Un noto giornalista israeliano ha recentemente fatto saltare in aria una casa in Libano come parte di un servizio giornalistico mentre era al seguito dell’esercito. La trasmissione mostra quanto l’attività Genocida sia diventata normale nella società israeliana.
Fonte: English version
Di Jonathan Ofir – 28 ottobre 2024
Immagine di copertina: Il giornalista di Canale 12 Danny Kushmaro indica la zona in cui ha fatto esplodere una casa nel villaggio libanese di Ayta Al-Sha’b. (Foto: Screenshot)
Il livello di desiderio di vendetta militante nella società israeliana è incalcolabile di questi tempi. L’ultimo esempio è arrivato venerdì, quando il giornalista del Canale 12 israeliano Danny Kushmaro ha pubblicato un servizio di 27 minuti sulla distruzione di Israele nel Libano meridionale. Il titolo del servizio era “Questa non è la terza guerra del Libano, è l’ultima”.
Canale 12 è il canale commerciale più seguito, è considerato centrista e conservatore. Nel servizio, Kushmaro è al seguito di soldati di fanteria della Brigata Golani che viaggiano verso un villaggio nel Libano meridionale, chiamato Ayta Al-Sha’b. Il villaggio è quasi completamente raso al suolo, ma ci sono ancora alcuni edifici rimasti in piedi. Il servizio di Kushmaro è pieno di veleno, dove fa ripetutamente riferimento a “queste persone malvagie”, che rimprovera per “odiare Israele”.
Alla fine del racconto, a Kushmaro viene offerto il compito di premere un pulsante per far detonare un edificio. “Un attimo prima di andarcene, ci resta una missione”, racconta Kushmaro. L’ufficiale viene visto mentre gli parla di una casa lì vicino, dove afferma che “c’è una linea di vista diretta su Dovev e Meron, da qui sparano”. Kushmaro preme il pulsante e la casa esplode, fungendo da culmine dell’intero servizio. Kushmaro conclude con un primo piano in cui dice “Non si scherza con gli ebrei”.
L’utente Twitter/X B.M. (@ireallyhateyou) ha preparato una versione ridotta di 8 minuti che fornisce scene essenziali dal servizio, con sottotitoli in inglese.
Dottrina Dahiya rivisitata
In questo rapporto, Kushmaro sta letteralmente promuovendo la famigerata “Dottrina Dahiya”, una dottrina militare israeliana che promuove la distruzione intenzionale su larga scala delle infrastrutture civili, che ha preso il nome dal quartiere libanese nel Sud di Beirut in seguito alla sua distruzione da parte delle forze israeliane nel 2006. La Dottrina Dahiya è stata coniata dall’ex ministro centrista Gadi Eisenkot, quando era capo del Comando Settentrionale nel 2008. Eisenkot ha delineato “cosa accadrà” a qualsiasi nemico che osi attaccare Israele:
“Ciò che è accaduto nel quartiere Dahiya di Beirut nel 2006 accadrà in ogni villaggio da cui Israele verrà colpito”, ha dichiarato Eisenkot sul quotidiano israeliano Yediot Aharonot nel marzo 2008. “Applicheremo una forza sproporzionata sul villaggio e causeremo grandi danni e distruzione. Dal nostro punto di vista, questi non sono villaggi civili, sono basi militari”.
Queste ultime parole sono ripetute quasi alla lettera nel servizio. Il sottotitolo del servizio di Canale 12 recita: “Questo non è un villaggio, è una base militare”, riferendosi ad Ayta Al-Sha’b. Queste parole sono attribuite al comandante della Brigata Golani nel sottotitolo, ma nel servizio è lo stesso Kushmaro a condividere questa formulazione.
Un riflesso del Centro israeliano
Questo è davvero incredibile a così tanti livelli. Innanzitutto, in questo servizio stiamo essenzialmente assistendo allo stesso fenomeno che il mondo ha visto in innumerevoli filmati pubblicati dai soldati israeliani che trasmettevano in diretta internet i propri Atti Genocidi al mondo, posando e vantandosi mentre facevano saltare in aria interi isolati residenziali a Gaza. Ma ora, stiamo vedendo un giornalista farlo, come parte del suo servizio. Sta letteralmente e attivamente partecipando a un attacco armato, come giornalista.
Secondo, Israele è costantemente impegnato nel tentativo di infangare i giornalisti palestinesi e associarli alle forze armate o alle organizzazioni di Resistenza, come ha fatto di recente la scorsa settimana con sei giornalisti di Al-Jazeera. La campagna è pensata per legittimare il sistematico attacco di Israele contro di loro, per cui almeno 180 giornalisti palestinesi sono stati uccisi a Gaza dal 7 ottobre dell’anno scorso, ovvero più del doppio del numero di giornalisti uccisi nella Seconda Guerra Mondiale (69) o nella Guerra del Vietnam (63). Questo schema continua in Libano.
Ma ogni accusa è una confessione, e Danny Kushmaro è ora in testa, vantandosi di essere un giornalista che è in realtà un combattente attivo, impegnato in un atto che è molto probabilmente un Crimine di Guerra, e filmandosi mentre lo fa! Indipendentemente dalla questione di legalità, Kushmaro sta ora apertamente offuscando la distinzione tra lo status protetto di un giornalista e quello di un combattente.
Kushmaro ha persino ricevuto forti critiche dalla destra. Shai Goldstein, dal programma di destra di Canale 14 “Fathi e Shai”, si è lamentato che: “Un giornalista non dovrebbe prendere parte attiva ai combattimenti. Un giornalista è un civile. Non è regolare e non è legale. Chiunque permetta a un cittadino di attivare dispositivi esplosivi durante un combattimento dovrebbe essere processato militarmente. I confini sono stati completamente resi indistinguibili. L’ordine deve essere ristabilito”.
Ma Goldstein non è un buon esempio di tale legalità e ordine. È lui che ha ospitato uno degli stupratori di gruppo del caso Sde Teiman nel suo programma due mesi fa, sbavandogli quasi addosso e dicendo con passione: “Penso che se fossi lì e ne avessi la possibilità, mi scaglierei contro queste persone”.
Si potrebbe supporre che se a Goldstein fosse stata data la stessa posizione di Kushmaro, probabilmente avrebbe trovato difficile resistere alla tentazione di premere quel pulsante.
Kushmaro è una rappresentazione di dove si trova il Centro israeliano. La Dottrina Dahiya è ora l’attuale corrente di pensiero israeliana.
Jonathan Ofir è un direttore d’orchestra, musicista, scrittore e blogger israelo-danese, che scrive regolarmente per Mondoweiss.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org