Israeliani innocenti, arabi cattivi? Come i media hanno descritto la violenza calcistica di Amsterdam

Il New York Times, la BBC, la CNN, tra gli altri, hanno sottolineato gli attacchi ai tifosi israeliani, minimizzando il Razzismo Anti-Arabo che apparentemente ha provocato gran parte della violenza.

Fonte: English version

Di Marc Owen Jones – 10 novembre 2024

Immagine di copertina: I tifosi del Maccabi Tel Aviv organizzano una manifestazione pro-Israele prima della partita di UEFA Europa League tra Maccabi Tel Aviv e Ajax ad Amsterdam, Paesi Bassi, il 7 novembre 2024. Foto di Mouneb Taim/Anadolu tramite Getty Images

Quando questa settimana è scoppiata la violenza attorno a una partita di calcio ad Amsterdam tra i tifosi della squadra israeliana Maccabi Tel Aviv e della squadra olandese dell’Ajax, i media occidentali si sono affrettati a inquadrarla principalmente come un attacco antisemita ai tifosi israeliani. Ma un esame più attento della copertura rivela modelli preoccupanti nel modo in cui viene riportata la violenza razziale; non solo la Violenza Anti-Araba e il Razzismo vengono marginalizzati e minimizzati, ma la violenza contro gli israeliani viene amplificata e addotta ad antisemitismo.

Considerate questo paradosso; il New York Times ha pubblicato il titolo: “Tifosi di calcio israeliani feriti in attacchi legati all’antisemitismo ad Amsterdam”, ma il corpo dell’articolo conteneva solo prove verificate di Razzismo Anti-Arabo. La sua introduzione sottolineava la motivazione antisemita, mentre il corpo dell’articolo citava filmati di tifosi del Maccabi Tel Aviv che cantavano Slogan Anti-Arabi e Razzisti, filmati che il New York Times aveva effettivamente verificato. L’unica base per addurre l’antisemitismo proveniva da un singolo tweet del Primo Ministro olandese, mentre la dichiarazione della polizia di Amsterdam collegata non faceva tale attribuzione (successive dichiarazioni della polizia condannavano il “comportamento antisemita”).

Il New York Times non è stato il solo a minimizzare la violenza dei tifosi israeliani e il Razzismo Anti-Arabo e Anti-Palestinese. Altri canali tradizionali come NBC, CBS, CNN e BBC, hanno tutti pubblicato titoli quasi identici che si leggevano come comunicati stampa israeliani, sottolineando che gli israeliani erano stati “attaccati”.

Il linguaggio era incendiario, suggerendo che ci fosse stata una Pulizia Etnica pianificata e unilaterale di Amsterdam. Il Presidente Isaac Herzog ha usato la parola “Pogrom” per descrivere ciò che è accaduto, un termine carico di significato che è stato poi ripreso da altri commentatori. Reuters ha usato la frase “squadre d’attacco antisemite”, mentre il Telegraph ha citato il Re d’Olanda nel suo titolo, iniziando con: “Abbiamo deluso gli ebrei durante gli attacchi calcistici come abbiamo fatto sotto i Nazisti”. L’invocazione del Nazismo non si è fermata lì, la Lega Anti-Diffamazione con sede negli Stati Uniti ha sottolineato che gli attacchi sono avvenuti la notte prima dell’anniversario della Notte dei Cristalli del 1938. Un commentatore ha pubblicato una foto di Anna Frank.

Nonostante nessun israeliano sia stato ucciso, un sistema mediatico che detesta usare il termine Genocidio per descrivere la morte di oltre 43.000 palestinesi sembrava felice di usare una terminologia che ricordava l’Olocausto. Improvvisamente, episodi di teppismo calcistico e violenza anti-israeliana apparentemente provocati dal Razzismo Anti-Arabo sono stati elevati a Pogrom antisemiti.

Evitare il punto essenziale

Nella maggior parte dei resoconti sono state sepolte o omesse prove verificate di Razzismo Anti-Arabo che si era verificato prima di questi eventi, tra cui filmati di tifosi del Maccabi Tel Aviv che strappavano bandiere palestinesi, attaccavano tassisti e cantavano slogan esplicitamente razzisti come “Morte agli Arabi” e “Lasciate che l’IDF Fotta gli Arabi”.

