I palestinesi piangono l’ultima raccolta di olive nella Cremisan Valley

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L’olio d’oliva di Beit Jala, a quanto riferito, raggiunge il doppio delle vendite rispetto all’olio d’oliva di fuori città, e l’olio Cremisan si può vendere ancora di più [Sheren Khalel / Al Jazeera]
L’ampliamento del muro israeliano di separazione ben presto taglierà fuori i palestinesi dai caratteristici uliveti della valle.

4 novembre 2016, lSheren Khalel

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La polizia israeliana arresta due donne palestinesi


7 novembre 2016

Le forze di polizia israeliane lunedì pomeriggio hanno arrestatok due donne palestinesi mentre uscivano dalla moschea di al-Aqsa e chiuso una sala per matrimoni nella Gerusalemme occupata. Fonti locali riferiscono che le due donne di Gerusalemme sono state arrestate e portate in un centro di investigazione subito dopo essere uscite da al-Aqsa.
Nel frattempo, la polizia israeliana ha chiuso una sala per matrimoni nella città di Alezariye, a sud est di Gerusalemme occupata, con il pretesto del rumore.
Testimoni oculari hanno affermato che le forze israeliane hanno fatto irruzione nella sala delle nozze prima di attaccare sulla porta una copia dell’ordine di chiusura con il pretesto che si disturbavano i coloni dell’insediamento di Ma’ale Adumim, costruito illegalmente sul terreno della città.
Seguendo la stessa logica, le forze israeliane hanno confiscato attrezzature agricole di proprietà palestinese nella città di Samu, a sud di al-Khalil.
Le strutture confiscate includono materiali da costruzione, un serbatoio dell’acqua, e una grande roulotte.
Traduzione Invictapalestina.org
Fonte: https://english.palinfo.com/news/2016/11/7/Israeli-police-arrest-2-Palestinian-women

Solidarità con i prigionieri

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5 prigionieri politici palestinesi continuano lo sciopero della fame. Foto Samidoun.net

Lunedì 7 Novembre, Paola di Lullo

Dal 25 ottobre ad ieri, 6 novembre, Samer Issawi è stato di nuovo in sciopero della fame. Protestava per porre fine al maltrattamento delle donne palestinesi prigioniere nel centro di detenzione di Damon. Quando ha iniziato lo sciopero, Samer aveva chiesto il trasferimento delle donne prigioniere dal carcere di Damon ad un centro di detenzione più vicino ai tribunali militari in cui si svolgono i processi. Aveva chiesto anche che ai detenuti tutti fossero fornite adeguate cure mediche, che la ONG internazionale Medici Senza Frontiere (MSF) avesse il permesso di far loro visita, e che potessero ricevere le visite dei propri familiari.

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Israele obbliga una donna palestinese a divorziare per accedere al trattamento contro il suo cancro


4 novembre 2016

Samira Nattat, palestinese di Hebron – che combatte da 3 anni contro un cancro all’intestino e che ha subito i lunghi controlli ai posti di blocco, quando non addirittura i rifiuti per andare a farsi curare a Gerusalemme – è stata costretta, per poter beneficiare di un trattamento, a cambiare di nome perché gli israeliani non gradiscono quello di suo marito.
Nattat Ahmad nel 2011 fu imprigionato per due anni (dopo un interrogatorio di 60 giorni!) da Israele per avere ospitato nei primi anni 2000 dei resistenti.
A Samira, durante quei due anni, è stato permesso di fargli visita solo tre volte. Ahmad è poi stato inviato a Gaza e non ha alcun diritto di raggiungere in Cisgiordania la moglie, che ha sempre più bisogno della sua presenza dato che è malata e sofferente.
E’ un colpo al cuore per la coppia, sposata da 15 anni e che passa il tempo al telefono.
“E’ la decisione più difficile che ho dovuto prendere in vita mia”, ha dichiarato Samira, 37 anni, a cui Israele non ha lasciato altra scelta che un divorzio, dato il peggioramento delle sue condizioni di salute.

Trad. Invictapalestina.org

Fonte:http://oumma.com/223875/israel-oblige-une-palestinienne-a-divorcer-pouvoir-ac