“Prints of Palestine”: intrecciare il patrimonio palestinese con la moda contemporanea

 

Copertina: ‘Prints of Palestine’ ridefinisce il ricamo palestinese nella moda contemporanea [FK Fotografia]

 

Intrecciando motivi storici unici con eleganti stili moderni, Natalie Tahhan spera di dimostrare la pluralità del ricamo tradizionale palestinese e la sua importanza all’interno della cultura e dell’identità palestinesi.

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1964: Il canto dei nuovi migranti

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Oggi sulla sua pagina FB, Annamaria Boscarino ha ricordato la presa di posizione del Canada sui rifugiati.

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Justin Trudeau, primo ministro canadese, all’assemblea ONU:

“In Canada ci siamo adoperati per una cosa molto importante, non ci siamo riusciti alla perfezione, ma nella misura giusta. In Canada riteniamo la diversità una fonte di forza, non di debolezza. Il nostro paese è forte non nonostante le nostre differenze ma grazie a queste. E, attenzione, abbiamo fatto molti errori. Dal confino di canadesi di origine italiana, giapponese e ucraina durante le guerre mondiali al respingimento di barconi di rifugiati ebrei e del Punjab, all’emarginazione vergognosa dei popoli indigeni tuttora in corso. Ciò che importa è che impariamo dai nostri errori e ci impegnamo nuovamente a migliorarci. Con quest’obiettivo, nei mesi recenti, i canadesi hanno accolto a cuore e braccia aperti famiglie di rifugiati del conflitto in corso in Siria. E dal momento del loro arrivo qui, 31.000 rifugiati sono stati accolti non come fardelli ma come vicini e amici, come nuovi canadesi”.

Una poesia di Franco Costabile per ricordare quando Milioni di  italiani scappavano dalla miseria verso il Canada.

Il canto dei nuovi migranti

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Il rilancio commerciale non riesce a fermare il calo nel settore turistico in Israele

Copertina: La delegazione di celebrità minori che si identificano con Israele a Cafarnao (Kfar Nahum) vicino al Kinneret.

Ali Abunimah  27 January 2017

Il turismo in Israele è di nuovo sceso nel 2016, proseguendo in un trend negativo che ha avuto inizio nel 2014 con l’attacco a Gaza in cui furono uccisi più di 2.200 palestinesi, tra cui 550 bambini.

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Una cattedra Mahmoud Darwish a Bruxelles

mercoledì 25 gennaio 2017, Humanite.fr

Il Belgio è il primo paese a istituire una cattedra universitaria consacrata al lavoro del poeta palestinese Mahmoud Darwish.

È un tributo molto speciale che il Belgio ha reso oggi, 25 gennaio, al poeta palestinese Mahmoud Darwish (1941-2008): l’istituzione a Bruxelles di una cattedra universitaria, la prima al mondo, dedicata alla sua opera. E’ il risultato della volontà comune di diverse istituzioni: la Federazione Wallonie Bruxelles, le Università libera di Bruxelles e cattolica di Lovanio e il Palazzo delle Belle Arti (Bozar), che ha ospitato la giornata inaugurale, sotto la guida del Presidente della Federazione, Rudy Demotte, e di Leila Shahid, ex ambasciatrice della Palestina a Parigi, poi a Bruxelles, amica di lunga data del poeta.
Paragonando la sua aura a quella di Neruda o di Aragon, ritiene che lo studio di Darwish è “più opportuno che mai, dopo i terremoti degli attentati del 2016, in quanto la sua parola, al di là della Palestina, ci parla di tutte le ingiustizie e di tutte le violenze, ma anche dell’identità e del rapportarsi all’altro. Questo progetto apre nuove prospettive di dialogo e di speranza invece di lasciare tutto lo spazio all’odio”. È stata anche l’occasione per presentare il numero di gennaio della rivista “Europa” a lui dedicato e il film “E la terra come linguaggio” di Simone Bitton e Elias Sanbar, traduttore di Darwish per le edizioni Actes sud e ambasciatore della Palestina all’Unesco.
Critici letterari, ricercatori, artisti si sono riuniti in più tavole rotonde per analizzare l’opera poetica, ma anche l’impegno politico di Darwish che è stato un tempo membro della direzione dell’OLP e amico di Yasser Arafat. Se ne allontanò in seguito agli accordi di Oslo che considerava destinati a fallire perché, diceva, “non c’è pace senza giustizia”.

Il tempo ha dato ragione al poeta, come cantava Jean Ferrat. Si ricorda altresì l’esposizione al Bozar del “Percorso Darwish”, immagini del poeta sui muri di Ramallah, realizzato nel 2009, da Ernest Pignon Ernest che è anche presidente degli Amici dell’Umanità.

 

Traduzione Simonetta Lambertini-invictapalestina.org
Fonte:http://www.humanite.fr/une-chaire-mahmoud-darwich-bruxelles-631107

Pateh, Qusay e Ahmad: Non dimentichiamoli nel “Giorno della Memoria”

Romana Rubeo – Jan 26 2017 / 10:02 pm

 

Appesa al muro della mia camera di adolescente c’era, tra le altre cose, questa frase:

“Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro”.

 

Mi è sempre piaciuto credere che, in qualche modo, sarebbe confortante pensare che, davvero, “Historia magistra vitae”. Sarebbe bello pensare, cioè, che la memoria storica sia in qualche modo utile a tenere con sé i valori profondi dell’umanità e a cancellare gli orrori.

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