JANNA JIHAD, LA GIORNALISTA DI 10 ANNI CHE VUOLE CAMBIARE IL MONDO RACCONTANDO LA GUERRA (VIDEO) 

Giugno 1, 2016 – Scritto da Lisa V.

Una videocamera in mano e una guerra da raccontare: è questa la quotidianità di Janna Jihad Ayyad, una bimba di appena dieci anni che, anziché giocare e dedicarsi ai passatempi che dovrebbero essere tipici della sua età, da tre anni realizza dei video per documentare sui social media la difficile realtà quotidiana della sua terra, la Palestina.

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13-15 gennaio – Giornate di mobilitazione per la liberazione di Ahmad Sa’adat e di tutti i prigionieri politici palestinesi

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January 4, 2017

Invitiamo le organizzazioni, i gruppi e le associazioni ad aderire a questo appello e a partecipare agli eventi in programma dal 13 al 15, 2017. Grazie! Usate questo form per firmare la petizione o scrivete una mail a samidoun@samidoun.net.

 

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15 anni fa, tra il 13 e il 15 gennaio, Ahmad Sa’adat, Segretario Generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, fu arrestato dall’Autorità Nazionale Palestinese nel quadro della cosiddetta “cooperazione di sicurezza”, per volere di Israele, Stati Uniti e Regno Unito. Oggi, dopo l’assedio da parte delle forze di occupazione alla Prigione di Gerico, nel 2006, Sa’adat sta scontando una pena di 30 anni nelle prigioni israeliane: un tribunale militare lo ha condannato per il suo ruolo di leader di un’organizzazione proibita e incitamento alla violenza.

Ahmad Sa’adat è uno dei leader del movimento dei prigionieri palestinesi e del movimento di liberazione nazionale; è attualmente detenuto, come altri 7.000 leader del popolo palestinese. Migliaia di cittadini palestinesi sono stati arrestati dalle forze di occupazione israeliane: questi prigionieri politici guidano la resistenza all’occupante ed esprimono il loro rifiuto per il razzismo, il colonialismo, l’apartheid e l’occupazione.

L’arresto di Ahmad Sa’adat, come quello degli altri prigionieri politici palestinesi, è avvenuto con la complicità della comunità internazionale e di alcune grandi multinazionali. Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno sorvegliato Sa’adat mentre era detenuto in un carcere dell’ANP e poi hanno spianato la strada all’attacco israeliano, assicurandosi che Sa’adat e i suoi compagni fossero catturati. Inoltre, il sostegno politico, militare ed economico di altri Stati (tra cui Unione Europea e Canada) all’occupazione israeliana contribuisce alla politica degli arresti e delle esecuzioni extra-giudiziali ai danni dei Palestinesi, in un regime di totale impunità. Società come la Hewlett Packard (HP) devono parte dei loro profitti alla detenzione dei Palestinesi, in quanto fornitori di servizi al Sistema Carcerario Israeliano.

Chiediamo che, dal 13 al 15 gennaio 2017 vi sia una mobilitazione a livello internazionale per la liberazione di Ahmad Sa’adat e di tutti i prigionieri politici palestinesi. Chiediamo di porre fine alla cosiddetta “cooperazione di sicurezza” condotta dall’Autorità Nazionale Palestinese su richiesta della comunità internazionale, in quanto mina la lotta dei Palestinesi per la libertà. Allo stesso tempo, chiediamo l’intensificarsi delle azioni di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro lo Stato Israeliano, le istituzioni e le imprese sue complici (tra cui l’HP) per creare, nelle parole di Sa’adat: “un effettivo costo economico ai danni delle industrie che favoriscono la colonizzazione.”

Facciamo appello affinché si organizzino eventi, azioni e proteste in ogni città, nelle pubbliche piazze, nei campus universitari e in ogni spazio pubblico, per rompere l’isolamento dei detenuti, chiedere la liberazione immediata di Ahmad Sa’adat e di tutti i prigionieri politici palestinesi.

