Israele ha avvertito la Nuova Zelanda che la risoluzione delle Nazioni Unite è stata una ‘dichiarazione di guerra’: report

Immagine di copertina: Giugno 2015  Netanyahu accusa le Nazioni Unite per aver riconosciuto l’ONG Palestinian Return Center (PRC).

Wellington: il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha telefonato personalmente al Ministro degli Esteri della Nuova Zelanda, Murray McCully, per avvertirlo che la risoluzione delle Nazioni Unite cosponsorizzata dal suo paese è stata una “dichiarazione di guerra”, come riporta un importante quotidiano israeliano.

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Dichiarazione in risposta alla Risoluzione del Consiglio di Sicurezza che condanna gli insediamenti israeliani

26 Dicembre 2016

A nome degli ebrei anti-sionisti di tutto il mondo, noi di Neturei Karta International, ebrei uniti contro il sionismo, salutiamo con entusiasmo la recente risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 2334 che condanna gli insediamenti israeliani come illegali. Per decenni, gli insediamenti sono stati una delle principali cause di spargimento di sangue e disordini in Terra Santa. Centinaia di vite innocenti sono state sacrificate sull’altare del nazionalismo e sete di  terra. Ci congratuliamo con i paesi del Consiglio di sicurezza per  questo passo tanto atteso verso la giustizia e la pace. In particolare, ci congratuliamo con il Presidente dello Stato di Palestina, Mahmoud Abbas, per il suo successo nel raggiungimento dell’affermazione di questa risoluzione.

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Mimi Touré: “Peggio per Israele se non ha capito che il Senegal è un paese non grande, non ricco, ma che non si lascia mettere i piedi sulla testa”

Mimi Touré (*) 26 Dic. 2016

“La risoluzione 2334, adottata venerdì 23 dicembre dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha innescato l’ira di Netanyahu fino al punto da richiamare l’ambasciatore israeliano in Senegal e di volere interrompere i programmi di cooperazione con il nostro paese. Ciò che si è chiesto a Israele, ancora una volta, è di rispettare il diritto internazionale, come fanno tutti i paesi civili. Punto”, commenta infastidita l’ex primo ministro, attuale inviata speciale del Capo dello Stato.

Sulla sua pagina di Facebook, Mimi Touré sostiene che “la risoluzione di condanna degli insediamenti nei territori palestinesi occupati ha raccolto quattordici voti ed è stata approvata grazie all’astensione degli Stati Uniti. Congratulazioni all’amministrazione Obama!”.

“Parlare di colonizzazione nel 21° secolo è una vergogna. Lo Stato ebraico, che si crede da così tanto tempo al di sopra del diritto internazionale, deve capire che il Senegal non da ora è attivamente impegnato sulla via della sua affermazione e non si lascia impressionare dagli stati d’animo di Netanyahu. L’intelligenza diplomatica avrebbe suggerito, nell’ottica del dialogo delle religioni, che Israele cercasse di mantenere buoni rapporti con il nostro paese noto per il suo Islam della tolleranza. Peggio per lui, peggio per non aver capito che siamo un paese aperto, non grande, non ricco, ma che non si lascia mettere i piedi sulla testa”, ha scritto.
* Aminata Touré è una politica senegalese, Primo ministro del Senegal dal 1º settembre 2013 all’8 luglio 2014

 

Traduzione Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org
Fonte: https://senepeople.com/2016/12/26/mimi-toure-tant-pis-pour-israel-de-navoir-pas-compris-que-le-senegal-est-un-pays-pas-grand-pas-riche-mais-qui-ne-se-laisse-pas-marcher-sur-les-pieds/

Voto ONU sugli insediamenti: Netanyahu sta trascinando Israele nell’abisso.

Copertina: Il Prime Ministro israeliano Benjamin Netanyahu arriva all’incontro del 18 December 18, 2016. (Foto AMIR)

Con la sua reazione distruttiva, Netanyahu sta chiudendo i canali per il dialogo con i paesi di cui  Israele ha bisogno ora e in futuro | Editoriale

 

27 dicembre 2016 11:11
Diventa più chiara come una sconfitta diplomatica di Israele al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,  altrettanto chiaro il motivo per cui il primo ministro Benjamin Netanyahu insiste ostinatamente per essere ministro degli esteri.

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14 paesi membri su 15 del Consiglio hanno votato a favore della risoluzione, che è anche passata grazie alla decisione degli Stati Uniti di astenersi. Per passare il provvedimento aveva bisogno di almeno 9 voti a favore e di nessun veto dei membri permanenti del Consiglio, cioè Stati Uniti, Francia, Russia, Regno Unito e Cina.

Netanyahu non vuole  nessuno che interferisca mentre distrugge le relazioni diplomatiche con i paesi, alcuni amici di Israele, che hanno “osato” votare a favore della risoluzione che dichiara gli insediamenti illegali. La sepoltura del Ministero degli Esteri e l’abbandono della diplomazia si rivela essere parte di un piano vasto e pericoloso di disimpegno dal diritto internazionale e la fine del gioco con le sue regole.

“Viaggi meno frequenti per il  prossimo futuro in quei paesi che hanno votato contro di noi; limitatevi da soli, “ha detto domenica Netanyahu  ai suoi ministri. Nel frattempo, non si è tenuto dal punire il mondo per i suoi errori.

