I tifosi violenti israeliani portano la Cultura del Genocidio ad Amsterdam

I tifosi in trasferta hanno strappato le bandiere palestinesi e urlato insulti razzisti, nell’ultima manifestazione di un comportamento spaventoso da parte di una società che celebra il Massacro di Massa.

Fonte: English version

Di Abed Abou Shhadeh – 8 novembre 2024

Immagine di copertina: I sostenitori israeliani del Maccabi Tel Aviv accendono dei razzi ad Amsterdam, il 7 novembre 2024 (Reuters)

La storia umana è piena di esempi di Atti Genocidi commessi da leader, Stati, eserciti e gruppi armati.

Ma il Genocidio che si sta svolgendo davanti ai nostri occhi a Gaza si distingue per il suo livello di documentazione meticolosa e la velocità del flusso di informazioni. Miliardi di persone in tutto il mondo ricevono una copertura in diretta e senza censure di ciò che sta accadendo nell’enclave assediata, dal punto di vista sia della vittima che dell’aggressore.

Mentre assistiamo alla massiccia portata di distruzione e uccisioni, è essenziale notare lo sviluppo di una “Cultura del Genocidio” all’interno della società israeliana.

Una delle sue più recenti manifestazioni ha avuto luogo giovedì, quando tifosi israeliani violenti, sostenitori della squadra di calcio Maccabi Tel Aviv, hanno provocato scontri con i giovani olandesi ad Amsterdam. Hanno intonato slogan anti-arabi, strappato bandiere palestinesi e ignorato un minuto di silenzio per le vittime dell’alluvione di Valencia in Spagna.

A quanto pare, a questi teppisti israeliani non è mai venuto in mente che i cori razzisti e gli atti di vandalismo contro la proprietà privata in un Paese straniero fossero comportamenti inaccettabili, che avrebbero potuto provocare la rabbia dei residenti locali.

La mentalità dei tifosi israeliani è in linea con la Cultura Genocida che ha permeato la società israeliana dal 7 ottobre 2023, e convinti di immaginarsi al di sopra della legge e della moralità, non solo in Israele, ma in tutto il mondo.

I cori violenti dei tifosi del Maccabi dovrebbero essere compresi nel contesto di una società che continua a giustificare la Guerra Genocida di Israele contro i palestinesi a Gaza.

Crescente Violenza

Questi tifosi sono espressione di una cultura che non è solo prevalente tra una manciata di razzisti; piuttosto, è diventata normale negli stadi, con cori di “morte agli arabi” o “possa il tuo villaggio bruciare” spesso uditi in Israele molto prima del 7 ottobre 2023.

Il comportamento dei tifosi israeliani ad Amsterdam non era quindi una novità. Un recente rapporto del New Israel Fund (Nuovo Fondo per Israele) ha rilevato un aumento significativo delle espressioni di violenza negli stadi di calcio nella stagione 2023/24, con incidenti in aumento del 18%, un aumento significativo rispetto all’anno precedente, che aveva già visto violenza e razzismo raggiungere un picco decennale.

La vera storia qui non sono quindi i cori razzisti, ma lo shock dei tifosi israeliani nel rendersi conto che tale comportamento non è tollerato al di fuori dei confini del loro Paese.

Questo avviene in un momento in cui, per più di un anno, codici culturali e rituali sono stati invocati in Israele per promuovere e incoraggiare il Genocidio, con limitate critiche pubbliche. Le giustificazioni per l’uccisione di bambini palestinesi e l’affamare i civili a Gaza hanno ricevuto un ampio sostegno.

Il mese scorso, Al Jazeera ha pubblicato un documentario incentrato sui post sui social media dei soldati israeliani a Gaza che hanno documentato i loro Crimini di Guerra in tempo reale.

Mentre gran parte del mondo era inorridita da questo materiale, la società israeliana ha difeso i soldati e attaccato i critici per aver messo in dubbio il diritto di Israele a difendersi. La società israeliana è intrappolata in uno stato di dissonanza politica, che limita la sua capacità di comprendere i difetti logici in tali argomenti.

Per capire come siamo arrivati ​​a questo punto, bisogna prestare attenzione alla Cultura del Genocidio della nazione, che si basa su un insieme di credenze, morale e costumi che incoraggiano, giustificano e persino celebrano le azioni dei soldati.