Campagna per la liberazione di Ahmad Sa’adat

Samidoun Palestinian Prisoner Solidarity Network

Handala Center for Prisoners and Ex-Prisoners

Palestinian Prisoners’ Committee

Coup Pour Coup 31

International Red Aid / Secours Rouge International

Collectif pour la Libération de Georges Ibrahim Abdallah – Paris

Alcuni eventi sono stati già programmati a New York , Albuquerque, Bruxelles, Berlino, Manchester, in molte città italiane e altrove. Fateci sapere se avete organizzato eventi o scrivete una email a samidoun@samidoun.net.

Per aderire all’appello, scrivere una email a samidoun@samidoun.net

o firmate la petizione online.

Questo è un appello aperto all’adesione di ogni organizzazione interessata.

 

 

Scheduled Events:

New York City – Venerdì 13 gennaio Protesta per la liberazione di Ahmad Sa’adat e il boicottaggio di HP! 5:30 pm – 6:30 pm, Best Buy Union Square (53 E. 14th St.) , NYC. Facebook Pagina: https://www.facebook.com/events/362798944095466/. Organizzato dal Samidoun Palestinian Prisoner Solidarity Network

Albuquerque – Venerdì 13 gennaio Protesta per la liberazione di Ahmad Sa’adat e di tutti i prigionieri politici palestinesi 6:00 pm, SouthWest Organizing Project,  211 10th St SW, Albuquerque, New Mexico. Facebook Pagina: https://www.facebook.com/events/1917752155121856/. Organizzato da Irish Americans for Socialism and Liberation

Bruxelles – Venerdì 13 gennaio. Organizzato da Secours Rouge and Samidoun.

Italia – Da venerdì 13 gennaio a domenica 15 gennaio. Facebook: https://www.facebook.com/events/1739069739753137/

Manchester – Sabato 14 gennaio. Boicottiamo Barclays! 12:00 pm – 3:00 pm, Piccadilly Gardens, Manchester. Pagina Facebook : https://www.facebook.com/events/1279998228726828/. Organizzato da Manchester Boycott Israel Group

Berlino – Domenica 15 gennaio, Palestinian Contingent in the Liebknecht-Luxemburg-Lenin March. 10:00 am, appuntamento a U-Bahnhof Frankfurter Tor. Organizzato dal Democratic Palestine Committees-Berlin.

 

Trad. Romana Rubeo – Invictapalestina.org

Fonte: http://samidoun.net/2017/01/take-action-13-15-january-days-of-action-to-free-ahmad-saadat-and-all-palestinian-prisoners/

Zygmunt Bauman, il pensatore

Dalla pagina FB di  Angelo d’Orsi 9 gennaio 2017

angeloTra i tanti meriti di Zygmunt Bauman, il pensatore (sociologo, filosofo, politologo e molto altro) appena scomparso, voglio segnalare la sua capacità di descrivere gli esiti della forsennata corsa senza meta della società post-moderna, attraverso un’acutissima analisi del nostro mondo,un mondo in cui la globalizzazione delle ricchezze ha oscurato quella ben più mastodontica, gravissima, delle povertà. Studiando “le conseguenze sulle persone” (come si legge nel sottotitolo di uno degli ultimi suoi libri, “Dentro la globalizzazione”), Bauman ha svelato il volto cupo e tragico dell’ultra-capitalismo, feroce espressione di creazione e gestione della disuguaglianza tra gli individui, dove all’arricchimento smodato dei pochi ha corrisposto il rapido, crescente impoverimento dei molti.

Polacco di origine (nato a Poznan nel 1925, viveva a Leeds in Inghilterra, dove è stato docente) era passato attraverso il cattolicesimo e il comunismo, traendo spunti importanti da entrambi, ed era diventato uno dei più formidabili osservatori critici della contemporaneità. Ci ha aiutato a guardare dietro lo specchio ammiccante del post-moderno, sotto la vernice lucente dell’asserita “fine della storia”, ossia della proclamata nuova generale armonia tra Stati e gruppi sociali, rivelatasi il suo opposto, ossia una terribile guerra dei ricchi ai poveri, ennesima manifestazione della lotta di classe dall’alto.