Le storie che tentavano di spiegare la violenza dei tifosi del Maccabi Tel Aviv erano così marginalizzate che una residente di Amsterdam si è rivolta ai social media per denunciare la parzialità dei media. Ha descritto di essersi nascosta impaurita mentre i tifosi israeliani attaccavano la sua casa per aver esposto una bandiera palestinese, affermando in olandese: “Non vedo quasi nulla sui media di quello che ho visto io, lasciare liberi di girare per le strade della città tifosi agitati con traumi di guerra, provenienti da un Paese che commette Genocidio e si impegna in un’estrema disumanizzazione, indipendentemente dal fatto che ci siano contro-proteste, non credo sia stata una buona idea”.

Questa omissione delle esperienze e delle sofferenze non israeliane nei media era evidente in altri organi di stampa come il Washington Post e Channel 4 News. Su Instagram, i loro titoli enfatizzavano gli attacchi ai tifosi israeliani. Solo nel testo di accompagnamento hanno chiarito il contesto, con Channel 4 News che scriveva “che i tifosi del Maccabi Tel Aviv sono stati coinvolti in due giorni di violenza in città, compresi filmati in cui cantavano cori Anti-Arabi e Razzisti”.

Minimizzare il Razzismo Anti-Arabo e le provocazioni dei tifosi del Maccabi Tel Aviv non è una svista. L’ampio blog in diretta della BBC sugli eventi in corso ha citato 13 fonti israeliane ed ebraiche, consentendo solo una o due prospettive alternative. Le ferite ai tifosi israeliani hanno ricevuto una documentazione dettagliata e resoconti personali, mentre l’impatto degli Abusi Razzisti sui residenti Arabi e Musulmani locali è rimasto in gran parte ignorato.

Marc Owen Jones è professore associato all Università di Northwestern in Qatar, è un esperto pluripremiato di disinformazione, analisi dei media e politica mediorientale. Il suo ultimo libro si intitola “Digital Authoritarianism in the Middle East” (Autoritarismo Digitale in Medio Oriente).

Traduzione di Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

https://euromedmonitor.org/en/ article/6539?

Poiché Israele insiste nell’usare la fame come arma, la Carestia nel Nord di Gaza deve essere dichiarata ufficialmente

Dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani – 10 novembre 2024

Territorio Palestinese – Dato che Israele ha bloccato l’ingresso di beni e aiuti alle centinaia di migliaia di residenti assediati nella Striscia di Gaza settentrionale per più di 50 giorni, le organizzazioni internazionali e delle Nazioni Unite competenti devono dichiarare formalmente la Carestia nella regione. L’uso della fame da parte di Israele come arma è una componente del suo Genocidio in corso nella Striscia, che include anche Uccisioni di Massa e sfollamenti forzati.

A causa dell’illegale blocco israeliano sull’enclave, decine di migliaia di palestinesi, tra cui decine di pazienti in tre ospedali nella Striscia di Gaza settentrionale, sono in pericolo immediato di fame o di conseguenze a lungo termine sulla salute.

Israele blocca il flusso di qualsiasi aiuto umanitario nel Nord di Gaza dal 25 settembre. Bloccando l’ingresso di tutte le merci, a partire dal 1° ottobre, e lanciando un massiccio assalto militare contro tutti i cittadini di Jabalia e Beit Lahia quattro giorni dopo, Israele ha isolato con successo il Governatorato di Gaza settentrionale dal resto della Striscia di Gaza.

Le Forze di Occupazione Israeliane hanno preso di mira e bombardato centinaia di case e rifugi nel Governatorato di Gaza settentrionale nel corso di 36 giorni, uccidendo circa 1.900 palestinesi e ferendone oltre 4.000. Decine di migliaia di persone sono state costrette a lasciare il Governatorato, mentre decine di migliaia di altre risiedono ancora nelle loro case e nei rifugi.

Le persone che si trovano ancora nel Nord di Gaza vivono sotto un assedio immobilizzante, vengono bombardate deliberatamente e continuamente e sono senza cibo, acqua e forniture mediche. Chiunque tenti di uscire di casa in cerca di questi beni di prima necessità viene preso di mira dai droni israeliani e ucciso.

Il personale sul campo dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo ha raccolto le scioccanti testimonianze dei palestinesi costretti a lasciare la Striscia di Gaza settentrionale in merito alla fame intensa e alla scarsità di cibo lì. Questo preannuncia un aumento della prevalenza e della diffusione della fame, della grave malnutrizione e delle malattie correlate, in particolare tra gli anziani, i bambini e le donne in gravidanza.

I palestinesi non si sono ancora ripresi dalle precedenti ondate di Carestia che si sono manifestate in momenti diversi alla fine dell’anno scorso e più volte nei mesi precedenti, e attualmente stanno affrontando la peggiore delle Campagne di Negazione Alimentare, Bombardamenti e Sfollamenti di Israele.

