Nurit Peled-Elhanan: Il sangue palestinese

Da un post di Nurit Peled-Elhanan di sabato 8ottobre.

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Un maestro di religione ebraica gioca con un proprio alunno nel villaggio di Havat Gilad, a sud della città di Nablus, in Cisgiordania. Credit: Nir Elias

Il sangue palestinese in Israele e nei territori occupati si può spargere impunemente. Ogni giorno l’esistenza dei palestinesi è resa impossibile. Crudeltà, umiliazione, fame, tortura e morte definiscono le loro relazioni coi loro padroni, i loro occupanti ed i loro governanti.

La domanda che per tanto tempo mi ha assillato è come fanno i cittadini israeliani, compresi i bambini che poi all’età di 18 si uniranno alla macchina della tortura – l’IDF – a far fronte a una tale discrepanza tra i valori con cui sono cresciuti e le pratiche dell’oppressione contro i loro vicini?

La risposta a questa domanda sta nell’istruzione. Perché l’apartheid non è solo un mucchio di leggi razziste, è uno stato d’animo, modellato dall’istruzione.

I bambini israeliani vengono educati fin da un’età molto tenera a vedere i cittadini “arabi” e gli “arabi” in generale come un problema che deve essere risolto, eliminato in un modo o nell’altro.

Possono attraversare la vita senza mai incontrare un bambino palestinese o parlare con uno di loro. Non sanno nulla della vita di queste persone che vivono a 100 metri di distanza, a volte nella stessa strada, come ad Abu-Tur a Gerusalemme.

L’istruzione israeliana riesce a costruire muri mentali che sono molto più spessi del muro di cemento che si sta costruendo per incarcerare la nazione palestinese e nascondere la loro esistenza ai nostri occhi.

Ecco perché gli israeliani non protestano contro il muro dell’apartheid. La maggior parte degli israeliani, tra cui i sionisti di sinistra, vedono il muro come una soluzione adeguata al “problema”. Non considerano i palestinesi come esseri umani simili a loro, ma come una specie inferiore che merita molto meno.

Questo può anche spiegare la sollecitudine e l’esaltazione per Gilad Shalit, il soldato catturato, che è stato ribattezzato “un bambino rapito”, e la completa indifferenza nei confronti delle centinaia di bambini palestinesi che sono letteralmente rapiti dai loro letti da soldati armati e gettati in carcere per lancio di pietre, per essere stati dove non avrebbero dovuto essere, o per aver parlato in modo scortese ai soldati, o per il semplice fatto di esistere.

L’apartheid in Israele e Palestina, imposto e praticato dalle forze di sicurezza israeliane, è reso possibile dal razzismo più profondo, praticato ogni giorno, in tutti i campi della vita, in ogni incontro o azione, nell’istruzione e nei mezzi di comunicazione che sono interamente dedicati alla produzione e riproduzione di paure e eterofobia.

 

trad. Simonetta Lambertini-Invictapalestina.org

per approfondimenti:

La Palestina nei testi scolastici di Israele

Ideologia e propaganda nell’istruzione

Palestina-cover-400x589.pngIn Israele, i testi scolastici sono destinati a ragazzi che a diciott’anni si arruolano nel servizio militare obbligatorio per attuare la politica israeliana di occupazione dei territori palestinesi.
«Nonostante tutte le altre fonti di informazione, i testi scolastici costituiscono potenti mezzi mediante cui lo Stato può configurare le forme di percezione, classificazione, interpretazione e memoria necessarie a determinare identità individuali e nazionali. Ciò vale in particolar modo per Paesi come Israele, dove storia, memoria, identità personale e nazione sono intimamente legati».
Lo studio di Nurit Peled-Elhanan non intende descrivere l’istruzione del paese nel suo complesso, ma è un percorso illuminante in una «ideologia» che ha per scopo/effetto la disumanizzazione del popolo palestinese.