Nell’ultimo anno, siamo stati esposti a canzoni, spettacoli comici, trasmissioni giornalistiche e manifestazioni culturali, insieme a commenti di leader religiosi, calciatori e accademici, che hanno apertamente promosso il Genocidio, inclusa l’uccisione di bambini.

Gli analisti israeliani non si sono trattenuti nel chiedere il Massacro di decine di migliaia di palestinesi, con alcuni che affermano che l’esercito dovrebbe uccidere più persone o rimuovere tutti gli aiuti umanitari da Gaza.

Invece di condannare e denunciare tali affermazioni, accademici e commentatori hanno filosofato su come giustificare l’affamare una popolazione civile se si rifiuta di obbedire agli ordini militari israeliani.

Quindi, al di là delle testimonianze orribili che arrivano da Gaza, dobbiamo esaminare i meccanismi in atto all’interno della società israeliana. In un certo senso, stiamo assistendo a un episodio psicotico collettivo, con molti apparentemente incapaci di provare simpatia o empatia per la sofferenza degli altri.

Nessuna Responsabilità

Peggio ancora, questo fenomeno è presente ovunque nella sfera pubblica. Camminare lungo le strade israeliane e ascoltare conversazioni tra persone di tutte le età sui treni e nei parchi pubblici, rivela ampie ipotesi di fondo sulla guerra a Gaza, con un appello collettivo per più morte e distruzione.

I bagnini sulle spiagge di Tel Aviv hanno applaudito pubblicamente la morte dei leader di Hamas e Hezbollah, mentre i bagnanti applaudivano e alzavano i bicchieri in un “brindisi” celebrativo. Alcuni residenti hanno distribuito baklava per celebrare l’occasione. Per rendere il grado della distopia, tutto questo sta accadendo in una società in cui molti civili sono armati.

Si potrebbe sostenere che le élite politiche e culturali di Israele sono responsabili di aver inquadrato la mentalità pubblica, gettando le basi per questa Cultura del Genocidio. Inoltre, la comunità internazionale ha per quasi un secolo permesso a Israele di agire liberamente, violando il Diritto Internazionale senza alcuna responsabilità.

Infatti, il mondo ha premiato Israele per la sua creatività nello sviluppo di meccanismi oppressivi. L’industria delle armi israeliana è prosperata durante l’Occupazione, con i palestinesi che fungevano come cavie da laboratorio.

Le università israeliane sono cresciute e prosperate, fornendo infrastrutture e ricerche su come reprimere i palestinesi, mentre gli Stati arabi hanno promosso la normalizzazione con Israele.

La società israeliana ha quindi interiorizzato un senso di impunità, sicura nella consapevolezza di essere al di sopra della legge, con il sostegno del mondo. Ciò ha alimentato l’evoluzione della sua Cultura del Genocidio.

Il Ritorno di Trump

Questa cultura sarà probabilmente rafforzata dal ritorno del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. Ci si aspetta che Trump continui il sostegno senza precedenti del suo Paese alla Macchina da Guerra di Israele, incoraggiando la Cultura del Genocidio.

La destra messianica in Israele si è affrettata a celebrare la vittoria di Trump, non per i futuri aiuti militari o diplomatici, ma perché ci si aspetta che un Presidente come Trump permetta l’affamare i palestinesi a Gaza, mentre chiude un occhio su tutta la legislazione antidemocratica che Israele sta approvando, mirata esclusivamente a danneggiare il popolo palestinese.

Questo include la messa al bando da parte di Israele dell’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi; l’espulsione delle famiglie i cui parenti hanno commesso reati di sicurezza; e l’interdizione dei politici arabi dal ricoprire cariche elettive se hanno rilasciato dichiarazioni che potrebbero essere interpretate come sostegno a una lotta armata.

Questa guerra finirà un giorno, ma finché non ci sarà una critica fondamentale alla condotta di Israele, la Cultura del Genocidio, oltre alla devastazione che continua a causare al popolo palestinese, inizierà a esigere un prezzo dagli stessi israeliani.

Abed Abou Shhadeh è un attivista politico popolare a Jaffa. È stato rappresentante del Consiglio Comunale della comunità palestinese a Jaffa-Tel Aviv dal 2018 al 2024 e ha conseguito un Dottorato in Scienze Politiche presso l’Università di Tel Aviv.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org