Come parte di questa punizione, ha mandato il suo stretto collaboratore, ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Ron Dermer, negli studi televisivi per raccontare che egli ha la prova che l’amministrazione Obama è stata dietro la proposta della risoluzione delle Nazioni Unite. “Abbiamo prove chiare [e] presenteremo queste prove alla nuova amministrazione”, ha minacciato Dermer. “Se le vuole condividere con il popolo americano siano benvenute”.
schermata-2016-12-27-alle-11-55-26Questa campagna di distruzione è diventata globale. Netanyahu ha ordinato al Ministero degli Esteri di bloccare quasi totalmente i rapporti di lavoro con 12 dei paesi che hanno votato a favore della risoluzione. Come parte di queste “sanzioni”, i ministri ridurranno al minimo i  viaggi in questi paesi e Netanyahu non riceverà i loro ministri degli esteri.

Ha già rifiutato incontri con i suoi omologhi inglesi e cinesi. Netanyahu sta spegnendo i canali per il dialogo con i paesi di cui Israele ha bisogno ora e in futuro. A causa della sua famosa paranoia per quanto riguarda gli affari diplomatici, teme che altre mosse siano in corso nelle ultime settimane del mandato del presidente degli Stati Uniti Barack Obama.

E’ particolarmente in preda al panico per  una riunione dei ministri degli Esteri in programma per il 15 gennaio a Parigi, dove, secondo un alto funzionario di Gerusalemme, Stati Uniti e Francia potrebbero avanzare qualche altra mossa diplomatica, come parte dell’iniziativa di pace francese.
Questa catastrofe sta avvenendo mentre  il ministro degli esteri non riesce a  spiegare a Netanyahu l’enorme danno che sta facendo,  mentre alla sua sinistra si trova un ministro della difesa che chiama la conferenza di pace di Parigi “un processo Dreyfus moderno contro l’intero popolo ebraico” e invita gli ebrei francesi a trasferirsi in Israele. Alla sua destra si trova un ministro dell’istruzione che lo sta sollecitando di annettere Area C della West Bank.
candeleNetanyahu sta cercando di coprire la sua sconfitta con la retorica vuota e arrogante accendendo candele di Hanukkah al Muro del Pianto. Una cosa che non riesce a fare è guardare la realtà negli occhi rifiutandosi di comprendere che un accordo con i palestinesi è di primaria importanza per l’interesse di Israele.

Quel che è peggio è che il primo ministro sta trascinando il suo paese nel baratro.

 

 

trad. Invictapalestina.org
Fonte: http://www.haaretz.com/opinion/editorial/1.761523

Questi sono i fatti… il boicottaggio non è sufficiente!

Copertina: Angelo d’Orsi in una ripresa  di Invictapalestina all’Università di Torino, video completo: La Nakba raccontata da Angelo D’Orsi partendo da Ilan Pappé e Edward Said.

Dalla pagina FB del Professore:

Allora, i fatti sono questi: il 24 dicembre passa una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, che condanna la politica del governo israeliano che continua ad autorizzare la costruzione di case per coloni ebrei a Gerusalemme Est, ossia la zona che dovrebbe essere capitale palestinese, nella ipotesi (minimale) dei “Due popoli, due Stati”. Il dato importante è l’astensione del rappresentante degli USA: non era mai accaduto prima. Vendetta di Obama contro Trump, si è detto: ed è certamente, vero, data la dichiarata intenzione del suo successore di spostare l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, ed altre amenità filosioniste. (Un gesto apprezzabile, quello di Obama, ma tardivo, dopo otto anni di sostanziale acquiescenza pur con qualche impuntatura verso il fedele alleato israeliano).

Appena resa nota la risoluzione, che fa quel bel tomo di Netanyahu? Convoca gli ambasciatori degli Stati che hanno votato contro Israele, li redarguisce, e afferma che Israele “non accetta” quel documento. E oltre a minacciare varie contromisure (per ora non precisate, tranne la sospensione dei pagamenti a certi Stati) che gli insediamenti andranno avanti, tranquillamente. E in effetti, per una curiosa coincidenza, viene annunciata la costruzione di altre nuove 618 case per ebrei a Gerusalemme Est.

Gerusalemme, “Gerusalemme la bella”, veniva chiamata, una delle città più antiche della storia umana, uno dei luoghi magici della Terra, che la storia aveva reso un capolavoro di mescolanze di genti, culture, religioni, sta subendo un vero e proprio “sacco”; un furto di identità, una sottrazione di bellezza e cultura, che non è solo ai danni della popolazione araba, e delle confessioni islamiche, ma di tutti quanti non siano ebrei: a cominciare dai cristiani (ortodossi, cattolici, copti…). Israele procede sicura che nessuno oserà fermarla: a colpi oggi di bombardamenti su Gaza, domani di insediamenti nelle zone concesse ai palestinesi, dopodomani con l’edificazione di un muro che costituisce un’altra macroscopica violazione del diritto dei popoli, non solo di quello palestinese. 


E tutto ciò finora, sempre, con il sostegno attivo degli Usa, nella complicità dell’UE e di altre grandi potenze, e spesso di molti Stati arabi, nella timidezza dell’ONU, nel silenzio del mondo. Il 24 dicembre 2016, alle Nazioni Unite, si è dato un segnale. Occorre riprendere e sviluppare quel segnale, trasformandolo in un movimento generalizzato che denunci sistematicamente Israele come Stato che si pone al di fuori di qualunque diritto internazionale. E dunque chiedere che questo Stato fuorilegge, venga rimosso da qualsivoglia consesso civile. Il boicottaggio accademico, culturale, economico, sia attraverso l’encomiabile lavoro del movimento BDS (Boycott, Divestment, Sanctions), sia attraverso altri canali, non è sufficiente. Occorre dar vita a un universale boicottaggio giuridico e morale. 

angelo
(Nella immagine una veduta di Gerusalemme in una foto di Jamie Barras)