Ulteriore calo delle esportazioni israeliane nel mondo

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Non sono solo gli investimenti stranieri in Israele ad essere da diversi anni in caduta libera, ma anche che le esportazioni che per il sesto anno consecutivo continuano a diminuire, riferisce l’Osservatorio economico Globes.

Se si escludono le esportazioni di diamanti (abbiamo già messo in guardia contro l’acquisto di diamanti senza tracciabilità in quanto sono esportati grezzi e tagliati in altri paesi), l’esportazione di prodotti israeliani ha subito un ulteriore calo del 5,7% nei primi 6 mesi del 2016.

Le esportazioni israeliane hanno raggiunto il punto più basso degli ultimi sei anni, riporta l’Istituto israeliano per l’esportazione e la cooperazione internazionale.

I prodotti più colpiti da questo calo sono i prodotti farmaceutici, i componenti elettronici e i prodotti chimici.

Le esportazioni sono calate in tutti i continenti: per quanto riguarda l’Europa, in particolare nel Regno Unito dove il calo è stato del 17%, ma anche in Turchia, negli Stati Uniti, in India e Cina.

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Trad. delle scritte sull’adesivo prodotto in Francia

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trad. Simonetta Lambertini – invitapalestina.org

fonte: http://www.europalestine.com/spip.php?article12306

I giovani di Fatah chiedono le dimissioni di Mahmoud Abbas

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3 ottobre 2016

L’omaggio reso da Abbas ai funerali di Shimon Peres è la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

I giovani di Fatah dell’Università di Birzeit (vicino a Ramallah) manifestano e chiedendo le sue dimissioni.
Non sono solo tutti gli altri partiti palestinesi (PFLP, Hamas ….) ad avere considerato le sue condoglianze al criminale di guerra come una “umiliazione” e un “tradimento”, ma anche Fatah.
Abbas non è riuscito a far tacere la popolazione nonostante sabato abbia fermato e imprigionato un poliziotto palestinese che aveva ricordato i massacri commessi per ordine di Peres e criticato sulla propria pagina Facebook il suo viaggio a Gerusalemme – città annessa illegalmente da Israele, inaccessibile agli altri palestinesi della Cisgiordania e Gaza, dove le case appartenenti ai palestinesi sono quotidianamente demolite –
Gli studenti di Fatah hanno ricordato che chi si era appena mosso per i funerali di Peres, “non si preoccupa di partecipare a quelli dei palestinesi assassinati da Israele e si fa beffe della sofferenza dei palestinesi imprigionati nelle carceri dell’occupante”.

Le loro critiche, hanno sottolineato, si rivolgono a Abbas come leader di Fatah, dell’OLP e come presidente dell’Autorità palestinese.
In qualità di leader di Fatah, ha violato l’articolo 12 del partito “il cui obiettivo è la completa liberazione della Palestina e la fine dell’occupazione economica, politica, militare e culturale.”
Come leader dell’Olp, ha “commesso un crimine contro il popolo palestinese mettendo carnefice e vittima su un piano di parità.”
Infine come presidente della AP, ha fatto “un gesto assurdo che non porta a nessun progresso politico futuro”, hanno concluso gli studenti di Fatah che gli chiedono di scusarsi e di dimettersi.

Fonti:

http://www.europalestine.com/spip.php?article12298

Maan News Agency

trad. Simonetta Lambertini.

Il luogo segreto per un incontro sull’arte palestinese al Guggenheim

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Mariam C Said on September 27, 2016

Ci sono dieci giorni a disposizione per vedere al Museo Guggenheim una mostra di arte contemporanea del Medio Oriente e Nord Africa dal titolo: “Ma una tempesta spira dal Paradiso.” Mariam C. Said ha visto la mostra durante l’estate e ha partecipato ad un particolare incontro sull’arte. Ci ha inviato le seguenti considerazioni. [mondoweiss].

Leggi tutto “Il luogo segreto per un incontro sull’arte palestinese al Guggenheim”