte le misure efficaci per proteggere i civili palestinesi.

Traduzione di Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org