A causa del blocco illegale di Israele sull’intera Striscia di Gaza settentrionale, compresa la città di Gaza, decine di migliaia di persone che sono state costrette a fuggire dal Governatorato di Gaza settentrionale e che inizialmente hanno cercato sicurezza nel Governatorato di Gaza Città ora non sono in grado di acquistare beni di prima necessità. Ciò è dovuto sia alla mancanza di aiuti umanitari autorizzati a entrare nei governatorati settentrionali della Striscia, sia agli alti costi causati dalla carenza di rifornimenti lì.

La situazione nella valle meridionale di Gaza non è molto migliore, perché Israele continua a imporre severe restrizioni alla possibilità dei commercianti di entrare nell’area, limita il numero di camion di aiuti umanitari ammessi e spesso fornisce copertura a bande armate e ladri per sequestrare una parte significativa degli aiuti dai camion nelle aree controllate da Israele, impedendogli di raggiungere le loro destinazioni. Israele ha effettivamente distrutto l’ordine pubblico nella Striscia di Gaza, uccidendo numerose persone incaricate di proteggere gli aiuti umanitari e di distribuirli equamente.

Tutti i residenti della Striscia di Gaza dipendono ora dagli aiuti umanitari esteri a causa della mancanza di opportunità di lavoro, dei problemi di liquidità e del crollo della capacità produttiva locale. Di conseguenza, interrompere tali aiuti significherebbe negare loro l’accesso al cibo e ad altri beni essenziali per la loro sopravvivenza.

Poiché Israele ha usato criminalmente la fame come mezzo per portare a termine il suo Genocidio contro il popolo palestinese con l’obiettivo di sradicarlo, il mondo è complice della Carestia che Israele ha causato nella Striscia di Gaza. Data la probabilità di decine di morti tra gli affamati ogni giorno, la comunità internazionale è avvertita che questa crisi si sta avvicinando al suo apice.

Il Comitato di Rilevamento delle Carestie del Sistema Integrato di Classificazione delle Fasi della Sicurezza Alimentare, un organismo specializzato che valuta e autorizza le classificazioni di Carestia nelle nazioni che stanno vivendo gravi crisi alimentari, ha emesso un avviso venerdì che mette in guardia sulla gravità della situazione umanitaria nella Striscia di Gaza e sul suo rapido aggravamento. Ha inoltre sollevato preoccupazioni circa l’imminente e alto rischio di Carestia nel Nord della Striscia in particolare e l’urgente necessità che la comunità internazionale agisca entro pochi giorni, non settimane, per ridurre la gravità di questo disastro umanitario nella Striscia di Gaza settentrionale.

È giunto il momento di dichiarare formalmente la Carestia nella Striscia di Gaza, in particolare nel Nord, che sta vivendo un assedio senza precedenti, bombardamenti e privazione di tutti i beni di prima necessità per la sopravvivenza. Questa dichiarazione richiederebbe alla comunità internazionale di adempiere ai propri obblighi morali e di adottare tutte le azioni legali necessarie contro Israele, come punirlo con sanzioni, impedirgli di ricevere armi e agire rapidamente per stabilire un corridoio umanitario e portare aiuti e rifornimenti per impedire a migliaia di palestinesi di morire di fame.

La comunità internazionale ha sia la responsabilità etica che quella legale di fermare la diffusione della Carestia nella Striscia di Gaza. Ciò include chiamare le cose con il loro nome e dichiarare ufficialmente la Carestia nella Striscia per garantire la fornitura immediata di aiuti salvavita. Il ritardo in questa dichiarazione ufficiale, ovvero la decisione di non adottare nuove misure serie per fare pressione su Israele affinché tolga il suo blocco illegale della Striscia e ponga fine ai suoi crimini lì, senza dubbio si tradurrà in ulteriori ostacoli agli aiuti salvavita che porteranno a un peggioramento della povertà, della malnutrizione, della fame e dei decessi.

Israele deve essere pressato affinché ripristini i servizi sanitari, idrici e igienico-sanitari nella Striscia di Gaza e fornisca cibo sicuro, nutriente e sufficiente all’intera popolazione palestinese lì presente, fornendo ai genitori latte in polvere; curando i casi di fame, malnutrizione e malattie correlate; consentendo l’ingresso e la circolazione di materiali salvavita attraverso valichi e vie terrestri immediatamente, rapidamente ed efficacemente; e ripristinando i sistemi di produzione locali e l’ingresso di beni commerciali. Tutte queste azioni sono necessarie, soprattutto nel Nord, così come l’urgente ripristino dell’accesso dei palestinesi agli aiuti e ai servizi umanitari in tutta la Striscia.

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