Ha guardato, Bauman, alle “Vite di scarto” (altra sua opera), generate incessantemente dall’infernale “megamacchina” del “finanzcapitalismo” (richiamo con queste espressioni un altro grande scomparso, Luciano Gallino), o dalle assurdità crudeli del “capitalismo parassitario”, come Bauman lo ha chiamato. Con una immensa produzione – volumi, saggi, articoli, conferenze, proseguita fino all’ultimo – è come se quest’uomo mite e affabile, avesse voluto tendere una mano a tutti coloro che dal processo di mostruosa produzione di denaro attraverso denaro, erano esclusi; quasi a voler “salvare”, con le sue parole, gli schiacciati dai potentati economici, a voler dar voce a quanti, in una “società sotto assedio” (ancora un suo titolo), dominata dalla paura, dal rancore, dall’ostilità, vedevano e vedono le proprie vite disintegrate.

La società “liquida” è questa nostra società, che ha perso il senso della comunità, priva di collanti al di là del profitto e del consumo, una società il cui imperativo, posto in essere dai ricchi contro i poveri, dai potenti contro gli umili, è ridotto alla triade: “Produci/Consuma/Crepa”.

Le opere di Bauman, che, per quanto fortunate editorialmente sono state cibo per pochi, purtroppo, sono un tesoro cui attingere per comprendere le ingiustizie del tempo presente, denunciarle, e se possibile, combatterle.

LA REALTÀ DEI PESCATORI DI GAZA

29/12/2016

 

Schermata 2017-01-09 alle 14.40.15.pngIn qualsiasi luogo una persona si rende conto che la vita dei pescatori non è per niente facile.

Lavorano in mezzo al mare, ad orari inconvenienti, e con qualsiasi condizione climatica. Questa situazione si aggrava ulteriormente per i pescatori della striscia di Gaza. Le restrizioni a cui sono sottomessi, principalmente quella della limitazione delle acque in cui pescare solo fino a 6 miglia nautiche (11 km) e in rare occasioni fino a 9 miglia (16 km), hanno gravemente compromesso il settore negli ultimi 10 anni.

 

In una delle mie frequenti visite a Gaza ho conosciuto Mefleh Abu Ryala, membro del locale sindacato dei pescatori. Ê uno dei 4000 pescatori che aiutano a mantenere i 24 mila abitanti della striscia. Mentre passeggiamo nel nuovo porto, mi dice che riescono a sopravvivere grazie agli aiuti internazionali

Ci vediamo al molo alle 5 del mattino del giorno successivo. Dopo aver comprato il carburante, salpiamo con suo fratello, uno dei suoi figli e due nipoti. Il tragitto, nella sua barca molto umile e con un piccolo motore, non dura molto. Come si sente nell’intervista, i pescatori possono pescare solo fino a 5 miglia nautiche la sesta è zona grigia.

Improvvisamente Mefleh avvista un banco di tonni e tutta la famiglia si prepara a gettare le reti. Ê un lavoro manuale e noioso sotto il sole torrido del medi oriente. Dopo due ore e aver lanciato le reti tre volte, pescano solo tre chili di minuscoli tonni. “La buona pesca è più in là nella zona dove non possiamo andare a pescare” si lamenta Meflesh mentre tira su le reti.
Sono le otto di mattina quando torniamo a terra e andiamo direttamente al porto a vendere il pesce. “Oggi abbiamo ricavato 300 shekel (una settantina di euro) ma il costo del carburante sono spesso superiori a quanto ricaviamo.

La pesca è un componente essenziale dell’economia di Gaza, la cui la popolazione soffre il più alto tasso di disoccupazione nel mondo, specialmente tra i più giovani. Le restrizioni che soffrono i pescatori impediscono di avere i mezzi di sussistenza per i loro cittadini.
In queste circostanze, l’autosufficenza non è raggiungibile per la maggioranza degli abitanti della striscia che sperano in una estensione permanente della zona in cui poter pescare e. con questa, estendere anche gli orizzonti delle loro vite.
Con questo video a 360º del comitato Internazionale della croce rossa, avrete la possibilità di camminare per le strade di Gaza e andare a pescare con Meflesh e la sua famiglia.

 

Trad. Fiorella Socci

Fonte: http://www.federacionpalestina.cl/noticia.php?id=2028