Territori Palestinesi: le elezioni comunali avranno luogo solo in Cisgiordania

3 ottobre 2016

a10
La Corte suprema palestinese, 3 ottobre 2016

La giustizia palestinese, lunedì, ha stabilito che le elezioni comunali si terranno in Cisgiordania, ma non nella striscia di Gaza mostrando ancora una volta l’incapacità dei movimenti palestinesi di superare le loro rivalità.

Queste elezioni dovevano essere le prime dal 2006 a tenersi contemporaneamente in entrambi i territori, separati geograficamente dal territorio israeliano e politicamente da anni di contese tra l’Autorità palestinese e Hamas islamista.

Questa incapacità dei movimenti palestinesi a fare fronte comune appare come uno dei principali ostacoli per una soluzione del conflitto israelo-palestinese vecchio ormai di quasi 70 anni.

L’Autorità, riconosciuta a livello internazionale e destinata a prefigurare uno Stato palestinese indipendente governa a Ramallah, nella Cisgiordania occupata da quasi mezzo secolo da parte dell’esercito israeliano.

Hamas, considerata un’organizzazione “terroristica” da Israele, Stati Uniti o Unione Europea, ha il governo assoluto nella Striscia di Gaza da quando nel 2007 ha spodestato con la forza l’Autorità dopo essere stato privato della vittoria conseguita nelle elezioni del 2006.

Con tutti i tentativi di riconciliazione falliti, le comunali avrebbero potuto lanciare il messaggio di una convergenza palestinese. Ma i loro risultati e le conseguenze, soprattutto in caso di successo di Hamas in Cisgiordania, sono stati fonte di grande incertezza.

L’animosità interpalestinese è tale che è stata messa continuamente in dubbio la probabilità che la procedura facesse il suo corso. In realtà è stata sospesa in settembre e le elezioni, originariamente previste per l’8 ottobre, rimandate ad una data sconosciuta.

Hisham al-Hatou, Presidente della Corte Suprema, organismo che opera all’interno dell’Autorità, lunedì, davanti a un’affollata aula di tribunale ha ordinato la ripresa della procedura.

Ma ha ritenuto che i tribunali della Striscia di Gaza non avevano fornito le “garanzie” necessarie. Questi tribunali, che non hanno prestato giuramento all’Autorità, hanno recentemente invalidato alcune liste di Fatah che è maggioranza nell’Autorità palestinese. Non è stata fissata nessuna nuova data per le elezioni.

Hamas ha denunciato immediatamente una decisione “politica”. La sentenza della Corte Suprema “è discriminatoria e ratifica la divisione”, ha detto il movimento che aveva boicottato il precedente scrutinio nel 2012. Anche allora, le elezioni avevano avuto luogo solo in Cisgiordania.

Nael al-Hawah, avvocato delle liste di Fatah censurate nella Striscia di Gaza che aveva deferito il caso alla Corte, ha accolto con favore la decisione dopo l’udienza. “La procedura prosegue con le stesse liste e lo stesso sistema, il calendario invece sarà cambiato perché alcune scadenze devono essere rispettate”, ha detto.

“Le autorità possono fissare un nuovo appuntamento elettorale entro quattro settimane”, ha detto Khalil al-Halaq, avvocato della commissione elettorale.

La comunità internazionale continua a fare pressione sui palestinesi per una riconciliazione. Nel mese di settembre ancora una volta, il Quartetto per il Medio Oriente (ONU, USA, UE, Russia) ha detto che “rimane una priorità”.

Il parlamento palestinese non si riunisce più. La presidenza di Mahmoud Abbas dell’Autorità palestinese è scaduta nel 2009, ma in mancanza di presidenziali sta ancora là .

Secondo gli esperti Abbas aveva scommesso, convocando delle elezioni, su un nuovo boicottaggio di Hamas e sulla divisione degli altri partiti della sua parte, Fatah.

