Human Rights Watch afferma che funzionari israeliani sostengono la strategia di sparare per uccidere sui  palestinesi sospetti

Immagine di copertina: Sostenitori di Elor Azaria con un cartello durante una protesta che chiede il suo rilascio, Elor Azaria è il soldato israeliano accusato di omicidio colposo dai militari israeliani, dopo aver sparato a un aggressore palestinese ferito che giaceva a terra  [Reuters]

Harriet Agerholm, 2 gennaio 2017 (aggiornato con foto 4 gennaio 2017)

“Nessun aggressore, maschio o femmina, dovrebbe uscire vivo da un attacco”, dice il ministro della difesa.

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Lettera di Hilarion Capucci dal carcere – 29/06/1977

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In occasione della dipartita di Mons. Hilarion Capucci, Arcivescovo di Gerusalemme condannato dalle autorità sioniste a dodici anni di carcere nel 1974, di cui ne scontò quattro prima di essere esiliato in Italia, il Centro Documentazione Palestinese pubblica quella che fu la prima lettera a passare la censura tra quelle indirizzate ad alcune volontarie melchite.

Questa testimonianza conferma la grande convinzione e determinatezza di un uomo fisicamente provato da 34 mesi vissuti in solitudine in una cella di un metro e mezzo per 3, “…privato di ogni contatto umano, eccetto quello dei miei carcerieri. La mia lingua si dissecca tra una e l’altra delle visite permesse” (dalla testimonianza di una delle volontarie in visita il 16/11/1976).

Coerente, nonostante la prigionia e le pressioni, tenace e determinato nell’appoggio alla lotta di liberazione del Popolo Palestinese e alla Nazione Araba sino ai suoi ultimi giorni, lo vogliamo ricordare con queste sue parole pronunciate durante la medesima visita del novembre 1976:
“Quando sono nato non ero cristiano. Sono nato arabo, poi fui battezzato e così sono diventato cristiano: la mia Missione e Testimonianza passano attraverso la mia Arabità, ed è per questo che sono in prigione. Ed è sempre per questo che posso parlare della grazia della mia prigionia”.

Fonte: CENTRO DOCUMENTAZIONE PALESTINESE

centroroma

Guarda il cortometraggio: ” In Defense of the Rocket”

Ali Abunimah Arts and Culture 2 January 2017

Il cortometraggio del regista britannico Martin Ginestie, In Defense of the Rocket, può essere descritto in una frase: l’ascesa e la caduta del processo di pace in Medio Oriente in foto notizie con  7ª Sinfonia di Beethoven.

Anche se precisa, questa descrizione non può rendere giustizia all’impatto visivo ed emotivo dei sei minuti del film.

Guardalo qui sopra.

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Il suo primo e ultimo viaggio a Gerusalemme.

Il telefono di Mohammad stava suonando, rispose in fretta. Era sua madre: “Sto per arrivare alla barriera israeliana”, disse Mohammad, mentre il cuore di sua madre batteva forte senza che lui avesse modo di tranquillizzarla. “Mamma non chiamarmi adesso perché c’è un checkpoint .” Poi, comprendendo la sua preoccupazione, aggiunse: “Quando arrivo a Gerusalemme ti chiamo ”.

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