Continua compatto lo sciopero dei prigionieri.

Venerdì 19 maggio, i prigionieri palestinesi entrano nel loro 33mo giorno di sciopero della fame. Trasferimenti di massa dei prigionieri. Coloni uccidono ragazzo palestinese.

 

Venerdi 19 maggio,  Carlo Tagliacozzo.

Copertina: migliaia di palestinesi al funerale del ventitreenne ucciso Muataz Bani Shamsa.

Giovedì, 18 maggio, molti prigionieri in sciopero della fame sono stati traferiti nelle carceri di Beersheva, Mattia e Ramla, nei cosiddetti “ospedali da campo” creati dalla amministrazione penitenziaria. I trasferimenti, nonostante le condizioni di salute dei prigionieri sempre più critiche, sono stati effettuati tramite i famigerati “bosta” ovvero “Tomba Mobile”. Il bosta è un blindato sigillato, all’interno del quale ci sono piccole celle chiuse da tutti i lati, senza finestre e con piccoli fori per la respirazione, in cui le superfici e i sedili sono di ferro, roventi d’estate e gelidi d’inverno, cosicché il trasporto è un vero tormento.

Sono stati di nuovo traferiti e messi in isolamento anche molti dirigenti, come Ahmad Sa’adat, Segretario generale del fronte popolare per la liberazione della Palestina, Ahed Abu Ghoulmeh altro leader del Fronte, i leader di Hamas Hassan Salameh e Abbas Sayyed, il prigioniero palestinese da più tempo detenuto, Nael Barghouthi e il giornalista Mohammed al-Qeeq. Le condizioni di quest’ultimo e di Ahmad Sa’adat sono peggiorate e richiederebbero il ricovero.

E mentre continuano le proteste, le forze di occupazione israeliane hanno attaccato le manifestazioni, nel corso di una delle quali un colono israeliano ha assassinato Moataz Tayeh di 23 anni. In risposta le forze israeliane hanno difeso il colono e ferito il giornalista palestinese Majdi Esht ayyeh. Moataz è il secondo palestinese ucciso dall’inizio delle proteste.
Un altro colono aveva sparato e ferito gravemente un giovane dieci giorni fa a Ramallah

Inoltre, le forze di occupazione israeliane hanno arrestato almeno 48 persone (1) durante la notte tra mercoledì e giovedì nel corso di incursioni in tutta la Cisgiordania.

A livello internazionale, prosegue il sostegno dello sciopero. Ieri ci sono statati presidi in Spagna, Francia, Belfast, Glasgow, Hellemmes, Evry, Chicago, Milano, Buenos Aires, Granada, Sevilla, Manila e Malaga, mentre oggi sono programmate iniziative a Saint-Denis, Brussels, Milano, Cadice, San Roque, Aravena, Mans, New York, Berlino, Cagliari, Copenaghen.

Funzionari delle Nazioni Unite, tra cui il relatore speciale Michael Lynk, hanno espresso preoccupazione per i prigionieri palestinesi, e soprattutto per l’uso su larga scala della detenzione amministrativa, senza accusa né processo, in violazione della legge internazionale.

Infine Fonti locali hanno riferito a Nena News che l’Anp ha chiesto di rimuovere il presidio permanente pro-detenuti sulla Piazza della Mangiatoia, davanti alla Chiesa della Natività di Betlemme, in occasione dell’arrivo di Trump.

Si tratta di uno dei presidi più noti e frequentati tra quelli che sono stati allestiti in Cisgiordania e Gaza per manifestare appoggio alla protesta nelle prigioni.
Il comitato locale in sostegno ai prigionieri politici ha respinto la richiesta e spiegato che proprio l’arrivo di Trump dovrà essere una occasione per spiegare al presidente americano la situazione dei circa 6.500 palestinesi reclusi in Israele.

Fonti: Ma’an News, Nena News, Samidoun
1 – http://maannews.com/Content.aspx?id=777115

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Due libri per due autori

Enrico Campofreda e Simonetta Lambertini oltre a collaborare con Invictapalestina con articoli e traduzioni, fanno tantissime altre cose con passione e creatività. Sono quasi invisibili, ogni settimana arrivano puntuali i loro contributi, questi si sono visibili, che arricchiscono le pagine del Blog e che  Invictapalestina propone poi ai suoi lettori. Sia Enrico che Simonetta sono di poche parole, queste le affidano volentieri alle loro penne che tracciano con arguzia e intelligenza i profili dei  protagonisti dei loro racconti.

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Ministro israeliano dice che “è giunto il momento di assassinare Assad”

17 maggio 2017

Il ministro israeliano delle Costruzioni e dell’edilizia abitativa, Yoav Galant, martedì ha detto che “È giunto il momento di assassinare Assad.”

Ha fatto la sua osservazione ad una conferenza nello stato sionista, come riferisce The Times of Israel.

“A mio avviso, stiamo attraversando una linea rossa”, ha detto l’ex capo del Comando Meridionale delle forze di occupazione israeliane.

“Secondo me, è arrivato il momento di assassinare il presidente siriano Bashar Assad. È molto semplice.”

Ha suggerito che la realtà della situazione in Siria “dove si uccidono persone utilizzando attacchi chimici,” è un motivo sufficiente per uccidere il leader siriano.

Con un riferimento esplicito all’Olocausto, il ministro ha detto che bruciare cadaveri è qualcosa che non si vedeva da 70 anni. Ciò ha fatto seguito all’affermazione degli Stati Uniti che il regime di Assad sta bruciando i cadaveri dei prigionieri politici uccisi nella sua famigerata prigione di Sednaya, vicino a Damasco. Il regime ha negato l’accusa. Tuttavia, Galant ha descritto le sue azioni come “genocidio”.

L’assassinio di Assad, ha insistito, sarebbe “tagliare la coda del serpente”, dopo di che “possiamo concentrarci sulla testa, che è a Teheran”.

 

Traduzione Simonetta Lambertini – invictapalestina.org

fonte: https://www.middleeastmonitor.com/20170517-israeli-minister-says-that-the-time-has-come-to-assassinate-assad/