“Hamas ha profondamente rivoluzionato le attese di Fatah” con la decisione di partecipare e sostenere liste di tecnocrati e non di membri affiliati al movimento che avrebbero potuto esporre i comuni a sanzioni, spiega il ricercatore Xavier Guignard.

Insolitamente, i cinque partiti della sinistra hanno fatto lista comune.

Il ricorso alla Corte Suprema è soltanto una delle “tecniche utilizzate da Fatah per premunirsi contro una sconfitta” grazie all’applicazione di una “vernice legale”, ha detto Guignard.

Lunedì Hamas non ha detto se continuerà o meno a sostenere le liste in Cisgiordania.

L’annullamento delle elezioni a Gaza rischia di minare ulteriormente il credito di Abbas, già fortemente criticato dalla piazza palestinese per la sua partecipazione ai funerali, la scorsa settimana, dell’ex presidente israeliano Shimon Peres.

Secondo un recente sondaggio del Palestinian Center for Policy and Survey Research, il 61% dei palestinesi erano contro la sospensione delle elezioni che consideravano una “decisione politica”.

 

 

Trad. Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org

fonte: https://assawra.blogspot.it/2016/10/territoires-palestiniens-les-elections.html

La Women flotilla verso Gaza è qualcosa di più che un mero simbolo

flotilla1
Il significato di questi tentativi diventa chiaro quando considerato nel più ampio contesto dei movimenti popolari che stanno mettendo radici in tutto il mondo, scrive Abulhawa [Getty Images]
La loro azione rende indistinti i confini di Stato-nazione, razza e classe, traslando la lealtà verso i diritti umani
Gaza, 21 settembre 2016,  Susan Abulhawa (*)

LA MORTE DI UN USURPATORE

28 settembre 2016, di Cinzia Nachira

 

Shimon Peres è morto, non è una sorpresa perché era molto anziano ed era anche malato; sicuramente tutte le redazioni dei grandi giornali internazionali e delle grandi reti televisive avevano già pronti da mesi, se non da anni, il suo profilo e le analisi sulla sua vita: lunga e vissuta da protagonista.

Leggi tutto “LA MORTE DI UN USURPATORE”

Shimon Peres non è un uomo di pace

Amira Hass, giornalista israeliana su Internazionale 19.9.2016 
 

Shimon Peres, 93 anni, ha avuto un ictus. Se fosse una persona qualunque, ci limiteremmo a dire che tutti meritano di invecchiare in modo dignitoso. Ma Peres non è una persona qualunque, come dimostra la preoccupazione del mondo per le sue condizioni di salute. Immagino che sia così anche in Italia, dove probabilmente viene presentato come un uomo che ha lavorato per la pace. 
E dato che Peres è una figura pubblica, non è inopportuno parlare del suo contributo al disastro in cui ci troviamo. Negli anni settanta ha sostenuto il movimento dei coloni. Negli anni novanta, come ministro degli esteri, è stato artefice degli accordi di Oslo, che hanno consolidato la realtà delle enclave palestinesi. Gli insediamenti e le enclave sono due facce della stessa medaglia, a dimostrazione di quanto sia stata coerente la sua visione delle cose. 
Negli anni settanta si parlava di “compromesso funzionale”: Peres e Moshe Dayan immaginavano una Cisgiordania in cui la Giordania avesse autorità sulla popolazione araba e Israele sui coloni. Negli anni novanta Peres ha modificato leggermente la sua posizione e ha proposto che solo la Striscia di Gaza diventasse “stato palestinese”, mentre gli abitanti della Cisgiordania avrebbero avuto una limitata autonomia. 
Solo quando la realtà delle enclave è diventata un fatto compiuto, Peres si è detto sostenitore di uno stato palestinese in Cisgiordania. Ma se restano le colonie non ci sarà mai la pace. Avremo solo una variante dell’apartheid.

Fonte: http://www.internazionale.it/tag/autori/amira-hass